lunedì 31 dicembre 2012

Il "femminicidio" ovvero 50 anni di politica antiConciliare.


L' intuizione geniale fu di Giovanni XXIII, una vera illuminazione dello Spirito: porre al centro Cristo, vero Dio e vero uomo per istituire una Chiesa nuova ed un umanesimo nuovo, ecco il nucleo del Concilio. La sua morte ha arrestato questo progetto. Con Paolo VI il progetto è drasticamente bloccato, la rotta invertita. Specialmente per quanto concerne la concezione del potere e, di riflesso, quella della sessualità e della donna. La collegialità dei vescovi era infatti l'auspicio ultimo di Giovanni XXIII, ed essa fu di fatto destituita proprio dall'avocazione a sé della tematica degli anticoncezionali fatta da Paolo VI. 47 Padri Conciliari avevano dato il proprio assenso alla pillola contraccettiva. Il nuovo Papa istituì una nuova commissione di 100 membri, che fece presiedere dal card. Ottaviani - un nazista che fece cadere De Gasperi - e solo a cose fatte chiamò anche i diretti interessati alla cosa, una coppia di sposi. L'esito fu l'aborto di documento che è la Humanae vitae che rinnega il primato della coscienza personale che già il Concilio stesso aveva affermato. Come fu esclusa dal dibattito sulla contraccezione, la donna lo fu anche dai Ministeri nella Chiesa, a cominciare da quello sacerdotale. Anche da quelli puramente rappresentativi quali il cardinalato. La rotta dei pontefici successivi ricalcò le orme di Paolo VI. Per non lasciare alcun dubbio, Madre Teresa di Calcutta, che avrebbe dovuto essere innalzata al cardinalato, fu lasciata suora. In compenso, dal 1980, in segno di progresso, un Concilio di fatto abortito è stato insignito dell'essere "fonte vincolante" del diritto canonico. La donna è già stata - e rimane - esclusa ed eliminata, il "femminicidio" è già stato compiuto e resta tale.
francesco latteri scholten.

venerdì 28 dicembre 2012

Quando la messa disertata è segno di cristianità autentica.



"Con gli sguardi e con le mini fomentan gl'assassini", così alcune delle estrinsecazioni da caserma - ed in paese si vocifera appunto che sia un ex militare - di don Piero Corsi, parroco di San Terenzio a Lerici. C'è poi la questione del volantino sul femminicidio, appeso nella bacheca della parrocchia, in cui dalle estrinsecazioni si evince tutta una tesi. Chiesa però sono anche i fedeli che bene hanno reagito disertando la messa. Chiesa però è anche la gerarchia ed il Vescovo di La Spezia, Mons. Luigi Palletti, ha prontamente reagito con giusta adirazione coercendo il sacerdote alle scuse. Due segni profondamente positivi: la Chiesa è Chiesa e lo è per davvero. In un'intervista a Marco Preve su "Repubblica", don Corsi, all'osservazione che "lei però non è uno al bar, è il parroco del paese, una delle istituzioni delle nostre comunità", ha replicato: "E allora? Vuol dire che non ho il diritto di esternare il mio pensiero?". Certamente nessuno vuole negare a Piero Corsi l'esternazione del suo pensiero. Il fatto è che qui viene al pettine la irriducibilità di quel pensiero al Vangelo, al Concilio ed al diritto canonico (oltreché alla Costituzione della Repubblica Italiana). Allora perché questa sua scelta di vita? La Chiesa non obbliga mica nessuno a farsi prete. E' significativo anche un altro stralcio dell'inervista: "Senta un pò, lei è eterosessuale o gay?"  "Ma cosa c'entra?" "Mettiamo che lei veda una donna nuda davanti a lei, che cosa prova? Me lo dica, vuol dirmi che non sente qualcosa, che l'istinto non abbia la meglio?" "C'è il desiderio ma il buon Dio ci ha dato il raziocinio e i freni inibitori" "Sì va bene, tutto vero, ma la prego, per questa volta pensi e risponda ... ecco risponda con i coglioni!"  "Ma allora vale per tutto, basta non resistere alla tentazione e giù botte." Un cammino vocazionale che si arresta di fronte all'incapacità del confronto positivo con la donna, indispensabile anche alle vocazioni non sacerdotali. Un cammino prima che spirituale, psichico, interrotto ad una concezione della sessualità e perciò della donna e dell'uomo profondamente carente e primitiva. Un problema che purtroppo non riguarda solo Piero Corsi ma è alquanto (sic!) diffuso nel mondo clericale e sono di non molti giorni fa le estrinsecazioni di un vescovo in cui si addittava la responsabilità degli affetti da sindrome di Down all'impurezza sessuale dei genitori. Emerge una concezione vittoriana della sessualità, invero assai lontana da quella del Vangelo e delle prime comunità cristiane, lontana anche da quella del monachesimo e da quella ben elaborata della miglior cultura medioevale. Essa purtroppo si estrinseca in una avversione al Concilio ed al diritto canonico all'interno della Chiesa e, tanto in esso quanto al suo esterno, in una concezione autoritaristica della società quale fu quella della morale vittoriana, che ha connotato gl'anni più bui ed infausti della recente storia italiana ed europea. La ripresa e la maggior diffusione di un cammino di crescita psichica ed insieme spirituale ed un maggiore e più serrato confronto con sé, quale fu ad es. quello di S. Ignazio di Loyola - di cui sono bellissima testimonianza "Il racconto di un pellegrino", la sua autobiografia - e la cui pratica è ben insegnata nei suoi validissimi "Esercizi Spirituali", sarebbero un eccellente ed auspicabile rimedio nella nostra sin troppo secolarizzata società ed anche alla morale "vittoriana". Per una validissima concezione contemporanea del cristianesimo e di Dio rinvio invece all'ottimo "Come un cane in Chiesa" di Don Andrea Gallo, un prete vero, illustrato dalla genialità delle vignette di Vauro.
francesco latteri scholten

sabato 22 dicembre 2012

Un Natale Buono per pagani e cristiani


 "Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore ..." (Lc 2, 10-11 Nestle Aland). E' l'annunzio di Pace dell' Arcangelo. Il compimento dell' "Avvento", il compimento della "Profezia", l'esser giunto di Colui che porta la Pace e dunque la Salvezza. La celebrazione della natività per eccellenza, la natività di Colui che risorgerà anche dalla morte. La nascita della Fenice, che sarà poi anche simbolo del Cristo. E' annunziata dagli astri, dalla cometa. Invero essa coincide con la nascita - meglio rinascita - astrale per eccellenza: quella del Sole. E' il day after al solstizio d'inverno, la morte del Sole, il giorno più corto. E' da sempre giorno di festa per l'umanità intera a tutte le latitudini ed in tutti i contesti socioculturali e religiosi: il "più buio", l'oscurità più fonda, è terminata, ed il tempo volge alla Luce. Ed in tutti i tempi e le religioni per il Profeta era segno particolare la nascita coincidente con quella del Sole, così per Mitra, invero alquanto prossimo per diversi aspetti alla figura di ns Signore, così per ns Signore stesso. La Profezia ha il suo compimento e perciò l'inveramento nell'annunzio del messaggio di Pace volto a tutti, accolto dai semplici, estrinsecato nelle "Beatitudini": "Beati i poveri in Spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli. Beati gli afflitti perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Beati gli operatori di Pace perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi" (Mt. 5, 3-12 Nestle Aland). Un Natale Buono a tutti.
francesco latteri scholten.

giovedì 13 dicembre 2012

Povertà e secolarismo


La povertà, intesa come frugalità, ma anche quale semplicità del vivere e, più ancora, quale semplicità dello Spirito, già nell'antichità era indicata come meta, come traguardo del saggio vivere tanto negl'ambienti giudaici, quanto in quelli della classicità greca. In essa matureranno nello stoicismo, ma anche - perlomeno parzialmente - nell' "aureum medium" di Aristotele, nella concezione della virtù come medio tra gl'opposti eccessi. Aderiranno a ciò non soltanto coloro che ne erano di fatto coerciti dalla propria realtà, ma anche molti tra coloro la cui realtà era quella dell'agio o della ricchezza, anche della grande ricchezza e del grande potere. Una povertà rigorosa seguita come virtù ebbe un impulso notevole, dall'ultima grande figura del giudaismo antico: quella di Giovanni Battista. Nostro Signore Gesù Cristo, nel celeberrimo "Discorso della Montagna" gli dette l'imprimatur della Beatitudine. Figure celeberrime quali - ne citiamo solo due - quelle di San Giovanni evangelista e San Paolo, nel tessere l'incontro tra la cultura giudaica e quella greca ne incarnarono l'esempio e ne furono la propagazione. Nel mondo non cristiano dell'antichità, uno degl'ultimi e più significativi esempi è stato quello di Lucio Anneo Seneca, l'uomo più ricco ed uno dei più potenti del suo tempo. Il suo epistolario a Lucilio, e le sue opere in genere, ne sono una importante testimonianza. La diffusione del cristianesimo da una parte, portò sia pur lentamente al sorgere del monachesimo con la figura del "monaco" incarnante questa "Beatitudine", il declino prima e la caduta poi dell'impero romano e perciò della sua cultura teocesarista e con l'imbarbarimento in genere, dall'altra, resero il monaco di fatto custode e perciò erede della cultura: di tutta la cultura. La cultura dunque fu indirizzata a questa Beatitudine, o almeno di ciò si fece ufficialmente sfoggio. Alla corruzione e perciò alla deviazione di fatto da questo fine fece seguito "la rivolta dal basso" di molti, finalizzata alla sua restaurazione. Tra le tantissime, la figura più importante di questa riaffermazione della Beatitudine della povertà fu San Francesco d'Assisi. Furono secoli nei quali - pur tra molte e spesso assai discutibili vicende e realtà - questa Beatitudine conservò una centralità spirituale. Essa cominciò a declinare poi progressivamente con l'avvento, pochi secoli dopo, del secolarismo, costituito inizialmente dall' "Umanesimo". Due duri colpi sono segnati dal secolarismo successivo, dal "Razionalismo"  che assegna la centralità alla Ragione, nuovo "dio" che sostituisce l'antico Cesare, e dall' "Illuminismo" che ne segnerà l'assolutizzazione. L'esito è la destituzione della povertà da Beatitudine prima e da virtù poi. La Ragione dunque e perciò la sua scienza e la scienza che è tale solo in quanto scienza della Ragione. Ma la scienza ormai si occupa di tutto, anche di economia e società. Bisogna allora indagare le "cause" di quella che non essendo più né Beatitudine, né tantomeno virtù, è - eo ipso - soltanto un obbrobrio ed un abominio. Riuscirà a "scoprirlo" - secondo lui - Malthus: il povero è tale per colpa dei suoi vizi e della sua immoralità e non merita altro che lavorare da schiavo per uno stipendio appena sufficiente al proprio sostentamento, altrimenti destinerebbe il denaro ai suoi vizi. La povertà dunque è ora colpa e di più: colpa meritata e perciò giusta pena. Sarà però proprio il secolarismo laico ed economico scientifico, analizzando dettagliatamente la povertà a scoprire che se il lavoratore è schiavizzato e retribuito con un salario appena sufficiente al proprio sostentamento egli è di fatto e strutturalemte escluso dal sistema economico: in cambio di una merce (M), il suo lavoro, ottiene del denaro (D) che ridà in cambio di altra merce (M), il suo sostentamento: M - D - M. E' dunque sistematicamente escluso dal ciclo dell'accrescimento economico: denaro (D) per comperare merce (M) ossia lavoro da rivendere sotto forma di prodotto, in cambio di altro denaro (D): D - M - D. Ma così la povertà non è più colpa propria e tantomeno giusta pena, ma è colpa strutturale del sistema e dei detentori della ricchezza del sistema. E' Marx a riabilitare la povertà, a restituirle una dignità, anche se continua a spettare agli antichi l'averla elevata a virtù ed a ns. Signore di averla insignita della Beatitudine.
francesco latteri scholten.

