martedì 30 luglio 2013

Pullman e sicurezza: la decisiva inferiorità strutturale dei moderni.



Forme spesso accattivanti e seducenti, elettronica che sprizza da tutti i pori, si va dall' ABS ai sistemi di aiuto alla guida, al funzionamento del motore, al funzionamento delle sospensioni ed alla regolazione dell'assetto, alla regolazione dei climatizzatori, alle TV di bordo etc., è questo ciò che di primo acchitto colpisce l'osservatore, spesso anche quello professionale. Eppure c'è qualcosa che non va. Sono dalle parti di Roma, è notte, non c'è traffico ed i bus, come anche i pullman - la struttura è la stessa - paiono impegnati tutti nella "Vallelunga" della rispettiva categoria. L'acceleratore è  "a tavoletta", ma, "tirando" opportunamente l'autista "spirto" sa farlo andare ancora di più. Ad un tratto, un avvallamento breve e per fortuna non troppo profondo nella strada: per prime le ruote anteriori affondano e poi saltano leggermente, poi quelle posteriori, ma qui la cosa è diversa. L'affondo causa infatti anche quello del pesantissimo motore del mezzo, collocato dietro, oltre l'asse posteriore, quanto più possibile in coda - e ci sono ben tre metri dall'asse posteriore al paraurti posteriore - per garantire la massima abitabilità, ma, perciò stesso, la massima instabilità del mezzo. Il brusco affossamento della grande massa dell'enorme motore, fa leva sulle grosse ruote gemellate e provoca un innalzamento della parte anteriore del pullman. Siamo in rettilineo e l'autista riesce a contenere bene la reazione del mezzo. Una reazione ben diversa e decisamente più sicura aveva il bel pullman ancora bombato degl'anni sessanta, che, negl'anni settanta, da ragazzino pendolare, mi portava a scuola. Qui infatti il pesante motore era avanti, nascosto sotto un ampio baule che impicciava salendo ed al cui fianco era il posto di guida. Una posizione che però garantiva il massimo equilibrio e bilanciamento del mezzo specie in frenata e nelle situazioni difficili, anche in assenza di sistemi elettronici. Il telaio era un normale robustissimo telaio da grande autocarro - che sebbene non era più in posizione ribassata come nei bus di generazione precedente, dove c'era il portapacchi sul tetto e la scaletta sul retro per salire e sotto c'erano solo i serbatoi della nafta, pompe dei freni etc. - era comunque sufficientemente in basso da garantire ulteriormente l'abbassamento del baricentro, pur lasciando spazio anche per dei portabagagli ausiliari oltre a quello vasto posteriore. Di contro, le strutture dei moderni pullman ed autobus sembrano fatte prendendo a norma l'antitesi a qualsiasi criterio di equilibrio, di bassezza del baricentro, di equlibrata distribuzione di pesi e masse, in cerca della sola massima abitabilità, e in ossequio ad una fede delirante nella "onnipotenza" dell'elettronica. C'è però una cosa che l'elettronica non può fare: ridistribuire all'improvviso per necessità i pesi e le masse in maniera adeguata. I nuovi pullmann hanno un doppio e gravissimo deficit strutturale rispetto ai vecchi per quanto riguarda la distribuzione di pesi e masse: sono troppo alti (ed hanno perciò un baricentro eccessivamente alto), ed inoltre hanno una carentissima distribuzione delle grandi masse della meccanica, specie del motore. Doppiamente sbilanciati ed in misura tale che anche la più efficace elettronica al momento dovuto può poco. Oltre che al criterio della abitabilità, per motivi economici l'unico di riferimento, sarebbe bene tornare all'antico e riferirsi anche ad altri criteri per motivi di sicurezza.

francesco latteri scholten.

sabato 27 luglio 2013

Papa Francesco: lo Stato deve essere laico. La Rivoluzione Francese in Chiesa.



