domenica 29 settembre 2013

La Via di Sant'Ignazio.



Il 20 maggio 1521 è quasi certamente una delle date più importanti per la Storia della Chiesa moderna. Era Pentecoste, a parere di molti cristiani illustri e non (si ricordi ad es. Manzoni), la festa più importante della cristianità: il giorno della celebrazione del Santo Spirito. Ma quel giorno lo Spirito Santo pensò bene di agire in maniera assai poco spirituale ed invece - adeguandosi al personaggio - in modo molto materiale e rozzo, con un bel colpo di bombarda che fracassò entrambe le gambe al nostro: Inigo Lopez de Loyola. La storia della sua guarigione è quella di una delle più importanti conversioni dopo quella di San Paolo. E' un cambio di finalità, sono lasciati i propri fini ed ideali mondani, per "lodare, adorare e servire nostro Signore" (E.S., Principio e fondamento). Ed è estremamente difficile farlo con quella serietà e coerenza che sono proprie del nostro. Difficile è seguire razionalmente una fede che sempre eccede la razionalità; difficile è, l'apparentemente facile, distinguere il bene dal male. E sarà solo dopo essere progredito assai su questo cammino che Sant'Ignazio riuscirà a vedere con chiarezza e distinzione che quella che gl'era apparsa come la più bella delle visioni, fosse invero il demonio vestito da angelo di luce, come racconta nel più propedeutico dei testi ai suoi Esercizi, il "Racconto di un Pellegrino". Eppure, forse proprio per quella loro arduità e per la testimonianza forte di coerenza - e perciò di santità - la "Via" di Sant'Ignazio fece subito proseliti, e molti. Ancor oggi gl' Esercizi rimangono uno dei cammini formativi più validi (anche eventualmente per chi ancora non riesce a credere) e - probabilmente molti lo ignorano - un cammino che precorre ed ha diversi punti di contatto con quelli freudiani (anche se chi scrive non è in grado di dire con certezza che Freud lo sapesse o meno). E' vero che Freud rimane un ateo, e qui nessuno vuole cercare di battezzarlo, ma l'esito finale delle ricerche freudiane, conseguito solo alcuni anni prima della morte, è che l'uomo è costruito strutturalmente per amare e che l'amore è la sua esigenza ultima, più profonda e sentita: siamo in prossimità del "Principio e fondamento" degli E.S. . Sono del tutto ignaziani poi i rapporti tra psicanalista e psicanalizzando, e paiono copiati da quelli tra Maestro ed esercitante degli E.S.. Il Maestro (lo psicanalista in Freud), deve rigorosamente astenersi dall'indirizzare l'allievo ad una scelta piuttosto che ad un'altra, ed anzi - se si rende conto che in merito l'allievo e troppo precipitoso e passionale - deve frenarlo, onde conseguire una maggiore apertura di coscienza e quindi in serenità operare le proprie scelte. Anche le condizioni per operare una scelta sono praticamente identiche, sia in Sant'Ignazio che in Freud. Dunque una via che già ai suoi tempi precorreva - e di secoli - i tempi. Una via che lo stesso Loyola ha definito nel modo più appropriato: "Contemplativi nell'azione", una sintesi che unifica l'uomo di mondo (e di Corte) ch'egli era stato, e l'uomo dello Spirito ch'era divenuto. Una via seguita ed additata da tantissimi cristiani, religiosi e non, anche da molti non credenti. Additata dagl'ultimi Papi: Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e, ovviamente da Papa Francesco, Gesuita egli stesso. 

francesco latteri scholten.

mercoledì 25 settembre 2013

Giustizia europea e italiana: Berlusconi, Belpietro, illeggittimità canone Rai etc..



