sabato 31 dicembre 2011

Niente di nuovo in Occidente, tranne l'anno.


"Vanità delle vanità, tutto è vanità. Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa. (...) Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si sazia l'occhio di guardare, né l'orecchio di sentire. Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole." (Qo, 1). Non c'è nulla di nuovo in occidente tranne l'anno. L'economia ha soppiantato la politica, così, ultimamente molti anche autorevoli commentatori. Ma quando mai la politica non è stata economia, o quando mai non è stata indirizzata dall'economia? L'atto fondamentale di un governo, anche per la ns. costituzione, è l'approvazione del bilancio: non c'è politica se non ci sono i soldi per farla. Semmai, la realtà cruda dell'attuale congiuntura è che è caduto il sipario ed è stata disvelata la aleatorietà della concezione di "politica" e di "democrazia" di molti. E' stata smascherata la realtà. Ci si è buttato in faccia il vero: la nostra sovranità limitata. Non solo - e per fortuna, rispetto a quell'Europa senza la quale saremmo ormai polverizzati - ma, in primis, rispetto ad altri. A ben altri. Del resto bastava guardare per vedere le basi americane sul nostro territorio: la guerra l'abbiamo persa. L'hanno vinta quelli che l'hanno più fortemente voluta: le multinazionali. E' loro il potere da quando la borghesia,  nel 1789 con la rivoluzione francese ha destituito il vecchio feudalesimo, istituendone uno nuovo più feroce. E' l'oligarchia delle multinazionali a decidere. Sono in cinque a detenere l' 80% del mercato agroalimentare mondiale, sono loro ad aver decretato l'aumento del costo del grano di oltre il 70% in un anno causando carestia, guerra e fame in mezzo mondo, più povertà nell'altro mezzo. Sono sicuri: nessuno gliene chiederà conto. Si sono bruciati centinaia di miliardi in investimenti tanto azzardati quanto sballati a Las Vegas, Hollywood ed in Florida, ma tutti, soprattutto i media, tacciono. E' per gl'otto miliardi alla povera Grecia che si grida, e tedeschi e francesi storcono il naso, ma anche i loro media tacciono degli altri, tacciono ad esempio degli oltre dieci miliardi che la Deutsche Bank ha perso negli investimenti sballati a Las Vegas, per citarne uno solo. La colpa, come al solito, come sempre, è solo dei poveri, è della spesa sociale. E, come non possiamo andare a chiedere conto ai cinque noti delle speculazioni per il rincaro del grano, così non possiamo andare a chiedere conto a chi di dovere se sia spesa sociale quella degli investimenti sballati a Las Vegas, Hollywood e Florida. In Oriente, per contro, le cose non vanno meglio ed i pazzi fanatici di Teheran per pomparsi tra di loro non hanno trovato nulla di meglio che minacciare la chiusura dello stretto di Hormuz. Un'invocazione di guerra, al pari del rincaro speculativo del grano. Il pane e l'energia. E, soprattutto l'inno e l'incitazione alla violenza ed all'omicidio. La sete di guerra che ieri come oggi contraddistingue sia il secolarismo che la religiosità fatua dei senza Dio atei o religiosi che siano. Per finire l'anno in "bellezza" religiosi cristiani, frati, religiosi ortodossi ed ebrei si sono pestati a colpi di bastone presso il Santo Sepolcro: per celebrare il Natale. Il Natale di Chi era venuto al mondo a portare l'amore e la pace. "Conclusione del discorso, dopo che si è ascoltato ogno cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto." (Qo, 12, 13). Buon anno, se posibile e, speriamo bene.
francesco latteri scholten.

venerdì 23 dicembre 2011

Natale, festa della luce, festa cristiana e pagana.


"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore che è il Cristo Signore."(Lc 2, 1-12). E' questo l'annuncio scarno, bello nella sua semplicità, che della nascita di ns. Signore dà l'evangelista Luca, qui nella autorevole traduzione del Nestle-Aland. Il testo lucano è da sempre "Il" testo del Natale cristiano, il testo con il quale la liturgia cristiana celebra il Natale. Il testo del "nuntium vobis gaudium magnum", così la traduzione latina. E' la nascita del Salvatore, l'irruzione della luce di Dio nel mondo degli uomini, la venuta del Figlio che è Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, di Colui che è la sola Via di salvezza data all'uomo. E, significativamente, la sua nascita avviene proprio in occorrenza della festa pagana della Luce, la festa del Sole invitto, della nuova nascita del Sole, ovvero del solstizio di inverno. E' una festa dunque che accomuna pagani e cristiani, la festa del nuovo inizio. E' una festa che accomuna il materialismo antico ma anche l'antico teismo e la nuova spiritualità cristiana. E' una festa che accomuna Oriente ed Occidente, seppure con uno scarto di qualche giorno: a Roma la festa della Luce era celebrata il 25 dicembre, in Oriente il 6 gennaio, data in cui il cristianesimo celebra i sapienti d'Oriente, i Magi, giunti ad adorarLo. L'uomo contemporaneo, post moderno, si ritrova perciò, credente o ateo che sia, immerso nella stessa realtà in cui si trovava quello antico: una realtà materialista, pagana, teista, spirituale. Anche l'interrogativo di fondo a cospetto del quale egli si trova è lo stesso, è quello ben individuato da Papa Benedetto XVI: "E' questo davvero il Messia, o dobbiamo aspettarne un altro?" E' l'interrogativo di fronte alla cui risposta i sapienti d'Oriente si sono inginocchiati in adorazione. Ma la risposta, ieri come oggi, è una risposta cui non è coercito nessuno, è libera e nella libertà è la risposta che può esser data solo dalla fede o non fede di ciascuno. Ieri come oggi è festa comunque e per tutti e ciascuno può scegliere quale sia la sua: quella materialista, quella teista, quella cristiana della nascita di ns. Signore. Probabilmente per il nostro povero mondo e la nostra povera umanità cadente sarebbe auspicabile un bel pò di più antica sapienza orientale. Buon Natale.
francesco latteri scholten.

giovedì 15 dicembre 2011

S. Pietro, incontro di Benedetto XVI con gli universitari romani: il Tuo volto Signore io cerco.


Anche quest'anno Benedetto XVI ha rinnovato la felice ricorrenza dell'incontro con gli studenti universitari di Roma, evento culmine della pastorale universitaria istituita, per felice intuizione ormai vent'anni addietro dal Beato Giovanni Paolo II. La cerimonia è stata allietata dalla consegna dell'icona di S. Maria della Sapienza, dipinta dal padre Marko Ivan Rupnik, celebre pittore e maestro spirituale, proveniente dalla Spagna e che inizia ora la sua peregrinazione negli atenei romani. L'incontro è stato introdotto dal Rettore della LUISS, Prof. Massimo Egidi. Nel suo intervento egli ha sottolineato la necessità di abbinare nella formazione universitaria lo studio ad una imprescindibile formazione etica e morale nonché spirituale della persona, in difetto della quale la formazione solo "tecnica" finisce per cadere nel vuoto. Come esempio egli indica la grave realtà attuale del ns Paese, esito di una cessione alla immoralità foriera di egoismi economici, edonisti e materialisti i quali, proprio per una assenza di moralità e per una palese immoralità, hanno condotto anche al disastro economico. Ha avuto quindi inizio subitaneo la celebrazione del Vespro, con culmine l'omelia del Santo Padre sulla tematica tratta dalla lettera dell'Apostolo Giacomo: "Siate costanti fino alla venuta del Signore". Essa riconduce al nucleo del significato personale del Natale: Cosa significa per me Natale? E' davvero importante? Quel bambino è davvero il Messia o dobbiamo attenderne un altro? E' nella fedeltà nell'attesa che Dio rivela il suo volto. Una speranza ricca di eternità. Il punto cruciale: dove la mia ricerca trova il vero volto di Dio entrando nella mia storia. Che l'uomo comprenda che la realizzazione delle sue aspirazioni è in Crsito e non in progetti tecnici perfetti, bensì in quella trascendenza in cui si è immagine di Dio. Dio è il vero agricoltore della Storia che sa attendere, senza di Lui l'uomo costruisce realtà ideologiche antiumane. E' perciò fondamentale costruire la Storia con Dio, vero fondamento. Il Natale ci ricorda questo: che Dio è vicino, anzi che è con noi e che non è impossibile costruire la Storia con Lui. Dunque non utopie, ma certezza che Dio è con noi e ci accompagna. A ciascuno Dio chiede di costruire la "Città dell'uomo" coniugando fede e cultura. E' questa la cosa fondamentale. Portate perciò a tutti l'annuncio che il vero volto di Dio è nel bambinello di Betlemme, a Lui possiamo confidare il segreto più profondo del nostro cuore: Io cerco il Tuo Volto o Signore. Concluso il Vespro, una studentessa della Sapienza, a nome di tutti gli studenti degli atenei romani ha ringraziato commossa BenedettoXVI. Si è avuta poi la cerimonia della consegna dell'icona di S. Maria della Sapienza.
francesco latteri scholten.

lunedì 12 dicembre 2011

Società, secolarismo e violenza.



