mercoledì 26 settembre 2012

ILVA: spegnere gl'altoforni è distruggere l'industria nel Mezzogiorno.


Tanto per cambiare non sono a Taranto e neanche in Italia, sono ad Oberhausen, in pieno Ruhr Gebiet, e non è oggi, ma sono gl'anni Novanta. I problemi però sono esattamente quelli dell' ILVA a Taranto oggi. Il partito ecologista, a differenza che in Italia, è molto forte e conta poco meno del 10% a livello nazionale. Nella Ruhr, viste le realtà, è ovviamente più forte. L'inquinamento delle acciaierie, lì sono Thyssen Krupp, si fa sentire e il bilancio ambientale per tutti, umoni, animali e piante, è sentito. E' sentita la necessità di provvedere e con urgenza. Eppure: nessuno pensa - neppure i più radicali ed intransigenti degl'ecologisti - neppure per un istante, a spegnere gl'altoforni. Anche i bambini sanno cosa significherebbe. Nessuno, ovviamente, vuole mettere la salute in secondo piano, nessuno vuole eludere i gravissimi problemi e la loro urgenza. Tutti egualmente sanno che non esistono bacchette magiche e che "subito" significa che a partire da subito bisogna rimboccarsi le maniche per lavorare con alacrità al problema. Non significa spegnere immediatamente gl'altoforni, semmai ridurne, nei limiti del possibile, l'attività, accelerando al massimo i lavori per le bonifiche e gl'ammodernamenti strutturali necessari. La produzione però va continuata perché quella dell'acciaio non può essere interrotta. Del resto ciò non significherebbe colpire solo l'industria dell'acciaio, ma anche quella manifatturiera ad essa connessa: lì, in primis, quella automobilistica, a Taranto quella cantieristica e navale. Sarebbe perdere per decenni e forse per sempre un grande atout e con esso decine di migliaia di posti di lavoro. Nel caso di Taranto sarebbe il declino di quel fiore all'occhiello per il Meridione che - sia pure tra luci ed ombre - l' ILVA è stata e - fortunatamente - è ancora, e - speriamo - continui ad essere. Un Mezzogiorno senza ILVA e perciò senza cantieristica sarebbe, ancor più, un Mezzogiorno avviato con celerità alla desertificazione industriale ed al declino più irreversibile. E non sarebbe un Mezzogiorno più pulito ed ecologico: le storie di ecomafie che Giancarlo Lucarelli e Roberto Saviano ci sanno così ben raccontare, mostrano come il Mezzogiorno continuerebbe - ed ancor più - ad essere la comoda ed economica discarica delle industrie del Nord, una discarica molto più antiecologica e dannosa per la salute di tutti, uomini, animali e piante. NO ALLO SPEGNIMENTO DEGLI ALTOFORNI. E, a proposito: una decisione di tale rilevanza per tutto il Meridione non può essere avocata a sé da un magistrato, né da un Governatore di Regione per quanto bravi e competenti possano essere. Essa è - e deve essere - prerogativa di Ministri e del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica.
francesco latteri scholten.

martedì 25 settembre 2012

FIAT: no fabbrica Italia, operai capro espiatorio, mistificazioni dei media.




