domenica 18 settembre 2011

La "sconfitta" italiana in Libia.



Cade finalmente la maschera. Cade nel senso che cade anche per quei pochi che hanno finto di non riconoscerla. E' ufficiale: la Francia e l' Inghilterra, ma anche gli USA avranno la maggior aliquota del petrolio e degli appalti libici. E' un replay, peraltro squallidissimo di quanto già accaduto alla fine degli anni '50 e primi '60 del secolo scorso. Anche allora speculazioni sul grano e sull'agroalimentare con impennate dei prezzi e successive rivolte, contro regimi fantoccio imposti proprio da Francia e Inghilterra, gli ex padroni coloniali, ora - l'ora di allora - paladini della libertà e dell'indipendenza. Il risultato fu quello di allargare l' "ampiezza" ed il "peso" del giogo dei padroni. Siccome il Nord Africa è quello, ed è quello che è, ampliare il "peso" e l'ampiezza del giogo, significa - ovviamente - farlo a discapito di qualcun altro. Il "qualcun altro" nel caso del "peso", sono - ovviamente - gli autoctoni. Nel caso dell' "ampiezza" invece può trattarsi anche di terzi. I "terzi" in questo caso all'epoca furono soprattutto gli italiani e l'ENI che videro ridotta la loro "quota" di presenza a vantaggio di francesi ed inglesi. Le vicende di allora non furono peraltro non connesse alla morte - a seguito del sabotaggio del suo aereo - del presidente e fondatore dell'ENI Enrico Mattei. Oggi il bis. Anche oggi a danno dell'Italia e dell'ENI. Il replay è quasi perfetto e mima magnificamente il copione più classico del neo colonialismo occidentale: quello denunciato da Conrad in "Cuore di tenebra" e dalla sua versione cinematografica "Apocalypse now". Quello che stupisce è l' "ingenuità" italiana, sia del governo, sia dei media, sia, soprattutto, dei "servizi". I "servizi", non solo in Libia, ma anche in Francia, Inghilterra ed USA, non sanno assolutamente nulla. Segnalano, sino al giorno della rivolta una situazione assolutamente normale e tranquilla. In pratica apprendono della rivolta dalla stampa. Ingenua anche quest'ultima che subito sbatte in prima pagina solo la superficie, la rivolta contro il dittatore degenerato e accanito. Accolto però qualche mese prima con il bacio della mano da parte del capo del governo in carica e celebrato per anni come uno dei più munifici del Nord Africa. Ingenuità del governo che subito si accoda in una guerra contro quello che era uno dei nostri maggiori fornitori di petrolio ed uno dei maggiori investitori del Nord Africa in Italia. Oggi che la guerra non è ancora vinta, ma che si celebra la vittoria, si è lì a fare la bella faccia con il governo provvisorio dei rivoltosi, ma si nasconde che l' "ampiezza" di Francia, Inghilterra ed ora anche USA si è accresciuta proprio a discapito nostro e delle nostre multinazionali in prima fila ENI ed IMPREGILO. Per parte mia, so di essere controccorrente, ma continuo a dare solidarietà a Gheddafi, perché è stato un alleato fedele dell' Italia, non è stato peggiore di tanti altri governanti del Nord Africa, come non è stato peggiore degli altri Saddam Hussein (e Bush è stato senz'altro più criminale e antiumanitario di lui), e perché, ne sono certo, dopo di lui, come in IRAQ, sarà assai peggio. E lo sarà proprio per l'Italia.
francesco latteri scholten.

mercoledì 14 settembre 2011

Amato denuncia speculazioni anti Europa ed Italia degli USA. Tremonti e vendita debito ai Cinesi.