Miracolo: affermazione straordinaria e storica: "Lo Stato deve essere laico". Non lo è, ovviamente, l'affermazione in sé: che lo Stato debba essere laico è affermazione invero alquanto datata. E' intrinseca al Rinascimento ed al suo Spirito, al Risorgimento, a tutto l'Ottocento ed il Novecento. E' stata una delle grandi - forse la più fondamentale - delle rivendicazioni della grande Rivoluzione, quella Francese, che la impose anche cambiando i nomi dei mesi del calendario. E' stata rivendicazione, prima di essa, della Rivoluzione Americana, e, dopo, della Rivoluzione Russa. Rivendicata da statisti del calibro di Cavour, ma anche di Togliatti, da giuristi quali Kelsen o Santi Romano, da studiosi della politica quali Machiavelli e Guicciardini. La Chiesa, dall'editto di Costantino in poi, al pari che altre religioni, quali quella islamica, l'aveva sempre rinnegata e combattuta aspramente, ai tempi del Papa Re anche con l' Inquisizione. E' rimasta nella Storia la reazione del "Non expedit", la quale di fatto servì solo ad isolare la Chiesa stessa. L'uscita, almeno parziale da queste posizioni, si è avuta solo con due Papi di grandissimo spessore i quali hanno segnato di fatto l'ingresso della Chiesa nel Novecento: Leone XIII, con la Rerum Novarum, finalmente al fianco dei lavoratori, e Giovanni XXIII con il Concilio Vaticano II. Papa Francesco di fatto si pone sulla loro scia e, idealmente, la porta a compimento facendo sua l'affermazione fondamentale della Rivoluzione Francese: "Lo Stato deve essere laico". E deve esserlo, prosegue Papa Francesco, "Proprio per garantire la libertà di coscienza, di religione ed il pluralismo religioso". E' esattamente la motivazione addotta da politologi dei diversi indirizzi sia di ieri che di oggi. Sino ad oggi quest'affermazione era stata rivendicata e fatta propria solo da Don Andrea Gallo, "Un cane in Chiesa", un sospetto. Era stata invece avversata, coram populi da praticamente tutti gl'altri. E' straordinario anche lo scenario nel quale è stata fatta: il Pontefice è in piena GMG, per di più in Brasile, terra di quell'America Latina anche sua, e soprattutto in quell'America Latina che è la terra dove oggi la Chiesa è - a livello mondiale - più forte ed è più forte, perlomeno lì, di qualsiasi altra Religione. L'affermazione che lo Stato debba essere laico è dunque un "primato" assoluto del Papa, della Chiesa, ma lo è anche delle Religioni. E' infatti la prima volta che quest'affermazione sia fatta e rivendicata non solo da parte di una Religione, ma da parte del suo capo reggente in piena carica. Diverse profezie, tra cui - celebre - quella di Nostradamus, indicavano il pontificato di Benedetto XVI quale quello dei tempi della "fine", ed il ritratto di Papa Ratzinger è effettivamente l'ultimo nella serie, iniziante da San Pietro, nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura. Quest'affermazione di Papa Francesco la invera: con essa per la Chiesa un'era si chiude ed un'altra si apre ad un nuovo inizio. Lo Stato dev'essere laico, la Rivoluzione Francese è entrata anche nella Chiesa, ora non lo dice solo Don Gallo - che dall'alto starà esultando -, lo dice il Papa.

francesco latteri scholten.

Modifica art. 138 Costituzione: Golpe estivo?



Casta e "Razza Padrona" di nuovo all'attacco della Costituzione. Lo si è capito da un bel pezzo, dai tempi della P2 di Gelli ed Andreotti ma anche di affiliati di nuova generazione come Berlusconi, che questa non gli vada proprio a genio. Tuttavia, dagli anni '70 si è anche capito che un Blitz alla "Principe Junio Valerio Borghese" sia cosa tutto sommato puerile e che l'azione necessaria sia ben altra. Soprattutto l'attacco frontale aperto va scartato a favore di un agire più subdolo che ha connotato - ahimé con successo - l'assetto giuridico legislativo del ns Paese reiteratamente ed a più riprese, assumendo i toni più esasperanti nel ventennio forzista u.s. . L'art 138 è collocato al Titolo VI, l'ultimo, "Garanzie costituzionali", Sezione II: Revisione della Costituzione e Leggi costituzionali. Già ai tempi stessi dell' Assemblea Costituente, nel lontano 1948, si erano ben resi conto che invero il Titolo VI riguardasse direttamente la "Forma Stato" tant'é che l'altro articolo dello stesso titolo, il 139, rassicurantemente recita: "La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale." In realtà, anche a prescindere da eventuali modifiche comprese quelle sulle norme di modifica ed i loro criteri (l'art. 138, appunto), la Costituzione, in quanto trova la sua concrezione nella normazione delle varie singole leggi e quindi diventa fattiva attraverso esse, non è assolutamente un edificio rigido, le leggi essendo prodotte dal Parlamento e quindi espressione del rapporto della rappresentanza politica. Ci si rende dunque conto assai bene del variare della costituzione reale se per riferimento si assume - come correttamente indica ad es. Antonio Negri - anzicché direttamente la Costituzione, il rapporto tra quelle che ormai sono le uniche due classi esistenti anche nel ns Paese: la Casta o Razza Padrona e la classe operaia. Fatto questo si vede con estrema chiarezza che è variato, e profondamente, il rapporto anzitutto economico e poi politico tra esse e che il quadro dipinto dall'insieme Costituzione / Leggi ha un aspetto ben diverso: "un nuovo rapporto di forza tra le classi è venuto consolidandosi, la sua consistenza è divenuta sempre più antagonistica, la rappresentazione giuridica (non meno efficace perché mistificata) deve dunque con questo nuovo rapporto far i suoi conti." (A. Negri, "La Forma Stato"). E, soprattutto: "La Costituzione del '48 ha concluso la sua vicenda politica. Non quella che attiene alla cronaca: si sa infatti che le Costituzioni sono istituti insieme transeunti e vischiosi, e la continuità formale della Costituzione del '48 difficilmente sarà messa in discussione, - probabilmente le cerimonie liturgiche e la frequenza al tempio continueranno, tanto più quanto più la fede se ne è andata. Eppure "La Germania non è più uno Stato". Non lo è nel senso (quello hegeliano) richiesto da governanti e commessi di Stato che esigono, in principio, la corrispondenza dell'aspetto formale e di quello materiale del processo costituzionale, nel senso voluto dal sistema della  "certezza" del diritto. La Costituzione non è più la legge delle leggi: le leggi se ne vanno per i fatti loro, con una accelerazione e coerenza che segue il costituirsi di una nuova struttura del potere politico. Un nuovo regime si forma con ritmo quotidiano, una nuova costituzione si afferma." (ivi). Con l'attacco al 138 la Casta, la Razza Padrona, mette basi per l'attacco ultimo: non più la variazione del quadro tramite singole norme e leggi, ma direttamente variando la Costituzione nei suoi fondamenti. Ed ha imparato persino dai cartoons di Asterix, dove i romani attaccavano gl'inglesi all'ora del the, nei Week End e durante le ferie...