Non esiste carcerazione dei giornalisti o di chicchéssia per le opinioni espresse, così la Corte di Giustizia Europea in merito a Belpietro, giornalista di punta di casa Berlusconi, condannato al carcere dalla giustizia italiana per un articolo su Caselli ed a cui - sebbene non ne condivida le opinioni - va tutta la mia stima e solidarietà, già a suo tempo espresse, per quanto concerne la libertà di stampa, forse il più fondamentale dei diritti. Ma c'è di più: l'Italia è stata condannata, sempre in relazione alla stessa vicenda perché avrebbe dovuto, già da oltre due anni, adeguarsi alla normativa europea ed invece non l'ha fatto. Letta in Italia la vicenda ha del paradossale, infatti Berlusconi, di cui Belpietro è uno dei portavoce più autorevoli non è certo annoverabile tra i più focosi sostenitori dell'Europa, tutt'altro. Poi però si rivolge - guardacaso - alla Corte Europea. Così Belpietro. Ed è poi la Corte Europea, di contro alla giustizia italiana, a dare Giustizia. Che la giustizia italiana abbia dei seri problemi non sono solo Berlusconi o Belpietro a dirlo, e neppure lo attesta la condanna, una tra le tantissime, per inadempienza rispetto alla normativa che avrebbe dovuto subentrare. Ad attestarlo è, molto di più, la statistica concernente il numero e la frequenza con cui i cittadini si rivolgono alla Corte Europea, statistica in cui Berlusconi e Belpietro sono solo due dei tantissimi, troppi casi. In proposito infatti l'Italia detiene l'assoluto record con distacco dei più totali rispetto a qualsiasi altro Paese dell'Unione. Stesso dicasi per quelle che oltreoceano, negli "States" sono chiamate "Class Action", ovvero casi in cui una moltitudine di cittadini si rivolge in comune alla Giustizia contro un soggetto giuridico molto forte, quale una grossa azienda o una multinazionale. Qui il caso più éclatante è probabilmente quello concernente il canone Rai. Di cosa in realtà si tratti lo mette bene in evidenza una delle ultime pubblicità autoreferenziali di Mediaset, che recita grosso modo così: "Noi non siamo un colosso americano, non abbiamo contributi pubblici, e, con le nostre sole forze garantiamo informazione, intrattenimento, spettacolo e servizi pubblici su tanti canali gratuiti e liberamente accessibili." Ebbene è proprio l'esistenza di Mediaset e di molti altri operatori italiani ed esteri ad essere la dimostrazione della illeggittimità del canone Rai, come sentenziato dopo che reiteratamente la cosa era stata sollevata di fronte alla citata Corte. Ovviamente, la cosa è stata del tutto taciuta all'opinione pubblica italiana e quanto all'adeguazione alla sentenza pare si possa attendere il noto proverbio nostrano: "campa cavallo che l'erba cresce..."
francesco latteri scholten.

domenica 22 settembre 2013

La prima volta in Germania, tre volte Cancelliere: Angela Merkel.



Come in altri tempi, in epoche ormai sbiadite dalla Storia, in Europa, in altri Paesi la Storia è stata segnata da donne, dalle "Queen's", così oggi in Germania da Angela Merkel. Un risultato assoluto nella Storia: Cancelliera per la terza volta. Ha pagato una politica economica segnata dal realismo e dalla concretezza, dalla "Gruendlichkeit" per dirla con le parole stesse della Cancelliera, quella politica che in altri Paesi è messa all'indice come "rigorismo" in nome di presunte politiche sociali o keynesiane, invero eccedenti la reale possibilità economica dei rispettivi Paesi, atte sì a suscitare il consenso politico, ma che poi si scaricano economicamente sulle generazioni successive, come in Spagna, Italia, ed in parte, nella stessa Germania. La "Gruendlichkeit" ha pagato, prima ancora che sul piano politico, su quello economico con una decisa ripresa della "Locomotiva" ancora qualche anno addietro ormai in affanno. E' cresciuto l'export tedesco e con esso quello europeo, ossia degli altri Paesi, ad es. nel settore automobilistico diversi marchi anche di prestigio ormai esportano una vettura su tre in Cina, e, dato spesso ignorato, la componentistica è spesso anche italiana, con marchi famosi quali Brembo. Ha pagato una politica valoriale con un riferimento preciso: quello cristiano contro concezioni liberiste o sociali di fatto fluttuanti e senza un vero epicentro antropologico. In questo senso il riferimento cristiano è stato ciò che in un suo romanzo di ormai qualche anno fa Andrea Camilleri aveva definito "La mossa del Cavallo", così il titolo, dove il protagonista riesce grazie alla mossa del pezzo degli scacchi, ovvero con il ritorno alla sua identità originaria, nel senso inteso proprio da un assai noto teologo tedesco, Joseph Ratzinger, al secolo Papa Benedetto XVI: "L'Europa o sarà cristiana o non sarà". Almeno per quanto concerne la Germania, la Merkel ed i suoi hanno saputo concretizzarlo. Un grande risultato che ridà per la Germania e per l'Europa un punto di riferimento valido, concreto e collaudato.

