domenica 30 marzo 2014

Senato sì, Senato no, Grasso o Renzi?



Si spera che non debba finire con una sonora pagliacciata e beffa come per le Province, sostituite con i consorzi di Comuni, con il risultato che il loro numero non solo non è diminuito ma addirittura aumentato (insieme alle spese) e che i loro rappresentanti sono dei nominati e non più neppure degli eletti come almeno erano quelli provinciali: insomma i cittadini due volte truffati con una variante del vecchio gioco delle "tre carte", tanto più vergognoso quanto portato avanti proprio da quelle istituzioni che avrebbero dovuto tutelarli e che confermano un sempre più affermato feudalesimo della Casta. In questo senso chi scrive può condividere tanto l'affermazione del Presidente del Senato, Pietro Grasso, "il Senato resti un'assemblea di eletti", quanto quella del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, "mai più il bicameralismo perfetto, ormai abolito in tutti i Paesi del mondo". Il punto infatti rimane quello o di portare a compimento il disegno della Costituente del 1948 facendone una Camera delle Regioni, ovvero oggi, anno 2014, di unificarne compiti e funzioni con quelle dell' Assemblea Stato/Regioni (e perciò stesso differenziate da quelle della Camera dei Deputati), fermo restando la totale elettività dell'Assemblea, o di abrogarlo in toto con il doppio vantaggio di una maggiore rapidità dell'iter legislativo - ove verrebbe a mancare la "navetta" - e di una notevole riduzione dei costi (315 stipendi in meno, altrettanti collaboratori, auto blu etc, in meno anche il costo dell'intero palazzo). Il fatto che già la Costituente nel lontano 1948 abbia previsto una Camera delle Regioni e che le stesse siano state istituite solo negli anni '70 ed abbiano iniziato a "funzionare" nel decennio successivo, denota che più che di un problema di "architettura" istituzionale, si tratti di un problema storico. Il trentennio di ritardo è infatti dovuto ai non del tutto ingiustificati timori circa spinte iper autonomiste. Sono state sempre queste, una volta istituite le Regioni, a portarne lo sbocco della dinamica con lo Stato ed il Governo non in quella sede che sarebbe stata propria - vista la Costituente - ma in quel nuovo organismo a ciò costituito, che è l'Assemblea Stato Regioni. Fermo restando quest'ultima, oggi, l'istituzione di un Senato "Camera delle Regioni", quale avrebbe dovuto essere, finirebbe di fatto con l'istituire un organismo parallelo ad uno già esistente e per di più con gli stessi compiti e funzioni. Il nocciolo del problema dunque resta quello o di abrogare del tutto il Senato lasciando i compiti e le funzioni all'Assemblea Stato Regioni, oppure di unificarlo a questa. In ogni caso dovrebbe restare ben fermo il fatto di trattarsi di una assemblea di eletti e non di nominati.
francesco latteri scholten. 

giovedì 27 marzo 2014

Xi Jinping porta 18 Mld a Hollande, Obama un bel "Award you?" al Papa e a Renzi.



E' probabilmente sintetizzabile così il nuovo ordinamento mondiale di cui ci si ostina a non voler prendere atto. Tanto nell'opinione pubblica comune soprattutto del ns Paese, quanto nei media e purtroppo anche nei politici che avrebbero almeno il dovere, con tutti i soldi che prendono, di informarsi, rimangono ancorati schemi che sono invero a dir poco risalenti agli anni '70 se non prima. Basterebbe uno sguardo al calendario per capire che la realtà non è più quella, né può esserlo. Paradossalmente, almeno all'estero, se n'è accorto addirittura uno dei grandi vecchi dinosauri della politica quale l' ex Cancelliere Helmuth Schmidt, decisamente un progressista al confronto. Lui, da buon realpolitiker, è ben cosciente sia delle ragioni politico economiche e socioculturali di Putin, quanto, ancor più, della dipendenza dell'Europa - Germania 30% ed Italia 11%  - in primis dalla Russia, dipendenza da intrecci economici e soprattutto dipendenza energetica. Probabilmente era già a conoscenza delle derive guerrafondaie della Timoschenko venute a galla con le intercettazioni. Ma tant'è, la realtà di oggi è diversa. Non solo gl'interessi comuni con la Russia sono molto forti, ma è ormai molto forte la presenza di un altro grande attore sulla scena mondiale, precisamente quello di cui, ancora negl'anni '70 in un noto film si citava "la Cina è un gigante che dorme e lasciatela dormire, perché quando si risveglierà farà tremare il mondo". L'incontro Xi Jinping - Holland ne è la conferma e ne sono la tangibilità ben 18 miliardi di Euro (altro che i 10 promessi da Renzi agl'italiani!). Ma c'erano state delle avvisaglie significative, ad esempio in Africa, dove Muhammar Gheddafi - proprio grazie al sostegno della Cina - era assurto a Presidente della Conferenza panafricana, contro i voleri (e soprattutto gl'interessi) degli americani, e per questo era stato assassinato ferocemente. Altro esempio significativo anche se per molti aspetti paradossale e grottesco è quello della Sicilia, dove il maggior e più importante progetto di vero sviluppo dell'isola, l' HAB di Enna che doveva essere il più grande del Mediterraneo proprio per sfruttare l'ottima posizione di centralità sarebbe stato finanziato per intero e realizzato in soli tre anni proprio dai cinesi: ebbene gl'americani lo hanno bloccato ed hanno dato per caparra ai siciliani i MUOS, solitamente posizionati in zone desertiche a causa dell'elevatissimo gravame radioattivo, che difatti colpisce tutta l'isola con l'eccezione delle località site ai tre apici del triangolo insulare. Insomma - con buona pace di qualche iper localista separatista, che in qualche sogno drogato continua a farneticare di una Sicilia ennesimo Stato degli States - gl'interessi della Sicilia e dell'Italia, ma anche quelli dell'Europa non son più coincidenti con quelli americani. Viceversa, le sinergie con la Cina e con la Russia (con buona pace dei deliri guerrafondai delle intercettazioni della Timoschenko) sono ben più significative e promettenti di sviluppi e prospettive assai importanti come la visita di Xi Jinping all'Eliseo dimostra. Comunque sia Obama ha detto al Papa che se si troverà in difficoltà grave non esiterà a rivolgersi a lui: lo faccia subito, è il caso.
francesco latteri scholten.