Finalmente c'è chi ha il coraggio anche dell'aperta denuncia. Un coraggio che ne ha sempre distinto la grande capacità politica e l'indubbia competenza di analisi tanto politica quanto economica: Giuliano Amato. Uomo notoriamente poco propenso agli esibizionismi, il cui motto potrebbe benissimo essere il celebre "fare e tacere". Ma è proprio questo, unitamente a grandissime doti e capacità politiche e diplomatiche a farne indubbiamente uno dei grandi protagonisti, anche se non troppo celebrati - non gli si addirebbe - della vita politica italiana degli ultimi decenni. Non ci sono solo fattori strutturali e congiunturali della realtà economica, fattori incidenti a livello mondiale e che peraltro nessuno nega, ma vi sono fatti - dimostrati - che sono di ben altra natura. Fu già il grande von Klusewitz a denunciare che la guerra altro non fosse che il proseguimento dell'azione politico economica con altri mezzi. Le guerre moderne sono anzitutto guerre economiche, che lasciano posto all'azione militare solo in casi particolari. Casi sempre più esigui in quanto sempre più l'azione militare si dimostra di fatto inutile perché sempre più è incidente l'atto economico. Ebbene l'atto economico degli USA non è affatto un atto economico "amichevole" ma è un vero e proprio atto di guerra economica. Si è di fronte a speculazioni anti europee ed anti italiane, studiate e mirate, le quali hanno la finalità di distruggere l' Unione Europea e di ridurre in servitù le singole realtà che la costituiscono. L'azione del Ministro Giulio Tremonti, di cui ci è giunta notizia successivamente - con i debiti punti interrogativi e riserve - sarebbe in questo caso un bellissimo esempio di "mossa del cavallo". Si tratterebbe infatti di vendere ai cinesi - che già hanno acquistato il debito USA e quello greco - il debito italiano. Più propriamente si venderebbe ai cinesi una grossa quota di titoli di Stato italiani. Per il breve e brevissimo termine si tratterebbe forse della miglior mossa che un Ministro dell'economia possa di fatto compiere. Si sottrarrebbe infatti con essa il nostro Paese alle speculazioni più dirompenti ed al loro ricatto. Si sottrae l'Italia a speculazioni che rischierebbero di bruciare in tempi anche brevi quello che la "manovra" cerca di realizzare, e quindi di vanificarla con tutte le conseguenze del caso per tutti gl'italiani. L'eventuale successo dell'azione di Tremonti sarebbe anche importantissimo al fine di ribadire la competitività e la concorrenzialità "comunque" dei titoli di Stato italiani, sarebbe un utile puntello della nostra economia anche in ambito europeo, ed in ambito italiano.
francesco latteri scholten.

giovedì 8 settembre 2011

Cinema grandi classici: Fahrenheit 9. 11 di Michael Moore, palma d'oro a Cannes.



E', quasi certamente, il più importante film denuncia degli ultimi anni. Il titolo riprende "Fahrenheit 451" - la temperatura a cui la libertà brucia, titolo e sottotitolo del romanzo di Ray Bradbury. Non si tratta di un caso. Michael Moore infatti si occupa assai fattivamente ed efficacemente dell'evento catastrofico non naturale più eclatante che abbia sconvolto la realtà e la storia recente degli USA: l'attacco alle "Twin Towers". Moore però, diversamente dalla quasi totalità degli altri, non si limita alla semplice analisi dei fatti di cronaca, bensì, riprende quella che era già stata - nel nostro Paese - la tecnica di indagine di Giovanni Falcone. Si analizza perciò anche la realtà finanziaria cui sono attigui importanti personaggi, di assoluta primarietà sulla scena mondiale, quali la famiglia Bush, e la famiglia Bin Laden, assai vicina da sempre alla famiglia reale saudita. Gl'esiti sono - a dir poco - clamorosi. Appare la realtà che la facciata della democrazia nasconde e che di essa fa quasi solo un paravento. Emerge infatti in maniera assolutamente provata e certa la compartecipazione tanto della famiglia Bush quanto della famiglia Bin Laden nelle stesse imprese e vicende economiche. Entrambe sono investitori di primo piano nel Carlyle Group, una famigerata multinazionale. Bush Senior fu Senior Advisor nel Carlyle Asia Board per due anni, e la famiglia Bin Laden nominò nel 1976 James Bath, amico dei Bush, amministratore degli investimenti della famiglia in Texas. La mattina del'11 settembre George Bush Sr. e Shafiq bin Laden erano fra i presenti alla conferenza annuale degli investitori del Gruppo Carlyle, al Ritz-Carlton hotel in Washington. Lo stesso Osama Bin Laden fu, non si capisce bene, se primo referente della CIA per il Medio Oriente o co-responsabile della stessa per il Medio Oriente. Si tratta delle denunce più significative. Ve ne sono, ovviamente, molte altre. C'è, ad es. l'evidenziazione di come la paura terroristica sia strumentalizzata al fine di prendere alcune misure cautelative assai dubbie ma di interesse di determinati gruppi finanziari, come un aumento di alcuni tipi di armamenti, mentre altre che sarebbero necessarie sono del tutto ignorate. In particolare Moore evidenzia come le migliaia di chilometri di costa soprattutto pacifica, siano di fatto praticamente prive di sorveglianza e come da esse ci si possa introdurre negli USA con estrema facilità, come dunque si sia espostissimi ad un eventuale attacco successivo ad una infiltrazione. Si tratta insomma di una analisi a 360° dell'evento 9.11, senz'altro la più esaustiva e la migliore tra quelle accessibili al grande pubblico. Si va oltre la facciata e la recita di facciata, si entra nelle realtà che hanno motivato e motivano l'agire. Si va ai veri interessi da cui la storia nasce. Il film, specie sul piano investigativo, insomma, vale davvero la "Palma d'oro" e la vale pienamente. Purtroppo non altrettanto può dirsi sul piano recitativo, anche perché ai protagonisti e non è stato lasciato il ruolo estremamente difficile di interpretare sé stessi, capita così che George W. Bush abbia ottenuto il "Razzie Award" per il peggior attore protagonista, Donald Rumsfeld quello per peggior attore non protagonista e Brintey Spears quello per peggior attrice non protagonista. Si tratta insomma di un vero capolavoro specie per gli appassionati di Storia contemporanea - quella vera, con la S maiuscola - ma anche al più vasto pubblico interessato a meglio conoscere il mondo in cui si trova a vivere. 
francesco latteri scholten.