lunedì 10 dicembre 2012

Elezioni: spada di Damocle sui Buoni del Tesoro. Mai successo prima.


Non era mai successo prima. Neppure negl'anni più bui della "Prima Repubblica": nel 1978, Giulio Andreotti si era dimesso il 16 gennaio per formare un nuovo governo l'undici marzo; nel 1979, sempre Andreotti, si era dimesso il 31 gennaio per formare un nuovo governo il 20 marzo e, non ottenuta la fiducia alle Camere, il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, aveva sciolto le Camere il 2 aprile. Sono gl'anni del terrorismo nero e rosso e del sequestro e dell'assassinio di Aldo Moro. Nel 1992 le elezioni si erano tenute il 5 e 6 aprile. Il 20 novembre 1991 era stato chiesto l' "impeachment" per il capo dello Stato, Francesco Cossiga, perché aveva rifiutato la proroga per 45 istruttorie in corso per stragi, terrorismo e mafia. Il 17 febbraio 1992 era stato arrestato Mario Chiesa, presidente del "Pio albergo Trivulzio" ed iniziata "Tangentopoli". Nel 1994 Ciampi si era dimesso il 13 gennaio e le elezioni indette per il 27 - 28 marzo. A monte c'è "Eni-Mont". Da osservare che in tutti i casi i governi in carica avevano davanti a sé ancora una buona parte della legislatura, pur trovandosi ormai in situazioni insostenibili. La caduta del Governo era sempre stata procrastinata a dopo le feste natalizie anche da tutti i "benintenzionati". C'era un motivo ed assai grave: mai si era fatta coincidere l'usuale data delle aste dei Buoni del Tesoro con campagne elettorali, proprio per sottrarle ad un ulteriore condizionamento. Adesso  non solo si fa il contrario, ma lo si fa nei confronti di un Governo il quale avrebbe comunque terminato il proprio mandato solo un mese dopo: a marzo. L'esito è un reciproco pesante condizionamento, dell'economia nei confronti della politica e viceversa, che persino la peggior politica degl'anni peggiori e più oscuri aveva sempre evitato. Le dichiarazioni di don Silvio hanno già affossato lo spread, immediatamente crollato di oltre sessanta punti a 360, anche se non è stato ancora raggiunto il record di 600 punti dell'anno scorso che costrinse don Silvio al forfait. L'andamento dell' "Image" dell' Italia all'estero è immediatamente andato di pari passo con lo spread. Come potrà andare l'asta dei Buoni del Tesoro, entrata fondamentale ed imprescindibile per lo Stato? E' possibile, e soprattutto lecito tanto accanimento nei confronti dell'Italia?
francesco latteri scholten.

giovedì 6 dicembre 2012

Bersani a palazzo Chigi, Monti al Quirinale?


Di certo ormai ci sono delle ipoteche e forti anche. C'è anzitutto l'affluenza di elettori alle "Primarie" del PD e la vittoria con un bel oltre 60% e con un Renzi antagonista che con il poco meno del 40% è proiettato comunque alla dimensione nazionale, a testimonianza della vivacità e della dinamica interna allo schieramento del centrosinistra. Ma non c'è solo una base elettorale e politica, c'è ben altro. A rivelarlo è stata l'ultima edizione de "l'infedele" con ospiti diversi tra i più rappresentativi dei banchieri italiani, presenti tra gl'altri Geronzi - notoriamente vicino al Vaticano - "banchiere di sistema" come lui si definisce, "broker" come si è - in altro luogo - affrettato a dichiarare Carlo De benedetti, a sua volta ed a suo tempo indicato in ambienti di vertice PdL come tesserato numero uno del PD. Molti di loro hanno apertamente dichiarato di aver votato Bersani alle primarie, altri si sono mostrati comunque favorevoli. Il punto della situazione all'estero è stato fatto dall'autorevolissimo "Financial Times" in un recentissimo articolo: bene Bersani a palazzo Chigi purché non si distanzi troppo da quanto fatto da Monti. Si tratta del resto di una posizione alquanto similare a quella di uno dei più importanti quotidiani italiani: "La Repubblica". La risposta alla domanda posta nel titolo sarebbe dunque affermativa. Un ulteriore ma non indifferente puntello verrebbe proprio dall'alternativa: un centrodestra più egemonia di Grillo. E' un'ipotesi che fa rabbrividire sia il Vaticano che vasta parte del mondo economico finanziario e dell'elettorato che intorno ad esso gravita.
francesco latteri scholten.

domenica 2 dicembre 2012

"Cinquant'anni di vita italiana" nel diciannovesimo della presentazione


Era il 14 dicembre 1993. Una data che si colloca in un periodo infausto per l'economia italiana: il 20 luglio dello stesso anno nel carcere di San Vittore si era tolto la vita l'ex Presidente dell' ENI - la quinta multinazionale del mondo - Gabriele Cagliari, tre giorni dopo si era ucciso Raul Gardini, gruppo Ferruzzi e Montedison. La politica vacilla sotto i colpi di Tangentopoli. Il luogo prescelto per la presentazione è la LUISS. L'autore è importante, ed un suo collaboratore, Paolo Peluffo, nella prefazione chiarisce subito: "Questo libro non è un'autobiografia, è una testimonianza, una riflessione sulla storia italiana, da parte di uno dei suoi protagonisti veri, Guido Carli". Poi, dall'introduzione sino all'ultima pagina dalla grandezza dell'autore e della sua capacità cogitativa traspare la formidabile attualità dell'opera. Sembra infatti di leggere anzitutto, oggi dicembre 2012, la migliore analisi economico - politica dell'Italia di oggi nella piena pregnanza delle tematiche, sullo sfondo della sua storia economica degl'ultimi cinquant'anni. I fatti cronologici possono apparire anche datati, si va dall'incontro con Luigi Einaudi nella primavera del 1943, all'ammissione dell' Italia a Bretton Woods - 2 ottobre 1946 - all'ammissione all' FMI il 27 marzo 1947 grazie ad Alcide De Gasperi, via via fino agli anni '90. Già la stessa riflessione analitica introduttiva potrebbe esser datata con la data odierna: " "Due anime albergano nel mio petto; l'una vorrebbe staccarsi dall'altra". Il dottor Faust pronunzia questa frase all'inizio della sua avventura nel mondo, davanti alle porte della città. Può essere l'inizio anche del nostro racconto. Due anime albergano fin da principio nel grembo dell'economia italiana. L'una riconosce nello Stato, nella programmazione economica da parte dello Stato, nella gestione di imprese da parte della mano pubblica, la soluzione del problema della produzione della ricchezza e della sua distribuzione secondo principi di equità. L'altra assume che compete ai pubblici poteri dettare regole generali che orientino l'iniziativa dei singoli al soddisfacimento dei bisogni della collettività e degli individui". Ed ancora: "La corruzione più grave, la più pervasiva, è stata quella che ha portato alla formazione di leggi nate dal contratto tra forze politiche di diversa ispirazione che non si alternavano al potere. Sono leggi cariche di corruzione in quanto tutelano congiuntamente interessi particolari, legati a visioni diverse della società: il solidarismo della DC, il collettivismo del PCI, l' "umanismo" del PSI. Sono leggi che non vogliono scegliere tra istanze diverse. Leggi che cercano equazioni impossibili le quali, ineluttabilmente, si scaricano sui cittadini. Con la fine degli anni settanta, abbiamo assistito ad uno sviluppo ulteriore. Non sono state più visioni diverse della società a tentare un'impossibile sommatoria attraverso il Parlamento. Questa volta sono state visioni propugnate da spezzoni di partito senza ideali. E' stato per questo motivo che il confronto elettorale si è basato esclusivamente sulla quantità di mezzi finanziari a disposizione". E, di nuovo, ancora: "La linea di demarcazione fra settore pubblico e privato è divenuta più incerta e la confusione tra controllo politico, economico, amministrativo e giudiziario è cresciuta. La rottura dell'equilibrio tra le diverse forme di controllo si è compiuta con vantaggio del controllo giudiziario. L'effetto è stato l'esaltazione dell'avversione al rischio da parte degli amministratori delle istituzioni alle quali compete la selezione delle iniziative e il loro finanziamento. Il potere esorbitante del giudice lo ha esposto sempre più spesso all'accusa di parzialità ed ha condotto alla proposta di nuove norme con le quali lo si assoggetta alle stesse responsabilità degli impiegati civili. Così argomentando si trascura che quando il potere giudiziario mette le mani sul potere esecutivo ne soffre l'andamento degli affari e che quando il potere esecutivo mette le mani su quello giudiziario, la società si deprava e gli uomini divengono o servi o ribelli." E, siamo solo all'introduzione ... Come si vede i fatti possono essere anche ormai cronologicamente datati, ma le riflessioni sono attualissime. E sono le concezioni che ne hanno fatto uno dei Grandi Italiani che hanno reso grande l'Italia. Il diciannovesimo della presentazione della sua ultima opera è forse il modo migliore di rendergli il dovuto omaggio.
francesco latteri scholten.