Ormai diversi anni addietro il papà, allora si era giovani, di un caro amico, caro amico anche lui, ateo convinto, ci disse d'aver preso - ex motu proprio - un impegno: leggere la Sacra Bibbia. "E' un fatto anzitutto culturale, perché è il libro che ha plasmato non solo la spiritualità, ma anche tutta la cultura dell'Occidente. Voglio perciò cercare di prescindere, nei miei limiti umani, dai miei pregiudizi e tentare di accostarmi in modo sereno." Conoscendolo sapevamo che avrebbe tenuto fede all'impegno preso. Così fu. Passò del tempo e ci disse di avere portato a termine la cosa. Ci espose il suo giudizio: "Sono i principi, i cardini, senza i quali non è possibile, che si sia atei o credenti, costruire né la persona, né, tantomeno, la famiglia, una comunità, una società, o, meno che mai, una civiltà." E' un giudizio che ho sempre condiviso. E' il quid che sempre, le tante volte che ho aperto la Bibbia, mi si è riproposto. La Sacra Scrittura però culminava nella figura luminosa di ns. Signore Gesù Cristo, nell'esempio della sua vita, nella sua filosofia: il discorso della montagna, ovvero le beatitudini. Erano beatitudini la "povertà" ovvero la semplicità dello Spirito e perciò della vita, la mitezza, la giustizia, la misericordia, la purezza del cuore, l'operosità per la pace, l'impegno per il Regno di Dio. Dunque un riferimento per la persona e la società. Un riferimento per la cultura. Certamente in duemila anni ci sono state anche tante miserie umane più o meno grandi, errori di dottrina, esempi inopportuni o, addirittura, infausti. In mezzo ad essi restava però, unico Vero, Quel Riferimento. Oggi, il secolarismo, ha portato la persona, la società e, soprattutto, la cultura a voltargli le spalle. Ciò ha significato per l'uomo lo stesso che già per l'angelo, il "portatore di luce", Lux Fero: il cambiarsi da portatore di luce in portatore di tenebra. La purezza è divenuta purismo e perciò razzismo, discriminazione e odio; la giustizia attuazione del purismo e cioé iniquità; comunità, società, cultura e civiltà sono divenute il luogo della concrezione di tutto ciò, ossia rogo, campo di concentramento ed olocausto. Inno all' Iniquità. Oggi il riferimento in base al quale il soggetto compie la propria ermeneusi, in base a cui realizza la propria coscienza e percezione di sé e del sociale è divenuto un antivalore capace di dispiegare soltanto il più gretto antiumanesimo. La cronaca di ogni giorno ce lo espone molto bene.
francesco latteri scholten.

giovedì 17 novembre 2011

Obama inizia confronto militare USA Cina e militarizzazione del Pacifico.


Il confronto USA Cina prosegue e sale di livello. Si era passati oltre il confronto economico già con l'assassinio di Gheddafi, reo di aver "tradito" gl'americani rendendosi disponibile per i cinesi ai quali era utile per aprirsi una porta sull'Africa e, al tempo stesso, sul Mediterraneo. Moammar era stato premiato dai cinesi con il sostegno per il raggiungimento della presidenza della Conferenza dei Paesi africani. Andava perciò "executed" in maniera esemplare, secondo la logica dell'intimidazione mafiosa o terroristica: "questa è la fine che fa chi osa". E così è stato. Per farlo era necessario un intervento militare e per quest'ultimo, a sua volta, la destabilizzazione dell'area geopolitica in questione: dunque la crisi del grano. Per adesso la "porta" cinese su Africa e Mediterraneo è stata fatta saltare. Il confronto con la Cina prosegue e prosegue a tappe forzate, che ormai economiche non sono più e già, come per l'area Nord africana si pone su altri diversi e più inquietanti piani. In particolare la parziale smilitarizzazione dell'area afghana procede, non con il ritorno a casa delle truppe e soprattutto degli armamenti USA, ma con la loro collocazione nell'area del Pacifico. Si tratta di una prima ulteriore militarizzazione, alla quale andranno ad aggiungersene altre per le quali in questi giorni Obama ha già disposto cospicui finanziamenti economici, nonostante il debito USA abbia superato i 15.000 miliardi, assoluto record mondiale, infrangendo quest'oggi anche la barriera psicologica del 100% del Pil. E' un debito le cui radici si collocano, è bene specificarlo, con buona pace dei repubblicani USA, non nel sociale, ma nelle ingenti spese militari e di sostegno economico ad una finanza sballata. La dimostrazione che il capitalismo firestoniano, figlio di quello manchesteriano, ancor più del suo genitore, si regga sulla violenza e, come giustamente osservava già Engels ne l' "Antiduering", in ultima istanza, sulla guerra.
francesco latteri scholten.

lunedì 14 novembre 2011

Roma: nella rinuncia a sé per il bene comune la politica risorge dalle proprie ceneri come la Fenice.


E' un grande gesto di rinuncia ai propri vantaggi da parte di entrambi i leaders delle due maggiori forze politiche a riportare in primo piano, a far rinascere, la politica dopo la sua negazione da parte dell'economia. Silvio Berlusconi, messo da parte con grande senso di responsabilità il proprio vantaggio parlamentare sia alla Camera che, soprattutto, al Senato, sostiene con determinazione Mario Monti, gesto invero fortemente offuscato dagl'ultimi atti predimissionari: tiro ad alzo zero, candidiamo Dini, etc.. PierLuigi Bersani, messo da parte il proprio vantaggio popolare - i sondaggi danno il PD in crescita del 15-20% in caso di elezioni - sostiene anch'egli con determinazione Monti. Seguono a ruota tutti gl'altri. Lo stesso Umberto Bossi dà un no non categorico, un no possibilista, un "nì". Per la prima volta da tempo, tutta la politica ha saputo essere tale: scegliere per il bene comune, anche se questa scelta comporta una rinuncia a sé. La politica è di nuovo politica. E vince. Vince l'Italia. Tutta l'Italia, di tutti gli schieramenti. Anche l'economia la conferma. La conferma la storia della politica e la politologia, da quella antica, a quella dell' "età di mezzo", a quella dei nostri giorni. La politica è intelligenza del bene comune e sua ricerca ed è tale sin tanto che rimane questo ed a servizio di esso. Quando essa esce da quest'alveo non è più tale ed è perciò irrimediabilmente sconfitta. E' la lezione portata da Platone ed Aristotele, ma anche dai sofisti, da San Tommaso d'Aquino, dai politologi migliori dei nostri tempi, dalla stessa dottrina sociale della Chiesa. In questo momento c'è stato finalmente uno sforzo comune alla concrezione di quest'impegno. Uno sforzo vincente, dimostrazione del fatto che insieme si può magari anche vincere e che da una siffatta oscurità possa anche nascere, se non direttamente un nuovo Rinascimento, almeno un nuovo Umanesimo, che lo preceda. La Fenice, un tempo simbolo pagano, poi emblema classico del primo cristianesimo, si concreta ora, per l'Italia, nel volto di Mario Monti: "Avete visto che bella giornata?" E' l'esclamazione bella, sentita e profanda, tutta di buon auspicio fatta dal neoincaricato ai giornalisti che lo interrogavano, la mattina presto, all'uscita della prima messa con la sua signora. La sua Signora, la stessa di sempre, la buona moglie delle scritture. Tanto per cambiare.
francesco latteri scholten.

venerdì 11 novembre 2011

I mercati dicono sì ad Ivano Monti. Seconda repubblica: the end.

Saggezza e prudenza confermano a Giorgio Napolitano, oltre ad indubbie esperienza e capacità politico diplomatica, la palma di vero leader politico dell'Italia attuale. Si trattava, preso atto della certezza delle dimissioni di Silvio Berlusconi, di nominarne di fatto, senza al momento dargli ufficialmente l'incarico, il successore per sondare le reazioni del mercato alla nomina stessa e prima di essa. Il conferimento della rara onoreficienza di "Senatore a vita" è servito egregiamente allo scopo. Un incontro di ringraziamento di ben due ore è servito a rafforzarlo. L'intervento di Obama in persona è conferma di sostegno internazionale decisivo ad una scelta foriera di stabilità e garanzia. Si tratta dell'ultima e più grande bocciatura del governo Berlusconi, dopo quella popolare nei sondaggi, quella morale, dopo quella politica dovuta ai transfughi: la bocciatura economica da parte dei mercati internazionali. Piazza affari sale del 3,6%, lo spread rifiata. Un'era è finita. E' finita la "seconda repubblica" e lo è ben peggio della prima. E' finito un capitalismo bocciato dal capitalismo stesso. Napolitano e Monti sono infatti solo un piccolo sprazzo di luce in una grande oscurità. Certamente l'agire di Napolitano è il più "giusto" in questo momento. E' la cosa migliore. Più correttamente però si tratta di una estrema ratio.  Nessuno infatti può - alla luce dei fatti - nascondersi che questa volta, oltre Berlusconi ed i suoi, sia fallita la politica, la politica di tutti gli schieramenti ed i colori dell'arco costituzionale e non. E, soprattutto, è finita la democrazia e la sovranità nazionale: non sono gli elettori ma il mercato - ossia le multinazionali - a decidere chi siano quelli che ufficialmente risultano essere gl'eletti del popolo. E' anche chiaro che senza il placet delle multinazionali, o del mercato che dir si voglia, gl'eletti non possono agire. E' sancito il principio opposto a quello dell'umanesimo, non l'economia in funzione dell'uomo, come voleva questi, bensì l'uomo in funzione dell'economia. E' il principio dell'economia firestoniana, mandato avanti anche da Berlusconi. Il principio che ha trovato la sua concrezione più cruda nel nazismo e nei suoi campi di concentramento: finché produci più di quello che costi vivi, altrimenti muori. Siamo in quella che è la fase ultima del capitalismo, quella estrema della sua attuazione totale, quale ben la ha già descritta in pagine famose e chiare Karl Marx ne "Il capitale". La fase del conglomeramento del capitale: sempre meno ricchi sempre più ricchi e sempre più poveri sempre più poveri. Nella solo Germania, il più ricco Paese europeo, ogni anno ci sono 300.000 nuovi poveri. Tralascio le cifre inerenti gl'altri Paesi. C'è un ceto medio che non c'è più: ci sono solo ricchi esmpre più super ricchi e poveri sempre più super poveri. Chiudo: sono stati, in Italia, i governi di centro sinistra, segnatamente Romano Prodi, a ridurre il debito al 100% del Pil, Berlusconi lo ha riportato a oltre il 120%. E' questo il piccolo sprazzo di luce che Napolitano e Monti possono lasciarci intravedere. Si tratta pur sempre di una briciola di autonomia in più, dunque una briciola di umanesimo in più.
francesco latteri scholten.

domenica 6 novembre 2011

Firenze, attentato al vescovo Mons. Giuseppe Betori. Roma, pestato il sindaco di Firenze Matteo Renzi.



