domenica 30 giugno 2013

Ultima lettera Moro su sedili R4 e presa da Cossiga?


Ustica docet: dopo 30 - 40 anni, meglio 50 o più, qualcosa riesce a trapelare. Per la vicenda Moro gli sviluppi, se confermati, sarebbero addirittura clamorosi e la Storia recente del ns Paese dovrebbe esser riscritta. Per il momento il condizionale è d'obbligo. I fatti emersi e sull'accertamento dei quali le indagini stanno dando da farsi, sarebbero soprattutto tre. Un noto testo - non sto divagando - di antropologia, al capitolo dedicato alla tanatologia afferma: "La morte è un fenomeno definibile solo negativamente quale cessazione delle attività vitali (...) La morte di un soggetto è connotata essenzialmente da elettroencefalogramma e cardiogramma piatti." Dunque un cadavere non sanguina perché in esso non vi è attività cardiaca e perciò circolazione del sangue. Ebbene, il primo fatto sarebbe quello che sarebbero state rinvenute ed occultate tracce ematiche del Presidente DC nell'abitacolo e sui sedili della R4 nel cui bagagliaio è stato rinvenuto il suo cadavere: ergo lo statista non sarebbe stato ucciso nel covo delle BR, come sempre ritenuto, bensì all'interno della R4 ed il suo corpo sarebbe poi stato deposto nel bagagliaio della stessa. Si tratta di una versione molto più plausibile di quella sinora accettata. Il secondo: l'ultima lettera di Aldo Moro sarebbe stata sui sedili della R4. Il terzo: Francesco Cossiga, allora ministro dell'Interno, cui dunque rispondevano sia le forze di polizia che i servizi e che - personaggio assai discutibile - faceva parte anche sia della P2 che di Gladio, si legga servizi deviati, sarebbe giunto sul luogo ben due ore prima del ritrovamento ufficiale del corpo di Moro ed avrebbe rinvenuto ed occultato la lettera. Quest'ultima circostanza confermerebbe quanto già si vociferava a suo tempo, ovvero che il picconatore fosse asceso al Colle grazie a pressing possibilitati dalla sua "conoscenza" della vicenda Moro.
francesco latteri scholten.

sabato 29 giugno 2013

Ciao Marga.




Si è spenta all'insegna delle parole di Epicuro: "Finquando ci sono io non c'è la morte, quando c'è la morte non ci sono più io...". Io, con Seneca, un epicureo, oso aggiungere: "Un uomo è vivo finquando è vivo il ricordo di lui tra gl'uomini", e tu, stai tranquilla, sei più che viva. Sei stata il più grande degli astrofisici italiani, ma io - probabilmente per il tuo impegno al femminile - associo il tuo nome a quello di Maria Montessori e, più in là a quello di Oriana Fallaci, giornalista come tu avresti voluto essere prima del tuo incontro con la Scienza. A quello di Simone De Beauvoir, impegnatamente laica ed atea, contraria ad istituzioni come il matrimonio, ma poi per una vita a fianco del suo Jean Paul Sartre, come tu del tuo Aldo. Atea, ma come te, profondamente amante della vita, di tutti, degl'uomini, degl'animali, delle piante, del mondo, testimoniandolo così radicalmente da far tornare alla mente le parole con cui Aristotele chiudeva la sua Metafisica: "... Vita, e Dio è Vita e lo è eminentemente, perché Dio è questo." Come Maria Montessori e Simone De Beauvoir hai testimoniato l'importanza e soprattutto la bellezza della vita di una donna dedita alla Scienza, alla Ricerca, all'Università. Come loro e con loro hai aperto orizzonti nuovi di mondi nuovi, non più declinati solo al maschile e perciò più vasti e ricchi. Hai guardato all'universo - al tutto - affascinata e volta alla peculiarità, alla singolarità. Ed anche questo ti accomuna alla Montessori ed alla De Beauvoir che lo hanno fatto rispettivamente in pedagogia, sociologia e filosofia. Docente di astrofisica sei stata per tutti anzitutto una grande maestra per la vita quotidiana, ordinaria, per il rapportarsi a sé, agl'altri, alle cose. Hai finito per incarnare quanto affermava Sartre: "... alla fine tutta la mia vita non ha voluto essere che questo: una melodia di sassofono nella sua bellezza cristallina, pura, armoniosa...".

francesco latteri Scholten.

venerdì 28 giugno 2013

Economia, Sharia, Umma e Fatwa.