P.S. Guido Carli, "Cinquant'anni di vita italiana", edizioni economica Laterza, 1996.




mercoledì 28 novembre 2012

Don Silvio e Forza Italia: il ritorno impossibile.


"Marcello: Zitto! Nemmeno una mezza parola! Guarda là dove se ne viene avanti di nuovo.
Bernardo: Con lo stesso aspetto del re ch'è morto.
Marcello: Tu che sei un letterato, Orazio, parlagli!
Bernardo: Non sembra il re? Guardalo bene Orazio.
Orazio: sembra proprio lui! Mi sento prendere da paura e sgomento!
Bernardo: Vuole che qualcuno gli parli.
Marcello: Interrogalo, Orazio."
(Shakespeare, Amleto, atto I, scena I)
E' forse la descrizione più calzante della scena del ritorno - pur'esso in una notte fredda scura e nebbiosa, quale l'attuale situazione economico politica e socio culturale - di Don Silvio e Forza Italia. La loro realtà di oggi rispetto a quella di allora è invero ancor più vacua ed evanescente di quella di un fantasma. E' forse significativo che il 1994 sia iniziato, era il I febbraio, con un fatto sacrilego del tutto inconcepibile per Roma: il furto del bambinello Gesù, che la tradizione vuole scolpito in legno di ulivo del Getsemani ed al quale da tutto il mondo giungevano le letterine dei bimbi indirizzate a Gesù bambino, dalla Basilica dell' Ara Coeli. Sono gl'anni di Enimont, l'ex Presidente Gabriele Cagliari si era ucciso in carcere a San Vittore il 23 luglio del '93, suicida anche Raul Gardini. Sono  gl'anni di tangentopoli: l' 11 febbraio 1993 Craxi si dimette dalla segreteria del PSI a seguito di un avviso di garanzia dei magistrati di Mani Pulite con 40 capi di imputazione. Il 20 giugno, sempre del '93 si vota per il ballottaggio per i sindaci di 145 Comuni, e per la prima volta un candidato della Lega Nord, Marco Formentini, diventa primo cittadino di Milano. Il 13 gennaio 1994 Carlo Azeglio Ciampi - ex Governatore della Banca d'Italia - si dimette dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La DC si spacca in Partito Popolare, Centro Cristiano Democratico, e Cristiano Sociali. A destra, è sciolto l' MSI e costituita Alleanza Nazionale. E' in questo clima di totale sfascio politico ed economico che, il 26 gennaio 1994 Silvio Berlusconi sceglie di scendere personalmente nell'agone politico con un proprio movimento: il 3 febbraio un sondaggio Doxa individua proprio in lui l'uomo più amato dagli italiani ed il più adatto alla guida del Paese: carismatico, brillante, gioviale. Si tratta invero di un fatto inusuale per le democrazie occidentali e per le democrazie borghesi in genere: solitamente infatti gl'imprenditori - e specie i grandi imprenditori - operano indirettamente tramite politici di fiducia. Alle urne si va il 27 e 28 marzo, l' 11 maggio c'è il giuramento al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il 18 la fiducia del Senato con 159 voti contro 153 ed il 20 la fiducia della Camera con 366 favorevoli e 245 contrari. Inizia così l'epoca del triumvirato Berlusconi - Bossi - Fini. Segue un ventennio, chissà perché l'Italia è abituata ai ventenni, in cui è un succedersi continuo di scandali di ogni tipo e genere, economici, citiamo il caso Previti, citiamo il caso Mondadori, ormai giuridicamente chiuso, e di cui la farsa grottesca del "rapimento" del ragioniere di Berlusconi, negli ultimi giorni è stata uno squallido tentativo di riapertura. Gli scandali privati, si veda il caso "Ruby", la "nipote di Mubarak", e le altre vicende dei "festini", che vedono la partecipazione di gente del livello di Lele Mora o Emilio Fede. Quelli politici, dove si arriva alla fusione di AN con Forza Italia in un nuovo soggetto politico, sostanzialmente perché ognuno, Berlusconi e Fini, è convinto di far fuori l'altro e prendersi tutto. Infine con la "boffizzazione" dell'altra estate anche l'idillio con la CEI è chiuso. E', insomma, uno sfascio ancor più totale dello sfascio cui ci si era candidati in piazza ad essere gl' "eletti" per il superamento. In più c'è un aggravio morale, etico e giuridico: quelli di prima, a cominciare da Craxi, di fronte ad un avviso di garanzia avevano avuto il coraggio di dimettersi, quelli di oggi non si dimettono neanche più di fronte ad una condanna e vanno via solo perché con questa sono tolti per legge. Di più: nel frattempo emerge, non l'attiguità, bensì la contiguità con i protagonisti dello sfascio di prima: membro della P2 - Berlusconi, tessera n° 1572 - la stessa di Craxi ed Andreotti, di cui non s'è capito se "maestro" fosse Licio Gelli - condannato per depistaggio delle indagini sulla strage della stazione di Bologna - o lo stesso "divo"? Giulio ("divo" de che, de sta minchia?). Le vicende di dell' Utri, e quelle di Paolo Berlusconi, un proprio familiare diretto. Al di là delle implicazioni giuridiche, politiche, economiche - per quanto concerne l'Italia è stata portata sull'orlo del baratro, e per quanto concerne le proprietà proprie ormai una azione Mediaset è quotata meno di 1,7 Euro e le perdite del solo ultimo anno assommano al 25% - c'è il collasso d'immagine sia a livello nazionale che internazionale. C'è la più assoluta impresentabilità tanto di sé quanto del proprio entourage più diretto. L'unico viaggio possibile è quello - nell' Ade - per il regno dell'obblìo.
francesco latteri scholten.

giovedì 22 novembre 2012

Movimento 3L: torna in campo alla grande Giulio Tremonti.


 Un itinerario politico è spesso un cammino personale, frutto di un confronto tra sé e la propria identità ed i propri valori e gl'altri, le sitituzioni, insomma la polis. E, s'era capito, specie per chi aveva seguito non tanto l'agone politico, ma, ad es., la diretta dei dibattiti condotti da Michele Santoro, con la fulmineità del botta e risposta, con l'immediatezza dell'espressione, che già dai tempi di "Annozero", ancora più dagl'ultimi di "Servizio Pubblico", le posizioni di Giulio Tremonti, già quand'ancora era Ministro della Repubblica con il governo Berlusconi, fossero invero poco compatibili con quelle berlusconiane e meno che mai con quelle leghiste. Proprio in uno degl'ultimi dibattiti da Santoro la posizione dell'ex Ministro è diventata quanto mai esplicita: "Bisogna scorporare i le banche Casinò dalle banche e garantire la trasparenza ed il controllo delle transazioni finanziarie, altrimenti continueremo a trovarci come in quei videogame dove sconfitto un terribile mostro ne compare subito uno nuovo più terribile ancora e dalla crisi non si riuscirà ad uscire mai." E', espressa con grande capacità di sintesi, di semplificazione e con grande impatto concettuale la posizione che in proposito era sempre stata sostenuta anche dal sottoscritto: si vedano i miei articoli su Dodd Frank act e Basilea 3. Si tratta sostanzialmente di quanto si è tentato negli USA con la Volker Rule, ovvero il ritorno a quanto statuito dallo Glass Steagall act. E' ciò per cui si impegnano ad es. "Occupy Wall Street" e "Viola People". Personalmente rimasi stupito a fronte di questa presa di posizione e lo rimase la maggior parte del pubblico di Michele Santoro. Che queste posizioni non fossero conciliabili con quelle di Berlusconi, più vicine a quelle di Jamie Dimmon, è chiarissimo. Che non fossero compatibili con quelle della Lega era così chiaro allo stesso Tremonti da essere ormai già allora passato al Gruppo Misto. Del resto la citazione - sempre da Santoro - da parte dell'ex Ministro di realtà tratte da una sua recente lettura erano sinonimo di un suo confronto oltre che economico anche intellettuale e politico, ma soprattutto culturale con altri orizzonti: "Non so se o quanti di voi hanno letto "Impero"... " Si tratta di un ottimo volume di analisi politico-economica, forse il migliore scritto di recente, il cui autore è Antonio Negri. Se e nella misura in cui il movimento 3L porterà avanti le cose dichiarate da Santoro, avrà anche il mio più pieno sostegno.
francesco latteri scholten.

mercoledì 21 novembre 2012

Quando finirà la crisi.

