martedì 23 novembre 2021

In libreria “Scritti su San Tommaso” la nuova monografia universitaria.

 


La nuova monografia è un testo che, finalmente, esce dalle stantie griglie in cui l'Illuminismo aveva costretto l'età di mezzo ed i suoi più autorevoli rappresentanti culturali, ricordiamo tra i diversi, Dante, Petrarca, Boccaccio, San Bonaventura, e tanti altri. Un'età dunque di splendore culturale, architettonico, civile. Fuori dalle griglie di maestro oscurantista che lo attanagliavano anche la straordinaria figura dell'aquinate, che visto da vicino è invero assai simile al Guglielmo da Baskerville de “Il nome della Rosa”. San Tommaso d'Aquino, un personaggio straordinario, nobile e credente, inizia la sua formazione alla laicissima Università di Napoli (da poco fondata), sceglie di entrare in un Ordine mendicante, contro i voleri della famiglia che provvede a farlo sequestrare e manda anche una bella tentatrice... ma lui fugge... Si reca a Colonia ed a Parigi al seguito di Sant'Alberto Magno, cui lo accomuna l'amore per lo studio e la Libertà. Così a Parigi Tommaso sarà sulle barricate con studenti e professori a rivendicare la Libertà di apprendimento e di insegnamento. Con la passione per un sapere a 360°, anche quello non "ortodosso", i due riescono a procurarsi i testi di Aristotele, perduti in Occidente, direttamente dagli arabi,(anche gl'originali greci). Lo Stagirita arriva così di nuovo in Europa ed è tradotto da un amico di Tommaso. Si pongono così le basi di una filosofia cui pilastri sono quelli (confermati dalla scienza contemporanea) del De Anima di Aristotele. In questa nuova monografia ci si avvicina progressivamente alla filosofia e teologia del nostro attraverso le opere dalle prime (De Ente, Ebdomadi, Trinità di Boezio) sino ad una prima esposizione compiuta con la Somma Teologica. Si trattano quindi le nature più elevate, gl'Angeli, la cui trattazione tomista è tra le più celebri. Ci si addentra poi nella Metafisica partendo dalla evoluzione dell' "Essere" dalle prime concezioni indefinite, a quella aristotelica di Coscienza per arrivare a quella tomista di Persona e si procede quindi alla disamina di questa Metafisica con guida il De Veritate... Una succinta esposizione del De Potentia ed infine il De Malo e la demonologia chiudono il volume.

francesco latteri scholten

lunedì 7 settembre 2020

Pier Paolo Pasolini e “San Paolo”... nel XX secolo.

  


E' la ricostruzione più autentica e geniale ed al tempo stesso affascinante della figura dell'Apostolo delle Genti. Tuttavia quello di Pasolini, composto nel 1968, è un volume che, sebbene ne abbia il formato, non è un libro bensì la sceneggiatura di un film rimasto ahimè inedito. Il cittadino romano originario di Tarso è una figura che ha indubbiamente affascinato il nostro. E' una figura che per essere colta in pieno va trasposta ai nostri giorni: “Qual'è la ragione per cui vorrei trasporre la sua vicenda ai nostri giorni? E' molto semplice: per dare cinematograficamente nel modo più diretto e violento l'impressione e la convinzione della sua attualità. Per dire insomma esplicitamente, e senza neanche costringerlo a pensare, allo spettatore, che San Paolo è qui oggi, tra noi e che lo è quasi fisicamente e materialmente. Che è alla nostra società che egli si rivolge; è la nostra società che egli piange e ama, minaccia e perdona, aggredisce e teneramente abbraccia.” (P.P. Pasolini “San Paolo”). E' qui una delle tante manifestazioni del genio di Pasolini: si possono leggere molti testi su San Paolo, le sue opere, i suoi scritti, a cominciare dagli “Atti degli Apostoli” che PierPaolo fa scrivere ad un San Luca per l'occasione posseduto dal Demonio, nessuno è in grado di ridarci con tanta forza la figura del tarsiota. E' importante dunque guardare bene a come venga impostata questa trasposizione e quelle da essa derivanti. “La prima, e capitale, di queste trasposizioni, consiste nel sostituire il conformismo dei tempi di Paolo (o meglio i due conformismi: quello dei 