Duplice attacco a Firenze: attentato al suo vescovo, per fortuna illeso grazie all'eroico gesto del suo segretario - per fortuna salvo pure lui anche se in prognosi riservata - ed all'inceppamento della pistola dell'attentatore. Le motivazioni del gesto sono al momento oscure anche se pare trattarsi dell'atto di uno squilibrato. A Roma, invece, in P.za San Giovanni, a Matteo Renzi, sindaco acclamato "coram populi" di Firenze, leader dei "Rottamatori" è negato l'accesso al palco e la parola. Il sindaco rimane lo stesso, dimostrazione di dialogo. Lo si contesta verbalmente, lo si aggredisce. Si difende: "sono italiano anch'io, ho anch'io diritto, come tutti gl'altri, a stare qui". Lo si pesta. C'è l'attacco fisico, gravissimo, alla persona. C'è l'attacco alla democrazia. C'è il ritorno alla sinistra peggiore, quella di Ceaucescu. C'è di più: la dimostrazione, ad es., che le raccolte di firme per i referendum per la democratizzazione della legge elettorale hanno avuto il loro successo grazie ai prodiani i quali l'hanno fatto coscienti che la stessa sinistra - che tanto li sbandiera in funzione antiberlusconiana - non vuole affatto una democratizzazione del sistema elettorale e di quello politico in genere.  E questo con buona pace delle "primarie", frutto peraltro dell' "Ulivo" e delle sue radici anche cristiano cattoliche, dello stesso Romano Prodi, de "La civiltà dell'amore" del gesuita Padre Bartolomeo Sorge. La negazione della parola a Matteo Renzi dimostra l'incapacità della leadership PD ad un confronto sereno e trasparente aperto al pubblico e sulla pubblica piazza. Il successivo pestaggio in piazza, dimostra invece la stessa incapacità da parte della piazza, ossia della base. Un doppio limite: dall'alto e dal basso. Un limite pericoloso perché la strada cui esso porta se diviene scelta radicale di una direzione radicale, è quella già nota - e anch'essa fallita - di realtà politiche in cui di "democratico" c'è solo l'etichetta di un regime. Chiudo con la più sentita solidarietà e simpatia per Matteo Renzi: vai avanti perché la strada vera è la tua. In bocca al lupo e crepi il lupo.
francesco latteri scholten.

mercoledì 2 novembre 2011

La Terza Via: dopo il fallimento delle ideologie e del capitalismo.



E' stata caldeggiata da personaggi di primissimo piano del mondo della cultura, cristiana e laica, da Maritain e da Sartre, da Bernanos, per citare solo alcuni tra i più autorevoli, ma anche da grandi uomini di religione come - uno per tutti - Giovanni Paolo II. Non è infatti semplicemente in gioco un discorso economico, come la gravità della presente crisi economica fa pensare ai più. C'è ben altro. Invero la realtà economica già, sia per le ideologie, sia per il capitalismo era estrinsecazione di una specifica concezione dell'uomo, del mondo e della vita. Queste, per le ideologie, erano quelle dettate dal sistema hegeliano. Una concezione totalitaria, come ben messo in evidenza da Kierkegard, Schopenhauer, Nietzsche, Husserl e altri. Il concretarsi, purtroppo, di queste ideologie - alla fine destra e sinistra hegeliana - nella realtà storica del Novecento lo ha abbondantemente dimostrato. Anche il capitalismo è però alla fine una idologia, come del resto aveva già dimostrato Marx. Una ideologia fallimentare, ibidem. Una ideologia in definitiva nazista come sosteneva sempre non solo Marx, ma come dimostra il fatto che Hitler per il suo "Mein Kampf" si sia ispirato direttamente alle concezioni economiche di Firestone. Una concezione economica in definitiva fallimentare. Dietro a concezioni economiche fallimentari stanno però concezioni fallimentari dell'uomo, del mondo, della vita. E' qui l' "Alterità" della "Terza Via": non si tratta infatti di una "via di mezzo", 50 e 50 tra destra e sinistra hegeliana, tra capitalismonazifascista e comunismo i sistemi che hanno spaccato in due il mondo nel Novecento. Si tratta di una via che è diversa, è terza e lo è perché a monte di essa sta una concezione diversa dell'uomo. Si tratta della concezione connotata nella grande tradizione umanistica cristiana e laica. La concezione che costituisce il nucleo autentico della grande tradizione di pensiero e cultura dell'Occidente, che in definitiva si identifica con l'Occidente stesso. I suoi albori sono nella "Stoa" greca - ma verosimilmente bisognerebbe andare più lontano e giungere sino ad Omero e ad Atena, la dea dagl'occhi splendenti, guida di Ulisse - a ns. Signore Gesù di Nazareth ed i suoi apostoli, alle prime comunità cristiane. E' una concezione che ha attraversato i tempi e la storia, arricchendole ed arricchendosi. Una concezione nei cui solchi vanno inserite senz'altro le comunità fondate da San Francesco d'Assisi, ma anche i Lincei con Galileo. Una tradizione ed una realtà ancora oggi viva e splendida, anche se volutamente ignorata ed osteggiata dalla cultura dominante palesemente al tracollo. Una concezione antropologica autentica dalla quale scaturisce una realtà normativa ed economica in cui l'uomo non è mai mezzo, ma sempre fine, in cui la norma stessa è in funzione dell'uomo e non l'uomo funzione della norma: "l'uomo è padrone anche del Sabato". E' solo in essa che può nascere una comunità umana vera, attiva, ricca di Spirito, solidale: la base per lo sviluppo di una società ed una civiltà vere. Non si tratta di belle parole, di utopie. Si tratta di realtà concreta: è inutile che facciamo tutti i sacrifici che per anni ci si chiederà di fare, se prima non si cambiano le normative finanziarie, perché in un tempo brevissimo la speculazione brucia il decuplo di ciò che i sacrifici di anni potranno forse mettere insieme. Cambiare le normative è dunque la cosa più assolutamente urgente e necessaria. "Cambiare" è del resto parola sbagliata, si tratta infatti di portare una normazione ed una normazione che abbia dei riferimenti antropologici e sociali autentici in un settore di fatto pariticamente "anormato". E' questo il giusto grido degli Indignados, ma anche la legittima proposta/richiesta avanzata ad es. dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
francesco latteri scholten.

giovedì 27 ottobre 2011

Assisi: No alla violenza dalla falsa interpretazione delle religioni ed a quella atea.



27 Ottobre 2011 ad Assisi: incontro per la Pace e la Giustizia tra le religioni. E' la prosecuzione dell'iniziativa voluta per felice intuizione da Giovanni Paolo II: non può esservi Pace al mondo senza pace tra le religioni. Lo stesso Giovanni Paolo II accomunava già questa intuizione ad un'altra: sono da considerare nel novero di coloro che hanno cercato Dio e si sono a Lui volti, tutti quelli che, anche non credenti o atei, hanno ricercato la Verità. Benedetto XVI si è da sempre mostrato particolarmente attento a questa intuizione la quale riveste particolare importanza per l' Occidente contemporaneo, la sua società, il suo pensare. Da essa è nata la bella iniziativa culturale che è "Il cortile dei gentili", volta ad accogliere anche i non credenti, appunto i "gentili". L'importante novità di "Assisi 2011" è l'invito e la presenza - oltre che delle rappresentanze delle religioni - anche dei "gentili". Le riflessioni sono state chiuse da quella di Benedetto XVI, il quale ha osservato come vi siano in realtà, storicamente, tra le altre, due grandi fonti di violenza: le religioni in una loro interpretazione fuorviante e d'altra parte l'ateismo inteso in accezione non solo anti religiosa ma antiumana. In un mea culpa il Papa ha ricordato, con vergogna, come anche i cristiani purtroppo non siano riusciti a sfuggire a questo. Egli ha poi osservato - come dimostrato in particolare dal secolo da poco passato - l'ateismo porti a forme di violenza ancora più feroci. E' quanto attestato dai campi di concentramento. Questi sono testimonianza di ideologie atee nelle quali l'uomo non solo nega Dio - e con Esso una autorità morale sovraumana - ma riconosce come unica autorità il soggetto stesso. Anche il liberismo ed il consumismo delle società contemporanee conducono in definitiva ad un esito parallelo, dove ad un iperbenessere di alcuni corrisponde un ipermalessere di tanti. In proposito Benedtto XVI cita efficacemente il fenomeno della droga come specchio di questa realtà: all'iperprofitto di alcuni pochi criminali, corrisponde la disperazione, la schiavitù e l'annientamento anche psicofisico di moltissimi altri. E' un fenomeno che è connotazione di fondo della moderna società occidentale. Si tratta dunque di recuperare una dimensione umana autentica, di tornare a quell' "Umanesimo" dal quale originarono poi, tra le altre, quelle realtà grandissime che furono il "Rinascimento" e l ' "Illuminismo". Ciò è possibile per il non credente cercando la Verità nel rispetto dell'altro e dunque nella non violenza e nella Pace, e, per il credente, in un rapporto autentico e non fuorviante con Dio e quindi con i fratelli. Dunque tutti, credenti e laici, in quanto cercatori della Verità possono e debbono operare insieme per la Pace.
francesco latteri scholten.

martedì 25 ottobre 2011

Anche dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace le richieste già fatte dagli Indignados.