Il "fainestai", l'apparenza, cambia, la sostanza resta. E l'economia è anche cultura, è modo di vivere cioè di spendere. E due fatti, a poca distanza uno dall'altro, la crisi degli anni '90 e l'attacco alle torri gemelle, hanno aperto uno iato tra economia dell' Occidente, in particolare degli USA, ed economia dei Paesi islamici con uno spostamento massiccio di capitali a favore di questi ultimi. Il trascorrere del tempo sino ad oggi ha solo rafforzato il trend. La crisi degli anni '90 porta in auge uno dei Paesi islamici più colpiti dalla stessa, la Malesia, la quale però è connotata da una economia fortemente aderente ai principi islamici, specie nel settore bancario e finanziario, in particolare alla Gharar, il divieto della speculazione ed il dovere della Sharia, quella che noi chiamiamo solidarietà. L'applicazione della Gharar e della Sharia sono basilari per la realizzazione dell' Umma, il bene comune. E' proprio con un appello alla Sharia che l'allora premier Mohamad Mahathir riesce ad uscire dalla drammatica situazione in cui versa il suo Paese, la risposta dei "fratelli" islamici è infatti immediata e tutti aiutano e tra gl'aitanti più illustri, oltre ai sauditi c'è ad es. Mohamed Al Fayed, padre di Dodi. Il fattore religioso culturale dunque è stato ed è ancora attualmente determinante per l'economia. Fattore che ci differenzia - connotandoci in negativo - dalla cultura islamica: noi infatti ci sentiamo prima americani o francesi o italiani e solo poi ed eventualmente cristiani; l'islamico si sente prima ed anzitutto islamico e poi malese o arabo o egiziano. Noi ci sentiamo prima legati ad un mercato e solo poi ed eventualmente alla concrezione dei valori cristiani del divieto della speculazione, dell'usura, al dovere della solidarietà. L'economia islamica li pone con la Fatwa, ossia per editto, cioé con norme direttive di fatto vincolanti a quei valori che di fatto invece la ns economia occidentale avversa nella sua disonesta pratica. La crisi degli anni '90 perciò finisce per creare una barriera normativa tra i Paesi islamici e quelli occidentali. L' 11 settembre partorisce invece il "Patriot Act", normativa antiterroristica la quale di fatto però interviene - e fortemente - anche nel settore economico creando una ulteriore barriera, questa volta da parte degli USA, che disincentiva di fatto - e portandoli al crollo - gl'ingenti investimenti islamici. Doppie barriere dunque ancora esistenti, ben salde ed in forte ispessimento. Si ripropone oggi perciò ciò che già si era visto nei tempi andati e che uno dei più autorevoli specialisti del Medio Evo, Henry Pirenne, aveva indicato quale sfondo contestuale connotativo della Storia di quel periodo in un suo celeberrimo studio dal titolo assai significativo: "Maometto e Carlo magno". E' forse utile ricordare che l'impero carolingio ha potuto crearsi proprio nella ispirazione a quei princìpi cristiani, l'allontanamento dai quali ne fu la causa del disfacimento. Guardando oggi alla Sharia, alla Gharar, alla Umma, poste come norme concrete dell'economia, e poi volgendoci a quella nostrana, viene in evidenza anzitutto il sempre più massiccio ateismo dell' Occidente, e poi la figura di quel Padre Flynn di joiciana memoria che si staglia nel primo dei racconti di "Gente di Dublino". E' triste per un occidentale dover riconoscere che la gigantesca crescita finanziaria dei Paesi islamici abbia per origine una superiorità morale: loro praticano quei valori ai quali specie noi cristiani diciamo di ispirarci, solo che loro lo fanno, noi siamo come Padre Flynn ed il suo pubblico: facciamo belle parole agendo poi apertamente in contrasto con esse, anzi, dando per scontato che così sia: Padre Flynn celebrava messa e faceva il predicozzo davanti ad un pubblico di usurai dai quali era allegramente finanziato ... E così mentre da noi banche e finanza tracollano nella sporcizia dei derivati, inventati da Michele Sindona, degno uditore di Padre Flynn, da loro prosperano (e meritatamente).

francesco latteri scholten.

martedì 25 giugno 2013

Finita secondo le profezie di Montanelli l'Italia berlusconiana.


"... finirà male e nel fango..." così il grande Indro Montanelli dopo uno dei suoi ultimi incontri con il Cav. . Grande Giornalista, ma soprattutto grande intenditore d'Italia e della sua Storia, specie politica, aveva cercato di cooptare Berlusconi ad un indirizzo diverso. Ed è la sentenza del processo Ruby - per discutibile che sia, con una interdizione che "puzza" di politico - a porre la parola Fine all'ultimo non roseo ventennio di storia italiana, peraltro già apertamente al declino. Erede del CAF (Craxi, di cui Berlusconi fu braccio destro, Andreotti Forlani) e con esso della P2, ne ha tentato la prosecuzione politica e ripetuto la fine ingloriosa. Se tuttavia nel tracollo del CAF vi è stato un "nuovo" leader, degno di questo nome, capace di porre un nuovo soggetto politico, Forza Italia, subito portato al successo alle elezioni del '94, così non è oggi. Le ultime politiche infatti hanno mostrato chiaramente il naufragio dei vari tentativi dei suoi colonnelli, soprattutto dalle fila degli ex AN, ma anche altri di "mettersi in proprio" o di assurgere a "delfini". Le successive amministrative hanno poi mostrato che senza Berlusconi non esiste il PdL e neppure la lega. Al nuovo e creando soggetto politico, una riesumazione di "Forza Italia", la sentenza assesta un duro colpo, ma quasi sicuramente se ne sarebbe registrato egualmente il naufragio per l'integralismo intrinseco del progetto, il ritorno al concetto di Stato azienda che rifiuta quel compromesso tra questi e la realtà politica che è lo stesso PdL e dunque pone un contrasto forte con i propri colonnelli ed anche con buona parte della propria base. Insomma, la "Cronaca di una morte (politica) annunciata". L'Italia del dopo è contrassegnata essenzialmente dal vuoto ideologico e politico e dove pare porsi come possibile erede o coerede quello che fu il primo a porsi apertamente la questione del "dopo": il rottamatore Matteo Renzi dello schieramento politico opposto, ma dichiaratamente aperto a proveninze da altre realtà politiche. L'idea dello Stato azienda pare debba comunque essere perlomeno attualmente abbandonata, così come quel progetto presidenzialista che avrebbe dovuto supportarlo. Ma questo è quello che già intravedeva Indro Montanelli: a buon intenditor poche parole.
francesco latteri scholten.

lunedì 24 giugno 2013

Processo Ruby, un'interdizione che sa tanto di politico.