lunedì 5 settembre 2011

Sì all'occupazione della Borsa da parte dei centri sociali: era necessaria azione eclàtante.



Finalmente qualcuno ha il coraggio di andare al nocciolo del problema, di additare i veri colpevoli. Finalmente qualcuno ha il coraggio di non associarsi al coro unanime di tutti i media nazionali e non che parlano della crisi quasi fosse dovuta esclusivamente ad un eccesso di Welfare, ad un eccesso di diritti sociali e di spesa sociale. L'unica via di uscita dalla crisi sembra infatti ovunque, anche all'estero, il taglio del Welfare. Pare che il debito pubblico sia ovunque riconducibile solo a questo. Nessuno parla dei milioni di miliardi spesi e finanziati con il debito, andati a finire nell'industria bellica per una folle corsa agli armamenti, che ha riempito le tasche dei maggiori assassini planetari. Nessuno parla ed è realtà che non riguarda solo il mondo di una decina di anni fa, ma anche quello di oggi, di una realtà finanziaria globale la cui connotazione intrinseca è - come già ben rilevava Glabraith - quella della truffa. Non della truffa semplice e singola, ma della truffa molteplice innalzata a sistema. Truffa che inizia con l'esclusione sistematica e strutturale dal sistema economico e finanziario di miliardi di cittadini, truffa che continua con la globalizzazione dei sistemi tipo "scatola cinese" o tipo "matriosca" grazie ai quali soci assolutamente minoritari risultano di fatto padroni di grandi aziende e gruppi anche internazionali, citiamo per l'Italia il caso della famiglia Agnelli, la quale, pur possedendo di fatto in toto solo il 24% delle azioni FIAT risulta detentrice di oltre il 51% e quindi padrona assoluta. Si và avanti con la truffa delle "garanzie", soprattutto nel settore immobiliare, il massimo responsabile ad es. dell'attuale crisi americana, dove questo o quel personaggio o istituzione "autorevole" dell'economia "garantisce" della presunta solidità di questo o quel soggetto economico in realtà assolutamente traballante (si vedano alcune delle varie vicende della J.P. Morgan et similia). Si continua ancora con una presunta "libertà" del mercato, la quale è atta soprattutto a consentire le speculazioni più abbominevoli quali quelle sull'alimentare e sui generi di prima necessità. Le conseguenze sono note: le rivolte per fame del Nord Africa e l'emergenza umanitaria che coinvolge oltre 12.000.000 di persone nel Corno d'Africa. La "libertà", ancora per consentire i paradisi finanziari che servono al riciclaggio dei denari sporchi provenienti dai traffici di droga, prostituzione e criminalità varie, usati poi per il sostegno di economie "ufficialmente" "pulite", con i quali sistemi di fatto si distruggono le economie ed i soggetti economici onesti. La "libertà" ancora con la scusa della quale le realtà economica viene a snaturare radicalmente la realtà civile e politica privandola del suo significato e del suo valore, occultando il sistema reale che è quello del feudalesimo totalitaristico ed assoluto delle multinazionali, nascosto dietro ad una presunta libertà e democrazia che invece di fatto è negata. La "libertà", di nuovo ancora, che occulta il fatto che il singolo cittadino, in quanto soggetto giuridico non è di fatto assolutamente eguale ad un altro soggetto giuridico quando questi è una multinazionale, contrariamente a quanto dettato dalle leggi non solo italiane. Insomma la riforma più urgente attualmente è proprio quella - a livello non solo nazionale, ma internazionale - del sistema finanziario. Finalmente c'è chi ha il coraggio di denunciarlo. Forza ragazzi, siete grandi.
francesco latteri scholten.