"Vede, il costo degl'operai incide solo per meno dell' 8% sul costo di una vettura", questa una delle risposte - qualche anno addietro - del neo nominiato A.D. di FIAT Sergio Marchionne ad alcuni giornalisti. Non si capiva dunque la necessità di misure "riduttive" nei confronti degl'operai. Poi s'è visto. Appena fatta la "fusione" con Chrysler, sempre lo stesso Marchionne si vantava - ed a ragione - del livello del know how FIAT e del livello di tecnologia, progettazione, ricerca e sviluppo della stessa, la quale aveva consentito di portare in Chrysler, invece che moneta sonante, appunto, ed in sua vece, know how e progetti. La stampa tutta, coram populi, batteva le mani e sbandierava a tamburi battenti le grandi gesta. Nessuno faceva caso al fatto che al tempo stesso, quello che era rimasto del centro progettazione ricerche e sviluppo della FIAT, uno dei migliori al mondo, era stato dato via. Ovvero: nessuno aveva fatto caso al fatto che progettazione, ricerca e sviluppo da ora in poi si sarebbero fatti solo in America c/o Chrysler, con tutto ciò che questo implica: tra le altre cose - appunto - il NO a fabbrica Italia. Ultimamente poi, sino a qualche mese fa, abbiamo visto Sergio Marchionne impegnato a tutto spiano nella crociata sui costi proibitivi e sulla improponibilità della realtà del lavoro in Italia. Se non altro il fine è ora evidente: FIAT deve scaricare su altri le responsabilità di scelte decisionali manageriali prese da tempo, con le quali gl'operai nulla hanno a che fare, ma per le quali gli stessi sono un ottimo capro espiatorio, sono anzi il capro espiatorio ideale. Bene, allora la reazione stizzita del Min. Passera, meglio la dichiarazione di Monti: "Non ci hanno chiesto soldi, né gliene avremmo dati". La posizione più adeguata mi pare però quella di Diego della Valle, perché è vero: con gente come gli Agnelli o i Marchionne non si costruisce - e meno che mai - si ricostruisce l' Italia ed i loro comportamenti sono nefasti e deleteri per la classe imprenditoriale e per il Paese.

francesco latteri scholten.

venerdì 21 settembre 2012

W la Satira, no all'islamizzazione dell'Occidente.


Perché la legge islamica anche per noi Occidentali, in Occidente, nei ns. Paesi e dentro casa nostra? Imposta con la violenza più feroce e la più cieca demonia. E' di questo infatti che si tratta. La Satira invero - cui molti anche in Occidente sia pure per altre motivazioni vogliono dire no - è uno degli elementi, se non l' Elemento, culturale più proprio e caratteristico della connotazione culturale dell' Occidente. E' uno dei suoi elementi culturali più antichi. La collocazione storica della Satira si perde infatti nella notte dei tempi, esiste già nell' VIII secolo a.C. intrecciata e fusa con i culti religiosi delle popolazioni indoeuropee che trovano una loro concrezione nei culti celtici a Nord - le celebrazioni, due volte l'anno, al "dio" cervo, i riti di Avalon - nei culti e nei canti al "dio" capro - le tragòn odé - al Sud. Due volte all'anno, equinozio di primavera - inno di fecondità, alla fenice che risorge dalle proprie ceneri - e di autunno - dove si intrecciano con le feste per il vino nuovo. Tutta la drammaturgia, commedia e tragedia, tutto il teatro e - in epoca contemporanea - il cinema, debbono le proprie origini ad essa: la Satira. Proibirci la Satira è vietarci l'espressione dell'elemento più proprio della nostra personalità e della nostra identità. Sì, perché anche noi abbiamo diritto alla nostra personalità, alla nostra cultura, alla nostra identità ed alle nostre religiosità e perché no? Alle nostre identità laiche. Già - mentre noi a casa nostra diamo libertà di religione e gli lasciamo costruire e frequentare le loro moschee, e facciamo male perché spesso sono centri di fondamentalismo ed integralismo - loro nei loro Paesi, con violenza e ferocia, ci impediscono i nostri culti religiosi. Ora, addirittura, le insurrezioni violente, feroci e cieche perché non dobbiamo poter praticare dentro casa nostra quello che è l'elemento più proprio della nostra cultura. In altri termini: si vuole di fatto imporre con la più feroce violenza e la più cieca demonia anche a noi dentro casa nostra i principi della legge islamica. E' INACCETTABILE.
francesco latteri scholten.





lunedì 17 settembre 2012

Basta con il fondamentalismo islamico e le sue violenze. No a Dio che non ride, sì a Dio che Ride.



