martedì 19 maggio 2015

Londra fuori dall'Euro? Banche e multinazionali fuori dalla City.


Ambiguo l'effetto della vittoria politica di Cameron sull'economia: da un lato infatti c'è stabilità e ripresa, dall'altro le inquietudini non mancano specie presso i maggiori attori della scena economica della City. Ad alimetarle i mai sopiti spiriti autonomistici britannici piccoli e grandi: l'autonomismo irlandese, quello scozzese e, soprattutto, quello britannico "Old England" con la pretesa autonomista ed un suo eventuale sfocio nell'uscita dall'Euro. Sono infatti molti e di cospicuo rilievo economico gl'attori della City che stanno conteggiando l'eventuale realtà economica prospettantesi per loro nella City e nel Regno Unito nel momento in cui l' "uscita" dovesse concretizzarsi. In particolare per il numero uno del settore bancario in Europa, Deutsche Bank, che ha già ridotto le proprie filiali da 21 a 16, e che tutt'oggi impiega 9.000 dipendenti in Inghilterra, il gioco non varrebbe più la candela, motivo per cui il colosso bancario tedesco starebbe valutando un suo eventuale ritiro non solo dalla City. Realtà analoghe sembrano configurarsi anche per HSBC, altro colosso bancario, che starebbe valutando il proprio eventuale trsferimento direzionale ad Hong Kong. Un'Inghilterra fuori dall'Euro perciò decisamente inappetibile e non solo per il settore bancario e finanziario ma anche per altri settori economici: sarebbero infatti circa una trentina le multinazionali che starebbero anch'esse conteggiando un'eventuale ritiro dalla City. L'esito sarebbe una decisa marginalizzazione del firmato "Union Jack", quale quello apertosi all'indomani dell'uscita dall'Impero Romano e che attanagliò l'isola per tutto il medioevo tenendola in uno stato di prostrazione.
francesco latteri scholten

lunedì 18 maggio 2015

Dal BND alla CIA la dritta per scovare Bin Laden?


E' stato nella notte tra l'uno ed il due maggio 2011 che elicotteri del team US Navy-Seals partiti dall'Afghanistan si sono avvicinati in volo radente ad Abbottabad, una cittadina di montagna a circa 60 Km dalla capitale pachistana Islamabad. Lì, in una villa circondata da alte mura, fu trovato ed ucciso l'ex capo di Al Qaeda Osama Bin Laden, sepolto nel Mar d'Arabia lo stesso giorno. L'operazione fu seguita in diretta video dallo stesso BaraK Obama. Il governo di Islamabad fu informato a cose fatte appena gl'elicotteri furono rientrati in Afghanistan. Secondo gli stessi americani la localizzazione di Bin Laden avvenne grazie al suo corriere Al Kuwaiti. Questo quanto sinora risaputo della vicenda. La storia, tuttavia, almeno secondo "Bild" andrebbe completamente riscritta: sarebbe stato infatti un agente del BND - il servizio segreto tedesco - a dare la giusta dritta. Due sono sostanzialmente le perplessità molto forti circa le rivelazioni di "Bild": 1) la notizia è diffusa solo e proprio adesso che il BND è nella bufera per le vicende di cooperazione con la NSA nello spionaggio di obbiettivi "sensibili" nella stessa Germania ed in altri Paesi europei; 2) notoriamente il BND si è mostrato poco informato proprio in Pakistan con notizie di seconda o terza mano spesso dovute a qualche jihaddista tedesco. La specifica del giornale che l'agente fonte della dritta sia in realtà un agente dei servizi pachistani al servizio anche del BND e che avrebbe dato la dritta anche a questo e poi agl'americani, non risolve del tutto le perplessità, come non le risolve la nomea della testata stessa, nota in Germania come più diffuso fogliaccio scandalistico spesso non estraneo a "boutades" risolventisi in bolle di sapone. Un sostegno indiretto alla versione di "Bild" arriva tuttavia da una fonte autorevole, Seymur M. Hersch (premio Pulitzer), secondo il quale - lo pubblica sulla "London Review of Books" - Obama, contrariamente alla versione ufficiale, avrebbe avvertito per tempo Islamabad, e dunque nella versione ufficiale avrebbe mentito...
francesco latteri scholten

domenica 10 maggio 2015

Raùl Castro Papa Francesco: Dottrina sociale della Chiesa chiave di volta disgelo Cuba USA.