francesco latteri scholten.

giovedì 19 settembre 2013

Il Papa contromano in R4, Sant'Agostino e l' Illuminismo.



Sembrava nuova, quasi appena uscita dalla concessionaria Renault, la vecchia R4 ben conservata che il suo proprietario, un sacerdote veronese, proprio per questo aveva deciso di far riverniciare di bianco, montare un motore nuovo e donare a Papa Francesco. Il Papa la utilizzò subito per recarsi alla veglia di preghiera per la Siria in piazza San Pietro. L'originalità del dono portò l'idea di andare a fare un giro per provarla sulle strade di Roma. "Giriamo di lì..." "Ma guardi Santità che è senso vietato..." "Bé, tanto non passa nessuno..." Le ultime parole famose: a sirene spiegate la R4 con l'illustre occupante è fermata. E' uno dei tanti piccoli grandi fatti che costellano ormai la quotidianità del nuovo Papa e che da sé si iscrivono nella aneddottica e già anche nella leggenda. Nell'insieme essi però connotano qualcosa di assolutamente nuovo e nelle alte sfere vaticane, nella Curia, ma soprattutto nel papato. Un qualcosa di cui vi può forse essere una prefigurazione solo in Giovanni XXIII: l'uscita da quell' "agostinismo" al quale si è stati sinora estremamente asserviti. Mi spiego meglio. Leonardo Boff, il teologo della "liberazione" latino americano di origini italiane, recentemente rivalutato, aveva - a ragione - ben definito Agostino di Tagaste, forse il più illustre tra i Padri della Chiesa, come il santo delle istituzioni, meglio della istituzionalità. Invero si può notare come egli tutto avesse sacrificato loro, anche la sua stessa donna, suo figlio, concedendo ad esse un assoluto prius, un'idolatria (e il tutto spacciato come sacrificio a Dio e conquista di una nuova e più alta umanità e spiritualità). L'affermazione di Boff, dunque non è destituita di fondamento. In questo senso, ai massimi livelli (e specie per la Curia ed il papato), gl'uomini della Chiesa sono sempre stati assai agostiniani, incarnando l'istituzione, episcopato, cardinalato, pontificato che fosse sin praticamente all'annichilimento della soggettività individuale. L'esempio recente più famoso è senz'altro quello di Giovanni Paolo II, assoggettato all'istituzione del papato sino all'ultimo istante della lunga agonia. Il soggettivismo, figlio di Cartesio (che mi permetto di stimare infinitamente più di Agostino, anche se ancora non siamo a Voltaire) e protagonista del razionalismo illuministico è sempre stato inviso, sino a tempi recentissimi ed ancora oggi non trova molti sostenitori. Piuttosto, gli stessi esercizi spirituali di Sant'Ignazio, al pari di tante altre spiritualità, erano nient'altro che un mezzo "per vincere sé stessi", ovvero la propria soggettività e rendere il soggetto un istituzionalizzato. E' stato tuttavia il più agostiniano sicuramente degli ultimi Papi, ma forse dell'intero Novecento, Joseph Ratzinger, al secolo Papa Benedetto XVI, quello che ha finito, con l'umile e grande riconoscimento del venir meno delle proprie forze, a dare il più forte colpo all'agostinismo con le proprie dimissioni. Un gesto, nella storia della Chiesa, ultramoderno per un Papa altrimenti assai classico per non dire antico. Ma, del resto, proprio l'etica classica ed antica - quella laica, si capisce (allora si diceva pagana) - poneva la virtù quale "aureum medium" tra gl'opposti eccessi e Papa Francesco sembra ben incamminato sulla via per ritrovarlo anche tra istituzioni e soggetto. C'è da augurarsi calorosamente che la Chiesa riesca a seguirlo in questa strada, per lei particolarmente ostica, e, soprattutto, che riesca a fare altrettanto. Sarebbe ora, finalmente!