francesco latteri scholten.

lunedì 22 luglio 2013

L'ultimo Ulisse: quello di Joyce.


"Il più bello ed interessante dei soggetti è quello dell'Odissea. E' più grande e umano di quello dell' "Amleto", superiore al "Don Chisciotte", a Dante, al "Faust" ... A Roma, quando avevo finito circa la metà del "Portrait" mi resi conto che l'Odissea doveva esserne il seguito." Così lo stesso Joyce nel 1917. Invero l'opera di Omero compendia l'essenza dello Spirito dell'uomo occidentale, prefigurando così l'intero suo sviluppo, ossia quello dell'Occidente stesso. L'uomo che esce dalla leggenda, dal mito, guidato dagl'occhi lucenti, fulgidi ed illuminanti di Atena, l'unica vera Dea, la Dea della Ragione, prefigurazione di un Illuminismo sempre già implicito ed anticipato di 2 millenni. E' la Ragione a guidare Odisseo a connotarne la coscienza nuova e la sua formazione ed a sancirne la decisiva superiorità. E' la razionalità che lo guida al conseguimento di una coscienza via via più matura, attraverso episodi mitologicamente caratterizzati e di cui Freud darà spiegazione razionale. Calipso, l'amore ancora giovanile, caratterizzato da una profonda idealizzazione del Bello, della Natura, della Donna, della sessualità, tale da attrarre in sé e sfocare totalmente la soggettività dell'eroe che così - succube - eroe non è. E non è amore perché non è rapporto tra due soggettività adulte e mature. Circe, ovvero la deviazione data dalla assolutizzazione della sessualità, che, finalizzata a sé stessa ed alla ricerca di sé cui riduce il rapporto impedendo in quest'altro modo che esso divenga il rapporto adulto tra due soggetti maturi. Sono solo alcuni dei tanti episodi attraverso i quali si snoda il viaggio di Odisseo che si svolge, oltre che nello spazio e nel tempo, nella maturazione della coscienza rettamente guidata. Il viaggio della coscienza alla ricerca della propria identità, di sé, della propria Patria e Casa. Ma, la coscienza matura deve farsi tale da sé, ovvero divenire Padre a sé stessa ed al tempo Figlio di sé. E' quanto avviene nella coscienza occidentale che se ne rende conto appieno solo con Freud. James Joyce, probabilmente il genio letterario più grande dopo Omero, la porta alla sua esplicitazione ultima: negl'abbozzi della stesura dell' "Ulisse" i capitoli riprendono quelli omerici, abbandonati nella stesura definitiva. Il viaggio è viaggio della coscienza e della sua maturazione e così il tempo non pone necessariamente una significazione imprescindibile, per cui i 18 episodi del viaggio sono concentrati in 24 ore di una giornata "normale". I protagonisti principali sono Stephen Dedalus, già protagonista del "Portrait", il Figlio alla ricerca del Padre, ovvero della coscienza in cui evolversi (il giovane Joyce stesso), e Leopold Bloom, il Padre alla ricerca del Figlio (lo stesso Joyce già maturo). Il procedere è quello della maturazione della coscienza, per cui la situazione successiva va ad offrirsi ad una coscienza, che pur dello stesso soggetto, non ne ha più lo stesso livello avendone conseguito uno "altro". A sottolineare questa alterità, questo nuovo e più pieno conseguimento della propria maturità e quindi questo nuovo modo di vedere il mondo e rapportarsi ad esso, Joyce utilizza uno stile ed una caratterizzazione letteraria diversa: 18 stili letterari diversi. La prefigurazione omerica trova il suo più pieno compimento: non c'è più nessun bisogno di figure mitiche per un agire che si svolge apertamente ai tempi contemporanei, non c'è più bisogno di figure di déi, neppure della stessa Atena. Joyce porta anch'egli a termine per l'Occidente e l'uomo occidentale ciò che pochi anni prima in Filosofia aveva fatto Nietzsche: lo smascheramento implicante il crepuscolo degli idoli. Uno smascheramento che negli stessi anni di Joyce con eguale e forse maggiore sottigliezza aveva portato avanti, sul piano coscienziale Freud, fondando la Psicanalisi. L'avventura omerica è portata a compimento ed Odisseo può ormai partire per il suo nuovo ed ultimo viaggio: "... e dove vogliamo dunque arrivare? Al di là del Mare? Dove ci trascina questa potente brama, che per noi è più forte di qualsiasi altro desiderio? Perché proprio in questa direzione dove, fino a oggi, sono tramontati tutti i Soli dell'umanità? Si dirà forse un giorno di noi che, volgendo la prua a Occidente, anche noi speravamo di raggiungere le Indie, - ma che nostro destino fu quello di naufragare nell'infinito? Oppure, fratelli miei? Oppure? " (Nietzsche, Aurora, af. 575).
francesco latteri scholten.