Giudei e quello dei Gentili), con un conformismo contemporaneo: che sarà dunque quello tipico dell'attuale civiltà borghese, sia nel suo aspetto ipocritamente e convenzionalmente religioso (analogo cioè a quello dei Giudei), sia nel suo aspetto laico, liberale e materialista (analogo a quello dei Gentili).” Geniale anche la scelta cronologica del maggior operare di San Paolo: il 1966/67. Esso consente infatti di confrontarsi con due imperialismi: dapprima con quello filonazista di Petain e del Governo Vichy a Parigi dove vive Paolo, borghese e convinto collaborazionista e poi con quello capitalista americano. La trasposizione di San Paolo in un borghese legalista e collaborazionista è senz'altro una grande intuizione ma è anche assai corretta. Il legalismo giudaico che il cristianesimo trasporrà unificandolo a quello del Diritto Romano porterà infatti alla mala pianta del purismo che si ritorcerà in Europa proprio contro gli ebrei e proprio, ahimè, per prima da parte della Chiesa che sarà tra le prime, dopo la caduta dell'impero, ad istituire i ghetti e l'orrida legge della imposizione della stella gialla. Si pensi qui alle stesse parole di San Paolo: “Circonciso all'ottavo giorno, ebreo da ebrei, della stirpe di Beniamino, formato ai piedi di Gamaliele...” Nessuna ricostruzione storica potrebbe mai darci quest'aspetto della personalità di San Paolo così come invece la trasposizione ai nostri giorni: San Paolo è, prima della conversione, un borghese ed un collaborazionista feroce, amico degli squadristi di Petain, uno di loro, colluso con le SS. E' in questo contesto che ha inizio l'attività pubblica di Paolo 


la ferocia fondamentalista e fanatica, che culminerà nell'arresto e nel processo a Stefano e nella sua esecuzione prima, nella sua conversione sulla “via di Damasco” poi. Ed è presto tracciato: “... arresti, retate, fucilazioni, impiccagioni, deportazioni di massa, esecuzioni in massa, sparatorie per le strade e le piazze, cadaveri abbandonati per i marciapiedi, sotto i monumenti, penzolanti ai lampioni... Partenze di ebrei per i lager, vagoni merci pieni di cadaveri... Girate nello stile di documentari seguiranno scene in cui viene mostrato l'intervento di Paolo in imprese come quelle sopra descritte; egli poi apparirà di scorcio, quasi in modo casuale (come fosse un personaggio anonimo e dimenticato del materiale di repertorio). Egli girerà per la città – tra gli arresti, le impiccagioni, le sparatorie ecc – nelle auoto e nelle jeep di quei tempi: insomma “Paolo intanto spandeva spavento, alimentando la caccia al fedele: perquisiva case, irrompeva nelle sinagoghe, si trascinava dietro uomini e donne, incatenati, gettandoli nelle prigioni...” Insomma, la trasposizione perfetta del contesto persecutorio che culmina nell'arresto, nel processo e nella condanna a morte di Stefano e nell'invio di Paolo a Damasco. La dirompenza del tutto è accentuata dalla scelta – nuovamente geniale – di mantenere nella rigorosa trasposizione, rigorosamente i testi, i contesti ed i dialoghi originari degli Atti e degli scritti paolini. Tutto ciò consente di mostrare l'impatto sulla realtà di allora e di oggi, dominata dal politeismo e dal materialismo, nonché dalla 