francesco latteri scholten.

lunedì 16 settembre 2013

Italia: tra le tenebre della giustizia politicizzata e del giustizialismo.



E' già accaduto altrove e già altrove si è spacciato per alba della "Giustizia" ciò che poi fu ben altro: sorgere luminoso per ciò che poi si è rivelato solo tenebra. Quando la suprema corte rinvia all'altra per rivedere una sentenza data in eccesso alle norme vigenti, nei confronti di un cittadino e, per di più il giudice sentenziante rilascia prima della sentenza un'intervista sulla stessa, che avrebbe dovuto attendere non solo la sentenza, ma anche le motivazioni di essa, è chiaro che ci si trova di fronte ad una giustizia "ad personam" e dunque, fuori dalla legge e, soprattutto dalla ns Costituzione. Il fatto poi che si voglia procedere in Parlamento al voto palese contro detta persona, in contrasto e con le norme vigenti - come riconosce lo stesso Presidente Tano Grasso - e con tutta la tradizione, consuetudine e prassi repubblicana dall'entrata in vigore della Costituzione ad oggi, non può che esserne una triste conferma. Le regole e procedure "ad personam" che si vogliono applicare infatti non furono applicate neppure - siamo al caso più triste e tenebroso - nei confronti di Craxi. Il fatto poi che esponenti anche assai autorevoli della "Sinistra" storica, dall'ex Presidente della stessa Corte Costituzionale Onida, a Violante e ad altri (che chi scrive condivide pienamente), abbiano invocato possibbilissime vie diverse, dimostra che ciò che si vuole non è "Giustizia", ma fatto politico. Le parole più atte a definirlo sono quelle, ahimé, già pronunciate nel lontano 1792: "Gli stessi uomini che si apprestano a giudicare Luigi hanno una repubblica da fondare. Per quanto mi riguarda non vedo una via di mezzo: quest'uomo deve regnare o morire" Saint Just. O ancora: "Non c'è, qui, un processo da compiere. Luigi non è un accusato e voi non siete dei giudici; voi siete, voi non potete che essere uomini di Stato ed i rappresentanti della Nazione. Voi non avete una sentenza da pronunciare a favore o contro un uomo, ma una misura di salute pubblica da prendere, un atto di provvidenza nazionale da esercitare." Robespierre. La questione è stata invero trasposta in "ad personam" nel senso più originario e proprio, persona infatti significa maschera, interprete, rappresentante. Persone erano le maschere dei personaggi che gl'attori interpretavano nelle antiche drammaturgie. Non Luigi XVI in quanto persona, ma in quanto ultimo Luigi Capeto, dunque Ancien Régime. Si tratta, come ha detto ultimamente qualcuno, di "asfaltare" il centro destra ed il 30% di cittadini che esso rappresenta. Un fatto dunque eminentemente politico, del tutto analogo a quello che all'epoca portò l'avvio, sul piano della Giustizia, al Terrore, che alla fine porterà sulla ghigliottina anche gli stessi Saint Just e Robespierre. Già all'epoca quest'apice segnò un punto a partire dal quale cessa qualsiasi innovazione sociale ed inizia, insieme al Terrore, il declino della Rivoluzione: Philippe Egalité, tra quelli che votarono sì al regicidio, era infatti nientemeno che il duca di Orléans, cugino primo dello stesso. E, sempre già allora, l'idea che bastasse abbattere luigi per abbattere Capeto si dimostrò una fallace e pusillanime illusione ed il suo adempimento - con e tramite quelli della giustizia politicizzata e del giustizialismo politico di Saint Just, Robespierre & Co. - servì, non ad aprire le porte alla democrazia, cui si diceva di agognare, bensì alla dittatura imperialista napoleonica.

francesco latteri scholten.

mercoledì 11 settembre 2013

E' di nuovo Storia, Papa Francesco: sì al dialogo con l'Illuminismo.