venerdì 19 luglio 2013

Finalmente un Ministro degno: Anna Maria Cancellieri fa giustizia per Abu Omar.


Dopo l'inedia (compiacente?) di tutti i Governi italiani succedutisi dai tempi della vicenda ad oggi, dopo le infami ed inutili leggi del Governo Bush che consentivano le operazioni di "Extraordinary Rendition", il Ministro Anna Maria Cancellieri ha firmato l'ordine di fermo nei confronti del capo CIA del sequestro a Milano di Abu Omar, Robert Seldon Lady, condannato con sentenza definitiva a 8 anni di reclusione. I suoi complici italiani, Niccolò Pollari, capo del SISMI ed il suo vice Marco Mancini, sono anch'essi stati condannati a 10 e 9 anni. L'Italia ha anche già avviato la richiesta di estradizione, cui gli USA pare già vogliano opporsi, nonostante la reiterata accertazione della estraneità di Abu Omar alle vicende di Al Qaeda e la sua reiteratamente dimostrata innocenza. Abu Omar dopo quel 17 febbraio 2003 ha continuato ad essere quello che è e che era sempre stato anche prima: un sacerdote islamico, un Imam, di quelli che in semplice serietà si occupano di fare il proprio "mestiere": il sacerdote. Molteplici interviste e documenti, prima e dopo il sequestro non riescono a mostrarlo come "integralista" e meno che mai come "fanatico". E' sereno anche dopo le molteplici torture e sevizie di cui è stato fatto oggetto, testimonianza di una fede autentica e profonda e di una vita vissuta secondo i precetti del Corano e dedita al suo insegnamento. Un quadro del tutto affiancabile a quello di tanti religiosi perseguitati nella ex Unione Sovietica, o a quello dei religiosi buddisti e non in Cina. Ma si sa: a differenza degli americani, i comunisti non tollerano la libertà di religione. Eppure per un semplice sacerdote islamico all'epoca in viale Jenner a Milano è presente non il SISDE bensì il SISMI, scomodando addirittura il numero tre dello stesso, nonché la CIA con ben 22 agenti. Ma, di nuovo, Abu Omar è sempre stato solo un semplice sacerdote e si è sempre confermato essere solo questo e nient'altro: la dimostrazione e la prova, le ennesime, della incapacità degli americani di confrontarsi con realtà socioculturali diverse dalle loro. Così già in Vietnam, in Iraq, in Afghanistan. Incapacità vanificanti di fatto le "Extraordinary Rendition", culminate sempre nelle altrettanto inutili atrocità di Guantanamo et similia a monte delle quali c'è solo una primitiva volontà di vendetta nei confronti di un capro espiatorio qual che sia e pur che sia, ed una concezione grottesca e insieme puerile della "Giustizia" quale pagamento del torto a qualunque costo anche a prescindere dalla colpevolezza. E, il colpevole è l' "altro", il "diverso", colpevole proprio in quanto "altro" e "diverso": oggi Torvan, il ragazzino nero nel quartiere bianco ucciso per semplice presunzione da una guardia di sicurezza bianca, ieri Abu Omar, un sacerdote islamico sequestrato addirittura all'estero, a Milano, portato ad Aviano ed a Francoforte, poi non si sa dove, torturato, seviziato etc senza prove, al di fuori di qualsiasi legalità. Se poi - come finalmente ha fatto il Ministro Cancellieri - si richiamano gl'autori alle loro responsabilità eccoli richiamarsi alla "legge" ed alla "Giustizia": loro infatti hanno fatto soltanto il loro dovere (secondo loro).
francesco latteri scholten.



martedì 16 luglio 2013

San Paolo, Martin Luther King ed il Ku Klux Klan oggi (anche in Italia).