Basta con il fondamentalismo e l'integralismo islamico e le sue violenze. Basta con il Burka. Basta con l'infibulazione (amputazione della clitoride) delle donne perché la donna non ha da provare piacere sessuale ma ha da essere oggetto del piacere sessuale dell'uomo. Di quale uomo? Di quello che non sa neppure fare godere la sua donna? E che uomo è? Basta con la lapidazione delle donne e la loro discriminazione in genere. Basta con il taglio delle mani, basta con le violenze, le sentenze in contumacia, le persecuzioni dei cristiani, dei buddisti e dei fedeli di altre religioni, basta con gl'assassini in nome di Allah. Basta con gl'attacchi istero paranoici di massa per una vignetta o per un filmato, che nasconde solo l'inacapacità assoluta di confrontarsi culturalmente e civilmente con gl'altri. Basta con tutto questo che è l'insudiciamento dello stesso Islam, quello vero, quello che fu la cultura di uomini insigni come Avicenna, Al farabi, Ibn Gebirol e tanti altri, che è - ai ns. tempi - il substrato culturale di uomini grandissimi quali Salman Rushdie, condannato a morte in contumacia per aver scritto un romanzo giudicato non ortodosso da chi quel romanzo non ha neppure la capacità di leggere. Basta con ciò che sta a monte di tutto questo: il concetto che il riso sfregi e deturpi il volto dell' uomo e quello di Dio. Perché come benissimo dice già Aristotele nella sua "Poetica" anche Dio ride ed il suo riso è sublime e ad Aristotele miravano con ammirazione Avicenna, Al farabi, Ibn Gebirol e tanti altri uomini illustri ed appartenenti all'Islam, quello Vero e non la sua caricatura grottesca che vediamo in scena nelle violenze di oggi. Una caricatura grottesca che sta all'Islam vero come il Ku Klux Klan sta al cristianesimo. Nessun credente di nessuna religione ha diritto di commettere violenza in nome di Dio, neanche se si chiama di Allah. Anche tutti gl'altri hanno diritto alla propria fede ed alla propria cultura. Chiudo con una frase di Michel Foucault "Qualunque forma di delirio (dunque compreso quello religioso ndr), il fatto stesso di esercitare il proprio delirio, vale a dire di respingere tutto ciò che esige discussione, ragionamento, prova, comporta in quanto tale una certa affermazione di onnipotenza, e ciò risulta assolutamente comune ad ogni forma di follia ...."
francesco latteri scholten.

sabato 15 settembre 2012

FIAT, il peso della mancanza di un grandissimo: Enrico Cuccia.


