lunedì 31 luglio 2017

Mons. Antonio Livi e Gianni Vattimo.


“... mi scusi, ma... Monsignore o Professore?” ebbi a chiedergli in uno dei tanti incontri che per motivi accademici ebbi con lui. “Professore, perché il ruolo, insomma è quello” mi rispose sornione. C'è il nome di un altro Professore dal quale entrambi prendiamo le distanze, seppure per motivazioni diverse, e quel nome è Immanuel Kant anche se bisognerebbe invero andare più indietro ed arrivare ad un illustre allievo dei Gesuiti: Cartesio. Io da Kant mi distanzio con Freud ed insieme a Edith Stein (Santa, Martire e Dottore della Chiesa) perché come il Padre della Psicanalisi ha dimostrato inconfutabilmente, le categorie prime da cui parte la nostra mente non sono lo Spazio ed il Tempo (che anzi nulla significano e sono categorie del Mondo esterno), bensì l'intensità dei vissuti e delle pulsioni attive all'atto dell'evento esperienziale. Il Professor Livi se ne distanzia in molti e diversi punti ma anche, segnatamente, in quanto origine della teologia di Carl Rahner. Sebbene per molti versi si distingua nettamente dal Filosofo tedesco, qualcosa anche lo rassomigliava: i Professori tutti erano sostanzialmente puntuali e seri, ma lui particolarmente. Non ci regolavamo l'orologio, come facevano con Kant, ma ci fu una sola volta in cui arrivò in serio ritardo, al punto che dopo una buona mezz'ora stavamo già andandocene, quando improvvisa, una delle ns staffette di sorveglianza poste alle due rampe di scale sui lati del corridoio cui si accedeva alle Aule, diede l'allarme. L'immediato seguito di quel fatto stesso però lo distanzia nettamente da Kant. Entrò in Aula, ovviamente non trovò nessuno dei tanti capannelli, ma solo studenti 


disciplinatissimi ai propri posti in doveroso silenzio, e, trafelato, con un sorriso che diceva anche “ma a chi volete fregare...”: “Scusate il ritardo... In compenso ho il piacere di potervi presentare il Professor Gianni Vattimo...” Entrambi belli solari. Sì, esatto, proprio “quel” Gianni Vattimo, dopo Colli e Montinari il più autorevole interprete di Nietzsche, e fondatore del “Pensiero debole”. Filosoficamente e teologicamente uno dei suoi più irriducibili nemici. Ne ebbimo una ventina di minuti di bellissima disquisizione accademica ai massimi livelli. Ovviamente la reciproca galanteria accademica lasciò fuori con garbo i veri noccioli della questione, intorno ai quali – i Filosofi, come disse qualcuno, sono come Aquile – ci si limitò a volteggiare a distanza. Alla fine però mi sia lecito dire che la questione vera è quella in cui finì per impantanarsi Sartre. La maggior parte del pubblico non lo sa, ma, in campo di concentramento, Sartre stava per convertirsi e scrisse uno dei pezzi più belli del Novecento sulla Natività di ns Signore. A Sarte però, a differenza che ad Edith Stein il “salto nella Fede” non riuscì. Sarte, come tutti sappiamo restò sempre ateo, anche se a volte “abbiamo vissuto come fossimo credenti” (lo disse in un colloquio con la sua compagna di sempre Simone De Beauvoir). E' il motivo vero – che s'incontra con l'affermazione del Prof. Antonio Livi che la Fede implica la Metafisica – per cui i suoi “Cahiers pour une Morale”, seguito naturale de “L'Etre et le Néant” e scritti subito dopo, uscirono solo postumi. In essi invero Sartre aveva definito “Qualité” ciò che già San Tommaso d'Aquino aveva chiamato “Habitus”, per la qual cosa si trovò esposto al fuoco incrociato 