E' un'immagine grandissima, sulle note celeberrime: "Mamma, portami via questo simbolo / io non posso usarlo ancora / sta diventando oscuro, troppo oscuro, da vedere / mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso... : Knockin' on Heaven's Door". E lui era lì, a fianco dell'altro, che, preso il microfono, cominciò pronunciando parole ormai leggendarie: "I have a dream ..." E così, dalla leggenda, sono entrati nella Storia, loro: Bob Dylan e Martin Luther King. E tutti, ancora alcuni decenni dopo, credevamo che così fosse, che fosse ormai appunto Storia, cioé che appartenesse al passato. Ma così non è e sembra che le lancette degli orologi siano state retrodatate e che siamo ritornati - nel nostro presente - in un passato che ci si augurava non potesse più tornare. Ci si illudeva della definitività di conquiste civiche invece invero conquiste solo di grandi Spiriti. L'ultimo schiaffo americano in piena faccia a ridestarci da comodo sogno è stata la vicenda di Torvan, l'adolescente di cui lo stesso Obama ha detto che se avesse avuto un figlio sarebbe stato come lui. Ucciso da un vigilante bianco per la semplice presunzione che fosse un ladro: il vigilante di una compagnia di sicurezza bianca di un quartiere bianco, giudicato da una giuria composta di soli bianchi, è stato assolto. E' come se si fosse tornati ai tempi del nefando KKK, anzi, è peggio. Il KKK infatti era nato da coscienze estremiste che enfatizzavano il loro radicalismo razziale in pieno contrasto, anzi in antitesi, dello Spirito Americano, della Costituzione degli Stati Uniti, del celeberrimo "Bill of Rights". La stessa procedura del caso Torvan, la Giuria ed infine il suo verdetto, sono invece espressione di una realtà più vasta e strisciante e ben peggiore perché radicata in coscienze che - a differenza di quelle del KKK - non si sentono neppure più estremiste, bensì doverosamente "normali": sentono di avere fatto il loro dovere, ciò a cui sono stati comandati e che perciò l'assoluzione è legittima. Ed è agghiacciante perché è lo stesso sentire delle coscienze dei carnefici nazisti a Norimberga, i quali invece, condannati, avevano sentito la condanna come il torto più grave. Questo però è stato assolto ... Realtà diffusa e strisciante non riguarda solo gli USA o la Germania nazista o il Sud Africa dei tempi in cui lottava Mandela: riguarda l'Occidente, ma anche Paesi dell'ex blocco sovietico quali l'Ungheria e la stessa Russia, riguarda (sic!) la nostra povera Italia, come i reiterati attacchi al Ministro Kyengé da parte dei Leghisti - ieri Dolores Valandro, oggi Calderoli - dimostrano. E' la recrudescenza di un fenomeno che ha al suo fondamento la incapacità di relazionarsi e confrontarsi con l'altro. "Non sei capace di porre nulla tranne, miseramente, la tua appartenenza razziale ..." scriveva significativamente Hannah Arendt ne "Le origini del Totalitarismo". Paolo di Tarso, ci dava già a suo tempo la testimonianza che l'evento più fondamentale per la pienezza della vita dell'Uomo fosse quello dell'uscita, dell'oltrepassamento di questo atteggiamento, e che l'incontro con Dio e con l'Altro sia possibile solo nell'uscita da questo atteggiamento (che sino ad allora aveva connotato anche la sua vita), da questa cecità: "Circonciso all'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo figlio di ebrei, fariseo... (etc.) Ma ho giudicato un peso tutti questi miei vantaggi (...) per cui ho preferito perderli tutti valutandoli per quello che sono: spazzatura." (Lettera ai Filippesi). E' l'esperienza che Paolo fece sulla Via di Damasco e che gli possibbilitò di aprirsi ad una Vita Vera, ad un rapporto autentico con Dio, con sé stesso e con gl'altri e che gli consentì di aprire il cristianesimo al cattolicesimo, ovvero alla universalità.
francesco latteri scholten



sabato 13 luglio 2013

Legge abrogazione bimbi serie B, divorzio, aborto e femminicidio.