martedì 25 marzo 2014

Gesù Cristo era Massone?



Sono molteplici gli scritti - dai semplici articoli, ai saggi, ai libri - che si occupano in modo, spesso prettamente scandalistico, ma a volte anche serio, del rapporto tra Chiesa e Massoneria, spesso in maniera diffamatoria per entrambe le istituzioni, con la Massoneria identificata come realtà luciferina e la Chiesa come con essa collusa. In essi si fa quasi sempre leva su diffusi pregiudizi sociali circa entrambe e sullo scandalismo popolare. Certamente rientrano in questo ambito le accuse di contatti massonici rivolte in particolare agli ultimi pontefici - Paolo VI, Giovanni Paolo II, BenedettoXVI, Franceso - e sono diversi e numerosi i documenti (veri o presunti tali) che circolano in rete e tra quelli più scandalistici senz'altro le immagini delle strette di mano massoniche con esponenti della Massoneria. Invero la presunta "luciferinità" è facilmente attribuibile alla presenza in alcuni dei simboli di età medioevale anche del teschio ed alla segretezza dei rituali stessi, che invero di satanico non hanno proprio nulla. Se da tutto questo si prescinde si è ricondotti invece sul piano valoriale e culturale e qui troviamo accanto a divergenze, che in alcuni periodi storici sono state anche di estrema cruenza, pure invece comunanze forti. La Massoneria nella sua forma attuale è infatti fatta risalire comunemente alla Gran Loggia d'Inghilterra di George Payne del 1717, in cui ne sono sanciti i rituali ma soprattutto i valori: Libertà, Eguaglianza e Fratellanza. Da qui i simboli: il compasso, ad indicare il giusto limite verso il proprio prossimo, linea di barriera contro l'errore; il livello ad indicare la difesa contro le seduzioni dell'orgoglio; squadra e filo a piombo le azioni umane secondo equità e giustizia. Se è vero che questi principi hanno trovato estrinsecazione nell'illuminismo e nella forma più cruenta nella rivoluzione francese che ha rovesciato con violenza i regimi monarchici e colpito la Chiesa che arbitrariamente li avvallava, è vero anche che essi non sono in linea di principio in opposizione al vangelo e qui l'appartenenza alla Massoneria di uno dei teologi più insigni, il Card. Newmann è significativa. I contrasti qui riportano invero alle radici più lontane ed antiche della massoneria, siamo al 1006 a.C., il tempo del Re Iram, il quale inviò muratori fenici per la costruzione del Tempio in Gerusalemme. E' questa la radice da cui origina la diffusione massonica nella Grecia e nel Medioriente antico, compresa la Palestina dove è portata avanti dalle comunità dei "Terapeuti" e degli "Esseni" cui sarebbe appartenuto anche lo stesso Gesù di Nazareth. Il ritrovamento, alcuni decenni or sono, presso Qumran degl'omonimi rotoli risalenti al 70 a.C., danno conferma di ciò in quanto contengono pressocché per intero il "Discorso della Montagna" o "delle Beatitudini", nucleo centrale della filosofia di ns Signore. Quanto il contrasto per la concezione teologica anitidogmatica, per la concezione sociale e della donna fosse irriducibile con il dogmatismo, il legalismo e la misoginia giudaica, la Sua crocifissione è lì a dimostrarlo. Invero le prime comunità cristiane, con Pietro, Giacomo e Giovanni, e soprattutto l'apostolo Paolo, portarono ad un sincretismo tra la concezione essenica e quella farisaica, ma come le vicende dello stesso Paolo testimoniano, la cosa non fu affatto del tutto pacifica ed i contrasti tra le opposte concezioni si protrassero invero nei secoli. E, qui è il dogmatismo farisaico a realizzare istituzioni quali l' Inquisizione, è esso unito alla misoginia farisaica a dare le cacce alle streghe e così via. Sono invece personaggi quali Benedetto XIV (Papa dal 1740 al 1758) a riportare in auge la Chiesa: con i concordati con molti Stati, con la riforma delle finanze, con quella dello Stato pontificio, con quella del clero e così via. Certo, è stato un Papa massone, ma, il "Discorso della Montagna" non lo è pure?
francesco latteri scholten.

sabato 22 marzo 2014

Grande Oriente d'Italia: nuova sede e nuovo Gran Maestro.