Si colloca sostanzialmente in linea con le richieste già recentemente avanzate un pò ovunque in America ed Europa dal movimento degli Indignados l'ultima nota diffusa dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il Consiglio parte da una analisi non solo economica ma anche sociale ed ideologica delle realtà che hanno portato alla drammatica situazione attuale, connotata tanto da una fortissima sperequazione quanto da una assoluta e totale mancanza di normative. La causa prima è individuata in correnti di pensiero e dunque di orientamento all'agire prettamente liberiste, utilitariste e materialiste. Esse tolgono all'uomo quella centralità che ad esso assegna tanto il cristianesimo quanto anche le correnti umanistiche laiche. E' perso così il riferimento etico primo e con ciò cancellata l'etica stessa perché ne è levato il soggetto. La primarietà è posta in un profitto per il profitto o, altrimenti detto, un potere per il potere, di fatto del tutto nichilista. Per Mons. Toso e per il Consiglio si tratta di recuperare la collocazione centrale dell'uomo, cioé dell'etica ponendola in essere in una normizzazione concreta. Solo questa infatti può dare delle garanzie autentiche per tutti, anche per le stesse istituzioni finanziarie. In questo contesto la cosa più urgente è la creazione di un organismo internazionale di controllo e garanzia del mondo finanziario, del suo operare e dei suoi operatori. Diversi giornalisti presenti hanno fatto osservare come la nota sia sostanzialmente coincidente con le richieste avanzate dalle proteste degli Indignados. Gli esperti di settore hanno risposto che la nota va oltre collocandosi al momento successivo a quello della protesta: il momento della proposta. Gli ecclesiastici presenti, per conto loro, hanno invece fatto osservare come ci si collochi sulla scia dell'impegno che la Chiesa ha da sempre per i poveri e l'equità sociale, appunto per la Giustizia e la Pace. Per chi scrive si tratta dell'azione politica più drammaticamente urgente e necessaria e, da credente, è assai bello rilevare che essa sia posta in essere proprio dalla Chiesa la quale dimostra, una volta di più, di essere all'avanguardia nello studio e nella percezione dei "segni dei tempi", molto più, tanto dei governi quanto dei partiti. La Chiesa è Presente in un periodo ormai protratto di assenza - bisognerebbe dire di latitanza - della politica che trova la sua concrezione - tristemente - solo in squallide leggi ad personam.
francesco latteri scholten.

martedì 18 ottobre 2011

Due forme di violenza estremista feroce a confronto: black bloc e plutocrazia finanziaria.



La violenza, come altre realtà, soprattutto come altre espressioni del Male, si presenta spesso in modo assai diverso, poliedrico. La multiformità riguarda soprattutto l'abito, il come ci si presenta, ed il modo, l'operare. L'esito è invece sempre egualmente deleterio e distruttivo. Il presentarsi varia tra due estremi: quello apertamente e dichiaratamente violento e quello invece falsamente buonista, legale e "giusto". Analogamente l'operare. I black bloc si collocano al primo estremo, la plutocrazia finanziaria al secondo. Il primo è carente, rispetto al secondo, di una realtà connotativa fondamentale del Male: la menzogna. Esso si manifesta quasi del tutto apertamente per ciò che è. Ha bisogno di farlo per coinvolgere i propri adepti e seguaci, per farne di nuovi. Per ammaliare. E' il motivo per il quale però esso è subito individuato per ciò che esso è. E' il motivo per cui trova anche subito opposizione decisa in molti altri. E' la realtà grazie alla quale esso si staglia sui media, grazie alla quale esso fa notizia. Il secondo al contrario usa a piene mani la menzogna, ne è necessitato. Esso infatti per essere, per esistere, ha bisogno almeno della parvenza della "giustizia", della "legalità", del "bene". Tutto ciò infatti è necessario perché possa esserci quella forma iniqua, antisociale ed antiumana di compravendita che è la speculazione e, soprattutto la speculazione finanziaria. Questa infatti suppone un ordinamento sociale e giuridico almeno formalmente presentantisi come "buoni". Prorpio per questo non si trova qui spazio e risonanza mediatica perché farlo sembrerebbe mettere in discussione una realtà socio economica ufficialmente "giusta" e riconosciuta per tale. A differenza dell'agire del primo tipo di violenza, quello dei black bloc, questo è evanescente, fantasmatico. La sua connotazione è quella di una apparente aleatorietà culminante nell'inesistente. Un esempio classico contemporaneo, i cui esiti sono ancora in essere, è quello della recente speculazione sul grano che ha portato ad un incremento del costo del grano di oltre il 70% in meno di un anno. Gl'esiti sono stati carestie in Africa e particolarmente la crisi umanitaria nel Corno d'Africa - ancora purtroppo in atto - che coinvolge milioni di persone, le guerre e guerre civili in Nord Africa e nel Medio Oriente ed in diverse altre realtà geografiche del pianeta. C'è qui un'altra differenza: qui gl'autori sono persone "buone", "giuste", "civili", "educate" le quali hanno solo apposto una firma su un pezzo di carta, ossequiosi delle normative vigenti. L'esito però è ben più drammatico e violento di quello dell'azione più ferocemente violenta del più feroce black bloc. Di più: mentre tutti - giustamente - chiedono a gran voce di rintracciare i black bloc per chiamarli a rendere conto della loro violenza, nessuno chiede di rintracciare gl'autori della speculazione sul grano per chiedergli conto della loro ben più efferata violenza. L'esito del loro agire è visto non come scaturente direttamente da essi, dalla loro speculazione, ma come una realtà originatasi "ex motu proprio". I media sono pieni di immagini, commenti ed opinioni circa le violenze di Roma. A ragione. Nessuno parla anche soltanto - con l'eccezione di "Avvenire" - delle crisi dovute alla speculazione sul grano e, soprattutto, anche i pochi che ne parlano, quando ne parlano si guardano bene a metterle in correlazione con la speculazione sul grano, di cui sono una conseguenza direttissima.
francesco latteri scholten.

domenica 16 ottobre 2011

Barbarie a Roma, attacco a simboli di Pace e Speranza. Black block distruggono Crocifisso e Madonna di Lourdes.



Ferocia e barbarie a Roma. I Black block sfregiano l'immagine del popolo degli "Indignados" e la loro giusta protesta contro forme inique di capitalismo non meno feroce. L'attacco degenera non solo nella violenza guerresca contro vetrine di sedi bancarie, di negozi di lusso etc, ma colpisce con spietatezza anche le forze dell'ordine e culmina in atti di guerriglia vandalica anche contro sedi ed immagini religiose che nulla hanno a che fare con il capitalismo stesso, il cui emblema è anzi da sempre quello della Carità, della Solidarietà, della Povertà. L'episodio più squallido in cui le violenze sono culminate è quello della irruzione in una chiesa con distruzione del crocifisso ed asportazione e distruzione di una sacra immagine della Madonna di Lourdes, immagini venerate in tutto il mondo quali simboli di Pace e Speranza. Scene che paiono tratte dall' "Apocalisse", il quadretto degli ultimi giorni, dove il demonio si scatena contro tutto ciò che è sacro o ne ha anche solo la parvenza. Si tratta di un atto che sul piano politico stravolge e distrugge la lotta degli "Indignados" dirottandola su vie ed in orizzonti che nulla hanno a che fare con la loro lotta e che fanno in ultima istanza proprio il gioco di quel capitalismo egualmente feroce che essi dicono di voler combattere. L'impegno degli "Indignados" è quello che è stato l'impegno della testimonianza delle prime comunità cristiane, ma poi anche di figure insigni quali quella di San Francesco, da cui in tempi assai recenti è sorto il movimento pacifista non solo cristiano impegnato ma anche laico. Un semplice raffronto visivo tra le immagini dell'ultima marcia della Pace ad Assisi qualche settimana fa, con quelle di ieri di Roma lascia semplicemente sgomenti ed attoniti. Sono immagini che richiamo alla necessità ed all'urgenza di un impegno ed una testimonianza cristiani autentici e profondi, al monito severo di Benedetto XVI: "L'Europa o sarà davvero cristiana o non sarà". Più semplicemente il non sarà può essere esteso a qualsiasi civiltà, perché non sarà nessuna civiltà. Dove infatti si distruggono crocifissi e Madonne non può esserci civiltà alcuna. Non c'è civiltà dove si distrugge la spiritualità dell'uomo.
francesco latteri scholten.

mercoledì 12 ottobre 2011

Sì all'accordo Merkel Sarkozy ma soprattutto sì all'occupazione delle "Borse".



Diciamolo subito chiaro e tondo, anche se certi di molte e diverse critiche: sì all'accordo Merkel Sarkozi. "E' cosa buona e giusta". Di più: è un passo indispensabile ed inevitabile. E' la cosa più necessaria in questo momento. Certamente rimango dell'opinione che sia ormai "più che mai" inderogabile - lo sosteneva già anni fa un economista a cui sono molto affezionato, John Kenneth Galbraith - una riforma radicale delle istituzioni economiche e soprattutto delle normative che regolano e dirigono la finanza e la finanza internazionale. L'attuale sistema economico è, come giustamente denunciato già da tempo, un sistema della truffa e della deficienza di trasparenza. Il dito nella piaga è stato messo, tra gl'altri non da un economista ma da quello che oggi possiamo senz'altro definire, e con orgoglio, il più grande magistrato italiano del Novecento: Giovanni Falcone. Nella sua attività contro la Mafia egli si permise di andare dai banchieri e chiedere la visione dei conti. Ossia chiedere ai cittadini e soprattutto agli operatori economici di rendere conto del loro operare. Ebbene è proprio questa una delle più basilari cose che mancano al sistema economico, non solo italiano ma europeo e mondiale. Non c'è un organo istituzionale competente che proceda andando a verificare i conti, ma ci sono delle agenzie di rating autocostituite, autoreferenziate e referenziantisi reciprocamente, le quali, non in base ai conti, ma in base a propri parametri, assai disquisibili, procedono arrogandosi il ruolo di essere i giudici garanti della sostanzialità economica di banche, imprese, multinazionali e di Paesi interi. Un fattore importante dell'attuale crisi è proprio l'indebito ed erroneo giudizio di queste agenzie su importanti banche e sul loro operare. Vi sono altri aspetti. Le scatole cinesi e la falsificazione da esse operata per cui, grazie ad esse, quello che è in realtà un socio di minoranza può apparire di fatto essere il soggetto maggioritario e dunque il "Padrone". E' così ad esempio che la famiglia Agnelli controlla il 51% di FIAT pur possedendo solo il 27% circa delle azioni. Le tasse le paga, ovviamente per il 27% e non per il 51. C'è la mancata differenziazione normativa dei diversi settori, per cui è possibile speculare ad es. nel settore agroalimentare, come se si trattasse di un qualsiasi altro investimento, con l'esito ad esempio di affamare intere popolazioni come attualmente, generando rivolte e crisi e destabilizzazioni politiche di interi Paesi. E' "solo" la speculazione sul grano che lo ha fatto aumentare di prezzo di oltre il 70% in meno di un anno. C'è la realtà strutturale di meccanismi economici, peraltro complessi e che per questo sfuggono ai più, i quali sistematicamente operano con due direttive estremamente inique: escludono la maggior parte dei soggetti dal mercato - è il celebre sistema DMD e MDM denunciato da Marx - e portano ad un sempre maggiore conglobamento della ricchezza per cui i ricchi diventano sempre più ricchi ma meno numerosi ed i poveri divengono sempre più poveri e più numerosi - anch'esso denunciato già da Marx. Si tratta di alcune delle realtà più macroscopiche, peraltro già denunciate da economisti insigni, quali appunto Galbraith, "Il Professore di Harward". Ci sono allora due certezze: la prima è quella che l'accordo franco tedesco e l'azione sul sistema bancario vadano nella giusta direzione, più propriamente nella direzione obbligata, la seconda che senza delle urgenti e drastiche riforme del sistema economico e degli squilibri sociali che esso crea a valle, l'azione al punto uno si dimostrerà del tutto vana. Dunque: sì all'accordo franco tedesco, ma, soprattutto sì all'occupazione delle "Borse".
francesco latteri scholten.