Alla fine è arrivata. La sentenza del più rumoroso dei processi contro Berlusconi, quello riguardante la giovane ed avvenente Show Girl Ruby. Posso immaginarmi ancora un Berlusconi più vivace e tentato di altri, ma concussore no, non ne avrebbe mai avuto bisogno. Neppure un Berlusconi sfruttatore, la legge italiana vieta lo sfruttamento e non la prostituzione. La storia della "nipotina" di Mubarak è certamente discutibile, ma volerla innalzare a vicenda giudiziaria è da teatrino dell'assurdo. Ciò che emerge sia da dati, da intercettazioni, da indagini, è piuttosto altro, ovvero che a Berlusconi sia stato imbandito una specie di "Truman Show" in cui gli era lasciata la parte del "Grande Conquistatore" dell'irresistibile "Sciupafemmine" a cui nessuna riesce a dire no, a suo danno - ovviamente - e stupisce che di ciò la magistratura non abbia assolutamente tenuto conto. Ancora più è provato che tutti abbiano tratto profitto e non solo economico da Berlusconi e anche di questo stupisce (e di più) che la magistratura non abbia tenuto conto, eppure di a cosa servisse "Papy" e come le varie ragazze lo sfruttassero era ben venuto fuori. Più che circa la vicenda in sé vanno tuttavia fatte delle osservazioni, e sono estremamente gravi, circa la sua gestione da parte delle istituzioni, sia mediatiche, sia politiche, sia giudiziarie. Le vicissitudini private di un cittadino, sante o discutibili che siano, quale espressione e connotazione morale del suo partito politico, e questa contro le altre parti politiche: è inammissibile. Ancora, "la mia immagine di giudice" contro "la mia immagine di politico": è inaccettabile ed è sovversivo rispetto al nostro ordinamento costituzionale che riconosce la montesquieuiana divisione dei poteri. E' sovversivo perché alla fine il cittadino DEVE essere colpevole perché altrimenti il giudice è un incapace. Impostazioni che istituzioni serie avrebbero assolutamente dovuto evitare. Una sentenza a questo punto, la quale inasprisce di ben 2 anni - 7 invece di 5 - le richieste dell'accusa è necessariamente sospetta e fortemente. L'ulteriore accanimento - perché a questo punto questo è - con l'interdizione a vita dai pubblici uffici avrebbe poi a qualunque costo dovuto essere evitata perché essa ne prova con certezza la qualifica di sentenza politica, inaccettabile per il ns ordinamento. Una sentenza da Robespierre, da Saint Just, da Stato dei giudici. Manca solo la ghigliottina.
francesco latteri scholten.

domenica 23 giugno 2013

Soldi alla gente invece che al calcio: W gl'Indignados brasiliani.


L' Italia ha perso. Atmosfera blindata, esercito per garantire una partita di pallone, scene purtroppo già viste, un pò dappertutto, anche altrove. Il Brasile, una delle potenze mondiali emergenti degl'ultimi decenni, è in fermento da diverso tempo. Ormai le cose sono degenerate in tumulto aperto in diverse città, specie le più popolose. E' un ulteriore piccolo rialzo del prezzo (l'ennesimo) del biglietto dei mezzi pubblici la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dei 165 Mln di abitanti, di cui oltre il 55% di origine europea, per una superficie di 8,5 Mln di Kmq, ben il 79% abita i grandi centri urbani, e ben 18 Mln (il 12% della popolazione totale) le favelas che intorno a questi si estendono. Sono le stesse che si ritrovano a circondare le città degl'altri Paesi dell' America Latina, sono come quelle dell'Argentina, dove proprio in esse esercitava sino a pochissimo tempo fa il suo ministero il Card. Bergoglio, attuale Pontefice. Realtà suburbane dove acqua, fognature e corrente elettrica sono il lusso eccezionale di pochissimi. Sanità ed istruzione, dove esistono, sono lasciate alle istituzioni caritative della Chiesa o di laici. Grande benessere ed estrema indigenza vengono così a ritrovarsi pressocché nella stessa area geografica facendo ancor più risaltare l'abissalità degli squilibri economico sociali del Paese. Maxi investimenti economici per nuovi super stadi e strutture sportive sono più che un pugno nell'occhio nei confronti di chi, costretto in una baracca, manca di tutto, ormai anche del biglietto, divenuto troppo caro, per andare a lavorare in centro. La divinità pagana di tutto il mondo contemporaneo, e gl'investimenti in suo sostegno, sono così divenuti oggetto su cui il malcontento ha trovato sfogo. Il pallone è stato difeso, e non poteva essere altrimenti dal presidente della FIFA, e con la forza (invio dell'esercito appunto) dal Presidente del Brasile. Il suo eroe più grande, Pelé, è stato titubante, prima con la FIFA, poi con la gente, gl'altri eroi invece con la gente da subito. L'azione degli Indignados però continua (per fortuna) e questa, come altre volte, è più che condivisibile, così come è più che necessario che investimenti milionari siano diretti al sanamento di situazioni di estrema indigenza quali quelle delle favelas del tutto incompatibili con la realtà di una nuova potenza economica quale il Brasile oramai è. Non è possibile che la sperequazione continui ad essere tale da mantenere il 12% della popolazione in alloggi di fortuna, se così si può definirli, senz'acqua, fognature, elettricità, senza sanità né istruzione. Nè è possibile che istituzioni ludiche che di ludico hanno ormai perso tutto a vantaggio di una speculazione che riguarda i profitti di una minoranza sempre più esigua e ricca. Sarebbe finalmente ora che la presa di coscienza degli Indignados brasiliani varcasse con forza i confini brasiliani e si estendesse proprio per quanto concerne il calcio a tutti gl'altri Paesi e non solo latinoamericani. Recenti vicissitudini mostrano come sarebbe salutare anche in Europa ed in Italia il dirottamento di fondi ludici verso il sostegno del disagio sociale.
francesco latteri scholten.

giovedì 20 giugno 2013

E' di Letta e non di Obama la prospettiva del 50' di Ich bin ein Berliner.