secolarizzazione, di una Verità monoteista e trascendentista portante con sé un modello antropologicamente autentico e vero. Uno dei primi esiti è la scena grandiosa ed agghiacciante dell'invio a Damasco, prologo della conversione: “Parigi. Ufficio di un comando militare. Giorno. “Se altri crede di poter aver fiducia nella carne, io più di tutti. Circonciso all'ottavo giorno, della stirpe di Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo da Ebrei, Fariseo quanto alla Legge, quanto allo zelo, persecutore della Chiesa, irreprensibile quanto alla giustizia, che si fonda sulla legge … (Atti 9, 1-30) Queste parole Paolo pronuncia con la sua faccia fanatica di fascista davanti ad un capo degno di lui: un alto ufficiale dell'esercito o un potente burocrate. Che gli sorride, come da complice a complice, come un padre stupido e feroce al figlio stupido e feroce e gli dice: Eccoti le credenziali per Damasco: con gli accordi con le sinagoghe di là perché ti autorizzino a operare arresti e a portare prigionieri qui a Gerusalemme quanti vi trovi seguaci di questo movimento, uomini e donne... Paolo prende le lettere credenziali e con un odioso sorriso (ingenuo e disperato) saluta ed esce, attraversando il lussuoso ufficio in cui si accampano i dominatori”. Damasco è qui “una città fuori dal dominio nazista – potrebbe essere in Spagna per esempio Barcellona – dove si sono rifugiati Pietro e gli altri fedeli di Cristo. La traversata del deserto è così la traversata di un deserto simbolico: siamo per le strade di una grande nazione europea, le campagne del Sud della Francia e poi i Pirenei (…) 


in una qualsiasi di queste grandi strade piene di traffico ma perdute nel più totale silenzio, Paolo è colto dalla luce. Cade e sente la voce della vocazione. Giunge cieco a Barcellona; vi incontra Anania e gli altri cristiani e si unisce a loro. Convertito decide di ritirarsi a meditare nel deserto.” Questo nuovo deserto da Pasolini è individuato assai bene: “Un uomo anziano, nobile, misterioso, col viso segnato dalle fatiche e gli occhi chiari ed estremamente miti, parla direttamente allo spettatore del film: Nessun deserto sarà ami più deserto di una casa, di una strada, dove si vice millenocentosettanta anni dopo Cristo. Qui è la solitudine. Gomito a gomito col vicino, vestito nei tuoi stessi grandi magazzini, cliente dei tuoi stessi negozi, lettore dei tuoi stessi giornali, spettatore della tua stessa televisione, è il silenzio. Non c'è altra metafora del deserto che la vita quotidiana. Essa è irrapresentabile, perché è l'ombra della vita: e i suoi silenzi sono interiori. E un bene della pace. Ma non sempre la pace è migliore della guerra. In una pace dominata dal potere, si può protestare col non voler esistere. --- Io sono l'autore degli Atti degli Apostoli. Discorsi di Diavoli.” Incidentalmente va detto qui che Pasolini vede nel San Luca autore degli Atti, al momento della stesura degli stessi un “posseduto dal Demonio” perché il suo scrivere piano, curato, istituzionalizzante toglie, a suo avviso, la forza dirompente e rivoluzionaria sia del cristianesimo che della stessa figura di San Paolo: “Con ogni istituzione nascono le 


azioni diplomatiche e la parole eufemistiche. Con ogni istituzione nasce un patto con la propria coscienza. Con ogni istituzione nasce la paura del compagno. L'istituzione della Chiesa è stata solamente una necessità”. La descrizione pasoliniana, invece, è sempre intenta a restituire al monoteismo Cristiano, alla sua trascendenza, al suo modello antropologico ed allo stesso San Paolo tutta la loro forza dissidente e autenticamente rivoluzionaria ed essa prosegue rigorosa seguendo sia lo scritto lucano sia alcuni testi delle Lettere. Paolo dunque torna a Parigi dove, mentre, all'interno della magnifica Notre Dame, è inginocchiato e raccolto in preghiera ha la visione di Cristo che gli dà la sua missione “ad Gentes”: “và dunque perché io ti manderò lontano, tra i gentili”. Così Paolo, con Barnaba si reca dapprima a Ginevra dove predicando cita il testo enigmatico della II Lettera ai Tessalonicesi, “Nessuno vi inganni in alcun modo, infatti se prima non viene l'apostasia e non si rivela l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione, colui che si oppone e si innalza su tutto ciò che è chiamato Dio o che è culto, fino a sedersi egli stesso nel tempio di Dio, dichiarando se stesso Dio, il giorno del Signore non verrà.(...) Infatti il mistero dell'Iniquità è già in atto: c'è solo da attendere che chi lo trattiene sia tolto di mezzo...” In questa occasione Paolo incontra il giovane Timoteo. More solito, Pasolini torna geniale con la trasposizione del “sogno del Macedone”: “... appare una figura bellissima: è un giovane tedesco biondo e forte. Egli parla a 