Sono stati gl'ultimi ad andarsene, prima erano tutti lì, dalle parti di piazza del Gesù - sede storica dei gesuiti - : la sede nazionale della Democrazia Cristiana, a pochi passi, in Via delle botteghe oscure, quella del Partito Comunista, a metà strada Via Gaetani, dove il ritrovamento del corpo di Aldo Moro segnava il divieto sancito da Yalta ad una terza via, e, sempre lì intorno la sede del Grande Oriente d'Italia, palazzo Giustiniani, frequentato, si vociferava, tanto dagli iscritti all'uno quanto all'altro dei due partiti, ma anche da prelati (porporati compresi) e togati. Non si capiva bene all'epoca se e quanto personaggi come Giulio Andreotti o Licio Gelli facessero parte o meno del Grande Oriente e se e quanto invece di una loggia detta P2. Da allora di acqua sotto i ponti del Tevere ne è passata, il Vaticano a cui non piaceva lo strabordare specie nella base giovanile della linea di Moro ha pilotato su CL e da lì con Formigoni su Forza Italia, seguito a ruota da quasi tutti i maggiorenti DC tranne qualche transfuga approdato (è ad es. il caso di Enrico Letta e di Matteo Renzi) al PD. Oggi, dalle parti di piazza del Gesù - a parte qualche gesuita - non rimane praticamente più nulla: c'è un reliquiario di qualche brandello DC (adesso si chiama unione o partito dei casini o qualcosa del genere), Forza Italia - che sta naufragando come la DC di allora e Moro aveva ben visto che la linea alternativa voluta dal Vaticano era destinata a questo - è a San Lorenzo in Lucina, il PD è invece a Sant'Andrea delle Fratte. Dunque con lo spostamento anche della sede del Grande Oriente d'Italia alla nuova sede in Via delle Medaglie d'oro, palazzo Ernesto Nathan, il decentramento è completo. Il nominativo cui è intestata la nuova sede è illustre non solo per la massoneria ma anche per il mondo politico e socioculturale del primo Novecento, Ernesto Nathan, infatti, di origini ebraiche, è stato figura di rilievo per la capitale, di cui fu tra l'altro uno dei migliori sindaci ricoprendo l'incarico dal 1907 al 1913. A segnare la continuità è la dicitura sulla vetrata d'ingresso della nuova sede che specifica come essa sia stata espressamente voluta da Gustavo Raffi, Gran Maestro uscente. C'è qualche parallelismo, ma anche differenza con la politica: lì continuamente si cambia tutto, sedi, nomi, simboli, uomini (un pò meno) etc per non cambiare niente, qui si cambia solo la sede, nomi e simboli restano, resta la dottrina e la pratica, semplicemente, per fine mandato si elegge un nuovo Gran Maestro. E' l'affermato giornalista senese Stafano Bisi, il cui insediamento, come l'inaugurazione della nuova sede, sono stati gratificati da una missiva augurale dello stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano...

francesco latteri scholten.

giovedì 20 marzo 2014

Lupita Nyong'o successore della Roberts?



Forse è ancora presto per dirlo, certamente la Roberts era l'altra ed affermatissima candidata alla "nomination" come miglior attrice non protagonista anche se per lei l'attribuzione della celebre statuetta sarebbe stata un'autorevole conferma ad una carriera da tempo mondiale e non necessitante di ulteriori riconoscimenti ufficiali, a differenza della giovane laureata della Yale School of Drama. Il film è "12 anni schiavo", ed il ruolo di non protagonista è quello di una giovane schiava vittima di soprusi e violenze. Un ruolo di borderliner ed è forse il tratto che la accomuna ai ruoli della Roberts debuttante di ormai diversi decenni addietro e che sono divenuti icone hollywoodiane (e mondiali) nei rispettivi generi, da "Pretty woman" a "Mona Lisa Smile". Se per Julia Roberts il nominativo più indiscutibilmente affermato era quello del suo partner sullo schermo, Richard Gere, per Lupita lo è invece quello di chi dietro lo schermo la dirigeva nelle riprese: il regista di "12 anni schiavo" è infatti nientemeno che il grandissimo Steve Mc Queen in persona, che quest'opera riconferma come regista di primissimo livello. Meno sbarazzina ed improvvisata sullo schermo e nella realtà della Roberts dell'epoca, Lupita è più professionale ed affermata di per sé: figlia di un senatore keniota, ha debuttato come attrice con "Romeo e Giulietta" a 14 anni, per passare a 17 allo Hampshire College del Massachussett, e poi, giovanissima, ad assistente di produzione per "Il giardiniere tenace" dall'omonimo romanzo di Le Carré. Certo è che, al pari di Julia Roberts, le piace quello che già De Niro e Depardieu avevano definito essere l'essenza dell'essere attore: immedesimarsi. E, in proposito, se da giovane era forse titubante al punto da dire "non ero certa che avrei fatto questo lavoro: a casa nostra c'erano sempre artisti, ma recitare era un passatempo, una cosa da tempo libero", oggi, Lupita dichiara esnza esitazione: "Fare l'attore significa vivere vite diverse, anche provare disagio e paura. Mi piace per questo..." L'assegnazione della statuetta segna il passaggio del "testimone" con la Roberts? E' presto per dirlo. Per adesso si può dire con certezza che segna una indiscutibile attestazione al merito.

francesco latteri scholten.

venerdì 14 marzo 2014

Mass Media: Papa Francesco e il clericalismo degl'anticlericali.



