"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure." Così l'articolo 21 della ns Costituzione. In Italia c'è un volto che da Samarcanda ad Annozero a Servizio Pubblico ha incarnato pienamente quest'articolo, che del resto accomuna la nostra alla Costituzione degli USA e di tutti i Paesi liberi, e che è inscritto nei diritti fondamentali dell'uomo e della persona: il volto di Michele Santoro. Un volto che il regime postdemocristiano di don Silvio ha cercato in ogni modo e con ogni mezzo di cancellare. Una lotta impari tra Davide e Golia. Chi scrive è orgoglioso di aver sempre sostenuto Davide. Golia, don Silvio, è finito come aveva preconizzato uno dei giornalisti italiani più grandi, Indro Montanelli, e le sue parole profetiche paiono oggi idealmente indirizzate proprio a Michele Santoro: "Finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. E sarà stato inutile avere ragione. Un giorno ti si chiederà di scrivere un articolo sulla fine di Berlusconi e non ne avrai più voglia." Non ne hanno più voglia neanche gl'italiani ed i sondaggi confermano per il Partito di quel volto una percentuale oscillante intorno al 7% in calo. Pur di non vederlo più si guarda ovunque ed a chiunque. Michele, per fortuna hai vinto, e nel nostro piccolo con te anche noi, e siamo milioni, poco meno di dieci è stato lo share massimo. Giovedì su La7 alle 21.10 saremo tutti lì a Servizio Pubblico, tu da un lato dello schermo, noi dall'altro, ma con te, orgogliosi di te e dei tuoi: di Travaglio, di Ruotolo, di Vaurro e tutti gl'altri. L'antico detto romano si è avverato: Audaces fortuna juvat.
francesco latteri scholten.
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