E' giustamente e legittimamente orgoglioso, tanto per cambiare, il Presidente Enrico Letta per l'approvazione della nuova legge che equipara - in ossequio al dettato costituzionale, sebbene con sessant'anni di ritardo - tutti i bimbi, legittimi e non, figli di famiglie, di ragazze madri e naturali (anche quelli dei preti). "Finalmente è stata tolta una delle più odiose infamie", così il Presidente e condivido appieno. "E' stata posta in essere anche in Italia una delle più importanti conquiste civili..." ha proseguito e qui dobbiamo purtroppo correggerlo: è stata fatta una delle più importanti conquiste legislative, non civili. Sarebbe "civile" se fosse tale a livello di civismo, ovvero di coscienza civile di massa, ossia popolare, se fosse realtà civica e socio culturale acquisita, ma così non è. Anzi su questo fronte la strada da fare è ancora tanta, difficile ed insidiosa. Per rendersene conto basta guardare alla realtà processuale del divorzio "all'italiana": il 95% dei divorzi sono infatti incostituzionali perché in realtà si tratta di processi di legittimazione / delegittimazione che di fatto impongono la diversificazione della dignità della persona, dunque in pieno contrasto con il dettato costituzionale. Hai un'amante, con lei ti trovi bene e per te la tua vera vita è con lei, per di più lei adesso aspetta un figlio; la famiglia è un ostacolo ed un impiccio alla tua vera vita: tua moglie è pazza ed i tuoi figli debosciati e drogati, ergo sei stato costretto a divorziare. Così non solo è, ma DEVE essere perché se così non è si delegittima l'immagine e dunque l'autorità morale del Padre della nuova famiglia e dunque della "famiglia" (ovviamente la "famiglia" è l'ennesima cioé l'ultima). Così di fatto i figli sono messi per figliastri e viceversa (e qui è inutile che si osserva che un'altra recente legge ha vietato la dicitura figliastro eni documenti quando si impongono di fatto procedure legali, civiche e soprattutto sociali che sono di fatto marchianti). Ancora così di fatto, come già osservava Nietzsche ai suoi tempi, si mette al centro non il fatto (chiedo venia per la necessaria ripetizione della parola) pur sempre naturale che un uomo possa innamorarsi di un'altra donna o viceversa, interrogandosi legittimamente su come proseguire nel rispetto della dignità di tutti e non di quella degl'uni a discapito degl'altri o viceversa, ma quello iniquo della COLPA, intesa giudaicamente - nei peggiori sensi che questo termine possa assumere - come debito da pagare e da pagare a qualunque costo allo strozzino giudeo con il suo bilancino taroccato. Colpa ovviamente vincolante a vita e siccome quello che la dovrebbe pagare non è socialmente accettabile che la paghi deve essere gettata "in groppa" - per non essere più coloriti - all'altro: evangelicamente: assolvi Barabba per condannare Cristo. Una ulteriore conferma purtroppo della lontananza della coscienza civica di massa dalla nuova legge viene dai dati - ahimé in ascesa - nientedimeno che dell'aborto clandestino. Ovvero, nonostante la realtà giuridica ultradecennale di leggi che danno assistenza alle donne e consentano anzitutto preferibilmente di portare a termine la gravidanza e di partorire in modo "anonimo", o altrimenti di praticare il raschiamento in strutture sanitarie attrezzate all'uopo, riprende l'attività delle mammane. E' quanto avviene perché a monte vi sono realtà socio culturali nelle quali di fatto la donna è presa per la collottola: scegli: o stai zitta e abortisci oppure assassiniamo la tua vita sociale, civile e professionale e, ovviamente, anche quella del bambino. Altro che pari dignità. Negli stessi orizzonti mentali e socioculturali si colloca altresì il femminicidio. Di nuovo: l'aveva già svelato Nietsche: quella dell'Essere e della "purezza" è una favola che, evitando rigorosamente di mettere al centro la Vita, serve a mettere al centro l'idolatria dell'Avere: Questi sono i "puri" ergo questi sono i "Figli" di Dio, ergo questi hanno l'essere e perciò è a loro che spetta l'Avere. Il Possesso dunque, e l'impuro, specialmente se è donna, va lapidato perché mette in discussione il Possesso. Di nuovo: l'etica dell'usuraio ebreo con il suo bilancino taroccato. Estremamente diffusa a livello popolare. E non soltanto: l'ultimo femminicidio, avvenuto dopo ben sei denunce totalmente ignorate e l'assoluta assenza delle autorità sia ai funerali della vittima, sia dall'assistenza e dalla vicinanza alla famiglia di lei, mette clamorosamente in evidenza che la cosa riguardi in modo profondo e radicale anche lo Stato e le istituzioni. Con Enrico Letta condividiamo la giusta e bella gioia per la nuova legge, ma il cammino da fare perché divenga coscienza civile è lungo e assai difficile ed, impegnativo, e, su questo fronte, va registrato invece il forte e lodevole impegno della Presidente della Camera Laura Boldrini.
francesco latteri scholten.



giovedì 11 luglio 2013

Luglio nero: Italia declassata e Montesquieu cacciato dalla Camera.