Una rapida disamina dei media internazionali e nazionali in occasione del compimento del primo anno di pontificato di Papa Francesco conferma un vecchio paradosso con cui dovetti confrontarmi all'atto pratico per la prima volta al liceo. Il mio professore di filosofia del liceo - un grande - un laico della sinistra accademica, al cui consiglio debbo di essermi recato all'epoca a Cosenza ad acquistare alla libreria universitaria un'antologia di testi sartriani a cura dell'ottimo Sergio Moravia, ebbene fu lui (e non invece il mio prof. di religione) a farmi conoscere Agostino, Anselmo, Cusano, Tommaso e, si capisce, anche Telesio, Moro, Bruno, Spinoza. Una realtà, che ho poi dovuto constatare nel tempo sino ad oggi, connotativa del panorama culturale specie europeo: sono soprattutto le grandi figure laiche, spesso tacciate a torto o a ragione di "anticlericalismo" quelle che maggiormente ci fanno confrontare davvero con le tematiche cristiane e ce le fanno approfondire, e che anche denunciano implicitamente una grande passione per il cristianesimo stesso. Sono qui esemplari ad esempio le figure di Eugenio Scalfari e di Umberto Eco. Quest'ultimo vero esperto e cultore di filosofia cristiana medioevale è quello che maggiormente è stato capace di diffonderla in ambito culturale illustrandola dall'ottica più pertinente: quella di un grande semiologo e gli scritti su Tommaso e specie il romanzo "Il nome della rosa" sono quelli che hanno dato il maggior contributo dell'ultimo trentennio. Parimenti Eugenio Scalfari in un ambito più giornalistico e dunque più vasto e popolare anche se non per questo meno impegnato. E' suo l'incontro accademico con Papa Francesco, riportato poi su "Repubblica" ed è suo il "Dialogo tra credenti e non credenti" che maggiormente ha diffuso le tematiche cristiane attuali e l'ottica del nuovo Pontefice e le loro ultime problematiche. Oltre allo stesso Scalfari e Papa Francesco vi intervengono nomi quali Leonardo Boff, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Gustavo Zagrebelsky ed altri. In quest'aspetto dunque il pontificato di Papa Francesco conferma invariato il trend precedente, ed un indice significativo è proprio la risonanza data dal primo anniversario del suo pontificato, avvenimento celebrato certo dalla stampa cattolica con la dovuta risonanza, ma poi solo dai cosìddetti "anticlericali", mentre è praticamente ignorato - un silenzio sicuramente troppo ingombrante e comunque sospetto - da tutto il resto dei media non solo italiani. Segnatamente all'estero colpisce il fatto che, tra i più noti, sia proprio "Der Spiegel" da sempre non proprio simpatizzante del cattolicesimo, a dare maggior risalto all'avvenimento con una nutrita serie di articoli, tra cui, in apertura, "Franziscus, der ein bisschen anderen Papst", la stampa francese, di contro - con buona pace del fatto che la cultura francese sia ritenuta comunemente più ortodossa di quella tedesca - praticamente lo ignora.  Similmente per i media italiani, dove a parte gl'interventi di Scalfari di alcune settimane addietro, solo "La Stampa" che paraltro ha da qualche tempo creato "Vatican Insider", dedica spazio di rilievo all'avvenimento. Stiamo assistendo ad un inizio di sincretismo? Quello che è certo è che i cosìddetti anticlericali sono quelli che poi hanno in comune molteplici valori civici ed ideali con il cristianesimo, specie cattolico, anche se poi affrontati e svolti da ottiche ed orizzonti diversi e nutrano quindi comunanze cospicue fatte salve divergenze anche notevoli e, probabilmente il primo a chiarirlo autorevolmente fu Victor Hugo con "I miserabili". Il dato di fondo che emerge è invece quello inconfutabile del sorgere di una cultura altra, che si distanzia sia dal cristianesimo, sia, come ben ha notato Eugenio Scalfari in "Per l'alto mare aperto", dalla cultura laica di stampo illuministico. Un "Post- Moderno"? No, perché il PostModerno è stato ben definito ad es. da Gianni Vattimo ed ha connotazioni radicalmente diverse e per molti aspetti ancora raffrontabile con tematiche sia cristiane che laiche. Si tratta di un "altro" che è in aperto divenire ed ancora non ben definibile, ma che anzitutto ignora e si nega al confronto: non gl'interessa. Ma con questo nega le proprie radici ed è grave.

francesco latteri scholten.

mercoledì 12 marzo 2014

Un anno fa il Conclave.



"Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto. Incontamente intesi e certo fui che questa era la setta d'i cattivi, a Dio spiacenti e a' nimici sui. Questi sciaurati che mai fur vivi..." (Inferno, III, 58 - 64). Ed ancora: "Lo ciel poss'io serrare e disserrare, come tu sai; però son due le chiavi che il mio antecessor non ebbe care..." (Inferno, XXVII, 103 - 105). E' assai severo il giudizio di Dante su Pietro da Morrone, eletto Papa il 5 luglio 1294 con il nome di Celestino V e dimessosi 5 mesi dopo. Il giudizio dantesco non è stato unanimemente condiviso nella Chiesa, tanto che Papa Clemente V invece lo canonizzò nel 1313. Si tratta, come per altre nella Chiesa e nella sua storia, di una vita senz'altro segnata dal divino e soprattutto dal mistero: una vocazione eremitica fortemente anche vissuta, la chiamata alla maggiore funzione pubblica che la Chiesa possa offrire, al tempo stesso una realtà post dimissionaria in cui in tempi che ancor oggi sarebbero da record, si realizza una delle più importanti Basiliche della sua epoca, quella di Collemaggio in cui è tutt'ora sepolto. Chi e cosa egli abbia rappresentato nella Chiesa resta tutt'ora avvolto nel mistero. E' facile scorgere prontamente dei parallelismi con Joseph Ratzinger, secondo Papa dimissionario, l'anno scorso. Qui l'eremo è quello dell'erudizione teologica, delle varie Università e delle loro Facoltà. Si tratta di un eremo che porta alla ribalta, ed in grande, una ribalta storica, la più importante dell'era contemporanea: quella del Concilio Vaticano II. Lì il Prof. Ratzinger è il più importante dei giovani teologi progressisti, il primo alfiere del progressismo ed è in questo ruolo che dà un'impronta decisiva al Concilio stesso. E' la catapulta per una realtà che dall'eremo delle cattedre accademiche proietta - seppur con la nota discrezione che sempre lo ha contraddistinto - inevitabilmente sotto i riflettori cui per forza viene a trovarsi il teologo più importante, per di più anche prima Cardinale e poi addirittura a capo della Conferenza per la dottrina della Chiesa (l'ex Sant'Uffizio), insomma il numero 2 del Vaticano. Sin qui abbiamo storia e ruoli di vita tutto sommato conciliabili con un pò di destrezza - e ne ha ben tanta - con la vocazione personale di fondo, anche se sul piano teologico, pur restando fermo l'impianto dottrinale, bisogna registrare uno spostamento di fatto da leader dell'ala progressista a leader di quella conservatrice (il verso di Dante non è del tutto ingiustificato), di cui diventa un esponente intransigente che causerà l'allontanamento o la marginalizzazione di molti della sua ex area, tra cui Kung e Martini. La nuova nomina, quella a Pontefice è invece poco conciliabile con la vocazione di fondo di Benedetto XVI, si tratta infatti - per usare una semplificazione di quelle a linee oceaniche - del passaggio da primo professore e teologo a primo parroco della Chiesa: il parroco del Mondo. Il nuovo ruolo infatti, sebbene non presenti alcun genere di problematiche sul piano teologico, dottrinale, e, neppure - checché se ne dica - su quello politico e diplomatico, ne presenta divesri e molteplici sul piano personale, a cominciare, come già anche per Pietro da Morrone, dall'età. E' la presenza del Divino e della Grazia nella storia della Chiesa a volere così? E' certo che a Celestino V è seguito Papa Bonifacio VIII, uno dei pontefici più importanti della Storia, e Papa Francesco sembra ripetere la cosa...

francesco latteri scholten.

lunedì 10 marzo 2014

Legale anche in Italia cannabis terapeutica: il testo della nuova legge vigente.



La decisione del Governo Renzi di non impugnare la legge regionale dell'Abbruzzo 13.9.2013, proposta dopo il ricorso a noti scienziati dal consigliere Maurizio Acerbo PRC, rende effettiva la legge stessa. Ne pubblichiamo il testo.



 Modalità di erogazione dei farmaci e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche 

RELAZIONE 
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, 
il Ministero della Salute, con Decreto del 18 aprile 2007 ha aggiornato le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, ed ha posto nella Tabella II delle sostanze stupefacenti dotate di proprietà terapeutiche, alla sezione B, alcuni cannabinoidi derivati naturali o di sintesi della Cannabis. 
Il decreto Ministeriale rende possibile prescrivere ed utilizzare questi principi attivi, quindi mette nella disponibilità un ulteriore strumento terapeutico per la cura palliativa del dolore o per altre applicazioni terapeutiche in molte forme di disabilità fisica e mentale a discrezione del medico, dietro presentazione di ricetta medica, da rinnovarsi di volta in volta nel caso di preparazioni magistrali. Non essendo infatti a tutt'oggi disponibili in commercio nel nostro Paese farmaci e specialità medicinali a base di cannabinoidi di produzione nazionale o comunque dotati di Autorizzazione all'Immissione in Commercio per l'Italia, ma solo preparazioni galeniche magistrali, l'unica normativa nazionale di riferimento per tali farmaci è il Decreto Ministeriale 11-2-97, relativo all'importazione di farmaci esteri direttamente dal produttore da parte delle Farmacie del servizio sanitario pubblico, per utilizzo in ambito ospedaliero ed extra-ospedaliero. 
Con il riconoscimento e la regolamentazione dell'accesso ai derivati medicinali della pianta di cannabis e degli analoghi sintetici, avvenuta nel nostro Paese solo in questi ultimi anni, lo scenario è mutato e la fruizione della terapia è formalmente un dato acquisito, ma è divenuta necessaria una legge regionale applicativa delle norme quadro nazionali, al fine di poter evitare in futuro le attuali confusioni ed equivoci, causa illegittima di grave ed ingiustificato danno ai malati. La presente proposta di legge è pertanto un "protocollo attuativo" delle norme già pienamente in vigore a livello nazionale, si limita a riunirle ed integrarle in un unico testo per il loro razionale utilizzo a livello regionale, al fine di evitare perdite di tempo gravemente nocive per il malato. 
Oltre alla terapia palliativa del dolore ed all'utilizzo in neurologia ed oncologia, o come lenitivo degli effetti collaterali delle chemio e radio-terapie, molte sono le patologie ed i disturbi d'interesse per medici e pazienti, non solo il glaucoma, ma l'epilessia, molte altre patologie neurologiche, alcune patologie psichiatriche, lo stress post-traumatico, l'emicrania, la depressione, Traumi cerebrali/Ictus, malattie infiammatorie croniche intestinali quali morbo di Crohn e colite ulcerosa, l'astenia, l'anoressia ed il vomito anche gravi, la sindrome bipolare e quella di Tourette, la spasticità muscolare, il prurito irrefrenabile, l'artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie/autoimmuni croniche, l'asma bronchiale, malattie neurodegenerative quali morbo di Alzheimer, còrea di Huntington e morbo di Parkinson, patologie cardiovascolari, sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze e la Sindrome di Immunodeficienza Acquisita (Aids), nella quale 2 