Gianni Agnelli, l' "Avvocato" - ed è vergognoso - alla sua scomparsa si è degnato di commentare con una frase scarna. Per lui, padrone di razza  e di "Razza Padrona", era solo un "servo". E, si capisce che un padrone e per di più di razza padrona non potrà mai ammettere di essere stato salvato ed a più riprese, proprio da un "servo". Del resto questo Enrico Cuccia l'aveva ben capito, sin da prima di prima, e, quello che aveva fatto, l'aveva fatto per il posto di lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori e per le loro famiglie. L'aveva fatto per l' Italia. Presidente di Mediobanca, è stato il "patron" del salotto buono della finanza italiana e da lì aveva indirizzato il reiterato salvataggio della FIAT e la sua politica industriale e specie automobilistica. Lo aveva fatto con intuizione e genialità, di contro agli errori grossolani ed alle reiterate incompetenze ed incapacità dell' "Avvocato" e dei suoi manager. Ne elenchiamo alcuni: siamo negli anni 'settanta, la FIAT acquisisce la Lancia, si fa una politica di messa in disparte di quello che si riteneva potesse essere un concorrente interno nella fascia alto di gamma, così il nuovo modello, la Beta, è una brutta copia a due volumi della nuova 132. Risultato: gli ex acquirenti Lancia passano in massa a Mercedes, BMW, Audi e Volvo ed è il boom delle vendite e dell'affermazione di questi marchi in Italia. Da parte di FIAT ci si accanisce nell'errore: si fa una nuova ammiraglia con la quale ci si vuole inserire a forza nel settore delle auto di lusso, un settore estraneo al marchio FIAT, ed alla sua produzione. Nasce la 130, un'ottima automobile, che poco o niente ha da invidiare, anche per prestazioni e sicurezza a BMW e Mercedes o Jaguar, tranne due dettagli, importanti per la fascia di clientela cui si rivolge: il marchio che è FIAT anzicché Lancia e non si capisce perché ed il motore, che è ottimo, ma che sotto il coperchio con il marchio FIAT, cela il Buick (GM) americano a dimostrazione che non si hanno motori per quella fascia.  Enrico Cuccia ha invece quel genio che ci si sarebbe dovuti aspettare da chi come Agnelli operava nel settore dell'auto, e non come lui nella finanza. Erano gl'anni in cui FIAT produceva ancora le vecchie e gloriose 500, 600 e 850. Sostanzialmente la stessa macchina: base, gonfiata e gonfiata di più. La VW fa ancora il maggiolino, anch'esso glorioso ma ormai obsoleto e sta perciò progettando la Golf. L'idea geniale è questa: una Golf un pò più piccola, più adatta alla realtà meno autostradalizzata dell'Italia, ma anche a quella tedesca; più economica, ma con prestazioni simili, così da far concorrenza non diretta, ma dal basso alla Golf. Enrico Cuccia ci crede ed indirizza la finanza, ma anche la politica italiana al sostegno del progetto. E' la 127. E' un successo assoluto, non solo in Italia. In Germania FIAT conquista la palma di primo costruttore estero. FIAT è risorta. La scena si ripete per la successiva generazione di automobili. Il pianale è sempre quello della 127, ma ci si allea con Peugeot per costruirlo insieme abbassando il costo di produzione. Sulla stessa base nascono due automobili, la 205, con linee moderne e stile Peugeot, e l'altra, quella rivoluzionaria, che introdurrà un nuovo modo di concepire l'utilitaria, e che sarà successivamente fatto proprio da tutti i costruttori d'auto. La 127 è bassa, 133 cm di altezza, ci si sta seduti mezzi sdriati e perciò, data la lunghezza di circa 3,5 m, un pò strettini. Ed ecco l'idea rivoluzionaria: se, nella stessa lunghezza, si stà seduti meno "sdraiati" e più all' "impiedi", si è molto più comodi e si ha molto più spazio, a parità d'ingombri e quindi di pesi e perciò a parità di motorizzazioni e costi di produzione. E' la Uno, ed è un nuovo grande successo, in Italia ed in Europa. Oggi se se ne vede ancora qualcuna per strada, non lo si nota, forse è anzi più bassa di molte altre utilitarie contemporanee, uscite dopo. All'epoca era notata perché più alta, alla 205, ad es. passa oltre 10 cm, come la 205 ad una Ferrari. Oggi la mancanza di Enrico Cuccia è ciò che pesa e pesa per davvero, e non solo per FIAT. Pesa la mancanza della sua genialità, non solo automobilistica, ma anche finanziaria, diplomatica e politica. Pesa, prima ancora, la mancanza della sua grande umanità e senso di responsabilità che gli faceva anteporre il lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Pesa la mancanza di un grande Gentiluomo d'altri tempi. C'è la nuova generazione di padroni di "Razza Padrona" ed il loro manager rampante, e si ripetono gli stessi errori di quelli della generazione di prima: accordo con la Chrysler che rispetto a GM e Ford ha lo stesso problema: i motori per le fasce medio alte ed alte, tant'è vero che proprio per questo aveva fatto un precedente accordo con Mercedes (e non si tirino fuori qui i superlativi motori Ferrari, o quelli anch'essi eccellenti di alcuni modelli di punta di Chrysler: è possibile produrli con quelle caratteristiche tecniche e tecnologiche e con quei materiali solo in quantitativi molto limitati per modelli di élite superiore, quali quelli che equipaggiano). La nuova ammiraglia Lancia è un modello Chrysler ormai datato con la mascherina ridisegnata. Lancia si starà rivoltando nella tomba.
francesco latteri scholten.

giovedì 13 settembre 2012

Fallimento politica USA in MedioOriente, ammazzato ambasciatore: Gheddafi era alleato fedele.