Paolo, lo invoca a venire in Germania: il suo appello, che elenca i reali problemi della Germania e per cui la Germania ha bisogno di aiuto (…) del neocapitalismo che soddisfa il puro benessere materiale, che inaridisce, del revival nazista, della sostituzione degli interessi ciecamente tecnici agli interessi veri della Germania. (…) ma mentre parla quel giovane biondo e forte diventa sempre più pallido divorato da un misterioso male fino a diventare una delle atroci carogne viventi dei Lager. E, San Paolo, quasi obbedendo a quell'appello è in Germania in viaggio, in autostrada verso il cuore della Germania”. E Paolo andrà in Germania dove Pasolini colloca l'arresto di Paolo, a Colonia e la conversione del carceriere e quindi il rilascio. C'è quindi Roma, la moderna Atene, scettica, ironica, politeista, liberale: “Alcuni epicurei e stoici seduti ai tavoli di Rosati a Via Veneto (Roma è per analogia Atene) discutono ironicamente e con molto spirito fra loro, bevendo il caffè. “Chi è questo nuovo tipo che gira per Atene, sai niente?” “E' un tale di Tarso, fariseo..”. “Ma civis romanus.” “Sì, opera in pieno nello spirito del Patto Atlantico.” “E che dice?” “Beh parla di un certo Gesù e della sua risurrezione!” “Gesù mio!” Altri intellettuali sono seduti al caffè Rosati di piazza del Popolo. Anche lì la questione è dibattuta con molta calma, distacco e con tutto il dovuto scetticismo. “Cosa vuol dire questo parolaio?” “Pare annunci divinità straniere...” “Eppure sarebbe interessante sentirlo... Organizziamogli un dibattito, una conferenza stampa, una di queste cose...” “All'Areopago?” “All'Areopago”.” Come si vede già la semplice sceneggiatura è tutta da gustare ed il film sarebbe stato davvero grandioso e ci 


avrebbe restituito in pieno la figura dell'Apostolo delle Genti. Il suo tratteggio prosegue rigoroso: Paolo si predica con successo e scandalo dei benpensanti nei quartieri poveri di Genova e Napoli, i testi sono sempre rigorosamente quelli paolini, qui la lettera agli Efesini. Di nuovo a Parigi c'è il tumulto della folla contro Paolo, il suo arresto ed il suo trasferimento a Vichy e da lì a New York (la nuova Roma capitale dell'imperialismo moderno). La descrizione dell'arrivo a New York apre l'epilogo della vita di Paolo tratteggiata negli “Atti degli Apostoli” e Pasolini riesce a farne una trasposizione insieme grandiosa e commovente: “Apparizione di New York per mare. Il transatlantico dove è imbarcato Paolo – accompagnato dalle guardie – attracca alla banchina del porto e Paolo scende. Ad attenderlo sulla banchina è una delegazione di Giudei domiciliati a Roma: le strette di mano tra Paolo e loro non sono solo cortesi, ma anche commosse e fraterne. Poi il gruppo si perde tra l'immensa folla del porto”. Ci si sposta dunque a Manhattan, ai limiti del Village, nel West Side posto apocalittico e poverissimo “Ma con particolare amore la macchina da presa inquadrerà proprio l'alberghetto in cui è alloggiato Paolo: che ha una curiosa e commovente somiglianza con l'alberghetto dove è stato ucciso Martin Luther King. Un poliziotto americano (nero) cammina tranquillo e dolce su e giùper il ballatoio del secondo piano, su cui si affaccia la porta che dà all'appartamento di Pasolo.” Ci sono la comparsa ed il discorso di Paolo avanti ai Giudei (è ripresa qui al Lettera agli Ebrei), quella davanti al tribunale, il 