Al "Fungo", ingresso posteriore dell'Aula Paolo VI, Raùl Castro arriva alle 9.30, subito accolto da Mons Gaenswein Prefetto della Casa Pontificia e dal Card. Gallagher "Ministro degli esteri" vaticano. Il colloquio cordiale con Papa Francesco, subito dopo, dura ben 55 minuti. Termina con l'invito a visitare Cuba nel prossimo settembre e con lo scambio di doni: un medaglione raffigurante S. Martino nell'atto di coprire il povero con il suo mantello ed una copia della "Evangelii Gaudium" da parte di Papa Francesco; un medaglione con la raffigurazione della Cattedrale de L'Avana ed un quadro di Kcho raffigurante una grande croce composta di barconi sovrapposti a raffigurare il dramma dei profughi. Raùl Castro ringrazia ufficialmente il Pontefice per l'impegno della Santa Sede per il disgelo tra l'isola caraibica e gli USA. Un'azione lunga e delicata: bisogna "tornare indietro di due Papi" per l'inizio, con Giovanni Paolo II, l'incontro storico con il Leader Maximo Fidel, poi a quello con Benedetto XVI, non meno significativo con l'apertura del primo seminario a L'Avana. Nessuno - probabilmente anche per motivi diplomatici - ha sinora osato dirlo, ma pian piano i nodi arrivano al pettine e sembra sempre più evidente che un ruolo primario abbia svolto proprio la "Dottrina Sociale della Chiesa". Essa infatti condivide quella che per Cuba è la preoccupazione più grave per un'apertura verso gli USA, ovvero quella del capitalismo selvaggio, che lo stesso Karol Wojtyla d'altronde ha potuto sperimentare direttamente per quanto concerne la sua Polonia, preoccupazione condivisa peraltro dai suoi successori. Proprio su questo fronte a L'Avana è assai caro da sempre il mantenimento delle proprie conquiste sociali e sanitarie. Non è perciò un caso che l'apertura abbia potuto trovare un progresso notevole sino al compimento attuale proprio con la presidenza del primo Presidente USA che almeno per quanto concerne la sanità, di quelle conquiste ha deciso di fare il proprio cavallo di battaglia per le sue presidenziali. Altro tassello importante che accomuna i leaders cubani - sia Fidel che Raùl - soprattutto a Giovanni Paolo II ed a Papa Francesco è il riferimento alla figura di S. Ignazio di Loyola e dunque ad una concezione che ha precorso sia l'attuale Dottrina Sociale della Chiesa, sia l'impegno socioculturale per l'equità e la giustizia. Ora, finalmente, si apre un'era nuova.
francesco latteri scholten

sabato 2 maggio 2015

Parte Expo 2015: "Siam pronti alla Vita, l'Italia chiamò..." 200.000 il primo giorno.


Finalmente al Via, dopo intensi lavori ed anche boicottaggi di ogni genere l'Evento: Expo 2015. In duecentomila i visitatori già al primo giorno. Una coreografia d'eccezione, culminante nel passaggio delle "Frecce Tricolori", ma della quale, personalmente, ciò che più mi è piaciuto (e che probabilmente è stato più azzardato) è stata la variazione dell'Inno di Mameli, dove il crescendo "...siam pronti alla morte l'Italia chiamò" finisce in un decrescendo da cui s'innalza prima debole ma poi determinato un bellissimo "... siam pronti alla Vita". Bellissimo sarebbe che fosse la nuova versione ufficiale del nostro inno nazionale. Esso sintetizza forse nel miglior modo ciò che Expo vuole essere: un nuovo capitolo della cultura dell'economia e della politica italiana e non solo. L'orizzonte infatti è vastissimo: si guarda all'Europa ed al mondo intero. Nuova è la concezione, quella di una maggiore equità e bene lo sottolinea lo stesso Matteo Renzi: "...dobbiamo uscire da una situazione in cui nel mondo abbiamo un Mld di persone che sofforno la fame e la malnutrizione e, di contro, un Mld che ha problemi di obesità che non riesce a risolvere. Dobbiamo costruire un nuovo equilibrio per un nuovo mondo." Concetto ribadito da Papa Francesco: "... bisogna ridurre gli squilibri tra Paesi ricchi e Paesi poveri." Il vero problema, taciuto, ma che emerge proprio dai dati sull'alimentazione è quello degli sprechi: si produce infatti per 12 Mld di persone quando la popolazione globale è di 7 Mld. In definitiva perciò il vero fine di Expo 2015 è un fine ambiziosissimo e che sarebbe un grande successo se fosse realizzato anche solo in minima parte, esso infatti è quello ambito da sempre dalle grandi religioni dell'umanità, ovvero quello dell' "Armonia", dell'equilibrio dell'uomo con il mondo, con gl'altri uomini e con sé stesso. Il Convivio, l'incontrarsi a tavola, è da sempre presso tutti i popoli uno degli strumenti usati con più efficacia ed è questa la scelta che pone l'Italia al centro dell'attenzione del mondo per i prossimi sei mesi di duro lavoro. Una tavolata grandissima cui partecipano oltre 200 Paesi dando praticamente a tutto il mondo la possibilità di sedre al grande Convivio che è visto come inizio di una nuova politica globale dell'alimentazione. Non si tratta soltanto di idealità: sono tantissimi i progetti connessi e quelli che prenderanno avvio proprio da Expo 2015. Il primo successo contro, come sottolinea Renzi, "i sostenitori del partito dei non ce la faremo mai" è già raggiunto: i lavori sono stati ultimati in tempo facendo ricorso anche agli straordinari ed al lavoro notturno. Sacrificio ed abnegazione di tanti hanno portato il loro frutto. Anche in mezzo a tanti boicottaggi, il più vile proprio nella notte antecedente la "Prima" con il sabotaggio da parte di Anonymus - già il nome sa di vigliaccheria - al sito che vende i biglietti; il più inqualificabile l'attacco vandalico alla città di Milano da parte dei Black Blocks. Si tratta insomma di portare avanti e possibilmente vincere la lotta di sempre: quella della Civiltà contro la Barbarie.
francesco latteri scholten