Libia: attacco ad ambasciata USA, ammazzato l'ambasciatore. L'ennesima denuncia del fallimento della politica americana in Nord Africa e Medio Oriente. A monte la reiterata - e dimostrata tragicamente e drammaticamente dai fatti - incapacità americana di confrontarsi con popoli e culture di costumi e tradizioni, e, soprattutto, Storia diversa da quella occidentale e la pretesa di applicare tout court a questi delle tipologie socio politiche che implicano quella che è la tradizione occidentale. Di farlo "a forza" con dogmatismo e cinismo. Con il rifiuto assoluto di soggettività spesso anche legittime. Si è cominciato con Saddam Hussein in Iraq - alleato fedele - che si è voluto processare ed ammazzare a qualunque costo come criminale di guerra, dittatore feroce e spietato. Gli si è fatto credere, fu la Coondoliza Reis, che avrebbe potuto annettersi il Kuwait. Lui chiese: "Davvero?" Gli fu risposto "sì". Appena lo fece ci fu la scusa per fargli guerra: era un dittatore. Certo, Saddam Hussein era anche questo. Ma era anche, al pari di Gheddafi, un alleato fedele dell'Occidente, un leader tollerante delle diversità etniche e religiose, quali i Curdi ed i cristiani. Con la sua morte tutto questo è venuto a mancare e sono cominciate le persecuzioni: centinaia e centinaia di migliaia di Curdi e altrettante di cristiani sono state costrette a lasciare il Paese. Sono saliti quelli vicini ad Al Qaeda. Si è fatta infine  - volutamente - una politica dissennata di incremento ingiustificato del costo del grano - oltre il 70% in meno di un anno - che ha portato alla rivolta i Paesi dell'area nord africana e medio orientale. Si è creata così l'occasione ed il pretesto per intervenire prima in maniera indiretta, poi in Libia in modo direttamente militare. Gheddafi era un alleato fedele e prezioso per l'Occidente, non discriminava le donne, ma è perché era un "comunista", e, soprattutto, senza ledere l'Occidente, s'era messo anche con la Cina e "si stava allargando troppo": era diventato - grazie ai cinesi - Presidente della Conferenza Africana etc. . Qui l'esito è stato, come l'ammazzamento dell'ambasciatore dimostra, il potere - non a quelli vicini ad Al Qaeda - ma, direttamente ad Al Qaeda. E' opportuno ricordare anche un paio di dettagli che solitamente la stampa, specie quella occidentale, finge di ignorare (e finge bne): il principale alleato USA nell'area nord africana e medio orientale è la dinastia Wahhabi, una dinastia fondamentalista, stiamo parlando dell' Arabia Saudita; Bin Laden era amico di famiglia dei Bush (si veda la foto) ed era l'ex capo della CIA per il medio oriente. Sono fatti che portano ad una intellezione un attimino diversa dei fatti quali quella che la stampa occidentale tradizionale e specie quella filo USA ci illustrano.
francesco latteri scholten.

martedì 11 settembre 2012

Sarajevo 9.11 per il dialogo e la pace tra le religioni.