Una carrellata di realtà solo apparentemente diverse e sconnesse: l'agenzia americana di rating Standard & Poors declassa ulteriormente l'Italia, siamo solo un gradino al di sopra dei titoli spazzatura, sull'orlo del baratro; ieri l'ennesimo barbaro femminicidio dopo ben sei denunce inascoltate per stolking; tempo addietro, ma potrebbe benissimo essere ancora oggi, insurrezione popolare nel quartiere malfamato di una nota città contro le forze dell'ordine che arrestavano un boss locale; sempre ieri grande bagarre alla Camera per l'agire legittimo della magistratura nei confronti di un politico. I fatti sono invero accomunati da un diffuso sentire lontano dai valori costituzionali e dalla Costituzione. Non c'è infatti semplicemente la reiterata inottemperanza delle forze dell'ordine ad agire a seguito di reiterate denunce, c'è piuttosto che questa è l'esito di un determinato modo di vedere, di una determinata mentalità purtroppo diffusa anche tra le forze dell'ordine. C'è che una volta, all'indomani della caduta del fascismo, almeno ci si sforzava di superarla e si agiva con forza specie sul piano socio culturale, ad es. con opere quali "Padre Padrone". Oggi non è più così perché si considerano quelle vedute come inutili perché riferentisi a realtà socio culturali appartenenti al passato. E così non è ed un noto manifesto di un parroco sulla bacheca della propria parrocchia, che additava la responsabilità del femminicidio alle stesse donne, è indice non solo del fatto che non sia così, ma che quel modo di vedere appartenga tutt'altro che al passato. Ad esso appartiene anche l'insurrezione contro l'arresto del boss locale e - lo stesso salendo ad un livello superiore - la bagarre alla Camera per l'agire legittimo della magistratura. E', di fatto, la cacciata di Montesquieu, ovvero del principio della separazione dei poteri. Questo però è - o bisogna purtroppo dire era? - garanzia di libertà e democrazia. Montesquieu (era il 1734) tuttavia, come già Machiavelli ne "I discorsi sulla prima deca di Tito Livio", parte dall'analisi delle cause della grandezza di Roma antica, che vede proprio nei suoi valori, nella loro diffusione nella coscienza popolare, nella libertà, nell'agire morale del Senato e della sua politica; e in quelle della sua decadenza che addita nell'eccesso delle diseguaglianze sociali e nella corruzione morale e politica e nella sua diffusione nelle coscienze. E siamo al declassamento di S&P, altri osservatori - non solo stranieri - vedono il principale disincentivo ad operare ed investire in Italia nel fatto della necessità di pagare un triplo "pizzo": alla malavita, ai politici (considerati - sic! - peggiori dei malavitosi), allo "Stato".
francesco latteri scholten.



domenica 7 luglio 2013

Moneta: i Paesi islamici (ed Al Qaeda) vogliono tornare all'oro.


L'appello è ai princìpi islamici, e l'Islam è notoriamente più osservante anche nel settore economico e finanziario, e perciò no alla speculazione e sì alla solidarietà, ed anche ad una maggiore trasparenza che una moneta direttamente riferentesi all'oro, o, addirittura coniata nel nobile metallo, garantirebbe. Del resto è stato così dalla notte dei tempi, ed è stato così nell'impero ottomano, di religione islamica, per ben 13 secoli. E' stato così a lungo anche in Occidente. Del resto, la convertibilità in oro ha caratterizzato anche la moneta degl'allora appena nati Stati Uniti d'America, il Dollaro. E' solo in tempi assai recenti che questa è stata lasciata e dunque esistono valutazioni anche di economisti autorevoli a riguardo. Tra quelli nostrani in particolare, tanto Luigi Einaudi quanto Guido Carli facevano notare che invero quello dell'oro è un mito al pari di altri, tra cui quello della carta moneta, e che esso esattamente come gl'altri ha al suo fondo l'elemento immateriale della "fiducia". E' stato su questo elemento immateriale che si è basato il "gold standard" e su di esso tutto Bretton Woods: tutte le economie sono correlate al Dollaro, ma questo era vincolato all'oro. Bretton Woods però crolla perché l'oro è insufficiente per garantire la mole degli scambi commerciali che perciò avvengono sempre più in dollari, ma così la convertibilità salta. Si arriva in questo modo al mito opposto, quello, come diceva Einaudi, di una moneta puramente astratta basata solo sulla "sapienza" dei suoi reggitori. Il problema è quello di essere coscienti di a quali realtà economiche e sociopolitiche corrisponda l'uno piuttosto che l'altro dei due. E qui la risposta è stata già di Guido Carli: "... il ritorno alla convertibilità aurea generalizzata implica governi autoritari, società costituite di plebi poverissime e poco istruite, desiderose solo di cibo, nelle quali la classe dirigente non stenta ad imporre riduzioni dei salari reali, a provocare scientemente la disoccupazione, a ridurre lo sviluppo dell'economia." Motivazioni per le quali essa fu tenacemente avversata dal nostro, ma condizioni connotanti la realtà di molti Paesi islamici. Trasparenza e solidarietà sono dunque più apparenti che reali. Eppure anche un personaggio islamico più che istruito, amico di famiglia della famiglia Bush, ed ex capo della CIA per il Medio Oriente, quale Osama Bin Laden ha sempre sostenuto l'oro e la convertibilità in oro. Perché? Anzitutto per quanto appena visto e dunque con finalità opposte a quelle ad es. di un Guido Carli e poi per motivazioni ben smascherate da Loretta Napoleoni: "Gl'islamisti promuovono l'idea di usare l'oro come mezzo di scambio internazionale per causare un collasso del Dollaro e giungere alla proclamazione del "Califfato islamico", ultima fase della rivoluzione di Al Qaeda." La cosa tuttavia non starebbe in piedi neppure per gli stessi Paesi islamici, i quali avrebbero sì con il Dinaro d'oro la moneta più appetibile al mondo e costringerebbero sia il Dollaro che l'Euro ed il blocco Yuan/Yen a fare lo stesso, ed anche una migliore distribuzione della ricchezza, ma di contro una disconnessione tra politica ed economia tale da portare al loro stesso collasso politico, come del resto già sta accadendo.
francesco latteri scholten.



