sabato 31 agosto 2013

Don Silvio con Pannella in piazza con la gente per la Giustizia.


Ancor prima che un evento, l'accoppiata è un'icona, superlativa, sinora inimagginabile per la politica, per la giustizia, per l'impegno civico. Finalmente impallidisce sino allo svanimento l'altra, quella con gente che il giorno prima, o quello dopo, è lì con l'ampollina di acqua inquinata, le alabarde, gl'elmi con le corna in testa. Dal paleolitico al grande impegno civico del Novecento al fianco di un grande che per amore anche del valore civico e del diritto della classicità decise di prendere per nome quello di Cicerone: Marco. Uno che ha portato in Parlamento l'impegno per l'attuazione della Costituzione in tante sue parti allora ancora inattuata o addirittura mortificata dalla permanenza in vigore di leggi del passato regime, a cominciare, per quanto concerne la giustizia, dal Codice Rocco. Uno che - al fianco dell'immancabile Emma Bonino - ha portato in piazza e soprattutto in Parlamento le problematiche della marginalità: droga, sessualità, ristretti, immigrati e tant'altro. Simbolo più grande della denuncia dell'ipocrisia borghese e della sua "giustizia" è stato il mandato parlamentare ad Ilona Staller, il suo successo più emblematico. E' dal crollo della "Prima Repubblica", con i suicidi ed i morti ammazzati eccellenti di Tangentopoli ed EniMont, e dalle mattanze di mafia e camorra degli stessi anni che è chiaro che in Italia non ci sia semplicemente solo un problema politico o della classe politica, ma, altresì un problema di Giustizia e della magistratura e che a figure emblematiche quali quelle di Falcone, Borsellino, Caponnetto ed altri, ve ne siano pure fin troppe assolutamente indegne. E, la denuncia non viene solo da casi eccellenti quali quello dell'applicazione retroattiva della legge (vietata in Italia ed Europa) nientemeno che dalla stessa Corte Costituzionale nei confronti del cittadino Silvio Berlusconi, ma dai tanti tantissimi più o meno noti casi di malagiustizia e dallo straordinario ricorso dei cittadini italiani alla Corte Europea, che non ha riscontro quantitativo con nessun altro Paese dell'Unione. Dalla bocca di Berlusconi è uscita una frase che mi è piaciuta moltissimo: "Ho firmato tutti e sei i referendum, anche quelli che non condivido personalmente perché qui non si tratta di riformare la giustizia per me - come mi si accusa - ma per l'Italia e questi referendum sono lo strumento più adeguato. Riformeremo la giustizia con i referendum." Quello di stamattina in piazza a Roma con Pannella e con la gente è il Berlusconi più bello di sempre.
francesco latteri scholten.

mercoledì 28 agosto 2013

Bene Violante: la Consulta deve adire la Corte Costituzionale.


"Il diritto oggettivo, positivamente vincolante, è l'organizzazione normativa stabile di un corpo sociale, il complesso delle norme giuridiche precostituite che disciplinano in astratto la condotta dei consociati. Le sue norme hanno perciò alcuni caratteri peculiari, tra cui, oltre la generalità, la positività, la coercibilità, è anche quello della novità." In particolare quest'ultimo carattere evidenzia come le norme giuridiche "pongano prescrizioni o determinazioni prima inesistenti o, se erano già esistenti, le ripropongano mutandole." Proprio per questo motivo, tutta la più autorevole tradizione giuridica occidentale, dai tempi dell' SPQR di Roma Repubblicana, si è sempre attenuta al principio della irretroattività della legge. E' stato così anche per quanto concerne sia la normazione (il codice penale vieta la retroattività della legge) sia la consuetudine e la prassi giuridica per la vigente Costituzione della Repubblica, dal 1948 ad oggi. Che, per quanto concerne la legge Severino, si faccia dunque una eccezione specifica per il cittadino Silvio Berlusconi costituisce perciò un vulnus tanto alla normazione quanto alla consuetudine ed alla prassi giuridico costituzionale vigente. L'indicazione portata avanti dall' On. Violante è dunque doverosa, perché è doveroso che la Consulta adisca la Corte Costituzionale, e, come si vede, per motivazioni ben più serie che quelle di una miseranda e quanto mai inopportuna intervista concessa dal magistrato che doveva emettere una sentenza, prima della sentenza stessa: "Toghe sporche". E' da aggiungere che è giuridicamente più che fondata anche la pretesa dello stesso Silvio Berlusconi di voler adire per la vicenda la Corte di Giustizia europea: la normativa europea, superiore in grado ed alla quale dunque la normativa italiana ha obbligo giuridico di fare riferimento, vieta infatti espressamente la retroattività della legge, in quanto recepisce anch'essa i principi più autorevoli della giurisdizione occidentale. 
francesco latteri scholten.