Era cinquant'anni fa che JFK, alla storica porta di Brandenburgo, pronunciò il celeberrimo "Ich bin ein Berliner". Si era in piena guerra fredda, si era raggiunto in questa un nuovo apice con la "crisi cubana", dove dietro l'inasprimento del confronto USA URSS c'era un nuovo ed alternativo progetto per lo sviluppo dell' America Latina e per il rapporto Nord Sud, quello lanciato anche all' ONU dal Che e da Fidel. Leaders che non sono più - JFK sarà ucciso sei mesi dopo, il Che sarà ucciso in Bolivia nel '67 per conto della CIA - di mondi che non sono più: nel novembre dell' '89 dopo il crollo dell' URSS, cade il muro che divideva Berlino, simbolo di una Guerra Fredda che è finita. Simbolicamente Obama guardava  in quella direzione verso cui anche il palco era volto, direzione cui cinquant'anni fa degli enormi striscioni rossi fermavano la visuale a JFK: l'Est. Paradossalmente invece le parole di Obama paiono volgersi, con la parentesi del credo in valori comuni, soprattutto al passato e ad un presente necessitato dalla pulitura di image sui media specie a seguito dei recenti scandali del "Yes we scan" come sono stati ribattezzati negli USA. Parole volte più al passato che al presente ed al futuro di quella parte di america - ben incarnata ormai da Obama - che è arroccata su di sé ed è incapace di una visione futura più ampia. In questo senso la prospettiva geopolitica più sensata e promettente pare invece quella delineata in altri ambienti - l'incontro con la stampa estera - dal ns Premier Enrico Letta: una vasta realtà di cui facciano parte USA e Canada, insieme agli "Stati Uniti d'Europa", da costruirsi. Una prospettiva valida ambiziosa e fascinosa, ma altresì difficile, perché sebbene già solo per gli "Stati Uniti d'Europa" sia necessaria anche quell'unione bancaria che il nostro auspica e che non c'è, è sempre più evidente - come mostrano i recenti fatti di Cipro (intromissione diretta nei conti bancari dei cittadini), della Grecia (chiusura senza autorizzazione del Parlamento della TV pubblica) e della Turchia (adesione a UE in itinere, e fatti di Istanbul ed Ankara) - che occorra una integrazione anzitutto solidaristica, sociale e culturale in assenza della quale quella bancaria diviene addirittura ragione di conflittualità. Per la validissima prospettiva lettiana inoltre il distanziamento di Putin al G8 u.s. a ragione delle vicende siriane, pone una ulteriore problematicità, la Russia infatti è, a ragione e pienamente, Paese che sul piano storico culturale ed economico, da sempre ed anche con buona pace della stessa "Guerra Fredda", fa ed ha sempre fatto parte dell'Europa e qui non vale citare solo Tolstoi o Berdjaeff o altri, ma anche realtà economiche quali Togliattigrad, il Gasdotto e tante altre. 

francesco latteri scholten.

lunedì 17 giugno 2013

Papa Francesco: non abbiate paura di compromettervi...



"Non abbiate paura ..." è l'eco di parole che da vicino rimandano lontano. Le ha pronunciate Benedetto XVI, le ha pronunciate in un discorso celeberrimo Giovanni Paolo II, ma il rinvio si volge indietro nei secoli e nei millenni, fino a giungere a ns Signore, e, a ruota, a San Paolo. Papa Francesco vi aggiunge due sole parole:di compromettervi. Ma proprio esse saltano i secoli e rimandano direttamente a San Francesco e più oltre, direttamente a ns Signore. Il cristiano autentico, così il Papa, è un uomo che non ha timore nella carità di mettere in gioco tutto sé stesso e, se necessario, di compromettere sé stesso e la propria immagine, di "sporcarsi le mani". "Il cristiano è un rivoluzionario." E, vengono in mente le parole celebri del più grande filosofo del Novecento, che in campo di concentramento, tenuto insieme a Padri Gesuiti, stava per convertirsi, le parole di una delle opere più celebri del secolo appena passato, "Le mani sporche": "Come ci tieni alla tua purezza, ragazzo mio! Quanta paura hai di sporcarti le mani. Ebbene, resta puro! A cosa ti servirà e perché vieni in mezzo a noi? La purezza è un'idea da fachiri e da monache. Voialtri, gl'intellettuali, gl'anarchici borghesi, ne traete il pretesto per non fare nulla. Non fare nulla, restare immobili, serrare i gomiti contro il corpo, portare dei guanti. Io, ho le mani sporche. Fino ai gomiti: le ho immerse nella merda e nel sangue." Il rinvio a Cristo è diretto e gl'episodi - dal battesimo ad opera del Battista, alle nozze di Cana, alla cena con Matteo il pubblicano, l'esattore usuraio dell'epoca che diverrà discepolo, alla peccatrice, all'adultera - sono tanti, tantissimi. "Non abbiate paura," perché se sulla barca c'è Cristo, anche il mare ed il vento taceranno. L'uomo nuovo che è il cristiano è anche questo: è un uomo che ha lasciato alle sue spalle anche la propria immagine perché non persegue più il proprio egoismo e l'accrescimento di sé, segue invece il Signore sulle strade del mondo piene di bisogno, di sofferenza, di dolore, di sporcizia. E' la drammaticità della vita in cui è necessario calarsi. Sono le situazioni nelle quali bisogna dare la testimonianza vera: meno pieni di sé, più poveri, per accrescere l'altro. E, a spiegare bene chi sia l'altro ci pensa la parabola del Buon Samaritano.

francesco latteri scholten.

I 2 populismi della politica italiana: politica azienda e politica spettacolo.