suo rilascio, il ritorno in Italia e poi di nuovo a New York: “L'alberghetto dove Paolo ha preso alloggio, assomiglia straordinariamente a quello della prima volta; solo che stavolta è assolutamente identico a quello dove è stato assassinato Martin Luther King”. E qui, dopo aver dato il suo mandato a Timoteo, nello stesso luogo ed alla stessa maniera di Martin Luther King, Paolo sarà ucciso con due colpi di fucile...  
francesco latteri scholten


mercoledì 2 settembre 2020

“Ich bin ein Berliner”: oltre 1 Mln con Bob Kennedy Jr: No al governo della paura, No a Big Pharma, Bill Gates e Anthony Fauci.

 


“Ich bin ein Berliner”, riecheggiano di nuovo e di nuovo pronunziate da un Kennedy le parole per la Libertà. Berlino gremita come non la si vedeva da tempo. Le immagini dall'alto suscitano stupore. L'occasione è quella del lancio di Children's Health Defense Europa. Ci sono, tra gl'organizzatori Heiko Schoening, Markus Haintz e Rolf Karpenstein. Il luogo è storico: il “Brandemburger Tor” dove già nel 1963 un altro Kennedy, John Fitzgerald, - zio di Bob Jr – pronunziò il celebre “ich bin ein Berliner” e sotto il quale, all'indomani della caduta del muro nel 1989, l'allora Cancelliere democratico Helmut Kohl passò con a fianco San Giovanni Paolo II, principale artefice della caduta. Date diverse ma uno stesso luogo ed una stessa rivendicazione: il diritto alla Libertà. Ieri la minaccia era più palese: il totalitarismo ideologico/politico. Oggi la minaccia è più subdola e pericolosa: l'agenda di sicurezza biologica di Bill Gates e “l'ascesa dello stato di sorveglianza autoritaria ed il colpo di stato sponsorizzato da Big Pharma contro la democrazia liberale”. Tra i presenti l'oratore più atteso è proprio il nipote di JFK e la sua salita sul palco è salutata da un'ovazione. Il discorso parte dall'analisi della realtà creata dal Covid e dall'utilizzo politico della pandemia come strumento di coazione:

“Negli Stati Uniti i giornali dicono che sono venuto qui a parlare con 5.000 nazisti e domani lo confermeranno. Ma, quando guardo questa folla, vedo l'opposto dei nazisti. Vedo persone che amano la Libertà, che vogliono un Governo aperto, leaders che non mentano, che non assumano decisioni



e regolamenti arbitrari, con il fine di ridurre all'obbedienza la popolazione, che non ingaggino funzionari sanitari che abbiano legami finanziari con le industrie farmaceutiche. Funzionari che lavorino per la gente e non per Big Pharma. Vogliamo politici che si preoccupino della salute dei nostri figli e non del profitto delle lobby farmaceutiche... Guardo questa folla e vedo tutte le bandiere d'Europa, persone di tutti i colori, di ogni nazione e religione, che si preoccupano dei diritti umani, della salute dei bembini, delle libertà politiche. Questo è esattamente l'opposto del nazismo. I Governi amano le pandemie, e le amano per la stessa ragione per cui amano la guerra, perché permettono loro di imporre un controllo assoluto delle popolazioni che in altre circostanze non sarebbe lecito. Le grandi istituzioni si stanno organizzando per orchestrare ed imporre l'obbedienza. Non è un mistero che persone importanti come Bill Gates ed Anthony Fauci abbiano pianificato questa pandemia da decenni in modo che quando finalmente sarebbe arrivata saremmo stati al sicuro e ora che è qui sembra non sappiano di cosa stiano parlando. Sembra che se lo stiano inventando e vanno avanti così. Inventano numeri e non riescono a dirci qual'è il tasso di mortalità per il Covid. Non riescono a fornirci un test Pcr che funzioni davvero. Devono cambiare la definizione di Covid nel certificato di morte per farlo sembrare sempre più pericoloso. La sola cosa di cui sono capaci è aumentare la paura”.