dei Comunisti da una parte, che lo dissero cattolico integralista mascherato, e dei cattolici dall'altro: se così è perché non vai via da quelli. La “Qualité” porta ovviamente implicitamente in sé una Morale assai vicina per non dire del tutto parallela a quella di San Tommaso. Ma qui la differenza di fondo che porta ad es. me, tramite Edith Stein a San Tommaso e quindi all'affermazione del Prof. Livi, ossia che la fede implica la Metafisica, e, “lo scacco” di Sartre, ma anche di Vattimo (non se ne abbia Professore, il suo “Il soggetto e la maschgera” è uno dei testi più affascinanti che abbia letto). E' il motivo per cui i “Cahiers” usciranno postumi. Sono stupendi. Il problema qual'é? Lo ammette lo stesso Sartre: la mancanza di fondamento. Infatti per Tommaso l' “Habitus” ha un fondamento, Dio; ma Tommaso il salto della Fede, a differenza di Sartre e di Vattimo è arrivato a farlo. Per Sartre questo fondamento non esiste. Su cosa può fondarsi la “Qualité” se Dio non esiste? l'uomo, per definizione (coerentemente anche con Tommaso e la Dottrina cattolica) è l'essere che non ha e non può avere fondamento in sé e se l'avesse sarebbe Dio; la società? Ma se la società – come ebbe a dire Sartre stesso - è quella nazista di Hitler o quella stalinista di Stalin? E allora su cosa? Ecco il perché i Cahiers escono solo postumi. Ma, per chi come Tommaso d'Aquino o Edith Stein, o, lo stesso Sant'Ignazio di Loyola, quel salto è riuscito a farlo, l' “Habitus” ha un Fondamento: Dio. Ora, questo fondamento che è ns Signore è, al tempo stesso, l'irruzione in un orizzonte in cui le posizioni di Sartre, Vattimo, Sosa e compagni sono superate. Si tratta d'altronde di posizioni di cui i più onesti di loro, come Sartre, 


ammettono lo scacco. Si tratta di un orizzonte nel quale è implicito quanto ribadisce Antonio Livi: “I fedeli cattolici (sia Pastori che fedeli) sanno che la verità che Dio ha rivelato agli uomini parlando per mezzo dei Profeti dell’Antico Testamento e poi con il proprio figlio, Gesù (cfr Lettera agli Ebrei, 1, 1), è custodita, interpretata e annunciata infallibilmente dagli Apostoli, ai quali Cristo ha conferito la potestà di magistero autentico per l’evangelizzazione e la catechesi. Agli Apostoli Cristo ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me. E chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato» (Vangelo secondo Luca, 10, 16). Il valore di verità della dottrina degli Apostoli e dei loro successori (i vescovi con a capo il Papa) dipende quindi interamente dal valore di verità della dottrina di Cristo stesso, l’unico che conosce il mistero del Padre: «La mia dottrina non è mia ma di Colui che mi ha inviato» (Vangelo secondo Giovanni, 7, 16). Padre Sosa, prigioniero com’è dell’ideologia irrazionalistica (pastoralismo, prassismo, storicismo) è allergico alla parola “dottrina”, ma non si rende conto che con questa sua stolta polemica offende non solo la Chiesa di Cristo ma Cristo stesso.” (Mons. A. Livi, Chiesa e PostConcilio 24.2.2017).
francesco latteri scholten

domenica 30 luglio 2017

Acquedolci, Dario Caroniti e Filadelfio Mancuso al Convegno CISS: il ruolo dell'Università per lo sviluppo del territorio.


L'organizzazione è stata di Agostino Di Lapi del CISS Nebrodi – ma una mano significativa l'ha data il neo Sindaco Alvaro Riolo – l'idea è invece di Francesco Punzo del CISS di Palermo. L'orizzonte, meglio il point de vue, da cui la tematica è stata trattata è quella particolare e tutta sturziana del liberalismo sociale che prende i suoi inizi dalla “Rerum Novarum” e da tutta la successiva dottrina – “Quadrigesimus annus” e “Centesimus annus” per citarne solo alcune – per arrivare ai giorni nostri. Dunque liberalismo che però guarda con attenzione alla dignità della persona. Lo specifica Di Lapi nell'intervento che apre il Convegno. L'Università ha necessariamente un ruolo fondamentale per lo sviluppo del territorio e dunque per la dignità della persona. Dal 1963 alla Harward University è aggiunta alla funzione di trasmissione del Sapere ed a quella di incremento dello stesso, la così detta terza missione (la regolamentazione è del 1980 con il Bayh Dole Act), ovvero il rapporto Università / società e mercato, ovvero tutte le relazioni che l'Università ha con il mercato e la società. In Europa si parla di terza missione a partire da un documento dell'UE del 2000 in cui si proponeva di promuovere l'innovazione in un'economia fondata sulla conoscenza. La prima esperienza italiana è il VQR 2004-2010 poi il decreto legislativo 19/2012 ed il DM 47/2013. “Le Università 