Di nuovo un grande passo storico nel senso più alto, da parte della Chiesa ad opera del suo Papa. Un passo che molti - incluso chi scrive - ritenevano auspicabile ma da inscriversi nel limbo di qualche utopia di là da venire. Eppure l'avvento al soglio pontificio di Papa Francesco avrebbe forse dovuto far pensare anche a questo sin dall'inizio. Il nostro infatti aveva riconosciuto quale maestro il Card. Carlo Maria Martini, del quale peraltro ha recentemente sottolineato il valore dottrinale e l'apostolato. Uno dei grandi passi fatti da Martini in una Chiesa ancora assai ostileggiante in tal senso, fu proprio l'apertura all'illuminismo ed al laicismo che, sulla scia sempre già di un altro ex alunno dei Gesuiti, Cartesio, sosteneva la priorità e la centralità della coscienza. In tal senso la diocesi di Milano ed il centro San Fedele, all'epoca guidati proprio dal Card. Martini posero in essere diverse importanti iniziative di livello anche sovranazionale. Tra queste rimase celebre l'incontro dialogo con il filosofo scrittore Umberto Eco, riportato in un volume di successo: "In cosa crede chi non crede". Sulle orme del proprio maestro dunque, Papa Francesco, riprende, portandolo a ben altro livello, e connotato dal "Sì" ufficiale della Chiesa, quel dialogo. Lo riprende con l'esponente più alto a livello italiano di quella cultura, con il suo portabandiera ufficiale dalla seconda metà del Novecento: il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari (lo ammetto: il mio autore preferito, che più mi sta a cuore e più sento vicino pur essendo credente). La risposta alla lettera del Pontefice, subito pubblicata da Repubblica, è stata, ovviamente, immediata e non meno calorosamente aperta delle braccia del Papa: "Una lettera scandalosamente affascinante", così Eugenio Scalfari in persona. Del resto il Papa aveva scritto che "Dio perdona chi agisce secondo coscienza." E' un punto chiave perché l'uomo, ogni uomo, per la cultura laico illuministica ha il diritto / dovere di formarsi una propria coscienza e ciò accade anche sbagliando. E, soprattutto l'uomo, l'essere razionale, ha il dovere impostogli anzitutto dalla sua stessa natura di seguire la Ragione, suo bene più alto e dono più prezioso. Ed allora, anche allora, la lettera di Papa Francesco è affascinante, come del resto l'Illuminismo di Scalfari ch'è vasto sino ad includere Nietsche, e che per lui, come per tanti, è una necessità, come del resto ammette nell'ultimo libro da lui scritto, "Per l'alto mare aperto": "Io so perché ho deciso di scrivere questo libro. Pensavo di aver chiuso con le pagine bianche da riempire con tremolante scrittura che non parla di fatti ma di pensieri. Invece ho dovuto. Questo libro non è una libera scelta, ma una necessità. Ho sentito d'esser chiamato a testimoniare una nascita, un viaggio, un declino. E poi un finale, un gran finale." Ebbene, più di così...

francesco latteri scholten.

Hobbes: la retroattività della legge è atto di ostilità.