domenica 25 agosto 2013

Egitto e M.O. Voltafaccia USA: forza Angela e Vladimir.


Si contano circa 90 tra chiese cristiane e monasteri distrutti e saccheggiati, sono stati colpiti anche centri culturali e biblioteche, musei, addirittura quello celebre del Cairo, si è arrivati perfino a colpire Luxor e la valle dei templi. Si è colpito alla cieca tutto ciò che non è islamico, senza distinzione tra antico e moderno, laico, pagano o cristiano. Eppure di tutto ciò i media - saldamente in mano americana - non hanno mostrato nulla e sono trapelate solo poche anche se incisive testimonianze. Si sono viste invece grandi manifestazioni di massa dei "fratelli musulmani", specie in piazza e presso moschee, combattute dall'esercito, sinora sempre rigorosamente laico e foraggiato dagli USA, ma di cui questa volta ci si è affrettati a condannare l'azione repressiva e la sua brutalità arrivando a prospettare di contro un intervento diretto degli USA. Una conferma indiretta delle tante accuse su tutta la costa sud del Mediterraneo e non solo, agli USA, di aver cambiato campo. Invero tutti i regimi laici nord africani e mediorientali, dall' Iraq di Saddam Hussein, alla Libia dell'antiamericano Gheddafi, allo stesso Egitto di Mubarak, debbono la loro esistenza al consenso o alla preferenza (meglio Gheddafi che gl'Ayatollah) degli USA. Le cose sono progressivamente cambiate e gl'ultimi accadimenti egiziani confermano il definitivo giro di boa. Il cambiamento rischia di essere fortemente destabilizzante non solo per l'area nord africana e mediorientale, ma per tutto il Mediterraneo e la stessa Europa. Per l'area mediorientale, la Turchia, subito solidale con l'esercito egiziano, vede turbata la laicità del proprio Stato, sua grande conquista. Per l'Europa, essa è gravida per la Francia data la sua storia coloniale e post coloniale, così come per la Germania per le forti presenze migratorie, e per le stesse ormai anche per il ns. Paese. I fatti recenti della ex Jugoslavia fanno sì che il giro di boa americano faccia riaffiorare ombre e fantsmi che parevano sopiti per sempre dai tempi della battaglia di Lepanto, ed in maniera drammatica se si concretasse un intervento militare degli USA. Il veto di Putin, sebbene dettato dagl'interessi geopolitici della Russia nell'area, fa, in questo senso il gioco europeo, cosa di cui si è ben resa conto la Cancelliera Angela Merkel che ad esso si è subito associata, creando un precedente assoluto che sancisce per la prima volta apertamente il profondo iato tra gl'interessi USA e quelli dei Paesi europei nell'area, nonché la comunanza degl'europei con quelli russi. Per quanto concerne il ns Paese il nuovo corso americano nel Mediterraneo segnerebbe necessariamente il definitivo declino dell'asse Lega / Forza Italia le cui posizioni sono sempre state antitetiche a questa linea, allo stesso modo in cui - a suo tempo - il nuovo corso USA dopo la caduta del muro segnò il crollo della Democrazia Cristiana. L'azione della Merkel e di Putin invero tutela non solo gl'interessi economici dell'Europa, ma, prima ancora, la sua Storia, la sua Cultura, dunque la sua identità. E allora: forza Angela Merkel e - perché no? - anche forza Vladimir Putin.
francesco latteri scholten. 

mercoledì 21 agosto 2013

Critica della Ragion Criminale, dal Noir luce inedita ma vera su Kant.