 Al “quando” la crisi finirà è possibile dare una risposta ben precisa. Non si tratta – ovviamente – della specificazione cronologica di un preciso terminus ad quem temporale, come gl’economisti doc si sforzano con analisi accuratissime – benché false – di dare una risposta. Non si tratta qui né di creare allarme sociale, neppure di minimizzare la res. Si tratta di andare – qui in senso ovviamente economico – alle cose stesse. Sono proprio queste cose stesse quelle che vengono sistematicamente ignorate nella maggior parte, per non dire nella totalità, delle analisi che ci sono propinate. Si tratta sostanzialmente di due fattori, e con essi è possibile dare una risposta al quando la crisi finirà. Non si tratta di fare chissà quali sofisticherie, o scomodare chissà chi, basta il caro buon vecchio Adam Smith: la crisi finirà quando si giungerà all’equilibrio del sistema per quanto concerne i due fattori. Il primo fattore è quello della antinomia globale del sistema, dove per antinomia non si intende more solito la contraddittorietà, bensì l’essere anti Nòmos, ossia contro il diritto, contro la giustizia. E’ quanto denunciato già a suo tempo ed a ripetizione dal "Professore di Harvard", John Kenneth Galbraith, sia ne Il grande crollo, sia ne L’economia della truffa. Ci si riferisce al meccanismo – perfettamente legale – delle scatole cinesi e delle scatole cinesi combinate, grazie ai quali quelli che sono di fatto azionisti di minoranza possono muoversi legalmente come se fossero di maggioranza. Questo fattore è uno dei più importanti per quanto riguarda le ultime grandi crisi. E’ un fattore però storico in quanto è stato già il fattore precipuo del crollo di Wall Street nel 1929, e istitutivo della grande crisi mondiale degli anni ’30 del Novecento. Nessun legislatore in nessun Paese ha voluto porre rimedio a questa lacuna nomistica, che dunque permane. Il secondo fattore è un fattore attuale, contemporaneo, che colpisce tutto l’Occidente. Esso è dato e consiste in un movimento speculativo che è esattamente inverso a quello del secondo dopoguerra del Novecento, anni ’50 e ‘60. Lì un management intelligente aveva ben compreso non solo l’inumanità, ma soprattutto la fallimentarietà sul piano economico del capitalismo manchesteriano. Si era cioè capito che l‘ipersfruttamento del lavoratore era non solo abbrutente umanamente, ma distruttivo dell’economia in quanto tale. Si era capito che se il lavoratore invece che 350 euro di oggi al mese – come nei Paesi dell’Est – ne percepisce 1.100, può permettersi uno standard di vita più elevato ed in questo modo incrementare l’intero sistema economico. Oggi da un lato si deporta (uso il termine proprio) manodopera a costi infimi in Occidente, dall’altro si esportano le nuove fonti di occupazione, le fabbriche, in Paesi a basso costo di manovalanza, per poi rivendere i prodotti così ottenuti sul mercato “ricco” dell’Occidente. Ciò che qui in modo miope si ignora – o si finge di non vedere – è quale sia la causa della ricchezza del mercato Occidentale e soprattutto che così se ne distrugge l’origine attuando quella che di fatto è una vera e propria politica economica di terzomondializzazione dell’Occidente. Quando finirà la crisi? Quando, come voleva il buon vecchio Adam Smith e come ribadiva il Professore di Harward, si sarà giunti all’equilibrio.
francesco latteri scholten

venerdì 16 novembre 2012

Palestinesi: il popolo perseguitato dal carnefice nazista Netanyahu


Nietzsche osservava, già ai suoi tempi, che la religione ebraica fosse in realtà “la religione dei cani di razza” e che essa comprendesse per sua stessa natura in sé i germi della discriminazione e dell’olocausto, ed osservava le sue derivazioni secolaristiche nella società tedesca a lui contemporanea. Netanyahu e la sua politica danno un forte contributo a credere alle tesi di Nietzsche. La cosa più triste è quella che un popolo da millenni vittima delle persecuzioni, si mostra all’atto pratico incapace di qualsiasi altra relazione che non sia della tipologia di quelle che esso ha subito. Si costruiscono così dei muri, che sono quelli che hanno anzitutto una ubicazione ben precisa: sono nella testa di Netanyahu e di quelli come lui. Con la propria presenza non fanno altro che evidenziare ciò che gli si vorrebbe far negare: c’è un Popolo, un grande Popolo, quello Palestinese. C’è anche uno Stato Palestinese, quello di cui quel muro stesso denuncia la presenza. E’ nella relazione di Israele con quella di questo che si manifesta tutta la esiguità degl’israeliani del calibro di Netanyahu: si concepisce solo il ghetto e la comunità come comunità di ghettizzati, altrettanto per la concezione di Paese e di Popolo. Ossia si concepisce solo quella che è stata per millenni la propria realtà. L’atto primo della relazione è dunque la costruzione di muri e ghetti. Friedrich Duerrenmatt, uno dei premi Nobel per la letteratura del Novecento, in uno dei suoi racconti famosi – Abu Chanifa e Anan ben David – faceva osservare fin troppo bene come alla radice di certo agire, e prima ancora di certo pensare, vi sia una concezione della religione e della religiosità ed una interpretazione di esse, anche nelle derivazioni laiche, che rendono capaci di pensare in un solo modo: il carcere. Si è capaci di pensare solo in termini di carcere. Ed allora si incarcera un intero Popolo, un intero Paese, non solo, ma si spara a chi va a portare aiuto, sollievo, solidarietà. E si spara, conformemente a quella mentalità, secondo l’insegnamento di un autorevole esponente laico e secolarizzato di quella mentalità: Adolf Hitler. Si spara per uccidere. Sangue, sangue ed ancora sangue, quanto più e tanto meglio.
francesco latteri scholten.

giovedì 15 novembre 2012

Per l'Università pubblica sulle barricate con gli studenti anche loro: Tommaso e Sartre.


Era sulle barricate anche lui, con gli altri studenti, a combattere per la libertà di cultura, contro il privilegio di pochi. Contrariamente all'immagine che oggigiorno se ne ha, era tutt'altro che un dogmatico ed un conservatore: era un uomo di Spirito libero ed aperto, che studiava Aristotele quand'appena la Chiesa lo aveva tolto dall' "Indice", e lo studiava da un maestro - Alberto Magno - che non si era curato affatto che fosse all' "Indice". Era un ingegno vastissimo ed aperto alla vastità ed al confronto con tutti. Dobbiamo a lui e a quelli come lui - ad es. Bonaventura, suo contemporaneo - ed al loro impegno, alle loro lotte, di avere le Universitas. All'epoca non si distinguevano, come oggi, dalle "Scholae" per grado accademico, anche quest'ultime erano delle "Università". Le "Scholae" erano università private, non solo a numero chiuso, come oggi si direbbe, ma anche con rigidi criteri di ammissione non semplicemente culturali, ma, soprattutto, politico economici e religiosi. Le rette erano infatti cospicue e precludevano così lo studio ai più, inoltre per l'ammissione era richiesto un nulla osta tanto dell'autorità feudale che di quella ecclesiastica. Nelle città che all'epoca andavano estendendosi sorsero dunque delle nuove forme di "Scholae" - spesso sostenute anche da potenti di mentalità aperta, come l'imperatore Federico II ad es. per quella di Napoli - che si caratterizzavano per il fatto di essere aperte a tutti, senza vincoli economici, feudali o ecclesiali. Che si caratterizzassero cioé proprio per l' universalità, da qui il nome: Universitas. In sintonia con ciò anche la metodologia d'insegnamento e perciò la lezione. Non la lezione delle "Scholae", praticamente la lezione universitaria di oggi, con il professore "one singol man orchestra": lui se la canta e lui se la suona. Bensì la "Quaestio": un Baccelliere - assistente del Prof. - introduceva l'argomento illustrando le tesi a favore e quelle contrarie, quindi si teneva la "Disputatio" ed al termine il Magister - il Prof. - faceva il punto. Due volte l'anno poi, una a semestre, il tema della Quaestio era scelto liberamente e poteva riguardare qualsiasi argomento: ad quod libeta. L'opera di San Tommaso d'Aquino testimonia della bellezza di questa metodologia. La lotta fu aspra, e contro Tommaso e Bonaventura e l'Università pubblica che non si voleva e nella quale meno che mai si voleva insegnassero i frati, si scagliò addirittura tutto il clero secolare, guidato da Guglielmo di Saint Amour. Questi portò avanti accuse violentissime nella "De periculis novissimorum temporum" del 1255. Come si vede anche all'epoca i titoli erano quelli di oggi a testimonianza della pauperitudine di fantasia e della ristrettezza ed angustia mentale del conservatorismo sia dell'epoca che di oggi. Tommaso rispose con forza nella "Contra impugnantes Dei cultum et religionem". Dovette intervenire a più riprese il Papa stesso, Alessandro IV, ed ordinare ed imporre poi il rispetto di Tommaso e Bonaventura. L' Università in questione era la da poco istituita Università di Parigi, la "Sorbonne", all'epoca un fulcro di cultura progressista, oggi, ma già ai tempi di Sartre un covo di conservatori dogmatici. Sarà, piano piano lo spirito delle "Scholae" ad invadere la Sorbonne, mentre quello delle Universitas si sposterà altrove, in altre Università, ma soprattutto in altre istituzioni quali il celeberrimo "College de France". Da esse questo andrà all'arrembagio della Sorbonne come due secoli prima andò alla Bastiglia, simbolo dell' Ancienne Régime: ormai la celebre Università era del tutto una Schola. Ormai però, siamo nel maggio del 1968, non ci saranno più rappresentanti di nessun genere del mondo ecclesiastico a fianco degli studenti, neppure quelli dell' "Ordine dei Predicatori" come Tommaso o dell' "Ordine dei Mendicanti", come Bonaventura. Meno che mai un Papa prenderà posizione come fece Alessandro IV. Per quello che riguarda studenti e lavoratori anzi la maggioranza del mondo ecclesiastico pare persino quasi ignorare la "Rerum Novarum" di Leone XIII. Il clero contemporaneo sembra purtroppo quasi del tutto sulle linee di Gugliemo di Saint Amour e della "De periculis novissimorum temporum". Posizioni parallele - mutatis mutandis e considerata l'evoluzione dei tempi - a quelle che furono di Tommaso e di Bonaventura sono state sostenute invece da grandi laici come Jean Paul Sartre, il cui concetto di "Qualité" è del tutto assimilabile a quello tomista di "Habitus" con quanto ne consegue per l'etica, e come Michel Foucault, la cui interpretazione del soggetto - si veda ad es. "L'ermeneutica del soggetto" - è gravida di classicismo umanista. Entrambi però sono fortemente pregnati, specie Sartre, anche dalla cultura fenomenologica, e per entrambi l' "Intenzionalità" di fondo è volta al progresso ed ai diritti umani. La sopravvivenza dello Spirito delle Universitas, quello che ha dato il più grande contributo storico alla crescita non solo culturale e tecnica, ma anzitutto Spirituale, è dunque ormai interamente affidato alle mani dell'impegno laico, e, soprattutto purtroppo soltanto degli stessi studenti. Per loro, in mancanza di figure contemporanee valide, quelle mirabili, medioevali, quali quelle di Tommaso e Bonaventura, o del recentissimo passato come Sartre e Foucault possono essere un importante e significativissimo faro nell'oscurità e nelle nebbie della notte fonda contrassegnata dai vari Guglielmo di Saint Amour ecclesiastici e non di oggi.
francesco latteri scholten.