Thomas Hobbes, 1588 - 1679, è considerato a ragione, ancor più che Machiavelli, il fondatore della concezione politica dello Stato moderno. Una concezione eminentemente laica, anche se in essa trova posto pure la religione, e spesso invisa ai religiosi, a cominciare da quelli del suo tempo. Amato Hobbes non fu neppure dai laici e dai monarchici "strictu sensu" per una concezione della realtà che, come per tutti i grandi Machiavelli compreso, andava oltre quella del suo tempo. Nondimeno, i concetti hobbesiani circa la retroattività della legge si ritrovano già nientemeno che in San Paolo. Già il celebre cittadino romano originario di Tarso affermava infatti che è per mezzo della legge che si conosce il peccato, ovvero il divieto e la colpa, e che prima della legge, non essendoci la legge, non può esistere neppure il divieto, il peccato e la colpa. In proposito San Paolo non innova invero nulla, derivando la sua concezione da due filoni culturali a lui connaturati: la legge ebraica ed il diritto romano, entrambi da lui rivendicati con orgoglio. Thomas Hobbes riprende la questione tra l'altro ne "Il Leviatano" nella sessione a ridosso di quella dedicata alle leggi civili, e, significativamente, immediatamente precedente quella dedicata alla dissoluzione dello Stato. "Un crimine - scrive Hobbes - è un peccato che consiste nel commettere (con fatti o con parole) ciò che la legge vieta o nell'omettere ciò che comanda. Cosìcché ogni crimine è un peccato, ma non ogni peccato è un crimine. (...) Da questa relazione del peccato alla legge e del crimine alla legge civile, si può inferire in primo luogo che, ove cessa la legge, cessa il peccato. Ma per il fatto che la legge di natura è eterna, la violazione dei patti, l'ingratitudine, l'arroganza e tutti i fatti contrari a qualunque virtù morale, non possono mai cessare di essere peccato. In secondo luogo, che, quando cessa la legge civile, cessano i crimini, perché, non rimanendo altra legge che non sia quella di natura non c'è posto per l'accusa, dato che ogni uomo è giudice di sé stesso, è accusato solo dalla sua coscienza e questa è prosciolta dalla rettitudine della sua intenzione. Perciò, quando la sua intenzione è retta, quello che fa non è un peccato; se è altrimenti, quello che fa è un peccato ma non è un crimine." E' da queste premesse che Hobbes ricava la non retroattività della legge: "Nessuna legge costituita dopo che un fatto è stato compiuto può renderlo un crimine, perché se il fatto è contro la legge di natura, la legge c'era prima del fatto; se altrimenti, non si può prendere cognizione di una legge prima che sia fatta e perciò non può essere obbligatoria." Dunque, parallelamente a San Paolo, anche per Hobbes la pretesa della retroattività della legge è un atto prevaricatore della legge stessa e perciò un atto di ostilità. 
francesco latteri scholten.

sabato 7 settembre 2013

Condannato il politico, inquisito il giudice: 20 anni di guerra civile italiana.