Il populismo in politica nell'Italia posteriore alla "Prima Repubblica" ha avuto una sua prima e grande concrezione in quella "Forza Italia" che Berlusconi oggi vorrebbe riesumare per farla succedere al PdL. Lo dice già il nome, un nome che a norma della Costituzione non avrebbe potuto né dovuto darsi: Partiti e movimenti non possono assumere nomi e simboli propri dell'Italia. Il motivo è ovvio: non posso più gridare "forza Italia" a sostegno del mio Paese, senza sostenere invece quel partito o movimento politico, viceversa se non mi unisco a quanti lo gridano, sono non il non sostenitore di quel partito, ma il Traditore del Paese. Ecco perché nessuno può arrogarsi l'utilizzo di simboli - e la bandiera tricolore, anch'essa presente in quell'emblema, è il simbolo per eccellenza dell' Italia - propri del Paese. Un atto populistico di grande impatto dunque, al pari della terminologia calcistica e delle sue semplificazioni riduttive e falsanti, propri appunto di Berlusconi ed a sostegno della sua concezione politica, quella dello "Stato Azienda", che si vorrebbe riesumare oggi azzerando di fatto il PdL: ad Arcore si vogliono non i politici che ci sono, ma dei veri manager che amministrino Comuni, Province, Regioni e lo Stato come un'azienda. C'è, ovviamente, l'opposizione di tutti i politici, a cominciare dai "colonnelli", dello stesso PdL (loro infatti andrebbero a casa). L'attuazione del progetto o la sua riesumazione che sia, è comunque una forma di integralismo, la quale azzera quel compromesso tra Stato azienda e politica usuale che è il PdL. Oltre questa, il populismo politico nel ns Paese ha avuto un'altra concrezione, la quale cronologicamente si colloca circa negli stessi anni del berlusconismo, ma è tenuta in ombra, anzi cacciata dai media un pò da tutti, sin dal suo inizio: è cacciata dagli spezzoni residui della "Prima Repubblica" di tutti i tipi, è cacciata dal berlusconismo, è cacciata dall'ex PCI. Il motivo è per tutti lo stesso: se ne riconosce immediatamente la potenzialità straordinaria, ma anche la non assimilabilità e, soprattutto, l' assai difficile addomesticabilità. Si tratta della politica spettacolo, che smaschera però come misero e squallido spettacolo la politica usuale, mettendone in luce il teatro tetro e meschino. E' la politica bandita dai grandi media degl'ultimi anni pre internet, ovvero da TV, radio e stampa, la quale però in piazza, proprio per il suo dirompente potere comunicativo e smascherante, per la sua capacità aletica, ossia a lete, togliere l'obblìo, disvelare, ha un successo strepitoso. L'irruzione in campo mediatico di un nuovo medium, Internet, ha invero trasformato la piazza in medium, e perciò realizzato l'irruzione di questo movimento, meglio, ha tolto quella emarginazione mediatica decretata dal controllo degl'altri media da parte dei suoi oppositori politici. E' il porsi del nuovo movimento, l' M5S, e del suo leader Beppe Grillo. Per quanto il M5S possa vantare l'assorbimento di grandi nomi culturali della Sinistra, e abbia condiviso scelte politico sociali anche di Sinistra, i due populismi non sono affatto necessariamente antitetici e questo lo dimostra molto bene sia la personalità di Berlusconi leader del movimento azienda ma eccellente attore e uomo indubbiamente di spettacolo (quello politico) anch'egli, sia, nel campo del populismo spettacolo, lo stesso Grillo se anzicché considerarlo per sé lo si considera in tandem con Casaleggio. L'apertura poi di entrambi a realtà quali Casa Pound, o, come vorrebbe Panorama e L'Espresso, al Grand' Oriente dovrebbero far riflettere (molto e seriamente). 

francesco latteri scholten.

sabato 15 giugno 2013

DNA e brevetti: Terminator e Blade Runner.



"Il DNA umano non si brevetta", "sentenza storica della Suprema corte americana", così i titoli dei media nazionali e non per la sentenza americana sulla riscerca scientifica per quanto concerne il genoma umano. Sembrerebbe dunque strano che il titolo della Myriad, cui la sentenza si riferisce, si sia rialzato, dopo la sentenza, nella sua quotazione in Borsa. La sentenza si riferisce invero a due geni, il Brca 1 e Brca 2 che la Myriad avebbe per la prima volta isolato, e recita: "Un segmento naturale del DNA umano è un prodotto della natura e pertanto non può essere brevettato." Restano protetti, ovviamente, tanto le tecniche quanto le metodologie di isolamento e, soprattutto, i geni artificiali i quali sono essi sì una creazione dell'ingegno umano. E questo spiega il rialzo dei titoli non solo di Myriac. La sentenza dà comunque un indirizzo normativo importante in un settore sempre più ingombrante ed ingombro, alcuni esempi: nel 2000 proprio la stessa Myriad aveva acquistato i diritti per l'analisi dei geni delle popolazioni Sarde caratterizzate da grande longevità; nel 2002 la Autogen aveva acquistato i diritti per lo studio dei geni delle popolazioni Tonga caratterizzate da alto tasso di obesità. C'è qui da chiedersi come e soprattutto chi possa arrogarsi di vendere il dirirtto di analizzare i geni di intere popolazioni a loro totale insaputa e senza che esse percepiscano alcuna parte del compenso pecuniario della vendita, il che ci rinvia alle lacune grandissime della normazione a proposito. Vi sono poi anche casi importanti che alla luce della nuova sentenza andrebbero probabilmente rivisti, cito solo il caso, risalente al 1997, riguardante il genoma di una donna della popolazione indigena di Panama, resistenti ad un virus assai simile a quello dell' Aids, che è stato brevettato da una ditta americana. La normativa comunque non chiude al "Terminator" cui - già dai tempi di Hitler - la scienza, meglio certa scienza, sta attivamente lavorando, e Terminator non è un robot, come nel film, bensì un uomo (o una donna) frutto, anzicché del concepimento dovuto ad un rapporto sessuale, di un assemblaggio in laboratorio: costruzione di singoli geni e loro assemblaggio. E' da osservare però che già la semplice clonazione animale ha mostrato da tempo che l'incidenza sulla realtà di un individuo da parte del genoma è del 30% circa, mentre la restante parte è dovuta all'ambiente ed alla interazione del soggetto con esso. Più che quella di Terminator è dunque attualissima la realtà intravista con "Blade Runner".

francesco latteri scholten.

mercoledì 12 giugno 2013

Grecia chocking: chiusa TV pubblica e tagliato segnale.