Non è solo e semplicemente un eccellente "Noir", avvincente, d'azione, di suspence, che cattura il lettore dalla prima all'ultima pagina, in cui si seguono le indagini condotte da Hanno Stiffeniis, ma, nascendo da ricerche approfondite concernenti sia la storia della filosofia ("Kant. A biography" di Manfred Kuehn) che storico culturali ( "Tales from the German Underworld" di Richard J. Evans) ci dà un quadro generale più completo tanto della realtà storico culturale degl'ambienti in cui si trovò a vivere Immanuel Kant quanto della vita dello stesso che ci capiterà di incontrare. Ne esce un quadro del tutto inedito e destinato ad inserirsi nei testi di filosofia innovandone il contenuto. Certamente Immanuel Kant è e resta la vetta ultima e più elevata del razionalismo e della metodologia, a lui tanto connaturata che gl'abitanti di Koenigsberg usavano regolare i propri orologi in base ai suoi spostamenti, ma è anche il filosofo con il quale il razionalismo giunge al proprio limite: esso per sua natura, al pari dell'empirismo, non è in grado di dare una risposta definitiva alle tre questioni ultime, Anima, Mondo, Dio. Queste le conclusioni sia della "Critica della Ragion Pura" che dei "Prolegomeni". Ma ciò implica necessariamente il fatto che tanto il razionalismo quanto l'empirismo possano solo essere degli strumenti parziali nella ricerca della Verità. Implica anche che allora anche altre vie e altri mezzi possano avere un loro senso e valore in questa ricerca. Il primo a doversi necessariamente rendere conto di ciò dev'essere stato (e fu) proprio lo stesso Kant, e ciò ha cambiato le sue vedute e le sue convinzioni, come prova il ritiro - l'unica ritrattazione fatta dal filosofo - della sua aspra e satiresca critica all'animista occultista ed alchimista Svedeborg. Vie nuove ed orizzonti inediti nei quali, al pari che già per l'ultimo (e più grande) San Tommaso d'Aquino, si staglia in tutta la sua dirompente grandezza la questione del Male. In questo eccellente noir, scritto a quattro mani da Machael Jacob e Daniela De Gregorio, li ritroviamo entrambi: non più l'Immanuel Kant rampante dei tempi che vanno fino ai "Prolegomeni", ma l'anziano Professor Kant, che dopo la presa di coscienza dei limiti di razionalismo ed empirismo, è aperto anche ad altre e - per i tempi - assai inusuali vie di ricerca della verità, comprese quelle di Svedeborg, il dottor Vigilantius. E, attenzione, la figura dell'anziano Prof. Kant quale ci viene descritta, non è per nulla una invenzione letteraria, ma è assolutamente vera al pari di quella del Kant rampante cui i testi ci hanno abituati. E' questa quella destinata ad entrare anche - ed in modo dirompente - nei testi di filosofia, è questa quella con cui si devono e si dovranno fare i conti per una comprensione più piena e completa sia del grande filosofo che della sua filosofia. Non è dunque più sufficiente guardare, tramite Wolf alla metafisica di Suarez, ma è necessario volgersi anche più da vicino a Svedeborg ed alle sue arti: animismo, occultismo ed alchimia.
francesco latteri scholten.

sabato 17 agosto 2013

Egitto (e M.O.): guerra tra laicità dello Stato e Islam.