In uno degl'episodi più noti della sua vita, San Paolo, a chi lo giudicava, con sprezzo ribatteva: "E tu che sei lì a giudicarmi in nome della legge, contro la legge mi condanni?" Ormai molti anni fa, abitavo da poco in un paesetto ed avevo lasciato inavvertitamente l'auto in divieto di sosta. Tornai subito dopo aver comprato il giornale e trovai il vigile che stava redigendo il verbale. Gl'osservai che c'erano tante altre vetture egualmente in sosta, compreso guarda caso, quella del sindaco, dell'imprenditore Tizio Caio, del fratello del comandante dei vigili e quella del comandante locale dei Carabinieri. Mi rispose laconico in piena faccia: "io non le sto vedendo..." E' certamente vero che io ho commesso un reato, ma, è altrettanto certamente vero che quella "giustizia" giusta non fosse. Similmente, a ben altro livello, Nicola Cusani, uno dei nomi eccellenti di Tangentopoli, notava come ad un certo punto si fosse reso conto che in realtà, più che sviscerare determinati meccanismi e giungere al loro fondo, agl'inquirenti interessasse andare in determinate direzioni. C'è una doppia sconfitta: quella della politica, incapace di mediare perché incapace di tessere e guidare; quella della giustizia, incapace di porsi al di sopra delle parti. Dietro, una realtà che sembra riportare in vita le ombre dell'era di Dante: una società spaccata in due da altrettante grandi fazioni in sempiterna lotta: Guelfi e Ghibellini. Oggi, ovviamente, non si chiamano più così, sono molto più dinamici e camaleontici, cambiano pelle ogni momento, ma poi, sotto, resta lo stesso. Chiunque voglia prendersi la briga di visitare un'emeroteca ed andare a ritroso da oggi agl'anni immediatamente precedenti quelli di Tangentopoli e poi tornare ad oggi, non può fare a meno di notare come vi siano in realtà due grandi fazioni - magari inizialmente diramantisi in partiti o fazioni ideologiche, e staccantisi progressivamente da queste mentre intonavano il "De Profundis" mondiale delle ideologie - in lotta irriducibile tra loro. Lotta assolutamente invero di potere economico come proprio la caduta delle ideologie dimostra: il discorso di Matteo Renzi dell'altro giorno avrebbe benissimo potuto stare in bocca a Brunetta così come la firma del referendum pannelliano per la liberalizzazione delle droghe fatta da Berlusconi e Brunetta fino a ieri era appannaggio della sola "sinistra". Lotta di cui la politica è ad un tempo maschera e strumento, al pari del resto, che la giustizia. Lotta ove si punta ad "alzo zero" e che perciò sfocia dall'altro lato, agl'antipodi, anche direttamente nella criminalità organizzata, e lì si mostra nella sua recrudescenza più totale con le "mattanze" di mafia, di camorra, di 'ndrangheta, e da dove (e verso cui), al tempo stesso trova il suo incontro con massonerie e servizi deviati e non, e da lì alle stragi di Stato a conferma della ns sovranità nazionale solo parziale. Recrudescenza che del resto trova la sua concrezione già anche a livello della stessa "giustizia", dove si è incapaci di elevarsi al di sopra di una concezione che già è stata di Robespierre e di Saint Just e che ha trovato sfogo nel Terrore. La concezione giudaica semplicisticamente capace solo di intendere la colpa come debito e la giustizia come suo pagamento e, conseguentemente il vero magistrato come quello de "I Miserabili". Una tragedia ormai ventennale, origine prima della gravità della ns crisi, e diramantesi in una coreografia in cui l'elemento drammatico è progressivamente ed ineluttabilmente portato ad accentuarsi anche dall'elemento del "Tertium non datur", tutto quanto esula dal canovaccio dato è bollato come relativismo etico. E, siamo di nuovo a Robespierre, a Saint Just, al giudaismo. Di nuovo come ai tempi di Dante: Guelfi e Ghibellini, e, chissà se la grande attualità e il revival di Dante non sia dovuto anche a questo. Comunque sia, per gl'eretici c'è il rogo, e ci sono di nuovo anche le cacce alle streghe. Per il momento il punto è questo: il politico è stato condannato, il magistrato inquisito.

francesco latteri scholten.

mercoledì 4 settembre 2013

Vaticano, nuova svolta: Papa Francesco riabilita la teologia della liberazione.