giovedì 6 ottobre 2011

USA: crescita esponenziale delle manifestazioni anti Borsa e della coscienza civica americana.



Finalmente, almeno negli USA, le manifestazioni anti Borsa registrano presenze sempre più massicce e, dalla piazza antistante quella di New York, dilagano coinvolgendo tante e tante altre città e con numeri sempre più consistenti di partecipanti. Finalmente la coscienza economica e sociale del cittadino medio americano è più matura. Almeno oltreoceano. Da noi c'è stato solo qualche sparuto e, mi sia consentito, eroico gruppo originario dei centri sociali più progrediti, davanti alla "Borsa di Milano", peraltro presentati dai media quasi si trattasse di zombie o di compagni di strada di Nightmare. Altrove, come fortunatamente i fatti dimostrano, quella che, per citare uno slogan, "99% per mantenere l'1%", è coscienza civica acquisita. Accade finalmente quanto auspicava Howard Zinn, Professore di "Scienze politiche" alla Boston University in un celebre saggio che non potrebbe essere più attuale anche se scritto ormai qualche decennio fa: "Così ci dimentichiamo di banalità e dimentichiamo che tutti i presidenti, impotenti o assatanati, ubriaconi o astemi, hanno seguito sostanzialmente le stesse politiche. Imbroglioni o boy scout, belli o brutti, agili o impacciati, hanno tassato i poveri, sovvenzionato i ricchi, dilapidato la ricchezza della nazione in cannoni e bombe, ignorato il degrado delle città e fatto così poco per i bambini dei ghetti e delle aree depresse rurali, che questi giovani hanno dovuto entrare nelle forze armate per sopravvivere sino a quando non sono stati mandati oltremare a morire. (...) In America il culto della personalità è una droga potente: prende le energie dai semplici cittadini che, messe insieme, potrebbero costituire una grande forza, e le esaurisce nello sport passivo del voto. Il momento di cittadinanza democratica al quale siamo maggiormente affezionati è quando, una volta ogni quattro anni, usciamo di casa per scegliere tra due mediocri maschi bianchi anglosassoni selezionati da comitati di dirigenti politici, primarie da milioni di dollari e convenzioni guidate, per il test truccato a scelte multiple che chiamiamo elezioni. I presidenti vanno e vengono ma l' FBI è sempre là, al lavoro, qualche volta a caccia di criminali, qualche volta commettendo esso stesso crimini, sempre controllando i radicali, come le polizie segrete fanno in tutto il mondo. I presidenti vanno e vengono, ma il bilancio militare continua a salire. I presidenti vanno e vengono, ma le prime duecento aziende continuano ad accrescere il loro controllo: dal 40 al 60%. (...) Il test di scelta multipla è ancora qui. Certo, ci sono candidati migliori e candidati peggiori. Ma dovremo ancora fare un lungo cammino prima di passare da una democrazia passiva alla vera democrazia, quando capiremo che il futuro di questo Paese non dipende principalmente da chi sarà il nostro nuovo presidente. Dipende dalla volontà  dei cittadini americani, vessati da tasse elevate, prezzi alti, disoccupazione, sprechi, guerra e corruzione, di organizzare in tutto il Paese una richiesta a gran voce di cambiamento anche più decisa rispetto alle sollevazioni operaie degli anni trenta e alla rivolta dei neri negli anni sessanta, per scuotere questa nazione e spingerla a percorrere strade nuove.("Oltre il voto")". Sembra che - finalmente - almeno in America, ci siamo. Finalmente si è capito che i veri porci della celebre fattoria degli animali di Orwell non sono solo certi comunisti ma, soprattutto, certi capitalisti.
francesco latteri scholten.

domenica 2 ottobre 2011

Finalmente! Da 1.210.000 firme, da Napolitano e dal Card. Bagnasco parte la riscossa.

L'On. Cicchitto ha affermato: "E' inaudito, si vuole cancellare un intero sistema". Ebbene, si spera - e vivamente - ch' egli abbia ragione e che sia proprio così. Che finalmente quel sistema che non pochi hanno definito come "il pornostato" o anche la "dittatura del porno stato" - non senza qualche ragione - sia spazzato via, è ciò che ogni onesto cittadino, anche senza impugnare le "Catilinarie" di Cicerone, non può che augurarsi e di pieno cuore. Ciò che finalmente dà aria e respiro è, specificatamente, la connotazione politica della riscossa. Dal basso, da un milioneduecentodiecimila cittadini, la contestazione esplicita della legittimità di un governo ed un parlamento che si pretendono legittimati dalla elezione da parte dei cittadini, laddove a questi in realtà non è neppure consentito di scegliere i propri rappresentanti. Dall'alto il Presidente della Repubblica prende di petto con determinazione forte la questione del secessionismo bollandolo per quello che è: un attentato alla Costituzione democratica repubblicana. Sempre dall'alto, il Presidente della CEI, denuncia con forza come l'eticità del sistema sia in aperto contrasto non solo con il cristianesimo, ma con gli stessi principi etici costituzionali e come essi minino di fatto la famiglia, pilastro etico della società quale sancita dalla Costituzione. Sempre dall'alto, la presidenza di Confindustria, con la stragrande maggioranza degli industriali italiani, denuncia la vacuità e la fatuità, nonché il mendacio, della politica economica della "dittatura del pornostato". Finalmente l'Italia torna a prendere coscienza di sé.
francesco latteri scholten.

domenica 18 settembre 2011

La "sconfitta" italiana in Libia.



Cade finalmente la maschera. Cade nel senso che cade anche per quei pochi che hanno finto di non riconoscerla. E' ufficiale: la Francia e l' Inghilterra, ma anche gli USA avranno la maggior aliquota del petrolio e degli appalti libici. E' un replay, peraltro squallidissimo di quanto già accaduto alla fine degli anni '50 e primi '60 del secolo scorso. Anche allora speculazioni sul grano e sull'agroalimentare con impennate dei prezzi e successive rivolte, contro regimi fantoccio imposti proprio da Francia e Inghilterra, gli ex padroni coloniali, ora - l'ora di allora - paladini della libertà e dell'indipendenza. Il risultato fu quello di allargare l' "ampiezza" ed il "peso" del giogo dei padroni. Siccome il Nord Africa è quello, ed è quello che è, ampliare il "peso" e l'ampiezza del giogo, significa - ovviamente - farlo a discapito di qualcun altro. Il "qualcun altro" nel caso del "peso", sono - ovviamente - gli autoctoni. Nel caso dell' "ampiezza" invece può trattarsi anche di terzi. I "terzi" in questo caso all'epoca furono soprattutto gli italiani e l'ENI che videro ridotta la loro "quota" di presenza a vantaggio di francesi ed inglesi. Le vicende di allora non furono peraltro non connesse alla morte - a seguito del sabotaggio del suo aereo - del presidente e fondatore dell'ENI Enrico Mattei. Oggi il bis. Anche oggi a danno dell'Italia e dell'ENI. Il replay è quasi perfetto e mima magnificamente il copione più classico del neo colonialismo occidentale: quello denunciato da Conrad in "Cuore di tenebra" e dalla sua versione cinematografica "Apocalypse now". Quello che stupisce è l' "ingenuità" italiana, sia del governo, sia dei media, sia, soprattutto, dei "servizi". I "servizi", non solo in Libia, ma anche in Francia, Inghilterra ed USA, non sanno assolutamente nulla. Segnalano, sino al giorno della rivolta una situazione assolutamente normale e tranquilla. In pratica apprendono della rivolta dalla stampa. Ingenua anche quest'ultima che subito sbatte in prima pagina solo la superficie, la rivolta contro il dittatore degenerato e accanito. Accolto però qualche mese prima con il bacio della mano da parte del capo del governo in carica e celebrato per anni come uno dei più munifici del Nord Africa. Ingenuità del governo che subito si accoda in una guerra contro quello che era uno dei nostri maggiori fornitori di petrolio ed uno dei maggiori investitori del Nord Africa in Italia. Oggi che la guerra non è ancora vinta, ma che si celebra la vittoria, si è lì a fare la bella faccia con il governo provvisorio dei rivoltosi, ma si nasconde che l' "ampiezza" di Francia, Inghilterra ed ora anche USA si è accresciuta proprio a discapito nostro e delle nostre multinazionali in prima fila ENI ed IMPREGILO. Per parte mia, so di essere controccorrente, ma continuo a dare solidarietà a Gheddafi, perché è stato un alleato fedele dell' Italia, non è stato peggiore di tanti altri governanti del Nord Africa, come non è stato peggiore degli altri Saddam Hussein (e Bush è stato senz'altro più criminale e antiumanitario di lui), e perché, ne sono certo, dopo di lui, come in IRAQ, sarà assai peggio. E lo sarà proprio per l'Italia.
francesco latteri scholten.

mercoledì 14 settembre 2011

Amato denuncia speculazioni anti Europa ed Italia degli USA. Tremonti e vendita debito ai Cinesi.