venerdì 5 luglio 2013

Servizi e Segreti, non solo Datagate ma peggio: tribunali segreti.



Non arriva da Snowden, ex novellino della CIA, la vera e più inquietante denuncia. Che i nostri dati e le nostre abitudini, in tutti i sensi ed in tutti i campi, venissero monitorati, lo si sapeva da tempo. Si sapeva anche che i monitoraggi non fossero fatti solo dai Servizi, ma anche da quelli deviati, dalle grandi lobby economico politiche, dalle multinazionali. A Snowden si deve la rivelazione delle dimensioni colosali con cui ciò avviene e l'indirizzo con cui lo si fa: siamo dei bersagli, dei nemici, dei not self. Il contesto svelato da Snowden rimane tuttavia quello "classico", ormai datato, del Panopticum di Bentham, il celebre e più o meno utopico luogo dal quale si può osservare tutto senza esser visti a propria volta. E' invece da un vecchio Boss dei servizi britrannici (precisamente del famigerato M16), quasi sempre al fianco della CIA, che viene la denuncia vera, estremamente più inquietante: esistono tribunali segreti, dove - in segreto appunto - si decide dei cittadini che quasi sempre non sanno neppure di essere giudicati e dove, nei rari casi in cui lo sanno, non hanno comunque la possibilità di difendersi e dove le prove, che il cittadino non ha neppure la possibilità di conoscere, sono interamente addotte, spesso fatte, dagli agenti. Il giudizio stesso poi è del tutto indifferente all' "innocenza" - e c'è da chiedersi che senso abbia più questo termine - o dalla reità, risentendo esclusivamente della "opportunità" per i mandatari della "corte". Opportunità di image, opportunità politico economica o socioculturale. "Sono le spie, in qualità di professionisti della seduzione e della persuasione, e dell'inimidazione, all'occorrenza, ad aver esercitato così validamente pressioni in Parlamento. Sono le spie che approveranno e sceglieranno ed istruiranno gl'avvocati; ancora le spie che produrranno testimonianze e prove che lo sfortunato ricorrente forse non vedrà né contesterà mai" (Le Carré). Siamo insomma alla realtà, che si credeva superata per sempre, dei tribunali de "Il Papa re", di Filippo il bello, del regime nazista. L' affaire Dreyfuss, ad esempio, ne svela parzialmente il volto. Viviamo dunque in Matrix, e, come lì, qualcuno osserva: "quale verità? Viviamo in una realtà fatta da immagini che il nostro cervello esperisce da dei dati ... Si tratta di porre, costruire, lo si chiami come lo si vuole, dei dati al cervello, di dare delle immagini alla gente, perché la gente vuole credere e credere a delle immagini ..." E' anche per questo che, a differenza di quella di Snowden, la denuncia di John Le Carré non suscita scalpore, pur essendo quella di un vecchio boss dei servizi di sua Maestà. Il nostro infatti denuncia l'operare vero dei servizi sin dai tempi della Guerra Fredda, ne ha poi disvelato il mutamento con la caduta del muro, e nel nuovo ordine mondiale. Denunce famose fatte sotto forma di romanzi altrettanto famosi, quali La talpa, La casa russa, Il visitatore segreto, all'ultimo A delicate truth. Ma come già per l'esempio italiano di "Romanzo criminale", non si tratta invero di romanzi, ma della realtà vera, ed in ispecie non solo di quella di Bush, ma anche di quella di Obama. 

francesco latteri scholten.