Il confronto è in realtà antico e tutt'altro che scontato e superato anche in Occidente dove solo qualche settimana fa per primo Papa Francesco ha fatto finalmente proprio il principio peraltro già sancito dalla Rivoluzione Francese, ma già anche da quella Americana prima, e poi da quella Russa dopo: il principio della laicità dello Stato, premesso anche dalla carta dei diritti umani. Gl'antichi re di Roma, personaggi appartenenti più alla leggenda che alla storia, erano anche sommi pontefici, ossia addetti alla costruzione del "ponte" tra gl'uomini e Dio, cioé capi religiosi. L'avvento di Roma repubblicana sancì nella storia, e con il suo dominio nel Mediterraneo, quello dello Stato laico. La successiva vittoria della dittatura imperiale con imperatori che osarono fregiarsi del titolo di Divus, ovvero di "Dio", e poi dell'editto di Costantino ripose la questione e sono famose le parole di un re della Francia prerivoluzionaria, notoriamente alquanto avverso a Dio,: "Parigi val bene una Messa". In Oriente, all'indomani del definitivo crollo di Bisanzio, è stato Ata-Turck, il fondatore della Turchia moderna a porre la laicità dello Stato. Il principio della laicità dello Stato sancisce di fatto la vincolanza positiva della norma di Stato quale unica e dunque costituisce l'abrogazione della legge religiosa. La Storia - e perciò la genealogia, come correttamente suggeriva già Nietzsche - ha sempre più palesato come la norma religiosa, assumendo a pretesto una purezza peraltro presunta, ponga di fatto invece l'idolatria dell'avere e del potere, il settarismo, il classismo ed il razzismo. Una normazione costruita invero nel sangue di tanti, tantissimi, troppi. Si va dalla lapidazione delle adultere, alla infibulazione (mutilazione dei genitali femminili), alle discriminazioni dei sessualmente diversi, omosessuali o transessuali che siano, alle discriminazioni tra figli, figliastri, ripudiati e non, puri ed impuri e perciò esclusi dall'avere e dai diritti, alle emarginazioni e persecuzioni di laici liberi pensatori - e sono tristemente famosi gli scritti messi all'indice ed i roghi dell'Inquisizione - esempio per tutti, per il mondo islamico, la condanna a morte e la persecuzione dello scrittore Salman Rushdie. E' proprio il confronto tra fondamentalismo ed integralismo islamico e laicità moderna ciò che più di ogni altro palesa le dimensioni e la tragedia umana di tutto ciò. L'icona che più terrorizza l'Islam: una bambina seduta accovacciata con un libro in mano intenta a leggere. E viene in mente Amina, la "Femen" tunisina e le sue ultime foto a seno nudo con i commenti rivolti agl'islamici: "Non abbiamo bisogno né di voi, né della vostra democrazia e meno che mai della vostra religione." E' una donna egiziana, tra la folla assediante la moschea centrale, in cui gl'islamici sono asserragliati, a gridare: "Haschischin", Assassini. E questa rivendicazione e presa di coscienza, anche nel mondo islamico, appartiene ormai a milioni di persone ed in tanti, come proprio in Egitto sono scesi finalmente in piazza a dire Basta, a rivendicare la laicità dello Stato. Lo ha - a distanza - ribadito Erdogan, capo di Stato del primo Stato laico del M.O.: la Turchia. 

francesco latteri scholten.

venerdì 16 agosto 2013

Marina Berlusconi: quando il candidato migliore è non disponibile.