sono creatrici di beni comuni e lo sguardo va rivolto non solo ai risultati economici ma anche a quelli sociali. Nelle “learning society” il perno di tutto diventa sempre più l'uomo e la sua capacità di mettere a frutto le proprie potenzialità non solo conoscitive e creative ma anche etiche. Ciò riporta in primo piano la concezione di Don Sturzo. Sul piano operativo, quello chiamato ad ispirarsi ai valori è centrale invece lo Spin Off, ovvero l'utilizzo imprenditoriale di prodotti e servizi derivanti dall'attività di ricerca dell'Università. L'Università diventa insomma un ponte con le imprese ed il mercato.” L' Avv. Alvaro Riolo, reduce dai primi impegni forti della nuova amministrazione (e dai primi meritati successi, quali acqua, pulitura spiagge e cittadina) indica invece un tema importante cui sinora la politica universitaria non si è dedicata: “si parla spesso di fuga dei cervelli: ebbene si deve mirare invece al ritorno dei cervelli quale del resto anche la politica della UE mira: interazione con gli altri Paesi ma anche ritorno.” Filadelfio Mancuso, Docente di Diritto Commerciale, ha invece messo in luce come proprio dalla “Terza Missione dell'Università sia derivato agli USA uno dei suoi più pregevoli fiori all'occhiello: la Silicon Walley, ovvero l'incarnazione del suo miglior esempio esistente. Esso si attua con Spin Off accademici, tirocini aziendali e 


Master. Un ruolo importante assume la simulazione dei contesti quotidiani in cui gli studenti andranno a trovarsi nelle realtà lavorative. Il nucleo del sistema è l'interazione tra Docenti e responsabili aziendali nella formazione. E' importante poi che i risultati siano reinvestiti anche nelle società e comunità da cui originano. “In particolare ho partecipato a 2 Spin Off uno per lo smaltimento di rifiuti marini ed uno per apparecchi radiografici tridimensionali, quest'ultimo in collaborazione tra UniME e Chicago University. Non pensiamo di essere la Silicon Walley, ma dobbiamo avere di mira che questa viva di Spin Off.” Dario Caroniti, Docente di Dottrine Politiche, ha invece portato avanti la prosecuzione naturale del discorso, ovvero la credibilità che tutto ciò suppone come fondamentale: “Dobbiamo essere credibili se vogliamo attirare risorse. Altresì fondamentale è un connubbio tra mondo del lavoro e dello studio per dare esperienze spendibili non solo come “curriculum” ma anche come lavoro. Ciò che in USA si chiama Macing. Le aziende infatti non cercano qualcuno che sappia fare tutto, bensì che sappia fare ciò che l'azienda cerca. E, la cultura è fondamentale come dimostra il caso dei Miliardi di Euro della U.E. Fermi a Palermo per l'impreparazione culturale dei ns politici ed amministratori che sbagliano perfino a formulare i bandi per cui poi non si riesce ad avere accesso ai fondi. Gl'Enti Locali non possono divorziare 