Tra le religioni l' "incontro" è spesso stato solo scontro ed i luoghi del contatto tra le diverse fedi, assai frequentemente luoghi di guerra feroce ed irriducibile. Per l' Occidente si comincia - per le religioni monoteiste - da Gerusalemme e dai tempi di ns. Signore, per spostarsi nelle terre degli arabi con l'avvento di Maometto e da lì poi sulle coste del Mediterraneo, passando in Portogallo e Spagna, a Malta ed in Sicilia, in Turchia, e nei territori della Jugoslavia, retrocedendo poi da Spagna, Portogallo e Sicilia ed attestandosi - circa - nei territori attuali. E' l'evolversi storico della dinamica tra ebraismo, cristianesimo, ed islam, le tre religioni monoteiste. Le religioni del "Dio degli eserciti" come titola un celebre ed importante studio di Peter Partner del 1997, dove l'autore si interroga su "Quale guerra può essere santa? Quali sono i criteri che la rendono tale? E, chi li decide?" Si arriva così a decifrare l'origine dell'idea di guerra santa, di come essa si rivestì del suo potere simbolico e dell'influenza che, ancora oggi, esercita. Partner osservava come fattore decisivo sia costituito, più che da quello della fede, dall'interesse politico e materiale che interviene, da una parte e dall'altra, nelle guerre sante. Dunque la strumentalizzazione della religione. Andrea Riccardi, presente non i qualità di Ministro della Repubblica, ma di rappresentante della Comunità di Sant' Egidio, primo oratore della serata conclusiva della tre giorni di Sarajevo 2012, riprendendo, forse involontariamente le tesi di Partner, e facendo un doveroso riferimento al Card. Carlo Maria Martini, punta il dito proprio sulla strumentalizzazione delle religioni, ricordando l'ultimo conflitto, assurdo ed inspiegabile, in piena Europa del XX secolo, proprio a Sarajevo, città martire. Riccardi, significativamente e lucidamente osserva che "non vi sono guerre sante, perché nessuna guerra può fregiarsi di questo appellativo, così come nessuna corretta interpretazione della religione può sostenere la guerra". Concetto quest'ultimo già evidenziato più volte sia da Giovanni Paolo II, sia da Benedetto XVI, sia dal Card. Martini, sia da molti altri. E' bella la conclusione, che rovescia la tesi: "Solo la Pace è Santa ed il dovere delle religioni è di adoperarsi per una giustizia vera ed autentica perché non vi è Pace vera senza Giustizia". E' così tracciato l'impegno per le religioni nel terzo millennio. E' ribadito dalla riedizione ormai diverse volte ripetuta di questo grande e significativo incontro tra i rappresentanti delle diverse religioni proprio nella città martire degli scontri religiosi un successo e l'inizio di un cammino nuovo ed indispensabile: una via per la Pace. E, sempre Riccardi, ricorda in proposito un luogo significativamente simbolo di ciò: Assisi.
francesco latteri scholten.

domenica 9 settembre 2012

Per Napolitano, Casini e Renzi: per una democrazia compiuta e un' Europa vera.


"La democrazia incompiuta" è il titolo di un recente supplemento del "Corriere della sera" in cui si raccoglievano scritti significativi di Aldo Moro. Si tratta della realtà politica italiana di fondo e anche del nucleo dell'impegno politico del grande statista: portare, guidare verso una democrazia compiuta. Portare verso un' Europa vera, come volevano due altri grandi statisti cristiani, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer. Una democrazia è però tale quando i cittadini possono scegliere liberamente i loro rappresentanti senza trucchi e finzioni. Un presupposto che si è sempre scontrato con le realtà delle gerarchie di partito di tutti i partiti, da destra a sinistra. L'impegno di Giorgio Napolitano in questo senso per una nuova legge elettorale è una delle vere grandi priorità di questo momento. Si tratta di un cambiamento inderogabile riguardante tutte le forze politiche. Un cambiamento che - come sostiene bene Matteo Renzi - deve andare sino all'interno di ogni partito, come è stato recentemente fatto purtroppo nel solo PD con la introduzione delle "primarie" dove è dato ai cittadini di scegliere anche il segretario del proprio partito, realtà a cui lo stesso PD - in forte contrasto con la propria base - pare cominci a disaffezionarsi ed a cui nessun altro è volto. E' la realtà imprescindibile "dal basso". Per quella "dall'alto", si è - una volta tanto - d'accordo con PierFerdinando Casini: per un' Italia che sia di nuovo veramente Italia - quell'Italia Vera per cui il mondo ci apprezza e stima, come apprezza e stima Mario Monti - è necessaria la collaborazione tra tecnici e politici, la quale, a dispetto dei politicanti di vario segno che l'hanno preceduta, ha portato frutti e risultati. "Per noi dopo Monti c'è solo Monti (...) per un'Italia vera... (...) e per costruire gli Stati Uniti d'Europa". Tanto per cambiare - è la prima volta che gli si è udito un vero discorso da leader politico di spessore - sono perfettamente d'accordo con lui. Un'osservazione importante giunge infine dallo stesso Monti: ormai la politica italiana si fa per molta e consistente parte a Bruxelles con politici italiani scelti dai cittadini italiani. Si tratta, è il vero problema di fondo, di giungere ad una democrazia compiuta e, soprattutto, al senso civico di essere cittadini europei. Una vera rivoluzione, già Albert Soboul, nella sua celeberrima "Storia della Rivoluzione francese" osservava che le vere rivoluzioni non consistono nei grandi sovvolgimenti storici e politico culturali, che spesso ricadono nell'opposto, dalla servitù alla libertà per poi ricadere in una servitù peggiore, ma nel mutamento delle coscienze, nell' acquisizione di una coscienza civile e politica più elevata.
francesco latteri scholten.