giovedì 1 settembre 2011

Brunetta, Calderoli e le generazioni dei tre volte ammazzati.



Tre volte ammazzati. Hanno fatto volontariato aiutando tanta gente bisognosa di ogni genere e specie. Hanno fatto il militare, altrettanto. Si sono laureati, idem. Hanno lavorato per anni con un contratto di collaborazione fiduciaria continuata rinnovato di mese in mese (di fatto un lavoro in nero legalizzato), con competenze anche incombenti quali quelle implicate ad es. dalla direzione della segreteria di un parlamentare o di un ministro della Repubblica, vedendosi attribuire ad altri il proprio lavoro, a gente il cui papà portava più voti. Ma, di fatto non hanno fatto nulla. Hanno gli elogi del Signor Brunetta e del Signor Calderoli, e di altri come loro, parlamentari, come qualcuno già da anni altrove dice: "Non in nostro nome". Sono "bamboccioni", è questo il bell'elogio che lo stakanovista Brunetta, si veda l'immagine, adesso fa loro. Il Signor Calderoli rincara la dose: "Non debbono avere nessuna pensione". Il governo (si può definirlo a questo punto ancora governo del popolo italiano?), rincara anch'esso: "Non saranno riscattabili né gl'anni del militare, né, tantomeno, si capisce, quelli della laurea". In questo se non altro il governo è in piena sintonia con la propria tradizione, specificamente berlusconiana e, soprattutto, leghista, di disprezzo ed abborrimento della cultura. L'unico "vero" lavoro è quello delle "escort" ovvero delle puttane (bisogna specificare perché c'è ancora chi pensa ad un vecchio modello della Ford). Insomma: ammazzati tre volte. Ammazzati per il loro impegno lavorativo e civico. Ammazzati per la loro qualifica, ed ora si deve ammazzarne l'anzianità, perché debbono, ovviamente, essere colpevoli per propria colpa. Sono quelli che hanno fatto effettivamente il lavoro, perché sapevano farlo, perché la loro qualifica è stata ottenuta lavorando e non corrompendo qualcuno e quindi erano gl'unici che il lavoro sapessero effettivamente farlo. Sono quelli il cui lavoro doveva proprio per questo essere attribuito - more ius feudale - a chi aveva un pezzo di carta che non sapeva neppure cosa significasse, ma cui quel lavoro spettava perché, appunto, papà portava più voti. E si sapeva già prima, ad es. che il "concorso?" l'avrebbero vinto loro. Il veterofeudalesimo che i Signori Brunetta e Calderoli & company smerciano per meritocrazia. Prossimamente si tornerà a fare come ad Auschwitz o a Dachau: finché lavori producendo con deciso profitto - profitto incamerato ovviamente da altri - campi, appena il profitto che dài ad altri non è più ritenuto sufficientemente redditizio c'è la camera a gas.
francesco latteri scholten.