Fatto senza precedenti in Europa: a mezzanotte con un preavviso di sole due ore, con decreto governativo unilaterale, senza consultazione e tantomeno approvazione del Parlamento, pionieri dell'esercito hanno tagliato i cavi dei ripetitori della TV pubblica greca ERT e sugli schermi di tutte e tre le sue reti è apparso improvviso un significativissimo "no signal". Secondo il governo greco l'atto sarebbe stato compiuto su richiesta europea. In mattinata le reazioni al gesto inaudito ed inconcepibile sono state assai forti, sia presso tutte le emittenti pubbliche dell'Unione - per le quali è un precedente gravissimo ed estremamente sinistro - sia presso il Parlamento dell'Unione. Qui l'intervento più significativo ed autorevole è stato quello di Daniel Cohn Bendit, che ricordiamo da giovane imberbe con il megafono al fianco di Jean Paul Sartre, ed ora valido europarlamentare dei Verdi oltre che importante filosofo francese. Cohn Bendit ha richiesto in particolare con forza e veemenza di sapere se sia vero che la richiesta di chiusura di ERT sia partita dalla Troika, gli è stato risposto, da parte di Rehn, che no. Pare a questo punto indispensabile una commissione d'inchiesta. Nel frattempo sono partite molteplici iniziative a sostegno economico ma soprattutto tecnologico di ERT per possibbilitare la ripresa almeno parziale delle trasmissioni, al qual fine diverse reti avrebbero messo a disposizione proprie frequenze sui satelliti. L'atto del governo greco - improvviso come un fulmine a ciel sereno - in qualche modo concreta le minacce del turco Erdogan contro i social media, in particolare Facebook. Il fatto gravissimo è in piena contraddizione tanto con tutte le singole costituzioni dei Paesi dell'Unione - compresa la stessa Grecia dove avrebbe dovuto prima comunque essere approvato dal Parlamento - quanto con quella dell'Unione in quanto tale. Da mezzanotte i cittadini greci sono perciò privati dell'informazione pubblica televisiva, in quanto lì le private non danno telegiornali, resta solo l'informazione su carta stampata, più lenta, e più manovrabile e comunque non in tempo reale. Anche su questa - al momento interrotta per l'immediato sciopero di quasi tutti i giornalisti - pende, come d'altronde sulla rete, la stessa spada di Damocle. Mutatis mutandis viene a mente il precedente di Cipro dove si sono messe direttamente le mani nei conti bancari dei privati cittadini, viene spontaneo l'accostamento ai fatti di piazza Taksin in Turchia. Premonizioni oscure. Mi viene - e con forza - spontanea e intrattenibile la domanda, gridata da Cohn Bendit nell' aula del Parlamento europeo, tratteggiata di cupo: ma in che Europa viviamo? Voglio sapere in che Europa viviamo! E, aggiungo, è Europa?

francesco latteri scholten.

martedì 11 giugno 2013

Italia: cercasi leader politico per era postberlusconiana.




Per una analisi dettagliata del voto delle amministrative appena concluse, rinvio alle prime pagine di tutti i giornali. C'è tuttavia un fatto importante che esse hanno portato alla ribalta e sul quale vale la pena di soffermarsi. E' stato a suo tempo - ormai qualche anno fa - proprio l'ex rottamatore, allora ancora non ex, a porre per primo la questione. Berlusconi al tempo, sebbene già travagliato dalle sue note vicissitudini, era ancora pienamente in auge. Le ultime politiche hanno mostrato quanto nonostante tutto il cav. sia "il" cavallo rampante del PdL e, più latamente, del centrodestra: è stato lui a recuperarlo e portarlo al circa 30%. Ebbene le amministrative hanno dimostrato ben più di questo: hanno dimostrato che senza Berlusconi il centrodestra non c'è: è Berlusconi il centrodestra. Manca non solo un leader carismatico, ma di più, manca qualcuno che abbia - nel bene e nel male - la capacità politico amministrativa di lui, discutibile o meno che sia. C'è poi il problema della Storia, sì proprio della Storia. Il 30% alle ultime politiche infatti mostra che almeno una buona parte degl'italiani non imputano a lui personalmente e direttamente lo sfascio nel quale il suo ventennio ha portato il Paese. Le dure critiche invece ad esempio alla legge Fornero ci dicono che queste colpe sono e ancor più saranno attribuite a ciò che intorno a Berlusconi ruotava. E' del resto questo quello che dice il tracollo PdL alle amministrative di ieri. Sarà come già è stato per uno dei grandi leader mediatici del berlusconismo, il direttore del Tg4, Fede, il cui nome sarà ricordato associato a quello di Lele Mora e della Minetti. Il problema si pone invero - mutatis mutandis - anche sull'altra sponda. Qui un altro Berlinguer non c'è mai stato, ed i nomi più carismatici, Napolitano e Rodotà ad es, ai quali auguriamo la più lunga longevità, per motivi anagrafici non possono appartenere a nuove ere. Grillo, da solo e da se stesso, si è reiteratamente tirato colpi di ascia di quelli da Golia nei propri piedi e se poi le "panoramate" quali la vicinanza con Prodi o Grande Oriente sono quali rese dal periodico berlusconiano, di nuovo non c'è proprio nulla. Restano solo due volti, entrambi targati PD, Letta che ottima prova sta dando di sé, e quello appunto dell'ex rottamatore: testa o croce. Il lancio della monetina.

francesco latteri scholten.

lunedì 10 giugno 2013

Cina - USA rapporto sempre più in crisi?