sabato 8 settembre 2012

Moneta elettronica, il totalitarismo assoluto: il perfetto panopticum.


E' un tracciante globale.  Esso include in sé anche quel tracciante geografico, quella specie di GPS, grazie al quale ognuno di noi è, in ogni momento, volendo, immediatamente localizzabile e che ciascuno di noi porta con sé - liberamente - in tasca: il telefonino. In un film di fantascienza datato ormai qualche decennio fa, un meccanismo del genere veniva applicato coercitivamente a carcerati o a persone in libertà vigilata. Se tuttavia il telefonino è un semplice tracciante "materiale", il quale consente la rintracciabilità della nostra persona materiale, del ns corpo e dei suoi spostamenti, la moneta elettronica è molto, molto di più. Essa è infatti un tracciante globale, dunque anche psichico e psicologico sia della persona che di tutti i gruppi sociali. Attraverso essa traspare la totalità della persona: come si muove e quando, cosa fa, cosa e come mangia, beve e dorme, come si veste, se e cosa e come legge, cosa guarda, quali film, se va a teatro o al cinema o allo stadio - e ovviamente dove e con chi - quale musica ascolta e quando etc. Facciamo un esempio concreto, è stata istituita la moneta elettronica. Giovanni si alza al mattino presto e và alla stazione a prendere il treno per Palermo. Alle 7.00 fa il biglietto, ovviamente lo paga e altrettanto ovviamente la moneta elettronica lo registra. Alle 7.08 va a prendere il caffè e il giornale, idem. Alle 9.10 arriva a Palermo, prende un altro caffé ed i cigarillos. Ovviamente paga, e ovviamente la moneta elettronica registra e registra anche a quale bar ha preso il caffé e dove ha comperato i cigarillos e quali cigarillos ha acquistato, come del resto ha già registrato quale giornale ha comperato. Non continuiamo a seguire Giovanni perché già il farlo per questi pochi spostamenti mi ha fatto venire l'angoscia. Si specifica però che - ovviamente - è possibile una traccianza incrociata tra moneta elettronica e telefonino nonché internet. Esce l'analisi dettagliata, non solo degli spostamenti della persona, c'era già, ma l'analisi totale e globale della persona: chi è, cosa fa, come lo fa, addirittura cosa pensa. Attraverso questi dati - si capisce - la persona può poi essere pilotata, in maniera del tutto incognita, ovvero del tutto a sua insaputa, ma, proprio per questo, nella maniera più coercitiva. Il tutto, ancora ovviamente, a spese della persona, come già per il telefonino: è la persona che paga tanto il telefono, quanto la conversazione, quanto la transazione economica. Ma quella economica la paga di più e la pagano di più proprio i più poveri: anche i pensionati e quelli che non ne hanno sono infatti coerciti all'apertura di un conto bancario. Chi guadagna sono, more solito, le banche e le multinazionali, quelli che hanno fatto la crisi che tutti stiamo pagando. Ancora e di nuovo tutti dovremo pagare per loro ed avere ancora meno benefici e più aggravi. In quest'ultimo aspetto il panopticum di Bentham - lo strumento ideale di potere che consente la supervisione totale da parte del supervisore senza che egli, al tempo stesso, possa esser veduto, lo strumento su cui si sono poi realizzate le carceri ed i manicomi, "Sorvegliare e punire", ma anche già prima le biblioteche - è stato addirittura superato: i costi di quello erano infatti a carico dei supervisori, i costi di questi sono addebitati agl'utenti, cioé ai carcerati in cui tutti noi veniamo di fatto trasformati.
francesco latteri scholten.