Finalmente c'è chi ha il coraggio anche dell'aperta denuncia. Un coraggio che ne ha sempre distinto la grande capacità politica e l'indubbia competenza di analisi tanto politica quanto economica: Giuliano Amato. Uomo notoriamente poco propenso agli esibizionismi, il cui motto potrebbe benissimo essere il celebre "fare e tacere". Ma è proprio questo, unitamente a grandissime doti e capacità politiche e diplomatiche a farne indubbiamente uno dei grandi protagonisti, anche se non troppo celebrati - non gli si addirebbe - della vita politica italiana degli ultimi decenni. Non ci sono solo fattori strutturali e congiunturali della realtà economica, fattori incidenti a livello mondiale e che peraltro nessuno nega, ma vi sono fatti - dimostrati - che sono di ben altra natura. Fu già il grande von Klusewitz a denunciare che la guerra altro non fosse che il proseguimento dell'azione politico economica con altri mezzi. Le guerre moderne sono anzitutto guerre economiche, che lasciano posto all'azione militare solo in casi particolari. Casi sempre più esigui in quanto sempre più l'azione militare si dimostra di fatto inutile perché sempre più è incidente l'atto economico. Ebbene l'atto economico degli USA non è affatto un atto economico "amichevole" ma è un vero e proprio atto di guerra economica. Si è di fronte a speculazioni anti europee ed anti italiane, studiate e mirate, le quali hanno la finalità di distruggere l' Unione Europea e di ridurre in servitù le singole realtà che la costituiscono. L'azione del Ministro Giulio Tremonti, di cui ci è giunta notizia successivamente - con i debiti punti interrogativi e riserve - sarebbe in questo caso un bellissimo esempio di "mossa del cavallo". Si tratterebbe infatti di vendere ai cinesi - che già hanno acquistato il debito USA e quello greco - il debito italiano. Più propriamente si venderebbe ai cinesi una grossa quota di titoli di Stato italiani. Per il breve e brevissimo termine si tratterebbe forse della miglior mossa che un Ministro dell'economia possa di fatto compiere. Si sottrarrebbe infatti con essa il nostro Paese alle speculazioni più dirompenti ed al loro ricatto. Si sottrae l'Italia a speculazioni che rischierebbero di bruciare in tempi anche brevi quello che la "manovra" cerca di realizzare, e quindi di vanificarla con tutte le conseguenze del caso per tutti gl'italiani. L'eventuale successo dell'azione di Tremonti sarebbe anche importantissimo al fine di ribadire la competitività e la concorrenzialità "comunque" dei titoli di Stato italiani, sarebbe un utile puntello della nostra economia anche in ambito europeo, ed in ambito italiano.
francesco latteri scholten.

giovedì 8 settembre 2011

Cinema grandi classici: Fahrenheit 9. 11 di Michael Moore, palma d'oro a Cannes.



E', quasi certamente, il più importante film denuncia degli ultimi anni. Il titolo riprende "Fahrenheit 451" - la temperatura a cui la libertà brucia, titolo e sottotitolo del romanzo di Ray Bradbury. Non si tratta di un caso. Michael Moore infatti si occupa assai fattivamente ed efficacemente dell'evento catastrofico non naturale più eclatante che abbia sconvolto la realtà e la storia recente degli USA: l'attacco alle "Twin Towers". Moore però, diversamente dalla quasi totalità degli altri, non si limita alla semplice analisi dei fatti di cronaca, bensì, riprende quella che era già stata - nel nostro Paese - la tecnica di indagine di Giovanni Falcone. Si analizza perciò anche la realtà finanziaria cui sono attigui importanti personaggi, di assoluta primarietà sulla scena mondiale, quali la famiglia Bush, e la famiglia Bin Laden, assai vicina da sempre alla famiglia reale saudita. Gl'esiti sono - a dir poco - clamorosi. Appare la realtà che la facciata della democrazia nasconde e che di essa fa quasi solo un paravento. Emerge infatti in maniera assolutamente provata e certa la compartecipazione tanto della famiglia Bush quanto della famiglia Bin Laden nelle stesse imprese e vicende economiche. Entrambe sono investitori di primo piano nel Carlyle Group, una famigerata multinazionale. Bush Senior fu Senior Advisor nel Carlyle Asia Board per due anni, e la famiglia Bin Laden nominò nel 1976 James Bath, amico dei Bush, amministratore degli investimenti della famiglia in Texas. La mattina del'11 settembre George Bush Sr. e Shafiq bin Laden erano fra i presenti alla conferenza annuale degli investitori del Gruppo Carlyle, al Ritz-Carlton hotel in Washington. Lo stesso Osama Bin Laden fu, non si capisce bene, se primo referente della CIA per il Medio Oriente o co-responsabile della stessa per il Medio Oriente. Si tratta delle denunce più significative. Ve ne sono, ovviamente, molte altre. C'è, ad es. l'evidenziazione di come la paura terroristica sia strumentalizzata al fine di prendere alcune misure cautelative assai dubbie ma di interesse di determinati gruppi finanziari, come un aumento di alcuni tipi di armamenti, mentre altre che sarebbero necessarie sono del tutto ignorate. In particolare Moore evidenzia come le migliaia di chilometri di costa soprattutto pacifica, siano di fatto praticamente prive di sorveglianza e come da esse ci si possa introdurre negli USA con estrema facilità, come dunque si sia espostissimi ad un eventuale attacco successivo ad una infiltrazione. Si tratta insomma di una analisi a 360° dell'evento 9.11, senz'altro la più esaustiva e la migliore tra quelle accessibili al grande pubblico. Si va oltre la facciata e la recita di facciata, si entra nelle realtà che hanno motivato e motivano l'agire. Si va ai veri interessi da cui la storia nasce. Il film, specie sul piano investigativo, insomma, vale davvero la "Palma d'oro" e la vale pienamente. Purtroppo non altrettanto può dirsi sul piano recitativo, anche perché ai protagonisti e non è stato lasciato il ruolo estremamente difficile di interpretare sé stessi, capita così che George W. Bush abbia ottenuto il "Razzie Award" per il peggior attore protagonista, Donald Rumsfeld quello per peggior attore non protagonista e Brintey Spears quello per peggior attrice non protagonista. Si tratta insomma di un vero capolavoro specie per gli appassionati di Storia contemporanea - quella vera, con la S maiuscola - ma anche al più vasto pubblico interessato a meglio conoscere il mondo in cui si trova a vivere. 
francesco latteri scholten.

lunedì 5 settembre 2011

Sì all'occupazione della Borsa da parte dei centri sociali: era necessaria azione eclàtante.



Finalmente qualcuno ha il coraggio di andare al nocciolo del problema, di additare i veri colpevoli. Finalmente qualcuno ha il coraggio di non associarsi al coro unanime di tutti i media nazionali e non che parlano della crisi quasi fosse dovuta esclusivamente ad un eccesso di Welfare, ad un eccesso di diritti sociali e di spesa sociale. L'unica via di uscita dalla crisi sembra infatti ovunque, anche all'estero, il taglio del Welfare. Pare che il debito pubblico sia ovunque riconducibile solo a questo. Nessuno parla dei milioni di miliardi spesi e finanziati con il debito, andati a finire nell'industria bellica per una folle corsa agli armamenti, che ha riempito le tasche dei maggiori assassini planetari. Nessuno parla ed è realtà che non riguarda solo il mondo di una decina di anni fa, ma anche quello di oggi, di una realtà finanziaria globale la cui connotazione intrinseca è - come già ben rilevava Glabraith - quella della truffa. Non della truffa semplice e singola, ma della truffa molteplice innalzata a sistema. Truffa che inizia con l'esclusione sistematica e strutturale dal sistema economico e finanziario di miliardi di cittadini, truffa che continua con la globalizzazione dei sistemi tipo "scatola cinese" o tipo "matriosca" grazie ai quali soci assolutamente minoritari risultano di fatto padroni di grandi aziende e gruppi anche internazionali, citiamo per l'Italia il caso della famiglia Agnelli, la quale, pur possedendo di fatto in toto solo il 24% delle azioni FIAT risulta detentrice di oltre il 51% e quindi padrona assoluta. Si và avanti con la truffa delle "garanzie", soprattutto nel settore immobiliare, il massimo responsabile ad es. dell'attuale crisi americana, dove questo o quel personaggio o istituzione "autorevole" dell'economia "garantisce" della presunta solidità di questo o quel soggetto economico in realtà assolutamente traballante (si vedano alcune delle varie vicende della J.P. Morgan et similia). Si continua ancora con una presunta "libertà" del mercato, la quale è atta soprattutto a consentire le speculazioni più abbominevoli quali quelle sull'alimentare e sui generi di prima necessità. Le conseguenze sono note: le rivolte per fame del Nord Africa e l'emergenza umanitaria che coinvolge oltre 12.000.000 di persone nel Corno d'Africa. La "libertà", ancora per consentire i paradisi finanziari che servono al riciclaggio dei denari sporchi provenienti dai traffici di droga, prostituzione e criminalità varie, usati poi per il sostegno di economie "ufficialmente" "pulite", con i quali sistemi di fatto si distruggono le economie ed i soggetti economici onesti. La "libertà" ancora con la scusa della quale le realtà economica viene a snaturare radicalmente la realtà civile e politica privandola del suo significato e del suo valore, occultando il sistema reale che è quello del feudalesimo totalitaristico ed assoluto delle multinazionali, nascosto dietro ad una presunta libertà e democrazia che invece di fatto è negata. La "libertà", di nuovo ancora, che occulta il fatto che il singolo cittadino, in quanto soggetto giuridico non è di fatto assolutamente eguale ad un altro soggetto giuridico quando questi è una multinazionale, contrariamente a quanto dettato dalle leggi non solo italiane. Insomma la riforma più urgente attualmente è proprio quella - a livello non solo nazionale, ma internazionale - del sistema finanziario. Finalmente c'è chi ha il coraggio di denunciarlo. Forza ragazzi, siete grandi.
francesco latteri scholten.

giovedì 1 settembre 2011

Brunetta, Calderoli e le generazioni dei tre volte ammazzati.