E' connotata, la storia recente della Chiesa, da svolte epocali che hanno portato prima al combattuto evento del Concilio Vaticano II e poi si sono svolte intorno ad esso. Posto in essere da un Papa che si era eletto come "di passaggio", ma che si è mostrato poi come il più radicale innovatore, Giovanni XXIII, che non poté portarlo a termine, fu concluso, con inversione di rotta, da Paolo VI. Esso è segno di un travaglio profondo nella Chiesa. Nonostante l'inversione di rotta è stato fatto di innovazione profonda, e nomi autorevoli quali quello di Jacques Maritain o di Bernanos debbono il loro essere annoverati tra i grandi del cattolicesimo proprio al Concilio senza il quale sarebbero stati messi al bando. E' stato travaglio profondo anche nelle singole coscienze: il primo alfiere dei "progressisti" di prima del Concilio e del suo inizio era il brillante teologo e giovane professore universitario tedesco Joseph Ratzinger, che con il pontificato di Paolo VI diverrà il primo alfiere dei "conservatori" e questo sancirà la sua ascesa al cardinalato ed alla Presidenza della "Congregazione per la dottrina della fede" da cui con "pugno di ferro" sarà guidato tutto l'indirizzo dottrinale e teologico socio politico della Chiesa dopo il Concilio, culminando nel pontificato dello stesso Ratzinger. Una linea che ha di fatto proceduto con determinazione alla marginalizzazione del fronte opposto specie nei suoi protagonisti più autorevoli e brillanti quali Schillebecx, Kueng, Drewermann e tanti altri. Tra questi il Card. Carlo Maria Martini - recentemente fortemente rivalorizzato da Papa Francesco e additato come teologo di riferimento - riuscì a sottrarsi in parte per la sua forte autorevolezza e la grandissima stima "delle folle", in parte per l'amicizia personale con Ratzinger, ma l'assenza di Papa Benedetto alle esequie del Cardinale la dice lunga. Intanto, tornando indietro, un decennio dopo il Concilio, negli anni '70, in America Latina si erano aperti nuovi orizzonti che si collocavano ben più a "sinistra" di quelli delineati dai teologi citati che sono da considerarsi a tutt'oggi dei classici. Combatterla è stato l'imperativo prioritario di Paolo VI prima e di Giovanni Paolo II poi. Il loro strumento più formidabile a tal fine: il Card. Ratzinger. Questo ci dice le dimensioni della svolta soprattutto teologica, ma anche socio politica e culturale, di Papa Francesco, un pontefice che sembra inserirsi con forza sulle orme di Leone XIII e Giovanni XXIII. 

francesco latteri scholten

lunedì 2 settembre 2013

Mons Toso: intervento USA in Siria sarebbe guerra mondiale.



Papa Francesco era intervenuto ieri all' Angelus in modo éclatante e clamoroso, e soprattutto inusuale a sottolineare la gravità della situazione, contro la guerra civile ed i conflitti armati che da tempo stanno insanguinando il Medio Oriente e che hanno trovato un nuovo acme in Siria. All'intervento del Pontefice ha fatto seguito un ulteriore rafforzamento dell'attività diplomatica vaticana alla ricerca di tutte le sinergie possibili per la pace a livello politico ma anche religioso. Oggi un ulteriore passo forte e deciso, che segue le orme del Papa, da parte dell'autorevole, ed assai riconosciuta a livello mondiale per la sua qualifica, Commissione Giustizia e Pace. Il responsabile, l'assai qualificato Mons. Toso, ha lanciato un ulteriore forte grido di allarme: "La realtà siriana è gravida di tutti quegli elementi che determinerebbero a fronte di un intervento USA una escalation incontrollabile che porterebbe in brevissimo tempo ad un conflitto sovraregionale e di dimensioni mondiali". A rendersene conto è anche lo stesso Putin il quale a fronte dell'atteggiamento di chiusura oltranzista degli USA per un intervento, ha nominato una propria commissione già inviata negli USA per un confronto ed un dialogo con i responsabili americani alla ricerca di una soluzione alternativa. Obama per parte sua insiste per la guerra a qualunque costo. Preoccupazione seria per un possibile intervento sono state dichiarate anche da parte dell'altro grande da tempo presente sullo scacchiere mediorientale, la Cina. La posizione dell'Iran degli Ayatollàh, che promettono attacco di ritorsione contro Israele e la posizione della Turchia di Erdogan chiariscono senz'ombra di dubbio che le parole di Mons. Toso siano da prendere assai sul serio, con estrema ponderazione e gravità. Il G20 potrebbe avere una funzione diplomatico pacificatoria in quanto dà occasione di un faccia a faccia tra i principali protagonisti. E' per sabato prossimo, vigilia della natività di Maria, dalle 19.00 alle 24, invece l'incontro di preghiera per la Pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo voluto da Papa Francesco.

francesco latteri scholten.