lunedì 12 novembre 2012

Legge elettorale, Stati Generali, Weimar e Repubblica di Salò



Premio del 10% alla coalizione che raggiunge o supera il 40% per consentirle la governabilità. Premio aleatorio per una quota aleatoria che nessuno può, dati statistici ed elettorali alla mano, raggiungere, neppure per ipotesi. Si tratta perciò di altro. Di cosa, lo si evince bene dalle dichiarazioni di un noto leader di centro, ex "Prima Repubblica", ex "DC" etc: costringere ad una coalizione per non essere spazzati via. La nostra classe politica, una classe feudale rappresentativa ormai solo di sé stessa, come il feudalesimo anterivoluzionario in Francia, quasi certamente senza saperlo, vista l'ignoranza politica della sua quasi totalità, segue il noto antecedente francese, di due secoli e mezzo fa. Del resto è lì che sono ancora le date dei cronografi che portano al polso. La proposta dell'ex leader scudocrociato, il personalismo ora gl'ha fatto aggiungere nel simbolo post diccì - don Silvio docet - il proprio nome, è del tutto analoga a quella, dopo la "giornata delle tegole" (7 Giugno 1788) di convocare, prendendo più tempo possibile, gli Stati Generali per il primo maggio 1789. Nel frattempo, a Parigi, il Parlamento boccia l'adeguazione della rappresentanza del "Terzo Stato" - oltre il 90% dei cittadini -. Ovviamente, come allora, bisogna fare di tutto per impedire la circolazione di scritti come "Che cos'è il Terzo Stato" dell' Abate Emmanuel Joseph Sieyes, così come pure dei "Cahiers de Dòleances". "Dio salvi la regina" - non è la Minetti -, è di questo che si tratta, di salvare il feudalesimo. Un feudalesimo che, a differenza di quello francese dell'epoca, è senza "dio" ed anche senza sé stesso, che non sa neppure più quale sia l'alto ed il basso, la destra e la sinistra. Perciò stesso un feudalesimo più squallido ed abbietto. Quello aveva le sue liturgie, questo ha i suoi Batmann ed i suoi Porci. Si vuole conseguire una specie di Weimar, ma quella era una democrazia, un qualcosa che questo feudalesimo di merda non riesce neppure a concepire, e che perciò va sempre più configurandosi come una Salò alle dipendenze delle Multinazionali come le leggi finanziarie del resto testimoniano ogni giorno di più.
francesco latteri scholten.

giovedì 8 novembre 2012

Voto USA: bocciato neoliberismo radicale già fallito economicamente


Con Romney - che ne è la più recente e diffusa incarnazione - l'elettorato americano ha bocciato il neoliberismo radicale, all'origine dell'attuale crisi mondiale. Furono infatti le politiche radical liberiste, cui portabandiera fu negli States Ronald Reagan (in Europa la Tatcher), a portare all'abbandono dello Glass Steagall act che nel 1933, dopo la gravissima crisi del '29, aveva separato banche e banche di speculazione finanziaria e regolamentato la trasparenza delle transazioni finanziarie e che fino ad allora aveva assai ben protetto e con ciò stesso fatto crescere l'economia americana. La concrezione definitiva di questo neoliberismo radicale fu il Gramm Leach Blealy act del 1999, grazie al quale, oltre ad abolire la distinzione tra banche commerciali e di speculazione, veniva praticamente abolito il controllo e la trasparenza delle transazioni finanziarie e di fatto istituiti i cosìddetti "derivati", una "invenzione" del banchiere italiano Michele Sindona (condannato per mafia e che poi fu "suicidato" in carcere). Sino ad allora i derivati avevano costituito lo 0,3% del mercato finanziario USA. Esito del Gramm Leach Blealy act fu la gravissima crisi del 2007, ancora perdurante, dovuta alla realtà ormai Monstre dei derivati: a fronte di un PIL di circa 55.000 Mld di $ ce n'era una montagna di ben 595.000 Mld di $. Il rapporto PIL / derivati negli States è attualmente di circa 70.000 / 648.000 Mld di $. Sono le cifre di un disastro economico di dimensioni planetarie quale non si era mai visto, dunque un fallimento anzitutto economico prima ancora che politico. Recentemente si è cercato di ovviare, nel 2011 - presidenza Obama -, con una nuova normativa, il Dodd Frank act, in cui Paul Volker ha tentato di reintrodurre lo Glass Steagall, ma dove il boss di J.P. Morgan, Jamie Dimmon altro leader radical neoliberista, ha speso oltre 100 Mln di $ in lobbismo, riuscendo a far introdurre tanti di quegli emendamenti ed eccezioni da praticamente vanificarlo. Evidentemente si tratta di un disastro anche voluto e premeditato da alcuni i quali credono di guadagnarci. Meglio, credevano viste alcune recenti realtà proprio sulla J.P.Morgan che proprio lo staff di Dimmon sta cercando di occultare. Oltre quelli economici, del neoliberismo dovrebbero far riflettere anche gl'aspetti politici e non solo per la richiesta a gran voce di affossare il Welfare State: il padre fondatore del moderno neoliberismo economico è stato infatti proprio quel famigerato Fireston cui si ispirò per il suo aberrante "Mein Kampf" nientemeno che lo stesso Adolf Hitler. Dovrebbe far riflettere anche il già citato nome di Sindona, come anche quello di un suo amico cardinale che gli diede pieno appoggio nella Chiesa, un certo Marcinkus. Dovrebbe far riflettere anche la cartina degli USA che mostra gli Stati in cui ha vinto Romney, personalmente rimasi allibbito: sono praticamente quelli dell'ex Sud schiavista. Ora, ad attendere Obama, dopo i dovuti festeggiamenti, c'è un compito immane: quello di far fronte al disastro senza precedenti che tutti in tutto il mondo stiamo ancora pagando amaramente, lasciato dal radical neoliberismo: dalla mentalità degli schiavisti, da quella di Fireston, dalle "geniali" invenzioni di Sindona, dalle reaganomics, dai vari Jamie Dimmon grandi e piccoli, americani e non.
francesco latteri scholten.

mercoledì 7 novembre 2012

VITTORIA.


 Con l' Iran ci sarà la trattativa e non lo scontro, e ci sarà una speranza in più per il popolo palestinese. Questo l'esito più immediato a livello internazionale e significativo per il Mediterraneo e dunque per l'Europa. Ci sarà - negli USA - l'assistenza sanitaria per oltre 35 Mln di assistiti che finora ne erano privi: i più poveri. Vittoria dunque della Pace e della Solidarietà. E' questa la vittoria di Obama. E' la vittoria di quella che Andrea Camilleri in un suo noto romanzo aveva definito nel titolo: "La mossa del cavallo", con riferimento all'omonimo pezzo degli scacchi. Il "cavallo" muove saltando e così il protagonista vince con un salto grazie al quale riprende sé stesso, la sua tradizione, il suo passato. Così Obama, che arriva e riparte da dove tutto era iniziato: da Chicago. Ma non è solo storia personale e politica dell'uomo. Il discorso d'insediamento al secondo mandato è stato il più bello, il più autentico, il più "Americano" nel senso più pieno e positivo che il termine possa assumere: nei toni e nella sostanza un discorso che è del tutto identificativo a quelli dei Padri Fondatori: Washington e Jefferson, con echi di quello che è a tutt'oggi il più famoso Presidente americano, Abraham Lincoln, e del politico di origine africana più conosciuto, Martin Luther King. Un reinsediamento più bello dell'insediamento, al primo mandato, perché meno utopistico ed illusorio, ma proprio per questo di maggior speranza per una sana realpolitik. Una festa cui erano presenti tutti quelli che lo hanno sostenuto: Bill Clinton, Bruce Springsten, per citare i più noti, ma anche tanti, tanti altri, quelli che come lui - e noi - credono nei valori e nei principi dei Padri Fondatori, nella dignità della persona senza distinzioni di sesso, di razza, di ceto sociale ed economico. Adesso inizia il lavoro durissimo di portare avanti la democrazia vera: "Siamo il Paese più ricco, ma non siamo ricchi per la nostra ricchezza, abbiamo l'esercito più forte, ma non siamo forti per il nostro esercito" è una delle tante frasi pregnanti pronunciate dal neorieletto, ma: "La vera forza del nostro Paese, del nostro Popolo è la Libertà, sono i nostri valori", quelli dei Padri Fondatori. L'America riparte dalla mossa del "cavallo", da Washington, Jefferson, Lincoln e King.
francesco latteri scholten

martedì 6 novembre 2012

Sì ad Yvan Sagnez sindaco di Castelvolturno


Il Comune di Castelvolturno - sì proprio quel Castelvolturno in provincia di Lecce da cui è partita la rivolta contro il caporalato - è stato, tanto per cambiare, ma i fatti lo lasciavano presagire assai bene, commissariato per mafia, più esattamente per Sacra Corona, lì si chiama così. A voler essere più precisi ancora dare un nome è difficile perché c'è anche la mafia russa, quella nigeriana e la longa manus di altre ancora. Castelvolturno non è però una realtà solo connotata da istituzioni caratteristiche del degrado, ma anche, e fortemente, come proprio la rivolta contro il caporalato denuncia, da forze socioculturali dal grande impegno civico, anche proprio da parte di cittadini immigrati. E' proprio grazie ad essi - e purtroppo nella quasi indifferenza all'impegno civico in proposito da parte di cittadini italiani - che si è giunti alla approvazione della recente legge sul caporalato, una realtà vergognosa che da oltre un secolo imbratta il civismo del mondo del lavoro in Italia. Adesso, grazie all'impegno di camerunensi come Yvan, c'è una legge in più a sancire quei diritti e doveri che la ns carta costituzionale aveva già sancito. Un impegno ed un merito che da soli - anche nei Paesi restii a concederla - darebbe il diritto alla piena cittadinanza. E' da qui che nasce la proposta lanciata intelligentemente da Roberto Saviano: evidenziare i valori positivi del laboratorio Castelvolturno e farlo mettendo in  primo piano i meriti ed i meritevoli, e, visto che il comune è commissariato per mafia, perché non riscattarne l'immagine con la candidatura di chi si è distinto per civismo, come Yvan? Yvan Sagnez, per parte sua, è impegnato anche in una nuova lotta civica, che in passato ha riguardato anche tanti italiani e che in parte sta tornando a riguardarli: quella per la cittadinanza dei propri figli, nati in Italia, contro la diffusa apolidia cui questi sono esposti. Non sono nati nel Paese di origine e questo non li conosce, neppure per cultura lingua e tradizioni che infatti, essendo nati e vissuti in Italia, sono quelli italiani, e, a sua volta, l'Italia non li riconosce. Basterebbe qui la applicazione dello ius soli che la tradizione giuridica classica del resto ha sempre riconosciuto e che per altri aspetti anche la tradizione giuridica italiana ha sempre riconosciuto.
francesco latteri scholten.