Tre volte ammazzati. Hanno fatto volontariato aiutando tanta gente bisognosa di ogni genere e specie. Hanno fatto il militare, altrettanto. Si sono laureati, idem. Hanno lavorato per anni con un contratto di collaborazione fiduciaria continuata rinnovato di mese in mese (di fatto un lavoro in nero legalizzato), con competenze anche incombenti quali quelle implicate ad es. dalla direzione della segreteria di un parlamentare o di un ministro della Repubblica, vedendosi attribuire ad altri il proprio lavoro, a gente il cui papà portava più voti. Ma, di fatto non hanno fatto nulla. Hanno gli elogi del Signor Brunetta e del Signor Calderoli, e di altri come loro, parlamentari, come qualcuno già da anni altrove dice: "Non in nostro nome". Sono "bamboccioni", è questo il bell'elogio che lo stakanovista Brunetta, si veda l'immagine, adesso fa loro. Il Signor Calderoli rincara la dose: "Non debbono avere nessuna pensione". Il governo (si può definirlo a questo punto ancora governo del popolo italiano?), rincara anch'esso: "Non saranno riscattabili né gl'anni del militare, né, tantomeno, si capisce, quelli della laurea". In questo se non altro il governo è in piena sintonia con la propria tradizione, specificamente berlusconiana e, soprattutto, leghista, di disprezzo ed abborrimento della cultura. L'unico "vero" lavoro è quello delle "escort" ovvero delle puttane (bisogna specificare perché c'è ancora chi pensa ad un vecchio modello della Ford). Insomma: ammazzati tre volte. Ammazzati per il loro impegno lavorativo e civico. Ammazzati per la loro qualifica, ed ora si deve ammazzarne l'anzianità, perché debbono, ovviamente, essere colpevoli per propria colpa. Sono quelli che hanno fatto effettivamente il lavoro, perché sapevano farlo, perché la loro qualifica è stata ottenuta lavorando e non corrompendo qualcuno e quindi erano gl'unici che il lavoro sapessero effettivamente farlo. Sono quelli il cui lavoro doveva proprio per questo essere attribuito - more ius feudale - a chi aveva un pezzo di carta che non sapeva neppure cosa significasse, ma cui quel lavoro spettava perché, appunto, papà portava più voti. E si sapeva già prima, ad es. che il "concorso?" l'avrebbero vinto loro. Il veterofeudalesimo che i Signori Brunetta e Calderoli & company smerciano per meritocrazia. Prossimamente si tornerà a fare come ad Auschwitz o a Dachau: finché lavori producendo con deciso profitto - profitto incamerato ovviamente da altri - campi, appena il profitto che dài ad altri non è più ritenuto sufficientemente redditizio c'è la camera a gas.
francesco latteri scholten.

giovedì 25 agosto 2011

Solidarietà a Gheddafi. Il giustizialismo criminale e terrorista del neocolonialismo Occidentale.



Sui media l'apoteosi della campagna trasformista e mendace dell'Occidente contro il famigerato colonnello tripolitano giunge in queste ore al suo culmine. Quella diplomatica anche. E' un'opera che è degna del "Principe della Menzogna". E' una campagna che tace anche. Tace su fatti fondamentali, fatti che fino a qualche mese fa - specie in Italia - esaltava. Tace sul fatto che il colonnello fosse stato posto lì dall'Occidente, come del resto anche Saddam Hussein. Peraltro la storia di Gheddafi è in qualche modo assai emule di quella di Saddam. Questi aveva chiesto addirittura agli americani, che gli avevano fatto intendere di poterlo fare, il "permesso" di invadere il Kuwait. Loro gl'hanno fatto capire di sì, per poi gridare come aquile all'invasione e promuoversi sul campo "grandi liberatori e sostenitori della libertà contro gl'usurpatori". Risultato: oltre 500.000 morti, soprattutto civili, di cui ancora oggi si tace ed una situazione politica in raffronto alla quale quella del buon vecchio Saddam era oro colato. Anche allora il grottesco di voler a qualunque costo processare e far condannare a morte in seguito ad un "giusto processo" un leader messo lì dall' Occidente e che per suo conto agiva. Un "giusto processo" nel quale si ha la pretesa di condannare il burattino e non il burattinaio. Un "giusto processo" dove da parte di chi rigetta la pena di morte è invece invocata la pena di morte. Adesso il bis con un altro fedelissimo dell'Occidente: il colonnello Gheddafi. Poco meno di un anno fa l'Italia - ma non solo l'Italia - lo salutava come uno degli alleati più fedeli, le immagini delle foto di Silvio Berlusconi che gli bacia la mano sono ancora vive in tutti. Adesso, di nuovo, bisogna arrestare il burattino, processarlo e condannarlo a morte per ciò che "ha fatto". Di nuovo: del burattinaio non bisogna dire nulla. E, in questo Occidente, così smanioso di "giustizia" a qualunque costo, già si litiga alacremente per chi possa rubare di più petrolio a Tripoli, vero motivo di questa guerra "giusta" anch'essa e che - come ben ha mostrato più volte l'inascoltato vescovo di Tripoli - poteva ben essere risolta anche senza armi e morti. Nessuno, specie tra i media occidentali osserva che quel petrolio appartiene al popolo libico e che sarebbe giusto comperarglielo anzicché rubarlo. E' la nuova finzione del nuovo colonialismo occidentale, quella della "libertà", per finta, ovviamente. Del resto anche l'Occidente stesso è "libero". "Libero" della libertà concessa dal neofeudalesimo delle multinazionali, i suoi veri padroni, padroni oscuri e tenebrosi, che neppure figurano, ma, proprio per questo più comandano: la "libertà" di essere schiavi, una "libertà" vera.
francesco latteri scholten. 

venerdì 19 agosto 2011

L'ombra di Sant'Ignazio sul discorso di apertura della GMG di Madrid di BenedettoXVI?



Benedetto XVI, accolto in maniera grandiosa, apre la GMG di Madrid con il brano evangelico celebre della edificazione della casa sulla roccia. L'edificazione della nostra vita e del nostro spirito su ed in ns. Signore Gesù Cristo. L'uomo ha il dovere di non lasciarsi in balìa delle opinioni, di non lasciarsi vivere nella superficialità o in un orizzonte connotato dalla nebulosità della avalorialità, bensì quello di ricercare la Verità, di aprirsi all'annuncio di essa, della Verità che porta a Dio perché è Dio. L'unica Verità, quella annunciata da ns Signore con la Sua vita. In questa Verità l'uomo deve fondarsi e radicarsi. E' una sintesi estrema del bellissimo discorso inaugurale tenuto dal Pontefice. Per chi, come me, segue la Spiritualità di S. Ignazio di Loyola, l'accostamento è necessariamente immediato. L'accostamento con la figura forse più grande - insieme a Santa Teresa di Avila - della spiritualità non solo spagnola, ma di tutta la cristianità. L'accostamento con il culmine cui l'esperienza di tutta una vita, lo testimonia la bellissima autobiografia - "Il racconto del pellegrino" - lo condusse: il "Principio e fondamento" degli "Esercizi Spirituali": “L’uomo è creato per lodare, adorare e servire Dio nostro Signore e salvare così la proprie anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. Da ciò consegue che l’uomo in tanto deve servirsene in quanto lo aiutino nel suo, e in tanto deve allontanarsene in quanto gli siano di impedimento nello stesso fine. Per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create, in tutto quello che è consentito alla libertà del nostro arbitrio e non le è proibito, in modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà, più l’onore che il disonore, più la vita lunga che quella breve, e così via, desiderando e scegliendo soltanto ciò che ci porta al fine per cui siamo stati creati.” L'inizio è allora quello più genuino, più autentico delle vera cristianità spagnola e non solo, una autenticità nella Verità e per la Verità cui una folla oceanica proveniente da tutti i continenti ha reso omaggio e testimonianza: la testimonianza che il mondo e l'uomo, in questa Verità possono avere ancora una speranza.
francesco latteri scholten.

giovedì 18 agosto 2011

L'anacronismo del fanatismo anticristico e anti GMG a Madrid.



Disordini e feriti alla manifestazione anti GMG a Madrid dovuti agli attacchi dei dimostranti contro le forze dell'ordine. E' una realtà che desta stupore non meno della autorizzazione della manifestazione da parte del governo di Zapatero. Desta stupore soprattutto se si considera che a livello mondiale, ormai da tempo, la sinistra ha intrapreso ben altra via. Già Gorbaciov, ex dirigente del famigerato KGB sovietico aveva dismesso le persecuzioni e le azioni di ostacolamento nei confronti dei cristiani in Russia. Addirittura, pochi mesi or sono, nientedimeno che a Cuba, Fidel Castro in persona, amico e compagno e "Padre della rivoluzione" insieme al leggendario Che Guevara, "Il Comandante", insieme ai suoi fedelissimi aveva presenziato alla inaugurazione del nuovo seminario diocesano di L'Avana, la cui erezione essi stessi avevano caldeggiato e sostenuto. C'è stupore e meraviglia che in una antica - e tra le più solide (?) - roccaforti del cristianesimo ci sia invece tanto accanimento anticristico. Certamente la terra di Spagna ha subìto più che altrove pure le realtà oscure di un integralismo cristiano anche lontano dai valori autentici del vangelo, quale lo fu ad es. la famigerata Inquisizione. Si tratta invero di realtà ormai sepolte in secoli passati. Di contro si tratta anche di una terra che ha beneficiato grandemente dei frutti di un cristianesimo sincero, di una fede autentica e di tanti testimoni sinceri e vissuti del vangelo.  La necessità di punti di riferimento valoriali ed il riconoscimento dei valori solidalistici, sociali ed umanistici del cristianesimo autentico è ormai praticamente un fatto acquisito, non solo - come a Cuba - addirittura dagli ex compagni del Che, ma anche dalla maggior parte delle correnti culturali e di pensiero laico umanistico. Colpisce perciò l'anacronismo del fenomeno, la sua localizzazione, e purtroppo, anche la sua durezza, radicalità ed ostinazione. Colpisce anche la diffusione del fenomeno. Certamente i numeri sono - per fortuna - molto inferiori a quelli degli aderenti ispanici alla GMG, ma sono sufficientemente inesigui da doversi - ahimé - interrogare su dove vada la società spagnola e la Spagna.
francesco latteri scholten.

venerdì 12 agosto 2011

Fatta per decenni una politica di terzomondializzazione dell'Occidente.