domenica 2 settembre 2012

Spiritualmente per molti è stato un secondo Papa: Carlo Maria Martini



Un riferimento, un grande riferimento. Anzitutto, certo, per i cattolici ed i cristiani, ma anche per tanti, tantissimi laici, per credenti di altre religioni, per uomini e donne di ogni età, lingua, e Paese. E' stato un grande Gesuita ed il suo Spirito uno dei più grandi della Societatis Jesu. Ignaziano, certo, ma diremmo pure squisitamente paolino perché - come già per San Paolo - quella del dialogo con i "gentili" è stata per lui una vera vocazione, una esigenza imprescindibile, come quella dell'agire sociale e politico, sempre per i poveri. E' una direttiva del suo cardinalato a Milano, è l'esigenza che si attua al "San Fedele" della stessa diocesi, un centro per l'impegno socio politico, che si concreta in sinergia con quelli di altre realtà della Compagnia di Gesù, quali ad esempio il "Pedro Arrupe" di Palermo c/o cui ebbi l'onore di formarmi anch'io, retto all'epoca dall'ottimo Bartolomeo Sorge S.J. - già alla "Civiltà Cattolica" - con l'ausilio di Francesco Cultrera S.J. e di altri gesuiti e laici miei professori anch'essi cui va a tutt'oggi il mio affetto e la mia stima. Nascono così progetti e prassi che incidono sulla realtà culturale, sociale e politica locale, regionale ed italiana ma non solo. Io, ad es. giunsi all' "Arrupe" a seguito della lettura di un articolo del "Die Zeit". Un esempio importante di questa progettualità e prassi è - tra gl'altri - ad es. il periodico "Aggiornamenti Sociali". Nasce una realtà da cui escono molti cattolici poi illustri o meno, uomini e donne di primo piano, ma che coinvolgono anche laici e non credenti, anch'essi di primissimo piano. In tal senso un esempio luminoso è - tra i molti - il "dialogo" con Umberto Eco. Martini sente le esigenze ed il valore dei laici, come quelle degli altrimenti credenti, si proietta verso di esse, a volte le sente anche come proprie, il tutto, ovviamente, senza venir meno alla centralità per la propria spiritualità, del rapporto con ns. Signore Gesù Cristo. E' precisamente questo però a contrapporlo alla maggioranza del clero italiano e non, frequentemente del tutto incapace di seguirlo, di comprenderlo. E' questo dunque a farne spesso un personaggio scomodo e per alcuni versi inquietante specie per il mondo cattolico più conservatore, tradizionale e tradizionalista. Non riescono a tenere il suo passo, d'altronde è il passo di un gigante. Lo avverte egli stesso, ad es. nell'ultima intervista, quella rilasciata praticamente in punto di morte al Corriere della sera, ove si mostra sconsolato per l'arretramento della Chiesa - "è indietro di due secoli"- ed auspica qualcosa di più e più forte del dialogo: la presenza, l'accoglimento nella Chiesa di dodici "Saggi", dodici come le dodici tribù di Israele, per in un desiderabile ed urgente nuovo Concilio superare il gap con il mondo contemporaneo. E' tutto questo ad averne fatto - specie nel ns Paese -, Spiritualmente, un secondo "Papa" rinverdendo quella tradizione che, in passato, ha sempre visto nel capo o nei più autorevoli dei Gesuiti un secondo Papa, quel vero riferimento che tanti altri porporati nostrani non hanno saputo né potuto essere. Un riferimento del resto che, per parte sua, non ha mai cessato di riferirsi al riferimento primo: il pontefice in pectore, per ultimi Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, Benedetto XVI: "ut unum sint".
francesco latteri scholten.