solo raramente si hanno dolori neuropatici ma spesso si osserva grave deperimento organico ed inappetenza. 

In letteratura si trova una vasta documentazione dell’uso terapeutico della cannabis. La difficoltà per i medici di utilizzo sicuro per finalità terapeutiche dei principi attivi, contenuti nella pianta in concentrazioni variabili, è stata da qualche anno superata dalla produzione e commercializzazione secondo standard europei di Cannabis flos naturale sterilizzata ed in contenuto standardizzato e titolato di principi attivi cannabinoidi. Oltre alla crescente mole di studi scientifici che scoprono ed approfondiscono le singole proprietà terapeutiche dei cannabinoidi nelle varie forme, combinazioni e modalità di assunzione per le varie patologie, le esperienze cliniche internazionali dello scorso decennio e le testimonianze dei pazienti hanno mostrato per i cannabinoidi una apprezzabile efficacia nel trattamento di particolari sintomi, associata ad una minore incidenza di effetti collaterali di rilievo rispetto a molti dei farmaci di comune impiego. 
Dimostrata l'utilità di tali terapie, va considerato che la volontà di non dipendere più dalle importazioni per la cannabis medicinale in un prossimo futuro è stata espressa dal Senato con l'approvazione dell'ordine del giorno G-102, presentato dai senatori radicali, in occasione dell’approvazione del ddl n. 1771 il 16.9.2009 recante norme sulle "terapie del dolore e cure palliative" attualmente in vigore, con il quale si impegnava il Governo a verificare in tempi brevi la fattibilità di una convenzione con lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, per la produzione o lavorazione di Cannabis medicinale coltivata in Italia ai fini della fornitura al servizio sanitario pubblico. 
Con questa pdl si propone all’art. 6 di stipulare una convenzione a livello locale con lo stesso Stabilimento o con uno dotato delle medesime autorizzazioni alla produzione di principi attivi stupefacenti a fini medici, da individuarsi nella nostra regione. Tale accordo consentirà ai malati ed al servizio pubblico della nostra regione di non dipendere esclusivamente dalle importazioni per l’approvvigionamento della cannabis medicinale, di razionalizzare le spese che possono in questo modo, essere drasticamente ridotte e soprattutto di ridurre i tempi di attesa che i malati non dovranno più sopportare. In Italia il farmaco può essere prescritto ed ottenuto su esclusiva responsabilità del medico richiedente, potenzialmente per qualunque patologia o sintomo senza limitazioni. Anche la eventuale scelta di fare una prescrizione off-label è riconosciuta come di esclusiva competenza del medico prescrittore, come avviene per tutti gli altri farmaci. Nel frattempo, la collocazione in Tabella II sezione B consente l’importazione di tali medicinali, come per gli altri stupefacenti e psicotropi iscritti nella sezione B della tabella II, in caso di carenza sul mercato italiano come nella situazione attuale, secondo le modalità di cui al già citato DM 01/02/97, che richiede al medico una dichiarazione sulla inadeguatezza delle alternative terapeutiche disponibili per trattare il paziente che sta seguendo, ed alle modalità di cui alla circolare Ministeriale N.D.G.F.D.M./VIII/C.1.b.a/33499 del 3 ottobre 2006. 
L'inserimento in Tab. II-B consente inoltre la reperibilità delle sostanze in oggetto tramite distributore-grossista autorizzato dal Ministero della Salute, con magazzino sul suolo nazionale per la fornitura alle farmacie dotate di laboratorio galenico, comprese quelle ospedaliere. Tali sostanze sono da utilizzarsi per le preparazioni magistrali o ospedaliere. In questo caso la carenza di valide alternative terapeutiche e l'autorizzazione dell'Ufficio Centrale Stupefacenti non sono requisiti necessari. Va chiarito che la carenza di adeguata e percorribile alternativa terapeutica, come già scritto a proposito della prescrizione off-label, è una valutazione che spetta esclusivamente al medico per quel determinato singolo 3 


paziente, il quale è partecipe della sua decisione, sono scelte terapeutiche effettuate caso per caso e non un teorico standard predefinito ed immutabile. 