domenica 4 novembre 2012

"La Montessori è una p...": ovvero la concezione della donna nella politica italiana (e occidentale)


 "La Montessori è una puttana". Perché? Perché frequentava (con profitto e più di molti colleghi maschi) l'università e perché aveva - nientemeno - la pretesa di essere lei a decidere con chi stare e chi non, di chi essere la ragazza, con chi fidanzarsi, e, udite, udite, con chi sposarsi. Tutto questo non in Pakistan, ma nell'Italia di non troppi anni addietro. La morale era quella vittoriana, il sesso era tabù vincolato dalla incoerenza totale: finto asservimento ufficiale - con assassinio della vita civile e sociale di chi non lo faceva -, libertinaggio totale sottobanco: è chiaro che ci siano puttane e bordelli e che si frequentino assiduamente, tutti, ecclesiastici compresi. Quanto al matrimonio era chiaro che fosse non una scelta matura e responsabile di due giovani, ma cosa da grandi, come in Pakistan ancora oggi. Sul piano scientifico Maria Montessori almeno - sia pure tra una miriade di ostacoli ed ostracismi - riuscì a dimostrare con successo la validità del proprio metodo. La morale vittoriana non vigeva solo in Italia, ed altrove scrittrici come Virginia Woolf dimostrarono con successo che anche le donne sanno scrivere e bene e che hanno il diritto di farlo e con il proprio nome di donna, appunto, e non mascherandosi, come fino ad allora sotto le mentite spoglie di uno pseudonimo maschile come George Sand, la scrittrice compagna di Chopin. Paradossalmente, proprio lì dove una concezione del genere potrebbe sembrare più lontana, come nella pornografia, si dovrà attendere gli inizi degli anni '90 - un secolo in più che in letteratura - perché una regista si firmi con nome di donna e non con uno pseudonimo maschile e possa essere rappresentata non la donna bambola gonfiabile animata finalizzata al piacere del "maschio" - se tale poteva considerarsi - ma la donna, la sua sessualità ed il suo piacere. Proprio il caso della pornografia ci mostra che si tratta di una concezione al tempo stesso radicalmente razzista: finché il "maschio" bianco si "faceva" in tutti i modi tutti i tipi di femmine di tutte le razze tutto era a posto, appena negli USA è uscito il primo film dove un nero si faceva una bianca lo si è dovuto ritirare dal commercio. Tuttavia, il caso Galileo l'aveva già mostrato, una verità scientifica non è necessariamente anche una verità sociale, così occorrerà tutta "La force de l'age" e "Le deuzieme sexe" di Simone de Beauvoir, filosofa e compagna di Sartre, e Sartre stesso ed il '68 per uscire, almeno in parte da quella concezione. Occorreranno denunce ed impegni di successo quali quello di Julia Roberts con "Mona Lisa Smile" per continuare a combatterla. Una concezione, a dispetto dell'apparente e finto liberalismo della nostra società attuale, tutt'altro che sradicata. Basta a dimostrarlo la cronaca nera, le centinaia di donne uccise ogni anno, spesso proprio dai loro "uomini". Si tratta di una concezione sociale trasversale che va dalla destra radicale alla sinistra, passando per un "centro" che in proposito è alquanto di destra, e dalla quale forse solo una miltanza più fieramente di sinistra è, in parte, esente. Del resto la guida politica dell'Italia dell'ultimo ventennio e, soprattutto, la sua nomenklatura si è mostrata di fatto vittoriana e restauratrice quanto non mai, come appare evidente dalle vicende non solo dei festini - pare orgiastici - di Arcore, o della vicenda "Ruby" e similari, ma più ancora dalle battute e battutacce sulle donne di cui si ha la concezione come ai tempi della Montessori e di cui si pensa come di lei allora. Ci si cerca di sbandierare in piazza per progressisti e liberisti, ma poi la vera concezione che si ha è quella vittoriana. L' "altrove" politico non è meglio e la recente boutade di Grillo, che non è isolata, denuncia che anche il nuovo progressista supersociale è solo un uomo vecchio che non ha una concezione sociale nuova perché la sua concezione della donna e perciò dell'uomo è vecchia e per di più è la stessa di quella degl'altri. Ma è dalla concezione e quindi dalla collocazione sociale della donna che si misura la realtà del progresso di una società e Tacito ed altri ci testimoniano che i Germani ed i Celti oltre duemila anni fa erano più progrediti.
francesco latteri scholten

venerdì 2 novembre 2012

The Company You Keep, atto dovuto di Robert Redford


Bob "il rosso" torna ancora - dal 20 dicembre nelle sale italiane - con la sua impareggiata maestria di attore, con il suo talento ed il suo fascino, con il suo impegno civico. Le sue immagini più belle ce lo ritraggono nei panni di Davide contro Golia: il giovane intellettuale arruolato dalla CIA che scopre i giochi di potere dei servizi deviati per conto delle multinazionali e lotta contro per la libertà di pensiero e di stampa, riuscendo ad aggirarli; l'anziano dirigente - sempre della CIA - che a poche settimane dal pensionamento, mette in gioco tutto per salvare un collega più giovane che aveva arruolato nell'agenzia a suo tempo in Medio Oriente, e lo salva mettendo in scacco l'agenzia stessa;  Quello di Redford è il volto del cittadino in lotta per l'affermazione della propria indipendenza e della propria libertà. E' così anche per il tranquillo avvocato di provincia  di "The Company You Keep" che sotto la cenere conserva ancora molti tizzoni ben accesi dell' ex militante di Weather Underground in lotta per i diritti civili e contro la guerra in Vietnam all'insegna dei versi di Bob Dylan: "You don't need to be a weatherman to know which way the wind blows". Con lui è impegnato nella lotta un cast d'eccezione: Julie Christie, militante forte ed impegnata, che si lancia contro banche e multinazionali in un comizio "à la force de l'age", Susan Sarandon arrestata mentre fa benzina ma che non si rinnega, e, per il veterano indomito, un "duro" di Hollywood: Nick Nolte. Una militanza per la cui vita futura potrebbe valere quella leggenda di cui parla un importante filosofo italiano - dal discusso passato anch'egli - Antonio Negri, nell'ultima pagina di un suo recente best seller internazionale - "Impero" - : "C'è un'antica leggenda che potrebbe illuminare la vita futura della militanza: la leggenda di San Francesco di Assisi. Vediamo quale fu la sua impresa. Per denunciare la povertà della moltitudine, ne adottò la condizione comune e vi scoprì la potenza ontologica di una nuova società. Il militante fa lo stesso nel momento in cui identifica nella condizione comune della moltitudine la sua enorme ricchezza. In opposizione al capitalismo nascente, Francesco rifiutava qualsiasi disciplina strumentale, e alla mortificazione della carne (nella povertà e nell'ordine costituito) egli contrapponeva una vita gioiosa che comprendeva tutte le creature e tutta la natura: gli animali, sorella luna, fratello sole, gl'uccelli dei campi, gli uomini sfruttati ed i poveri, tutti insieme contro la volontà di potere e la corruzione. Nella postmodernità ci troviamo ancora nella situazione di Francesco a contrapporre la gioia di essere alla miseria del potere."
francesco latteri scholten

mercoledì 31 ottobre 2012

Elezioni in Sicilia: vincono gl'uomini ed i movimenti, affogati i partiti


Doppiamente bocciato il sistema ormai feudale dei partiti da un voto che è in primis di espressa e totale negazione e rifiuto, ovvero l'astensione, e, in secondo luogo personalista e movimentista. Le elezioni regionali in Sicilia hanno confermato il dato delle recenti amministrative ad inizio estate, allora ad es. a Palermo con la vittoria di Leoluca Orlando, una vittoria anzitutto e soprattutto della persona. Così ora la vittoria, con l'elezione a Governatore dell'isola, di Rosario Crocetta, già primo cittadino di Gela e nome noto per la lotta alla Mafia. Un risultato personale che, al pari del suo antagonista Musumeci, si colloca al di là di quello del partito. Partiti bocciati tutti, strabocciato il PdL con un tracollo totale, e doppiamente significativo in quanto "collezionato" proprio nella Regione che, tradizionalmente, ne è la roccaforte più importante. Il contrasto al neofeudalesimo dei Partiti invece, che assegna rilevanza e ruolo di persona al cittadino, come avviene con i movimenti, dove il ruolo della persona assurge a realtà impensabile in quello partitico, come specie nel "5 Stelle", stravince, passando dalla marginalità a primo "partito" della Regione. Per la Sicilia - ma i dati e la realtà per l'Italia non sono differenti - è una rivoluzione socioculturale delle più radicali. E' una rivoluzione socioculturale che travalica la politica: il neoeletto Governatore, Rosario Crocetta, infatti si è sempre dichiarato apertamente "gay" e per il mito del "maschio siciliano" è sicuramente un duro colpo essere rappresentati così. Se si guarda a certe concezioni socioculturali del passato siciliano, ed alla concezione della sessualità che ne stava a monte, si tratta sicuramente di un progresso e di un passaggio obbligato per una società connotata da un maggior civismo. Per intanto un compito arduo attende sia il Governatore che il Movimento 5 Stelle: l'eredità pesantissima lasciata dalla precedente amministrazione, il debito della Regione ammonta infatti ad oltre il 51% di quello complessivo di tutte le Regioni a Statuto ordinario messe insieme. Rosario Crocetta dovrà far ricorso a piene mani a tutta l'esperienza di buon amministratore maturata nella collaborazione con l' ENI e come primo cittadino di Gela. In bocca al Lupo.
francesco latteri scholeten.