Le immagini sono belle, patinate, come sempre, con Xi Jinping e Barak Obama sorridenti, Obama più "a quaranta denti" all'americana, Xi con più contegno orientale: si abbracciano, si prestano ai fotoflash. Tutto è - o almeno sembra - bello, tirato a lucido, alla "Dallas" delle grandi occasioni. Eppure nonostante il tanto impegno è difficile non vedere le diverse incrinature anche profonde che vengono fuori qui e là. E, l'articolo del "Guardian" che impedisce ad Obama la tirata di orecchie che aveva in animo nei confronti di Xi, semmai è opportuno a mitigare le cose, sbattendo sul tavolo il "Grande Fratello" degli USA e perciò facendo cadere un ulteriore contrasto pesante. Resta l'imposizione da parte di Xi Jinping, che parla l'inglese quasi meglio del cinese e comunque meglio di molti americani, di un traduttore per i colloqui; resta il saltato faccia a faccia delle first ladyes per il rifiuto di Michelle Obama. Insomma l'incontro del disgelo basato su un rapporto personale fondato sulla fiducia tra i leaders di Cina ed USA pare perlomeno alquanto affannoso. Invero se si guardano i media, non solo per l'incontro, ma dai tempi del recente sorpasso della Cina, ovvero della conquista cinese della leadership economica mondiale, si vede che non solo quelli americani, ma quelli occidentali in genere faticano a confrontarsi con questa nuova realtà: il numero Uno è la Cina, di cui tra l'altro gli USA sono debitori e grandi. I media sembrano non averlo recepito e non capacitarsene e continuano con l'impostazione di sempre: quella di una premirship americana ormai inesistente. Tutti: incontro USA Cina (anzicché Cina USA) e Obama Xi anzicché viceversa etc. Ciò che qui si svela è che è carente e soprattutto falsa l'immagine della Cina che l'Occidente continua a conservare, quella della Cina quale era sino a 50 e più anni fa: un lontano Paese grandissimo, con una cultura millenaria, ma, nonostante la rivoluzione fuori dal mondo, arretrato e dedito soprattutto alle produzioni economiche e scadenti senza tecnologia e al copiato dei prodotti occidentali. Ebbene, oggi la Cina, prima ancora che per l'economia è al primo posto nel mondo per i brevetti e la tecnologia, anche e soprattutto l'alta tecnologia, l'informatica, la robotica etc. I prodotti cinesi sono di qualità ed offrono anzi il miglior rapporto qualità prezzo. E' la realtà che l'Occidente più fatica ad accettare, probabilmente perché è quella che maggiormente mette in discussione la propria immagine: quella di una premiership in qualche modo - e non si capisce perché - connaturata dovuta ad una superiorità scientifica inarrivabile perché costruita su una scienza la cui nascita ed il cui sviluppo è intrinsecamente occidentale e perciò inemulabile. Ebbene la Cina di oggi è la dimostrazione che tutto ciò è falso e false sono le pretese occidentali che affondano le proprie radici nel razionalismo scientifico illuministico, peraltro da tempo crollate.
francesco latteri scholten.

venerdì 7 giugno 2013

L'Europa (e l'Italia) ha bisogno di modelli di sviluppo e non di ricatti.



Europa: è da ormai anche troppo tempo un comodo, anzi il comodo. capro espiatorio per qualsiasi cosa, eppure è proprio ad essa che dobbiamo il più lungo periodo di pace che la storia ricordi e, nonostante gl'americani negl'anni settanta ci abbiano scaricato addosso la loro crisi, e nonostante ora ci stiano riscaricando quella successiva, è sempre all' Europa che dobbiamo il più grande periodo di prosperità che la storia ricordi. "A ciascuno il suo" recitava un titolo famoso di Pirandello, e, a ciascuno il suo è a ciascuno la propria responsabilità: quella dell'attuale crisi è americana, dovuta al debito pubblico USA, il primo del pianeta, dovuto ai "derivati" USA  - 751.000 Mld di $ -, dovuto alla bolla speculativa bancaria USA, dovuto alla bolla speculativa edilizia USA. In definitiva, l'esito ultimo delle reaganomics che grazie anzitutto alla Thatcher si sono propagate anche da noi. Il problema della crisi è anzitutto un problema di modelli di sviluppo e di comportamenti politici ed economico-finanziari. E qui il ritorno ad es. al validissimo Glass Steagall Act, cui ci si stava impegnando con il Dodd Frank Act (DFA), è stato parzialmente vanificato dai grandi attori economici e dalle lobby che dietro ad essi si celano, si veda per tutti Jamie Dimmon di J.P. Morgan. In Europa con Basilea 3 ci troviamo praticamente allo stesso punto. L'esito è il mancato tracciamento netto della distinzione tra banche e banche casinò delineato invece dallo Glass Steagall Act. In altri termini: era fatto divieto alle Banche di speculare con i soldi dei loro depositandi. La reintroduzione di questa norma, fortemente sostenuta da "Occupy Wall Street" e dai "Viola People", oggi detta Volker Rule perché proposta da Paul Volker che in parte è riuscito ad introdurla nel DFA, è riuscita solo in parte proprio per il lobbismo della Morgan. I capitali risucchiati dal settore finanziario e bancario sono ovviamente stati detratti a industria, imprese e famiglie: il crac di un settore ha effetto domino. In Europa, e nello specifico in Italia, l'esempio più fulgido è stato il recente atto salva Italia della BCE con il Governo Monti, i miliardi di Euro destinati dall'Europa per industria, imprese e famiglie italiane, grazie all'abile toglimento del vincolo da parte di Draghi, sono finiti direttamente nelle casse delle Banche e da lì nella finanza. L'economia reale non ha avuto niente, laddove niente è una tara in più perché non avere quelle concessioni è significato per molti non poter fare fronte alla drammatica realtà. Come si vede non si tratta di battere i pugni sul tavolo con ricatti tanto estemporanei quanto ridicoli, ma, piuttosto, di portare avanti politiche concrete che possano fare uscire dalla crisi. Ma, su questo, proprio lo stesso "signore" che sbatte i pugni sul tavolo e ricatta, era ed è, guardacaso, in lobby affini (quando non nelle stesse) in cui sono anche Dimmon e gl'altri di J.P. Morgan e compagni: si predica in un modo e si razzola in un altro.

francesco latteri scholten.

martedì 4 giugno 2013

Bob Dylan: Legion d'onore per la Pace e i diritti civili.