dalla Cultura. L' UniME ha fatto passi da gigante arrivando in pochi anni a recuperare posizioni su posizioni sino a classificarsi al 4° posto nelle graduatorie per le opportunità di lavoro. E le aziende lo hanno capito. I ragazzi dei Master in cui c'era il collegamento Università – lavoro sono tutti riusciti ad inserirsi. Si è costruita poi una rete di 15 Paesi europei in cui UniME fornisce studenti per esperienze sia di tirocinio che di apprendistato e poi tornano con le esperienze fatte.” In tema di pragmaticità un altro aspetto è stato invece sottolineato da Marila Re, neo eletta Presidente del Consiglio Comunale di Santo Stefano di Camastra, ossia quello del costo della frequentazione universitaria per gli studenti. “No alla selezione economica: l'Università deve poter essere accessibile a tutti, così come è basilare che le politiche di inserimento non siano calate dall'alto.” La conclusione “ma avrebbe potuto bene essere anche l'introduzione” è invece di Francesco Punzo del CISS di Palermo: “La Dottrina sociale della Chiesa si amalgama assai bene con questi orientamenti, in 


particolare è necessario che le domande che pone un territorio siano disaminate con giustizia e nell'ottica del bene comune e non finalizzate invece a elettoralità ed economismi di basso livello. Di nuovo al centro la responsabilità e la dignità della persona. La funzione della Dottrina sociale è infatti interdisciplinare ed è finalizzata all'amore dell'uomo e della società. Un esempio concreto qui è quello di Alvaro Riolo che ha risanato e reso fruibile un territorio: questa è una forma vera di carità, di quella caritas che deve connotare la politica. E' così che è attuato lo sviluppo di una comunità vera, sviluppo che porta intrinsecamente l'amicizia quale realtà sociale. Di contro tante ns città e cittadine sono caratterizzate dalla rabbia, risultato dell'ingiustizia. La conflittualità infatti nasce dalla mancanza di elevazione...”
francesco latteri scholten

venerdì 21 luglio 2017

Il de profundis del cattolicesimo: il coro di Ratisbona intona le note della teologia della liberazione.


Sono tante più o meno recenti, ma anche antiche, le apparizioni della Madonna e le profezie che danno il crollo del cristianesimo in Occidente e la sua rinascita dalla Russia. La profezia sta indubbiamente avverandosi sotto gl'occhi di tutti. E' sigfnificativo che il cristianesimo rinasca con forza proprio lì dove il marxismo l'aveva praticamente distrutto. E' significativo che ciò avvenga dopo il crollo del marxismo che si era illuso di costruire una società migliore e più giusta ripetendo l'errore di Marx, che, sulla scia della “mano invisibile” di Adam Smith (il laissez faire che tutto si aggiusta), aveva creduto che bastasse a ciò spogliare gli usurpatori e statalizzare i mezzi di produzione. Si è così non usciti dal capitalismo come Marx agognava, bensì soltanto entrati in una sua altra e più perniciosa forma: il capitalismo di Stato. Nel 1989 quel regime è morto ed oggi la Russia sta rinascendo. Una rinascita che vede la Risurrezione forte del cristianesimo. Anche l'altro grande fratello marxista, la Cina, ha decretato ufficialmente con Xi Jinping il definitivo abbandono del marxismo ed il ritorno alla grande storia e tradizione cinese, ossia al confucianesimo. Ma, mentre in Russia si tolgono le statue di Lenin ed in Cina quelle di Mao, paradossalmente, nella Chiesa “Cattolica” il marxismo, con la “teologia della liberazione”, ha saldamente preso piede soprattutto in America Latina, dove a Concordia in Brasile nel 1938 è nato uno dei suoi più importanti fondatori, Leonardo Boff. Nel 1985, l'allora preposto alla Congregazione della Dottrina della Fede, Crad. Joseph Ratzinger lo ha ammonito e l'anno successivo condannato al “silenzio rispettoso”. La condanna, contrariamente a quanto creduto da certa parte dell'opinione pubblica, non avviene ad opera di un reazionario intransigente, di un “pastore tedesco”, bensì da parte del più grande Teologo del Novecento, un progressista, che San Giovanni XXIII aveva chiamato a dirigere i lavori del Concilio Vaticano II proprio per il suo essere progressista. Apertura al progresso ed accettazione di tutto quanto possibile di 