Nel caso di farmaci esteri e quindi importati per tramite delle farmacie del servizio pubblico, la spesa resta a carico del Servizio Sanitario Regionale (SSR) solo qualora il medico richiedente sia alle dipendenze di struttura pubblica e il paziente sia trattato in regime di ricovero o soggetto a day hospital o percorso ambulatoriale o in regime di Assistenza domiciliare integrata. Nel momento in cui un paziente viene dimesso, la fornitura viene garantita sempre a carico del SSR se si ravvisa un’esigenza di continuità terapeutica con il ricorso al farmaco estero la cui somministrazione è iniziata in ambito ospedaliero. Nel caso di preparazioni galeniche magistrali contenenti cannabinoidi da parte delle farmacie dotate di laboratorio galenico, prescrivibili da qualunque medico su ricetta bianca da rinnovarsi di volta in volta, come per le altre sostanze elencate nella tabella II B, la spesa è a carico del SSR solo qualora il medico prescrittore sia alle dipendenze del Servizio Pubblico ed utilizzi il ricettario SSR per la prescrizione, o se i galenici sono preparati e utilizzati in ambito ospedaliero. La spesa resta a totale carico del paziente quando le preparazioni magistrali da parte delle farmacie private sono su prescrizione di un medico privato. 

sabato 8 marzo 2014

Vittoria: sì alla cannabis terapeutica anche in Italia.



Vittoria finale della strategia voluta dal segretario nazionale del PRC Paolo Ferrero, la quale si volge alla normazione regionale quale strumento decisivo per proporre input nazionali e cambiare al tempo stesso il quadro normativo nazionale. Decisiva l'azione del consigliere regionale abbruzese del PRC Maurizio Acerbo, che aveva elaborato la legge regionale che raccoglieva molteplici istanze di numerosi cittadini e del mondo sanitario e terapeutico, facendo ricorso a diversi scienziati affermati. Si è giunti così alla legge "Modalità di erogazione dei farmaci e preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche", presentata l'11 settembre 2013 ed approvata il 4 gennaio u.s.. Punti salienti della legge - ha sottolineato Paolo Ferrero - sono tra l'altro "la produzione in Italia ed a basso costo dei cannabinoidi per il Servizio Sanitario nazionale con il dovere per quest'ultimo di erogarli a chi ne ha bisogno su tutto il territorio nazionale." Maurizio Acerbo invece sottolinea l'importanza di "...affidare anche ai medici di base la prescrizione dei cannabinoidi per le cure terapeutiche..." La decisione del Governo Renzi di non impugnare la legge Acerbo - a differenza di quanto fatto circa le leggi regionali dal governo Monti - è stata giudicata dallo stesso Acerbo quale "una vittoria del buon senso perché già il ministero aveva autorizzato l'uso terapeutico e l'Abbruzzo diventa capofila perché lo ha disciplinato". Insomma, finalmente siamo più vicini all'Europa ed agli USA.

francesco latteri scholten.

venerdì 7 marzo 2014

Willem Dafoe: ed è di nuovo Pasolini.



L'interprete, Willem Dafoe, è un grande che non ha bisogno di presentazioni, professionalità al top, una mimica che riprende l'originale alla perfezione, bravissimi anche i truccatori, e così il risultato è davvero strabiliante. C'è chi dice, dopo averla ascoltata e confrontata con l'originale, che anche la voce sia identica al punto da ritenere forse di non doverla doppiare... Chi scrive tuttavia, da cultore di testi pasoliniani, da "Scritti corsari" a "Petrolio" (soprattutto, da filosofo), non ha potuto esimersi da un confronto più attento con le tantissime immagini dell'originale. Ebbene, l'originale ci piace di più, è inconfondibile, al tempo stesso più metafisico e più umano, il paradiso e l'inferno, il giorno e la notte, l'angelo ed il demone. Come d'altronde era lui, le sue poesie, i suoi scritti, i suoi film. Faust e Mefisto dove alla fine Goethe lascia che il primo si salvi tramite la bellezza... Orgiastico o eucaristico come la scena sul pratone della Casilina di "Petrolio"... L'immagine che meglio lo riassume è quella con il Crocifisso in cima al Golgota sullo sfondo, dove Dio e l'uomo muoiono insieme per insieme in quel momento preciso immortalarsi: il Regista e l'Interprete. Oggi il regista e l'interprete sono ovviamente cambiati e, se la rassomiglianza fisica è maggiore per l'interprete, quella professionale e anche umana è maggiore per il regista. Escluso l'alcool e la droga - è "uscito" da un anno e mezzo grazie alla comunità di Leo Amici nel napoletano - e la connotazione religiosa di stampo buddista, Abel Ferrara, nonno italiano, presenta similitudini di vita affini a quelle di 3P: "Ragazzi di vita", la strada, la violenza, ma anche la bellezza, anche se nel suo caso i luoghi sono ovviamente diversi: il famigeratissimo Bronx invece di Casarsa. Per entrambi tuttavia, il regista e l'interprete, l'obbiettivo è estremamente ambizioso, ma al tempo stesso assai difficile. Estremamente geniale, divino e maledetto, Pasolini è irriducibile, è insemplificabile, uno Spirito ed un pensiero connotati dalla vastità, dalle contrapposizioni più abissali, ineffabile, ed in questo è il suo fascino. La scelta di Ferrara è stata così quella di concentrarsi solo sulle ultime 24 ore di vita di Per Paolo, dall' 1 al 2 novembre del 1975. E' una scelta che ha indotto molti a pensare che il film voglia allora far luce di nuovo sul "caso Pasolini", cosa smentita da Abel in una recente intervista: "Me ne fotto. Questo è un film, non un'indagine. Non me ne frega niente di chi l'ha ammazzato e come. Io mi occupo della tragedia, di quello che abbiamo perduto. Pasolini è morto a 57 anni, avrebbe potuto continuare a dire e fare tantissimo..." L'esito quale espressione ultima radicale e profonda del senso di una vita pienamente vissuta, la via a Gerusalemme, la croce sul Golgota. Rilke scriveva, "... dà, o Signore, a ciascuno la sua morte."