"Mamma, portami via questo simbolo / io non posso usarlo ancora / sta diventando oscuro, troppo oscuro da vedere / mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso... : Knockin' on Heaven's Door". E' soprattutto con questo brano e con le immagini cui esso rinvia, quelle del grandissimo "Patt Garrett & Billy the Kid" del leggendario Sam Peckinpah ed i volti di James Koburn e Kris Kristofferson, che la mia generazione lo ha ben presente. Ma Robert Allen Zimmerman (Duluth, 24 maggio 1941, da famiglia originaria di Istanbul), Robert Dylan dall'agosto del 1962, era già l'icona e la "Colonna sonora" del Movement il movimento pacifista americano (e, soprattutto, il suo Writer) : The Freewhelin' era uscito già nel '63, e Hard Rain's a-Gonna Fall con la crisi di Cuba aveva incarnato lo spettro dell' apocalisse nucleare. E' divenuto così la figura di riferimento del nuovo movimento Folk e del Greenwich Village. Con Another Side e soprattutto con la partecipazione del Movement alla marcia su Washington a fianco di Martin Luther King, che pronuncerà il celeberrimo "I have a dream", Dylan entra nella Storia. L'indirizzo è preciso e l'impegno forte contro la guerra in Vietnam erano del tutto scontati. E' stato proprio quest'ultimo a renderlo "non idoneo" alla ricezione della più alta onoreficienza della Répubblique, nonostante il reiterato e forte impegno di una sua grandissima ammiratrice: Carlà, che aveva fatto pressioni direttamente su Sarkò. Adesso Jean Louis Georgelin, Gran Cancelliere della Legion d'Onore, ha precisato che è prevalso l'orientamento di prendere in considerazione l'antica usanza francese di essere un faro di cultura universale e di conferire il premio dell'Ordine anche ad artisti stranieri. Più che per Dylan, i cui riconoscimenti professionali e non non si contano, il premio è significativissimo quale riconoscimento implicito per il Movement: "Mamma, metti la mia pistola a terra / io non posso sparargli ancora / Quella lunga nuvola nera sta scendendo / mi sento come se stessi bussando alle porte del paradiso / Bussando alle porte del paradiso / Bussando alle porte del paradiso / Bussando alle porte del paradiso..."
francesco latteri scholten.

domenica 2 giugno 2013

Chissà se Grillo ha letto "LUI è tornato" ?




Si presenta di nuovo, oggi, e, ovviamente, da maestro mediatico e della comunicazione, nei panni più adeguati per il suo ritorno nella realtà odierna: quelli di un comico, di una popstar. Insomma: alla Grillo. Ovviamente, "... Nessuno lo prende sul serio, nessuno crede che sia LUI (...), lo vedono come un fenomeno interessante e comico, allora, pian piano, arriva nei salotti buoni, in TV, alla Bild, in politica. Con le sue idee aggiornate al presente. I giovani capiscono molto meglio dei più anziani questo terribile meccanismo di seduzione e complicità narrato nel libro". Così Timur Vermes. Non è Roma, ma Berlino, la Berlino di oggi, la scena sulla quale LUI si ripresenta, tra sortilegio e fantapolitica. E si ripresenta proprio come un Grillo tedesco, che, a differenza di quello italiano, è solo immaginato e trasposto quale protagonista di un libro. Al pari che per quello italiano, il successo è strepitoso, ovviamente non si tratta di un successo politico vero, ma solo immaginato, in compenso è verissimo il successo editoriale: assoluto best seller, oltre 600.000 copie vendute in Germania, e con traduzioni in tutte le lingue che ne stanno sancendo un successo mondiale (da noi è uscito il 15 maggio per Bompiani, 448 pagine, traduzione della bravissima Francesca Gabelli). Ma, ... Timur Vermes non ha mai saputo nulla di Grillo? Eppure la stampa tedesca ne ha da tempo diffusamente parlato, anche su testate autorevoli. E, comunque, proprio sulla seduzione delle masse da parte del suo personaggio egli dichiara: "Nel libro seduce in due modi. Primo, è un ottimo oratore. Non offre soluzioni migliori, ma intrattiene con efficacia. Un pò come il vostro Grillo. Poi molti sono felici del suo modo di guardare alla società attuale. Prende posizione, posizioni aberranti ma con opinioni ferme. In una società in cui la gente cerca sicurezza, e rifugge da opinioni e scelte chiare, lui è attraente perché a suo modo parla chiaro. Abbiamo una democrazia, ma siamo attratti da persone che parlano come dittatori." Dunque LUI seduce ancora, anche se i suoi protagonisti non se ne rendono conto. Ed è gravissimo ed estremamente pericoloso: LUI infatti è Adolf Hitler.
francesco latteri scholten.

sabato 1 giugno 2013

Legge finanziamento Partiti: Italia a Multinazionali, fuori da Europa e senza Welfare.


Festeggiamo il 2 guigno con l'assassinio del 2 giugno: decapitata la rappresentanza politica di lavoratori, studenti, giovani, disoccupati, pensionati etc., in una parola del 90% del popolo italiano. La rappresentanza politica e con essa la politica stessa è consegnata totalmente alle multinazionali ed alle grandi lobby. Un nuovo ritorno allo Statuto Albertino, anzi, a prima ancora: abbattuta una delle più grandi conquiste della Costituzione repubblicana. La nuova legge dipinge un quadro in aperto contrasto con l'art. 3 della ns Costituzione: "... E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." La politica è consegnata di fatto nelle mani dei potentati economici e asservita agl'interessi di questi. E' di fatto distrutta la rappresentaza politica dei beneficiari di quel pochissimo di Welfare che ancora riusciva stentatamente a sopravvivere nel ns Paese. Il progetto di legge portato avanti da Enrico Letta sancisce di fatto - ciò che d'altronde da tempo si era ben capito - la fusione tra PD e PdL nel partito unico delle multinazionali ed indirizza ai suffragi al 99% prossimi venturi connotanti ogni totalitarismo assoluto. E' l'esito del "saggio" pilotamento soprattutto mediatico dei vari scandali grandi e piccoli dell'affarismo politico economico e della sua "risoluzione" con mentalità da crisi: togliamo i soldi alla politica e così aggiustiamo le cose. Così si consegna la politica in mano alle banche ed alle multinazionali, a quelli la cui oscena politica economica è la vera responsabile della crisi. Si costruisce così una realtà Altra e ben peggiore rispetto a quella di qualsiasi Paese europeo, Grecia, Portogallo e Cipro incluse. Una realtà Altra e ben peggiore rispetto alla stessa Unione Europea ed in contrasto con le sue norme ed i suoi principi. Ieri, nella relazione annuale, il Governatore della Banca d'Italia, ha affermato che siamo tornati indietro di 25 anni: ebbene ha sbagliato il conto perché qui si sta tornando a prima dello Statuto Albertino, altro che 25 anni!
francesco latteri scholten.