E, su questo, il luogo stesso fornisce a Bob Kennedy Jr un precedente significativo ed ineludibile:

“Settantacinque anni fa Hermann Goering testimoniò al tribunale di Norimberga, gli venne chiesto: “come avete



convinto il popolo tedesco ad accettare tutto questo?” E lui ha risposto: “E' stato facile, non ha niente a che fare con il nazismo, ha a che fare con la natura umana, puoi farlo in un regime nazista, socialista o comunista, puoi farlo in una monarchia o in una democrazia. L'unica cosa che si deve fare per rendere le persone schiave è spaventarle e se riesci a trovare qualcosa per spaventarle potrai fargli fare qualunque cosa tu voglia. Cinquanta anni fa mio zio John Kennedy venne in questa città perché Berlino era la frontiera contro il totalitarismo mondiale e ancora oggi è la frontiera contro il totalitarismo globale. Mio zio venne qui e disse orgogliosamente al popolo tedesco : “Ich bin ein Berliner” E oggi tutti quelli che sono qui possono orgogliosamente dire un'altra volta: “Ich bin ein Berliner”. E voi siete la frontiera contro il totalitarismo.”

Tuttavia, i totalitarismi di oggi – Bob Kennedy Jr ne è ben cosciente - non sono più semplicemente ideologico/politici come quelli di una volta, ma molto più permeanti ed opprimenti, come ahimé! danno loro di essere le nuove tecnologie che pongono insieme non indifferenti problemi anche di salute:

“E voglio dirvi un'altra cosa: non hanno fatto un buon lavoro per quanto riguarda la salute pubblica: ma hanno fatto un buon lavoro per usare la quarantena per imporre il 5G in tutti i



nostri stati e per portarci tutti verso la moneta digitale che è l'inizio della schiavitù. Perché se loro controllano il tuo conto in banca controllano il tuo comportamento. E vediamo tutte queste pubblicità in Tv che dicono: “il 5G sta arrivando nella tua città, sarà una gran cosa per tutti e cambierà la tua vita in meglio!” Ed è molto convincente devo dire. Perché guardo queste pubblicità e penso: è fantastico, aspetto trepidante che arrivi il 5G, perché sarò in grado di scaricare un videogioco in 5 secondi invece che in 16. Ed è per questo che stiamo spendendo 5 trilioni di dollari per il 5G? No il motivo è la sorveglianza e la raccolta di dati, non è per voi o per me, è per Bill Gates, Mark Zucherberg, Jeff Bezos e tutti gl'altri miliardari. Bill Gates dice che la sua flotta di satelliti sarà in grado di sorvegliare ogni centimetro quadrato del pianeta 24 ore al giorno. Ed è solo l'inizio. Sarà anche in grado di seguire ognuno di voi attraverso i vostri smathphone, il riconoscimento biometrico, il Gps.”

Insomma la realizzazione del panopticum e del 1984 di Orwell sono ormai realtà

“Pensate che Alexia stia lavorando per voi? Sta lavorando per Bill Gates spiandovi. Dunque la pandemia è una crisi di comodo per le elìte che stanno dettando le loro politiche, gli dà la possibilità di cancellare la classe media, di distruggere le istituzioni della democrazia e di portare tutta la ricchezza nelle



mani di una manciata di miliardari per rendere loro più ricchi impoverendo gl'altri. L'unica cosa che si interpone tra loro e i nostri figli è questa folla che è venuta in piazza qui a Berlino. Gli diremo: “non cambierete la nostra libertà non avvelenerete i nostri figli, vogliamo indietro la nostra democrazia. Grazie a tutti e non smettete di lottare.” Insomma: un intervento a tutto campo che nulla ha da invidiare a quello tenuto 63 anni fa da JFK...

francesco latteri scholten.


martedì 12 maggio 2020

E' uscito "Scritti cattolici" del filosofo Francesco Latteri Scholten




A mia mamma Gertrude Scholten



in memoria con le parole di San Paolo che mi ricordava sempre: "O Timoteo custodisci il deposito della Fede; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza professando la quale taluni hanno deviato dalla Fede. La Grazia sia con voi."