"Non sono disponibile, l'ho già detto e lo ripeto, a scendere in politica in sostituzione di mio padre..." così più volte con chiarezza Marina Berlusconi. Lontana dalla politica, ma anche dai riflettori e dalle luci della ribalta molto più che gl'altri figli di Berlusconi, è invece, tra tutti, quella con le migliori capacità manageriali, non solo strettamente economicamente intese. La sua conduzione della Mondadori peraltro lo conferma abbondantemente. Una linea distante da quella populistica e spesso estremista di una "pasionaria" come la Santanché o quella di Libero. Aperta anche ad istanze diverse e ad orizzonti culturali più vasti, capace di confrontarsi anche con l' Altro, il diverso, e di farlo a tutto campo, senza per questo perdere o ignorare la propria identità. Lo dimostra ad es. proprio la politica editoriale di Mondadori e di case affiliate come la Net. Titoli che spaziano a tutto campo da un lato all'altro dell'agone politico e socio culturale: da Croce a Sartre, a Garcia Marquez a Bernanos o Maritain a Paco Ignacio Taibo II con il suo bestseller assoluto, "Senza perdere la tenerezza". La motivazione non è solo quella strettamente commerciale dettata dal "perché lasciare ad altri un mercato che posso prendere io", ma da una grande capacità di andare oltre e porsi al di là. Diversamente da molti altri personaggi dell'ambiente berlusconiano non è mossa da una necessità interiore impellente e quasi assoluta di mettersi in mostra, ma da quella del fare e per davvero senza mettersi con ciò a qualunque costo in piazza. La sua decisione di non sostituirsi come piattello al padre per offrire ad altri un nuovo bersaglio (l'esempio è suo) è più che condivisibile. Il punto è che - come già per l'orizzonte economico manageriale - ormai anche per quello politico una alternativa seria e valida non c'è. Infine: una sua candidatura, a differenza di tutte le altre, eserciterebbe un fascino ed un'attrattiva assai forte anche per tanti che oggi (ma anche ieri) guardavano verso altri orizzonti scartando di necessità un Berlusconi Bossi. Merkel italiana per necessità? Lo ammetto anch'io: se ci fosse, la tentazione di votarla sarebbe forte.
francesco latteri scholten.



domenica 11 agosto 2013

Cinema. Rush, F.1 '76: il duello Hunt / Lauda.


E' atteso per l'8 settembre, in concomitanza al G.P. di Monza, gara del ritorno alle corse di Niki Lauda dopo il terribile incidente del Nurburgring. La regia è di Ron Howard, già vincitore di due Oscar per "A Beautiful Mind", la sceneggiatura del bravissimo Peter Morgan, la colonna sonora è di Hans Zimmer ("Il Gladiatore"), i protagonisti sono Chris Hemsworth ("Thor" e "The Avengers") nei panni di James Hunt e Daniel Bruehl ("Bastardi senza gloria") in quelli di Lauda. E' un Duello dei più grandi della Storia della F.1, duello tra due scuderie appartenenti al mito, la Mc Laren con la M23 e la Ferrari con la 312 T, e due piloti leggendari. Personalità radicalmente differenti, per molti versi agl'antipodi: Lauda, tipicamente borghese - nel senso migliore che questo termine possa assumere - di famiglia imprenditoriale austriaca, avviato alla carriera di manager ma poi vinto dalla passione per le corse, "freddo" e "calcolatore", dalla vita peraltro ordinaria; Hunt, un convinto Hyppie e "sciupafemmine", anche lui vinto dalla stessa passione: correre per il gusto di correre ed arrivare primo. Si erano conosciuti ad una gara di formula 3 del 1970, troppo diversi per giungere alla sintesi di una vera amicizia, ma sufficientemente simili per arrivare ad una grande stima ed ammirazione reciproca. In sintonia con i propri caratteri fu Lauda a chiedere l'annullamento del GP del Nurburgring proprio a causa della pericolosità del circuito, dopo che un altro pilota durante le prove aveva perso le gambe in un incidente, Hunt, che invece aveva anche fascino e carisma da vendere persuase con facilità gl'altri piloti in senso contrario, accusando Lauda di aver paura. Paradossalmente, l'incidente occorse poi al freddo e calcolatore Lauda e non allo spericolato Hunt. Quest'ultimo in seguito si sentì responsabile dell'accaduto, ma fu Lauda a chiarire: "Devi sentirti responsabile semmai del mio ritorno, perché mentre lottavo con la morte ti vedevo vincere approfittando della mia assenza". Sono state parole profetiche perché nonostante l'incidente Lauda era arrivato all'ultima gara del mondiale '76, il G.P. del Giappone, con tre punti di vantaggio su Hunt, ma pioveva dirottamente e l'austriaco giudicò troppo pericoloso correre nelle proprie condizioni fisiche e si ritirò. Vinse James Hunt.
francesco latteri scholten.