E' accaduto di nuovo. Per chi è duro di cervice però l' "Historia magistra vitae", ovviamente non vale. Ora è più éclatante, ma era già capitato l'anno scorso e ne avevamo parlato già l'anno prima ancora. Ben prima però lo avevamo previsto. Ma tant'è. Per la sua più che attualità, e per un incontro fortuito che ha dato la possibilità di aggiornarsi su di essa, ripubblico l'intervista ad un ex dirigente di segreteria politica nazionale.

Agosto 2010. Fa piacere incontrarsi di nuovo, e incontrarsi ad agosto, con un po’ di relax … Anche l’anno scorso è capitato di incontrarci in estate e di fare una piacevole chiacchierata sulla situazione politica. R. Dispiace, e amaramente, per la realtà in cui si trova il nostro Paese. Una realtà di fronte alla quale quella che dovrebbe essere la giusta soddisfazione del “c’amo azzeccato e ‘n pieno anche”, e con buona pace di molte e anche autorevoli critiche, non può che lasciare posto alla tristezza e alla desolazione. D. Professionalità della previsione, chiedo con un sorriso; e, con un sorriso mi risponde: R. La “professionalità” non è mai della previsione. Le previsioni sono purtroppo sempre alla mercé di imprevisti. La “professionalità” è sempre dell’analisi. Nell’analisi c’è un metodo, c’è un’esperienza, c’è un “intus legere”, c’è una capacità di cogliere e discernere i fatti significativi e il loro svolgimento, una capacità di leggere “i segni dei tempi”. In questo caso anche per l’analisi però userei almeno le virgolette per il termine professionalità. I fatti erano tali e di tale evidenza che a non vederli bisognava voler essere ciechi: voler essere ciechi. E, questi fatti sono esattamente quelli che ci sono sul tavolo, oggi, hic et nunc. Sta sul tavolo anche che, chi diceva che ero un imbecille, un ciarlatano, un visionario etc. lo diceva per simonia e per essere simoniacamente politicamente di parte. D. Uno di questi fatti, dicevamo era la crisi economica, l’aumento della povertà, la concentrazione della ricchezza, sempre più grande ma in sempre meno mani … R. L’economia è per eccellenza politica. Più precisamente però si tratta di ciò che sta a monte di quello cui lei fa riferimento ed essenzialmente di due cose: a) l’agire insano di molti operatori economici che investono in realtà finanziarie senza trasparenza e non in grado all'atto pratico di dare alcuno sbocco economico, tutelati da una politica che legifera in modo da consentire anziché vietare quest’operare; b) l’investire, sempre in maniera insana, distruggendo di fatto il salario marginale. Per motivi di alto profitto e lucro immediato si si delocalizza all'estero, si commissiona ai “cinesi” e non solo a loro, o ai laboratori cinesi in Italia, et similia, a costo di salario extracomunitario, delle merci che poi si pretende di rivendere a prezzi di mercato occidentale in Italia e in Occidente. Questo però distrugge il salario marginale in Italia e in Occidente, ed è il salario marginale quello che alla fine determina tutto il mercato del lavoro e tutto il mercato. Perciò, già nel medio, non nel lungo periodo, si trasforma il salario italiano ed occidentale in salario e mercato da terzo mondo. Ora, nel terzo mondo, i prodotti non hanno il prezzo che hanno sul mercato occidentale, hanno un prezzo nettamente inferiore, e, di conseguenza, danno anche un reddito nettamente inferiore. D. Qui c’è il primo riflesso politico sulla realtà attuale. R. Certamente. C’è la distruzione di quella sinergia che c’era negli anni ’80 tra la classe operaia e quella imprenditoriale. Sinergia data dal fatto che allora l’operaio, anche se “di fuori” era un lavoratore occidentale che lavorava sul mercato occidentale con il salario e le tutele sociali di questo; spesso era anche un piccolo azionista, cioè comproprietario dell’azienda per cui lavorava. La politica imprenditoriale di oggi distrugge tutto questo e riporta alle contrapposizioni di un passato più remoto, alle contrapposizioni di blocchi. Se negli anni ’80 un partito politico poteva fare gl’interessi e di operai e di imprenditori e quindi rappresentarli politicamente entrambi, nella realtà quale essa si configura oggigiorno, ciò non è assolutamente più possibile, come i fatti di tutti i giorni del resto denunciano. Gl’operai non possono essere rappresentati da un imprenditore leader del partito degli imprenditori. D. Dunque scissione politica. R. Anche culturale e religiosa. Si impone infatti un classismo e castismo imprenditoriale e borghese. C’è una nuova “lotta di classe” che oggi parte dall’alto, si veda Agnelli e Marchionne, due dei suoi anfitrioni. C’è una nuova concezione di imprenditorialità che è, di fatto, quella del cosiddetto "profitto iniquo" di cui parla la Bibbia. Si tratta di una imprenditorialità il cui interesse non coincide assolutamente più né con quello del Paese, e, tantomeno, con quello dei lavoratori. Una classe imprenditoriale fortemente collusa con realtà non solo grigie, ma anche fortemente oscure, calatasi, già dagli anni ’90, non più indirettamente tramite terzi, ma direttamente e personalmente in politica, quale attore politico di spicco e di riferimento assoluto. D. Si tratta di un partito che nasce di fatto al Sud, a Palermo, con personaggi palermitani… R. Si tratta di un partito che annovera tra i suoi leaders gente iscritta alla loggia massonica P2 di Licio Gelli condannato per i reiterati depistaggi delle indagini sulla strage di Bologna. Gente che in tutti i modi ha voluto e vuole nascondere la verità su quella strage e sulle altre. Certo, nasce anche a Palermo e con personaggi palermitani, ma che poi, giunto al governo si allea con la lega nord e porta avanti una politica che al Sud non piace e non può piacere affatto… E’ una storia che per tanti versi ne ricorda un’altra, famosa, accaduta altrove, in altri tempi, in America. La ricorderà anche lei: Giggino, chiamiamolo così, o forse meglio John, si allea con Don Vito, chiamiamolo così anche lui, per fare il Presidente. Poi divenutolo, fa una politica che dà il benservito a Don Vito. Si sa com’è andata a finire. D. A chi si riferisce? R. A Kennedy. Forse ci stiamo lasciando andare troppo. C’è caldo, forse è meglio una bella birra fresca. D. Sì anche perché le verità vere si possono scrivere solo alla De Cataldo come “romanzo”. Romanzo criminale, appunto. Vada per la birra fresca. La ringrazio dell’intervista (e della birra fresca).

Agosto 2011. E' passato un anno. Ci siamo rivisti, per caso, ieri. C'era un grande specchio vicino e appena i nostri occhi si sono incontrati, forse anche per effetto di quello, il pensiero, come capita quando da tempo ci si conosce e s'intuisce l'altro, è andato immediato: potrebbe esser stata stamattina. No, mi risponde, potrebbe essere stata adesso, anzi domani. D. E, adesso, anzi domani, cosa aggiungerebbe a quell'intervista? R. Un fatto importante che abbiamo tralasciato e che si sta utilizzando ora per colpire anzitutto Obama, ma insieme e forse di più, per colpire a morte qualsiasi politica sociale: i costi, milioni di miliardi di dollari della guerra fredda, della corsa al nucleare, della politica guerrafondaia di Reagan, Bush senior e junior. Costi che si sono taciuti e si tacciono e che si cerca di far comparire come costi delle politiche sociali. D. Un depistaggio politico? R. Di più. La parte politica, i repubblicani - in Italia i forzisti-pidiellisti -, che quella politica hanno fatto e voluto, cercano così di sottrarsi alle loro responsabilità politiche, sociali, economiche e giuridiche. D. Non vogliono dover rendere conto della politica che hanno fatto? R. Esatto. Ieri come oggi sono assolutamente certi di essere al di sopra di chiunque e di poter disporre e dello Stato e dei cittadini a loro piacimento. D. Quale è la cosa più urgente per l'Italia in questo momento? R. Quello che dice Antonio Di Pietro: rifare la legge elettorale ed andare a votare. D. Dunque bocciatura dell'esecutivo in carica. Ma, quale è la colpa più grave che lei gli attribuisce? R. Questa: la politica di cui parlavamo nell'intervista dell'anno scorso, la politica portata avanti negli USA dai repubblicani ed in Italia dai forzisti-pidiellisti, è, di fatto, all'atto pratico, una politica di terzomondializzazione dell'Occidente e dell'Italia. Di più è una politica di speculazione sulla terzomondializzazione dell'Occidente e dell'Italia. E' una politica fatta ormai da decenni. E' una politica criminale di cui chi l'ha fatta - sentendosi "scaltro" - dovrebbe essere chiamato a rispondere non solo politicamente ma anche penalmente. Ripeto: la cosa più urgente è voltare pagina al più presto. D. Riprendiamo la consuetudine dell'anno scorso? R. Stavolta, forse è meglio fumarci un cigarillo e riflettere seriamente: ancora più seriamente. 
francesco latteri scholten (11.8.2011).