esso, ma tenendo saldamente la mente e gl'occhi a Cristo, al suo Vangelo, alla tradizione bimillenaria della Chiesa. Per questo anche Paolo VI prima e San Giovanni Paolo II poi, hanno fatto riferimento a Joseph Ratzinger. Ma, una teologia, quale quella della “liberazione” cui riferimento centrale è un modello sociologico marxista materialista integralista non è eo ipso accomunabile con il cristianesimo. Leonardo Boff ha però sempre rifiutato i criteri della sociologia cristiana e per questo, coerentemente, nel 1992 ha lasciato il sacerdozio e l'Ordine francescano cui apparteneva. Molti suoi compagni di cordata non hanno avuto la sua coerenza e dall'interno della Chiesa hanno continuato la loro lotta (o guerra?) per la loro “teologia” e sociologia material marxista (che, in quanto materialismo, teologia non è) che non è assimilabile e cumulabile – se ne sono resi conto loro stessi – con la Teologia Cristiana. Guerra a questa Teologia e guerra all'Occidente ed al Nord perchè questa Teologia è quella dell'Occidente e del Nord, un Occidente ed un Nord che non si è mai stati capaci di vedere se non nell'angusto limite dei propri pregiudizi. Un Occidente ed un Nord che non si è mai stati capaci di vedere se non da fuori. Una guerra in cui, al pari della Jihad islamica, si vuole l'Occidente morto, per principio. Un Occidente di cui si vedono i limiti e si negano le grandezze. Ebbene: nessuno più di Joseph Ratzinger, da prima del Concilio, a tutto il suo pontificato, e sino ad oggi, è la migliore incarnazione di tutto ciò. Nessuno più di lui, per questo, va CANCELLATO. Ma, proprio l'Occidente ormai scristianizzato, assai più che la Russia rampante con un risorto cristianesimo o la Cina altrettanto rampante con un redento Confucio, è il terreno ideale per la guerra alla Teologia. Una Germania, oltre che una Francia e Belgio e tanti altri, ormai secolarizzati dove il Cristianesimo è in agonia, è il terreno ideale dove colpire, dove portare a termine la cancellazione. Ed ecco allora che, in nome e sotto l'egida di una “teologia della liberazione” - cui 


afferiscono mercanti di schiavi e speculatori di uomini come Soros, satanisti come Hillary Clinton – il coro di Ratisbona intona l'inno della “teologia della liberazione”, cui fine è appunto la cancellazione. Ma, se alla luce delle profezie e delle apparizioni della Madonna, guardiamo alle immagini della Storia, nell'abbraccio di Papa Benedetto con il Patriarca Russo e con lo stesso Putin non possiamo non vedere il passaggio del testimone. In Russia la Madonna ha schiacciato la testa al serpente marxista che ora grazie a Soros e Clinton è entrato ai massimi vertici della Chiesa. Ebbene anche nella Chiesa al serpente sarà schiacciata la testa, perchè quand'anche egli vi imperasse, impererebbe sul nulla, perchè “sono arrivati molti falsi pastori ma le pecore non li hanno seguiti” e la Chiesa di Soros, Clinton & C. è vuota, come di fatto lo sono sempre di più tutte le chiese. La Russia lo dimostra: le teologie della liberazione possono solo perseguitare e distruggere. La Russia lo dimostra: solo Cristo può riempire la Chiesa: Christus vivit, Christus regnat, Christus imperat. La “teologia della liberazione” può solo fare ciò che sta già facendo con la sua regia e le note del suo nuovo inno il coro di Ratisbona, un tempo il primo al mondo, oggi una farsa che intona una canzonaccia popolare da bettole e bordelli. La vera essenza della “teologia della liberazione” ed i luoghi e le genti presso cui può fare qualche occasionale e sporadico adepto.
francesco latteri scholten


P.S. I 547 casi di violenza e 67 “abusi” riguardano la Vorschule Etterzhausen diretta da Johan Maier e frequentata anche da allievi del Coro di Ratisbona. Ratzinger non c'entra un cazzo. Di più il Card. Muller non è quello che ha insabbiato, bensì quello che ha aperto l'inchiesta... Di più ancora i principali presunti responsabili, tutti laici e della Vorschule, sono morti da decenni... Di più i reati sono prescritti pure essi da decenni... Rete di cazzari.