Un Grazie di cuore alle mie sorelle Nicoletta e Miriam, al loro sostegno, ai loro consigli al loro impegno per i vari progetti grafici per la copertina. Quella scelta è opera di Miriam.





Introduzione

La selezione dei saggi raccolti segue un percorso culturale ma anche filosofico e spirituale ben preciso. Si parte dal Fascino di Dio che porta al SI' a Dio, dall'atto di Fede presupposto imprescindibile e dalla incommensurabilità di Dio – che implica ad es. l'imperscrutabilità delle sue vie – con il celeberrimo aneddoto di Sant'Agostino di Ippona e del bimbo che vuol travasare con un secchio il mare nella buca scavata. Si inquadra quindi indirettamente il Dogma centrale della ns Fede - “L'Incarnazione, Vita, morte e Risurrezione di ns Signore Gesù Cristo” – se non credessimo nel quale, ben dice San Paolo, “vana sarebbe la nostra Fede”. Propriamente “l' Incarnazione, Vita, morte e Risurrezione di ns Signore Gesù Cristo” è un Miracolo. La nostra Fede dunque, pur non essendo una fede neo e dei miracolismi, è una Fede che non ha una base prettamente ed esclusivamente razionale e razionalista ma parte da qualcosa che si colloca “Oltre”. C'è qui il raffronto Fede / Ragione quale si è connotato nella Chiesa stessa. L'oggetto è quello delle Stimmate e la figura di riferimento quella magnifica di San Pio da Pietrelcina. C'è il formarsi di due fronti opposti: il fronte della fede autentica tradizionale e quello razionalista che pone i suoi parametri con i quali Dio non è esperibile e la cui affermazione farebbe della Chiesa una specie di ONG a base ideologica. Si va quindi al raffronto oggi imprescindibile tra il “Sacro ed il Profano” che si esplica nelle due dimensioni dello Spazio e del Tempo oramai ampiamente entrambe secolarizzate e laicizzate. La Fede necessita il recupero del Sacro tanto nella dimensione del Tempo (il ritorno allo scandimento del giorno dal tempo della preghiera: Lodi, Mattutino, Ora Media, Vespro, Compieta; lo scandimento dell'anno: Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste) e quindi anche il ritrovo di uno Spazio in cui raccogliersi per la preghiera. Si passa poi al raffronto tra un percorso di Fede (Sant'Ignazio) ed uno laico (James Joyce) ed a quello psicologico di Fede (Sant'Ignazio) e quello laico (Sigmund Freud). Il confronto tra due grandi intellettuali, una cattolica, Edith Stein (Santa, Martire e Dottore della Chiesa) ed uno laico, Jean Paul Sartre apre al confronto sul piano socioculturale e politico. Qui il falso progressismo apre al '68 e questi ad una società secolarista e laicista connotata dall'aborto, dall'eutanasia e dalla ideologia Gender. Di fatto, per altra via, si è tornati al concetto di «Vita indegna di essere vissuta» di memoria nazista, una società connotata da denatalità, senescenza e morte. Si passa allora alla valutazione della figura di Paolo VI e della sua lotta contro il «fumo di Satana» nella Chiesa e contro il marxismo. La sua figura sfocia in quella di Giovanni Paolo II e la caduta di Yalta. Si arriva così alla contemporaneità e qui da un lato agli attacchi degli antipapisti nella stessa Chiesa e, dall'altro, addirittura proprio in Francia, l'inizio della presa di coscienza e la rivalutazione del cristianesimo da parte della “Intellighentia”. Infine la trattazione di due tematiche fondamentali: la Vita e la Famiglia con la figura di Hegel che le pone a fondamento del Diritto. Infine il diritto e la crocifissione di ns Signore. Per chiudere ho pensato ad un saggio che riporta la lotta, all'interno della Chiesa, nel Seicento, tra progressisti e conservatori: il «Caso Galileo Galilei».