Per la Marijuana come il tabacco: legalizzazione e monopolio di Stato.


Mentre ormai anche l'ONU riconosce il fallimento del proibizionismo, come del resto già per gli alcoolici negl'anni venti, è l'Uruguay del Presidente José Mujica, detto Pepe, un "Tupamaro" del Frente Amplio a rompere per la prima volta a livello mondiale un tabù. La Cannabis, detta anche Haschisch, e chiamata Marijuana in America Latina, è legalizzata come già il tabacco. Giubilo, canti e balli in piazza alla notizia. Legalizzata in toto, dalla produzione alla vendita. José Mujica è Presidente di Sinistra, non solo ideologica, ma praticante, come nomi già leggendari dell'America Latina, da Sìmon Bòlivar a Ernesto Guevara detto "Che", che anche da Ministro andava regolarmente a fare volontariato lavorando pesantemente nei campi di coltivazione della canna da zucchero. Mujica trattiene per sé solo il 10% del proprio stipendio (800 Euro al mese) lasciando il resto per i più poveri. La legalizzazione della Marijuana, come il tabacco, è stata una delle sue bandiere. Per evitare però le speculazioni ed anche i turismi, Uruguay come Amsterdam capitale dello spinello, lo Stato pone il Monopolio ed inoltre consente la vendita solo a cittadini maggiorenni ed in farmacie dotate di apposita licenza. 40 Mln di dollari, cifra significativa per il piccolo Uruguay che conta circa 3,3 Mln di abitanti, dovrebbero così spostarsi dai cartelli della droga alle casse dello Stato. A profittare per primi della legalizzazione saranno cliniche e case farmaceutiche perché grazie alla nuova legge sono ora legali anche gl'importanti usi terapeutici della Marijuana. Una legge destinata a fare scuola ed esempio, come del resto bello sarebbe che fosse imitata l'iniziativa del Presidente José Mujica per quanto concerne il proprio stipendio.
francesco latteri scholten.



mercoledì 7 agosto 2013

Un Romanzo nato grande e bellissimo: Malus, di Nicoletta Latteri Scholten


E' il romanzo che sancisce l'ottimo esordio letterario di Nicoletta Latteri Scholten, nata a Koeln (Colonia) 1964, laureata e specializzata in archeologia cristiana all'università di Bonn, già autrice di articoli e pubblicazioni specialistiche del proprio settore. E': "Un libro che stupisce, a ogni pagina. Scritto da un giullare, ed è tutto dire. Un'altra tappa dell'eterna lotta tra il Bene e il Male, tra luce e tenebre, per riconoscerli e capire da che parte si è. La decisione di voltare le spalle alla memoria o affrontarla a viso aperto. Il racconto di luoghi lontani nello spazio e nel tempo, di eventi mai descritti, di storie divenute leggende, di una lotta originata dagli errori degl'uomini e portata a termine per liberarli dalla loro stessa follia. Tutto questo in una salsa ironica e brillante, dove il divertimento la fa da padrone, dove il non prendersi sul serio fa capire quello che di serio, veramente, c'è. Il mondo che progredisce, ma senza la sapienza: non si hanno punti di riferimento e tutto rimane uguale. Rimane quindi solo la forza che c'è nella parola, che nessuno può dominare: quella parola che è nel Divino, grazie alla quale l'uomo non si separa da Dio. E allora si può comprendere che il limite del Male è proprio la grandezza di quest'uomo: non nella filosofia, per le strade, tra gli stendardi di eserciti. Voltarsi indietro, al proprio passato, alla riscoperta della dignità dell'uomo, il quale,  credendo di vincere, in realtà non fa altro che abbandonare quanto c'è di meglio in sé stesso: l'amore per la libertà, la fame di giustizia, la forza del proprio passato."

francesco latteri scholten.

venerdì 2 agosto 2013

Pasolini altra vittima della strage di Bologna: i mandanti.