sabato 27 ottobre 2012

Don Silvio ruba 7,3 Mln resterà impunito. Un povero disgraziato per 200 E va in galera


 Tra secondo e terzo grado quasi certamente si andrà in prescrizione e comunque è ultrasettantenne. Ed è lì a gridare come un'aquila, lui e - coram populi - i suoi, di fronte al reato accertato e conclamato, alla persecuzione da parte della "magistratura politica", e giù il vecchio tam tam dei fascisti anni '60, dei "giudici comunisti". Un vecchio disco graffiato che s'incanta sempre lì. Come Fiorito è pienamente convinto di avere il diritto di autoassegnarsi i soldi pubblici che si è assegnato, così il Fioritone nazionale è parimenti convinto di essere collocato super ed extra legis. Le bugie, Pinocchio insegna, hanno le gambe corte e il naso lungo, e più sono grandi e grosse, più è lungo il naso e corte le gambe, e così, in questo gran "The End in the Soup" per dirla all'inglese, la verità viene a galla ben visibile anche per tutti quelli che volevano fingere di non vederla. E' la verità: ma lo si era capito da subito, bastava seguire l'antico proverbio "dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei" per vedere frequentazioni quali quelle di Licio Gelli, degli amici della P2 (di cui anche il Fioritone don Silvio era tesserato), oltre alle altre tanto declamate dalla stampa. C'era e c'è sempre stata, e non celata più di tanto, una mentalità ed un pensiero che dietro un' ostentazione libertaria occultava un radicale ed eversivo anticostituzionalismo, una concezione feudal massonico mafiosa la cui statuizione si colloca storicamente in epoche ben anteriori allo Statuto Albertino, in un ritorno ad una società del peggior stampo borbonico. A proposito un altro personaggio amico anch'egli - guarda caso - e da tempi anteriori, di Gelli, il principe Junio Valerio Borghese è ben indicativo. E' indicativa anche la condanna di Gelli per essere stato tra i grandi gestori del depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Di che tipo di "libertà" si tratti, lo testimoniano anche le ostentate amicizie internazionali, da Gheddafi - si veda Ustica, ormai possiamo dirlo - o Putin - si guardino ad es. le vicende inerenti Gazprom - . Sul valore poi di una amicizia, la fine di Gheddafi è testimonianza: quella di Giuda Iscariota varrebbe di più e sarebbe più affidabile. Il tutto è poi perseguito con abilità mediatica ispirata da uno che piaceva a gente come Junio Valerio Borghese: Goebbels. Si cerca allora di far leva sugli istinti e gli odi delle masse, sulle paure: i regimi comunisti ed i loro giudici, Merkel la "tetesca ti Cermannia". E' la testimonianza di un fallimento, meglio di una catastrofe economica, politica, socio culturale e, soprattutto umana e personale. Il peggio è che dobbiamo pagare tutti una concezione che già in passato aveva distrutto l'Italia e l'Europa, e che ora lo ha rifatto. Quanti anni ci vorranno per uscire dalle macerie a cui don Silvio ed i suoi hanno ridotto l'Italia?
francesco latteri scholten.

mercoledì 24 ottobre 2012

Giornalismo e legge sulla diffamazione: la lezione (e soluzione) è all'estero.


 "Luogo è in Inferno detto Malebolge, tutto di pietra color ferrigno, come la cerchia che dintorno il volge. Nel dritto mezzo del campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo ..." Così l'eccelso poeta. Come al solito se non c'è il fatto éclatante - qui il caso Sallusti per citare solo l'ultimo - tutto resta sotto il tappeto e nessuno ci fa caso. Il problema vero è che si è talmente assuefatti al non farci caso che anche volendo poi farci caso, ad esempio dopo che il caso éclatante è scoppiato, si è assolutamente incapaci di alcuna soluzione concreta che sia al tempo stesso efficace. Tante proposte, tutte vane ed irresolutive e tante polemiche altrettanto. Il carcere, l'ammenda, un mixing di entrambi, e lì ci si ferma. Al solito la soluzione più pratica equa ed efficace al tempo stesso è quella già da tempo praticata all'estero. Anzitutto il principio, il criterio, che non è quello dell'offendere o sentirsi offesi o lesi, bensì quello veritativo. Se si dice che Giannetto è un adultero che ha relazioni con le tali prostitute, o un ladro perché si è appropriato delle tali cose, ebbene, se ciò è vero il fatto non costituisce diffamazione alcuna. Se viceversa non lo è, allora la notizia va rettificata, ma non come da noi con un trafiletto in ultima pagina, o magari nascosto in fondo ai necrologi, bensì con la stessa collocazione ed evidenza e durata della notizia. Per dieci giorni al TG delle venti hai dato per prima la notizia che Giannetto era un adultero che aveva relazioni con le tali prostitute e non era vero niente: ebbene, per dieci giorni al TG delle venti come prima notizia e con lo stesso numero di servizi e della stessa durata ed evidenza, dai notizia che non era vero niente. Non c'è bisogno né di carcere, né di multe, né di altro. Le stesse testate giornalistiche infatti si controllano - e bene - le affermazioni che pubblicano e diffondono, perché nel momento del falso si sputtanano nella più colossale delle maniere da sole. E, sempre nel momento del falso, il diffamato è automaticamente riabilitato. Al tempo stesso non essendoci carcere, multe o sanzioni, la libertà di stampa è tutelata nella maniera più completa e rigorosa. Sarebbe tanto semplice. Purtroppo da noi si è soltanto capaci continuamente ed inutilmente di perderci in un bicchiere d'acqua.
francesco latteri scholten.

martedì 23 ottobre 2012

Finalmente di nuovo libertà di stampa: torna Santoro. Giovedì 21.10 La7


 "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure." Così l'articolo 21 della ns Costituzione. In Italia c'è un volto che da Samarcanda ad Annozero a Servizio Pubblico ha incarnato pienamente quest'articolo, che del resto accomuna la nostra alla Costituzione degli USA e di tutti i Paesi liberi, e che è inscritto nei diritti fondamentali dell'uomo e della persona: il volto di Michele Santoro. Un volto che il regime postdemocristiano di don Silvio ha cercato in ogni modo e con ogni mezzo di cancellare. Una lotta impari tra Davide e Golia. Chi scrive è orgoglioso di aver sempre sostenuto Davide. Golia, don Silvio, è finito come aveva preconizzato uno dei giornalisti italiani più grandi, Indro Montanelli, e le sue parole profetiche paiono oggi idealmente indirizzate proprio a Michele Santoro: "Finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. E sarà stato inutile avere ragione. Un giorno ti si chiederà di scrivere un articolo sulla fine di Berlusconi e non ne avrai più voglia." Non ne hanno più voglia neanche gl'italiani ed i sondaggi confermano per il Partito di quel volto una percentuale oscillante intorno al 7% in calo. Pur di non vederlo più si guarda ovunque ed a chiunque. Michele, per fortuna hai vinto, e nel nostro piccolo con te anche noi, e siamo milioni, poco meno di dieci è stato lo share massimo. Giovedì su La7 alle 21.10 saremo tutti lì a Servizio Pubblico, tu da un lato dello schermo, noi dall'altro, ma con te, orgogliosi di te e dei tuoi: di Travaglio, di Ruotolo, di Vaurro e tutti gl'altri. L'antico detto romano si è avverato: Audaces fortuna juvat.
francesco latteri scholten.

sabato 20 ottobre 2012

Uomini della 'ndrangheta schifati dall'immoralità dei politici milanesi: gente di Merda.


E' di alcuni (pochi) giorni fa l'allarme lanciato da Don Ciotti e da "Libera" per l'emergenza etica del ns Paese. Ci troviamo in una realtà drammatica, ed estremamente preoccupante, connotata, non da un semplice allontanamento dai valori religiosi, ma anche da quelli laici semplicemente civici. E' quanto del resto era già stato denunciato sia dalla CEI che dallo stesso Pontefice. Una realtà che nella sua negatività era stata percepita anche da laici autorevoli e denunciata anche dalle istituzioni. Denunciata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, da quello del Consiglio Mario Monti, dallo stesso CSM e dal Ministro di Grazia e Giustizia. Proprio dalle indagini in corso emerge che il degrado cui siamo al cospetto nella realtà politica di quella che un tempo Indro Montanelli aveva definito la capitale etica dell' Italia, è tale da indurre un senso di profondo schifo e ribrezzo persino tra gli stessi uomini della 'ndrangheta. Lo rivelerebbero a più riprese le stesse intercettazioni. L' immoralità dei politici milanesi avrebbe assunto infatti dimensioni tali da essere oltre che uno schifo anche un vero e proprio problema per l'operare delle stesse 'ndrine, ma camorra e mafia avrebbero - come pure risulterebbe dalle intercettazioni - problemi analoghi. "Gente di merda." E' il giudizio unanime che risulterebbe dalle intercettazioni. Dunque, paradossalmente, una volta tanto persino il giudizio degli affiliati alle grandi organizzazioni criminali coincide nientemeno che con quello dei massimi rappresentanti dello Stato e, addirittura, con quello della Chiesa. Pasqua, Natale, Capod'anno e Ferragosto nello stesso giorno!
francesco latteri scholten.