francesco latteri scholten.

mercoledì 5 marzo 2014

Niente Oscar per miss Miliardo alias Julia Roberts.



Gl'anni del suo debutto vero, quello mondiale, cominciano ormai ad allontanarsi nel tempo. Il ruolo era quello da sempre dannato, poeticizzato e mitizzato della luccioletta da marciapiede, assoldata per 3.000 dollari, per accompagnarlo per alcune settimane, da un miliardario yuppie, interpretato da Richard Gere. E' la trama tutto sommato semplice di uno dei cult hollywoodiani del Novecento: Pretty Woman. Sempre da border liner anche il ruolo nell'altro grande successo mondiale, dove interpreta una giovane professoressa universitaria femminista, molto brillante e molto bohémien ed anticonformista: Mona Lisa smile. C'è poi Erin Brokovic, giovane mamma disoccupata che riesce a farsi assumere dal titolare di uno studio legale e lì a portare a termine una class action contro una multinazionale. Sono i titoli più noti e nei quali Julia interpreta ruoli che tutto sommato hanno qualcosa di lei, molto nel caso di Mona Lisa. Meglio, di lei quand'era agli inizi. Quanto rimanga oggi della Julia Roberts di allora non ci è dato sapere, speriamo il più possibile e molto. E' una delle attrici che più ha fruttato ad Hollywood, ben oltre tre miliardi di dollari, insomma al top del top. E' proprio questo però ad averla innalzata ormai da tempo al ruolo di una delle più grandi managers della capitale mondiale del cinema e con questo portandola ad una vita di fatto ben lontana dalla sua originaria e da quella delle sue prime interpretazioni. La professionalità resta ovviamente al top assoluto, ma ormai manca quel pizzico di spontaneità naturale causa tra le altre del raggiungimento dei vertici mondiali con le prime pellicole. Niente Oscar dunque - a dispetto di una nomination come miglior attrice non protagonista - da parte di una Hollywood che però continuerà di sicuro a divizzarla ed a tenerla nel proprio cuore (e soprattutto nel proprio portafoglio).

francesco latteri scholten

sabato 1 marzo 2014

Ucraina: secessione della Crimea soluzione migliore (anche se di Putin).



Possono a pieno titolo essere annoverati tra i maggiori del Novecento gl'eccidi in Ucraina - 6 milioni di morti il primo, 23 milioni il secondo - cifre che nulla hanno da invidiare a quelli assai più noti di Hitler o di Stalin. Alle loro origini motivazioni economiche e sociopolitiche, ideologiche e strategiche: da sempre la vasta regione è infatti soggetta da un lato agl'influssi occidentali (Polonia e Germania), dall'altro a quelli russi. Lo "spartiacque" tra le due aree d'influenza può in linea di massima esser considerato lo Dneepr, ad Est del quale prevale l'influsso russo ed il russo è anche la lingua propria della maggioranza della popolazione e con essa le tradizioni. Si tratta di una linea d'influenza che si è ora allargata (l'ultima volta sotto il dominio sovietico) ora ristretta a seconda dei periodi storici e dei rapporti economici. La rivolta popolare dei giorni scorsi (ed ancora perdurante) che ha portato, con il sostegno all'ex premier ucraino Janukovic, all'issamento della bandiera russa sul parlamento crimeo, sebbene anche istigata e sovvenzionata da Putin, ha delle notevoli e forti radici storiche e culturali, nonché economiche e militari. La presenza russa, adesso incrementata di 2000 uomini di reparti addestrati, è già forte di per sè: 25.000 uomini, 388 navi da guerra, 161 aerei, e molteplici basi ed installazioni militari, tra cui di particolare importanza quelle di Kacha e Gvardeyskaya. La politica di Putin, dall'Occidente più o meno accusata a torto o a ragione, dice sostanzialmente, con l'issamento della bandiera russa ad opera dei controribelli crimei una cosa sola: la crimea è nostra e ce la teniamo noi, se necessario con la forza. Visti i precedenti storici di cui sopra, il sancimento di questo status quo - ovvero della secessione di fatto della Crimea - è sicuramente la cosa più auspicabile, con buona pace di Julia Timoschenko e dei suoi.

francesco latteri scholten