mercoledì 2 novembre 2011

La Terza Via: dopo il fallimento delle ideologie e del capitalismo.



E' stata caldeggiata da personaggi di primissimo piano del mondo della cultura, cristiana e laica, da Maritain e da Sartre, da Bernanos, per citare solo alcuni tra i più autorevoli, ma anche da grandi uomini di religione come - uno per tutti - Giovanni Paolo II. Non è infatti semplicemente in gioco un discorso economico, come la gravità della presente crisi economica fa pensare ai più. C'è ben altro. Invero la realtà economica già, sia per le ideologie, sia per il capitalismo era estrinsecazione di una specifica concezione dell'uomo, del mondo e della vita. Queste, per le ideologie, erano quelle dettate dal sistema hegeliano. Una concezione totalitaria, come ben messo in evidenza da Kierkegard, Schopenhauer, Nietzsche, Husserl e altri. Il concretarsi, purtroppo, di queste ideologie - alla fine destra e sinistra hegeliana - nella realtà storica del Novecento lo ha abbondantemente dimostrato. Anche il capitalismo è però alla fine una idologia, come del resto aveva già dimostrato Marx. Una ideologia fallimentare, ibidem. Una ideologia in definitiva nazista come sosteneva sempre non solo Marx, ma come dimostra il fatto che Hitler per il suo "Mein Kampf" si sia ispirato direttamente alle concezioni economiche di Firestone. Una concezione economica in definitiva fallimentare. Dietro a concezioni economiche fallimentari stanno però concezioni fallimentari dell'uomo, del mondo, della vita. E' qui l' "Alterità" della "Terza Via": non si tratta infatti di una "via di mezzo", 50 e 50 tra destra e sinistra hegeliana, tra capitalismonazifascista e comunismo i sistemi che hanno spaccato in due il mondo nel Novecento. Si tratta di una via che è diversa, è terza e lo è perché a monte di essa sta una concezione diversa dell'uomo. Si tratta della concezione connotata nella grande tradizione umanistica cristiana e laica. La concezione che costituisce il nucleo autentico della grande tradizione di pensiero e cultura dell'Occidente, che in definitiva si identifica con l'Occidente stesso. I suoi albori sono nella "Stoa" greca - ma verosimilmente bisognerebbe andare più lontano e giungere sino ad Omero e ad Atena, la dea dagl'occhi splendenti, guida di Ulisse - a ns. Signore Gesù di Nazareth ed i suoi apostoli, alle prime comunità cristiane. E' una concezione che ha attraversato i tempi e la storia, arricchendole ed arricchendosi. Una concezione nei cui solchi vanno inserite senz'altro le comunità fondate da San Francesco d'Assisi, ma anche i Lincei con Galileo. Una tradizione ed una realtà ancora oggi viva e splendida, anche se volutamente ignorata ed osteggiata dalla cultura dominante palesemente al tracollo. Una concezione antropologica autentica dalla quale scaturisce una realtà normativa ed economica in cui l'uomo non è mai mezzo, ma sempre fine, in cui la norma stessa è in funzione dell'uomo e non l'uomo funzione della norma: "l'uomo è padrone anche del Sabato". E' solo in essa che può nascere una comunità umana vera, attiva, ricca di Spirito, solidale: la base per lo sviluppo di una società ed una civiltà vere. Non si tratta di belle parole, di utopie. Si tratta di realtà concreta: è inutile che facciamo tutti i sacrifici che per anni ci si chiederà di fare, se prima non si cambiano le normative finanziarie, perché in un tempo brevissimo la speculazione brucia il decuplo di ciò che i sacrifici di anni potranno forse mettere insieme. Cambiare le normative è dunque la cosa più assolutamente urgente e necessaria. "Cambiare" è del resto parola sbagliata, si tratta infatti di portare una normazione ed una normazione che abbia dei riferimenti antropologici e sociali autentici in un settore di fatto pariticamente "anormato". E' questo il giusto grido degli Indignados, ma anche la legittima proposta/richiesta avanzata ad es. dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
francesco latteri scholten.

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