lunedì 15 ottobre 2012

Meglio cessione sovranità a UE che a Fiorito & Co


In un suo recente intervento il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con l'autorevolezza che lo contraddistingue ha annunciato che l'evoluzione del processo di integrazione europea comporta di necessità una cessione di sovranità da parte dei singoli Stati membri alla UE. I recenti ed eclatanti fatti di corruzione evidenziati alla Regione Lazio, ma anche alla Regione Lombardia ed altre, ne fanno cosa auspicabilissima. Gli stessi invero pongono al tempo l'inderogabilità del DdL anticorruzione, sostenuto anche dal quotidiano "La Repubblica" con una importante ed imponente raccolta di firme cui ha aderito anche chi scrive. Dal canto suo il Presidente del Consiglio Mario Monti ha indicato la necessità di una rendicontazione finanziaria delle Regioni, quale imprescindibile proprio alla luce dei recenti accadimenti corruttivi. Il riferimento alla UE, ma anche alla Germania, è, per me significativo soprattutto visto un recente post pubblicato da un amico di "face", Fabio Dietrich, nel quale si rendeva noto lo stipendio mensile della Cancelliera Angela Merkel: 18.104 (sì, diciottomila) Euro. Il raffronto con un Fiorito che ad uno stipendio ben superiore aggiungeva di suo pugno 300.000 euro dal fondo del gruppo lascia semplicemente allibiti ed attoniti. Si fanno strafestini, delle vere porcherie in cui i partecipanti si travestono da quello che sono realmente: porci. Il tutto con soldi pubblici (e non mi si venga a dire che "quella" specifica festa se l'erano pagata loro, quando prima - tra le tante altre cose - ci si erano autoassegnati 300.000 euro di soldi pubblici) che avrebbero potuti essere destinati al finanziamento della crescita del Paese, alla ricostruzione delle zone terremotate ed al sostegno dei cittadini più indigenti. Chi li ha votati ha ceduto la propria rappresentanza politica - dunque una quota di sovranità - a questi che, repetita juvant, si vestono per le feste e le grandi occasioni da ciò che sono: porci. Sono loro gl'assassini della vita economica di milioni di italiani. Visto che si andrà a votare è bene ricordarlo. Ben venga una cessione di sovranità alla UE: significa toglierla a questi assassini. Ben venga gente come la Merkel. Ben venga che gente come Fiorito, Batman in mezzo ai porci, sia sbattuta in una segreta della Bastiglia anterivoluzionaria e le chiavi gettate nelle fogne di Parigi, ma purtroppo sarebbe anticostituzionale.
francesco latteri scholetn.

sabato 13 ottobre 2012

'C'era una volta in America', finalmente l'edizione integrale.


 C'era una volta il West, C'era una volta in America. C'era una volta. C'era una volta anche in Italia, e c'ero anch'io, ed era a Roma, alla Basilica di S. Paolo fuori le mura, ed era solenne, la Basilica, le Rolls, diverse scure, qualcuna bianca, le Cadillac, Jaguar e Mercedes. Solenni erano i fiori. Ma tutto era triste: c'era una volta Sergio Leone. C'era anche un corvo nero, e sarebbe anche riuscito, al pari di quello di Edgar Allan Poe, a salire su un immaginario busto di una immaginaria Minerva, ma, a differenza di questi, non sarebbe riuscito ad intonare il suo "Nevermore": dal fondo di quella tristezza, come dalle musiche di Morricone, anche lui presente, saliva un che di lieto, di gaio, uno Spirito gioioso. Così anche i suoi film, attenti al dettaglio, anche alla mosca, dalla cui presenza poteva nascere una storia, o che ad essa poteva dare un senso. C'è l'uomo e la sua esistenza drammatica, nuda e cruda, senza abbellimenti, di cui si cerca di carpire il senso ed il significato: di qui la grande centralità data al volto, ai volti, sempre vissuti, alle espressioni, agl'occhi ed agli sguardi attraverso cui si vuol carpire la psiche, l'anima. Anche dalle profondità più cupe però ci si sa aprire sempre alla bellezza di immagini straordinarie e così l'oscurità non riesce mai a prevalere. La morte stessa nella drammatica attualità del suo incombere è vinta dall'ironia e dal sorriso dell'eroe moribondo: "Giù la testa, coglione". Ci sono i flash back ad unire passato e presente in una realtà unica collocata al di là del tempo. C'è il "fantasma", la presenza invisibile del Grande Maestro che sa fondere tutto ciò in un unicum dove la realtà è elevata a leggenda e questa a realtà per costituire insieme il Vero. Un' Arte unica ed impareggiata, che esprime il suo culmine in "C'era una volta in America". Ma l'Arte spesso è sfregiata, il più delle volte, e nella maniera più feroce per motivi di cassetta, e così un quadro è presentato in una cornice che lo deturpa  e lo nasconde, ne altera i colori, la luminosità, il senso ed il significato. E così era accaduto per l'opera più grande, sfregiata nell'edizione europea dal taglio di 26 minuti di pellicola, e addirittura mutilata nella edizione americana da un montaggio cronologico delle scene che eliminando i flash back ridava una visione dal significato incoglibile. Finalmente, a tanti anni dalla morte, si fa giustizia al Grande Maestro: dal 18 ottobre nelle sale ci sarà la extended version, l'edizione integrale, quella europea con tutti i flash back e con i 26 minuti che erano stati amputati.
francesco latteri scholten.

venerdì 5 ottobre 2012

Vaticano II 50 anni dopo.


Era il 25 dicembre 1961, quando Papa Giovanni XXIII fece un regalo grande ed al tempo stesso indispensabile ed improcrastinabile alla Chiesa ed al mondo intero: l'indizione, con la bolla "Humanae Salutis", del Concilio Vaticano II. Un "Concilio", dunque un evento eccezionale, gl'ultimi due si erano tenuti rispettivamente a Trento dal 1545 al 1565 in ben 25 sessioni, ed a Roma, il Vaticano I, in 4 sessioni dal 1869 al 1870. L' 11 Ottobre 1962, sempre Papa Giovanni XXIII, con il discorso di apertura, darà inizio ai lavori dello stesso. Quattro sessioni di lavori, di cui il Papa Buono potrà presiedere solo la prima, dall' 11 ottobre al 7 dicembre 1962. Sarà Paolo VI a presiedere le altre (29.9 - 4.12 1963; 14.9 - 21.11 1964; 14.9 - 8.12 1965) e chiudere il Concilio l'8 dicembre 1965, giorno dell'Immacolata. Da quel giorno la Chiesa non sarà più la stessa, anche se occorrerà del tempo perché la nuova concezione penetri a pieno le coscienze. Indubbiamente Angelo Roncalli aveva portato ad un modo nuovo di vedere e concepire il Papa, il Pontificato, la Chiesa e dunque il loro rapporto con l'uomo ed il mondo. Il Vaticano II porta esattamente a questo, a ciò che nessun altro Concilio aveva portato: ad una nuova visione del rapporto Dio Uomo Mondo. La "Lumen Gentium" allora esplica il nuovo modo di vedere sé stessa della Chiesa, la "Dei Verbum" il nuovo modo in cui si guarda a Dio. Ne scaturisce una sintesi estremamente significativa: la "Sacrosanctum Concilium" ove ciò trova concrezione nella liturgia. Le novità sono radicali, del resto l'affermazione di Papa Roncalli che "anche il Papa è un fratello tra i fratelli" poteva farlo presagire: è abbandonata la lingua universale della Chiesa, il latino, per le celebrazioni ordinarie, ed è adottata la lingua volgare; il sacerdote non celebra più voltando le spalle ai fedeli, e questi ultimi sono coinvolti direttamente nella celebrazione. Ovviamente si guarda allora in modo diverso anche al Mondo nelle forme volute dalla "Gaudium et Spes" ove spesso sembra risuonare anche l'eco della "Rerum Novarum". Insomma: al "Lieto annunzio" di ns. Signore Gesù Cristo è stato dato l'abito più nuovo e moderno. La Chiesa ha una visione nuova che è entrata nell'era contemporanea. Si tratta ora di passare all'attuazione, ma qui è molto più difficile perché il salto è spesso di secoli o addirittura di millenni: bisognerà attendere il pontificato di Giovanni Paolo II e la riforma del Diritto Canonico perché il Vangelo diventi fonte vincolante - finalmente dopo 2000 anni - ed insieme ad esso e dopo di esso, il Concilio Vaticano II. Forti sono state nel tempo le spinte anticonciliari, in direzione di una "restaurazione", da ultimo ad es. con il movimento del Card. Lefevre e lo scisma poi rientrato. Ciò è pesato molto sulla teologia ed il suo insegnamento e molti sono stati i teologi insigni ed illustri messi in disparte, citiamo tra gl'altri Kung e Schillebeck. E' accaduto similmente anche tra i più alti prelati dove i progressisti agenti per l'attuazione del Concilio sono minoritari, citiamo per tutti l'esempio insigne del Card. Carlo Maria Martini che di recente ci ha lasciati.
francesco latteri scholten.

mercoledì 3 ottobre 2012

San Francesco d'Assisi Patrono d'Italia: una ricorrenza sempre più necessaria.


 Era - come tutti sanno - nato ad Assisi nel 1182 dall'agiato commerciante Pietro Bernardone, lasciò poi i traffici ed ogni bene per dedicarsi interamente alla vita religiosa ed ai poveri e nel 1209 istituì un ordine che per umiltà chiamò dei "frati minori" vicino ai movimenti popolari del secolo precedente. Inizialmente era con dodici compagni e si riunivano presso una cappelletta avuta dai Benedettini, detta "Porziuncola". Con il padre aveva soggiornato a lungo in Francia ed ivi si era occupato oltre che di traffici anche, e con successo, di lettere e poesia al punto da essere soprannominato Francesco Balioso. Una passione che resta anche dopo la conversione e tra i cui frutti va annoverato il celeberrimo "Cantico delle creature" uno dei primissimi esempi di poesia in lingua italiana, che precede anche la scuola fiorentina. La vocazione di Francesco, al pari di quella di San Paolo, è universale e così passerà a predicare in Spagna, in Africa, in Egitto. I suoi tempi furono caratterizzati - forse ancor più che i nostri - dalla decadenza morale, dalle lotte di potere e dalla corruzione, sia della società civile, che della Chiesa. San Francesco è stato l'alfiere più importante della lotta ad essi e del rinnovamento morale, religioso e civile. Testimonianza prima di ciò è la vita stessa di San Francesco e dei suoi, ma anche la "Regola" dell' Ordine e il suo "Testamentum" che sarà il riferimento principe dell'ala spirituale del francescanesimo e non solo. Il ritorno in auge quali virtù della semplicità, della povertà, ma anche di una maggiore giustizia sociale sarà fonte di forti contrasti e lotte tanto nella Chiesa quanto nella società civile. San Francesco ebbe in entrambe una influenza decisiva e la sua può essere considerata la figura portante di quel rinnovamento sociale e culturale profondo che mettendo al centro l'uomo tornato ad una dimensione vera di virtù darà origine alla civiltà dell'umanesimo e che resterà sino ai nostri giorni un riferimento non solo morale e religioso, ma anche sociale e culturale.
francesco latteri scholten.