martedì 12 maggio 2020

E' uscito "Scritti cattolici" del filosofo Francesco Latteri Scholten




A mia mamma Gertrude Scholten



in memoria con le parole di San Paolo che mi ricordava sempre: "O Timoteo custodisci il deposito della Fede; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza professando la quale taluni hanno deviato dalla Fede. La Grazia sia con voi."


Un Grazie di cuore alle mie sorelle Nicoletta e Miriam, al loro sostegno, ai loro consigli al loro impegno per i vari progetti grafici per la copertina. Quella scelta è opera di Miriam.





Introduzione

La selezione dei saggi raccolti segue un percorso culturale ma anche filosofico e spirituale ben preciso. Si parte dal Fascino di Dio che porta al SI' a Dio, dall'atto di Fede presupposto imprescindibile e dalla incommensurabilità di Dio – che implica ad es. l'imperscrutabilità delle sue vie – con il celeberrimo aneddoto di Sant'Agostino di Ippona e del bimbo che vuol travasare con un secchio il mare nella buca scavata. Si inquadra quindi indirettamente il Dogma centrale della ns Fede - “L'Incarnazione, Vita, morte e Risurrezione di ns Signore Gesù Cristo” – se non credessimo nel quale, ben dice San Paolo, “vana sarebbe la nostra Fede”. Propriamente “l' Incarnazione, Vita, morte e Risurrezione di ns Signore Gesù Cristo” è un Miracolo. La nostra Fede dunque, pur non essendo una fede neo e dei miracolismi, è una Fede che non ha una base prettamente ed esclusivamente razionale e razionalista ma parte da qualcosa che si colloca “Oltre”. C'è qui il raffronto Fede / Ragione quale si è connotato nella Chiesa stessa. L'oggetto è quello delle Stimmate e la figura di riferimento quella magnifica di San Pio da Pietrelcina. C'è il formarsi di due fronti opposti: il fronte della fede autentica tradizionale e quello razionalista che pone i suoi parametri con i quali Dio non è esperibile e la cui affermazione farebbe della Chiesa una specie di ONG a base ideologica. Si va quindi al raffronto oggi imprescindibile tra il “Sacro ed il Profano” che si esplica nelle due dimensioni dello Spazio e del Tempo oramai ampiamente entrambe secolarizzate e laicizzate. La Fede necessita il recupero del Sacro tanto nella dimensione del Tempo (il ritorno allo scandimento del giorno dal tempo della preghiera: Lodi, Mattutino, Ora Media, Vespro, Compieta; lo scandimento dell'anno: Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste) e quindi anche il ritrovo di uno Spazio in cui raccogliersi per la preghiera. Si passa poi al raffronto tra un percorso di Fede (Sant'Ignazio) ed uno laico (James Joyce) ed a quello psicologico di Fede (Sant'Ignazio) e quello laico (Sigmund Freud). Il confronto tra due grandi intellettuali, una cattolica, Edith Stein (Santa, Martire e Dottore della Chiesa) ed uno laico, Jean Paul Sartre apre al confronto sul piano socioculturale e politico. Qui il falso progressismo apre al '68 e questi ad una società secolarista e laicista connotata dall'aborto, dall'eutanasia e dalla ideologia Gender. Di fatto, per altra via, si è tornati al concetto di «Vita indegna di essere vissuta» di memoria nazista, una società connotata da denatalità, senescenza e morte. Si passa allora alla valutazione della figura di Paolo VI e della sua lotta contro il «fumo di Satana» nella Chiesa e contro il marxismo. La sua figura sfocia in quella di Giovanni Paolo II e la caduta di Yalta. Si arriva così alla contemporaneità e qui da un lato agli attacchi degli antipapisti nella stessa Chiesa e, dall'altro, addirittura proprio in Francia, l'inizio della presa di coscienza e la rivalutazione del cristianesimo da parte della “Intellighentia”. Infine la trattazione di due tematiche fondamentali: la Vita e la Famiglia con la figura di Hegel che le pone a fondamento del Diritto. Infine il diritto e la crocifissione di ns Signore. Per chiudere ho pensato ad un saggio che riporta la lotta, all'interno della Chiesa, nel Seicento, tra progressisti e conservatori: il «Caso Galileo Galilei».


venerdì 1 maggio 2020

I° maggio festa di San Giuseppe lavoratore ai tempi del coronavirus assassino del lavoro.


“L'italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Allora la figura emblematica del primo maggio 2020 – il primo maggio dei tempi del Covid19 - è già uscita alcuni giorni fa, il 25 aprile, o ancora prima, la domenica di Pasqua. La figura di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, solo e solitario, con la mascherina, all'Altare della Patria è l'immagine che più rappresenta il primo maggio 2020. Il Coronavirus, questo mostro, ha fatto questo: ha ammazzato il Lavoro. Ha distrutto il fondamento della nostra Repubblica e della nostra Civiltà. Il lavoro di San Giuseppe l'umile carpentiere e padre di famiglia e dei tanti come lui oggi. La famiglia con la sua sede, la casa, il lavoro con cui sostenerla, una Chiesa per 


pregare. I tre pilastri, secondo la concezione cristiana che sottendono quel “fondata sul lavoro” per cui hanno lottato Don Sturzo e Alcide De Gasperi, PioXII e tanti altri. I tre pilastri che i cristiani in mezzo a tante sofferenze e lutti hanno portato avanti nella lotta al nazifascismo dalla cui liberazione rammemora il 25 aprile. E non è un caso che proprio De Gasperi abbia voluto quest'ultima celebrazione a precedere... Ma già alcuni giorni prima, la domenica di Pasqua, un'altra immagine, forse ancora più emblematica, quella del Pontefice solo, in una piazza San Pietro vuota, desolata e desolante come non mai in duemila anni di cristianesimo, ha mostrato che il Coronavirus ci aveva già tolto anche il luogo dove pregare e peggio: l'essere comunità 


orante e dunque ecclesiale. Non è riuscito a toglierci – per fortuna – la possibilità a ciascuno di noi singolarmente di unirci a nostro Signore e di celebrarlo con la preghiera. E' solo da questa unione che può originare la Risurrezione. E' questa unione che ci dà di essere persona ed in essa di trovare dignità nel lavoro: “l'operaio ha diritto alla sua mercede” (Gesù di Nazareth). Al di fuori di questo infatti il lavoro non sarebbe che schiavitù.Risorgere dopo l'assassinio del Lavoro è questo ciò a cui questo primo maggio ci chiama. Le dittature di tutti i tempi, da quelle romano imperiali che hanno buttato San Giovanni a Patmos, a quelle Naziste - “Arbeit macht Frei” era scritto all'ingresso di Auschwitz – a quelle Comuniste si sono limitate ad uccidere le dignità del lavoro riducendo l'uomo in schiavitù. Il coronavirus è andato oltre: ha ucciso il lavoro tout court. Ha colpito la socialità, lo stare assieme, il gioco, il divertimento. 


Dunque a maggior ragione dobbiamo risorgere, è questo che deve essere l'impegno di questo primo maggio. Sursum Corda.
francesco latteri scholten.