Pier Paolo Pasolini (3P), figura tra le più insigni della letteratura e dell'arte italiana del Novecento, è stato assassinato barbaramente ad Ostia nella notte tra il 1° ed il 2 Novembre 1975. Come potrebbe allora mai essere ulteriore vittima di un attentato tra i più nefasti e terribili dell'Italia degl'anni di piombo, accaduto il 2 agosto 1980, cinque anni dopo, alla stazione di Bologna? Eppure di quell'attentato di cui si è giunti ad arrestare gl'esecutori e per cui esiste il dovere inderogabile per uno Stato civile di giungere ai mandanti ed alla loro consegna alla giustizia, come ha asserito oggi alla commemorazione la Presidente della Camera Laura Boldrini, si sa per certo che le indagini furono fuorviate e depistate da Licio Gelli, famigerato capo della P2, per questo condannato insieme a uomini dei servizi. E' certo anche il coinvolgimento della banda della Magliana. Dunque strage di Stato. Ebbene, Pier Paolo Pasolini di quella strage non solo parla, ma la descrive minuziosamente. Descrive il contesto che a quella strage porterà e che la implica di necessità. La implica in quel contesto che implica già l'assassinio del Presidente dell'ENI Enrico Mattei. Il contesto originario anzi - quello da cui si parte - è proprio quello che porterà all'attentato a Mattei, commissionato alla mafia dalle compagnie francesi, dei cui retroscena dettagliati era a conoscenza il giornalista Mauro de Mauro, amico di Pasolini e che a questi li avrebbe rivelati. Mauro de Mauro è stato anch'egli per questo ucciso. Pasolini avrebbe smascherato - o voluto smascherare - l'assassino di Mattei nell'ultima e purtroppo incompiuta sua opera: lo stupendo "Petrolio", un satyricon in chiave moderna, dove a pagine anche di grande filosofia - bellissimo il tema metafisico - si aggiungono le molte altre in cui è sviluppato il ritratto della società italiana del Novecento e di volti tipici di essa dalle classi più infime a quelle più elitarie in uno smascheramento straordinario in cui la figura del nuovo presidente dell'ENI, Cefis, è ritratto non solo nella sua scissione psichica alla Jekyll/Hyde, ma anche nella sua bisessualità e nelle sue perversioni squallidissime. Il potere si intreccia fittamente alla sessualità, perché, e Pasolini lo dimostra accuratamente, per Cefis (Carlo di Tetis nel testo), ma anche per altri personaggi dell'egemone classe economico politica, il sesso è potere ed il potere è vissuto nei modi della sessualità. Sullo sfondo, tra le moltissime altre cose, c'è anche il golpe Borghese. La trama di potere economico e politico che porta, anzi necessariamente implica, l'assassinio di Mattei è smascherata magistralmente da Pasolini, ma essa non si ferma assolutamente lì: essa prosegue decisa - e d'altronde l'assassinio di Mattei era storicamente già avvenuto - ed arriva alla strage della stazione di Bologna (nel testo pasoliniano è quella di Torino) ed oltre. E' doveroso soffermarsi sul fatto che la strage alla stazione, al pari che l'attentato a Mattei, è una implicazione necessaria e non prescindibile. E' curioso che il testo pasoliniano non sia stato preso agli atti né per il caso Mattei, né per il caso de Mauro, né per il caso Pasolini e neppure per la strage di Bologna. Eppure, almeno per lo stesso caso Pasolini, sarebbe stato doveroso.

francesco latteri scholten.

giovedì 1 agosto 2013

Sentenza Mediaset tra Giustizia e Politica.



"Maior e longinquo reverentia", scrivevano gl'antichi, non senza qualche ragione. Eppure collocarsi "al di là" per tentare una valutazione obbiettiva non è facile. Per intanto la sentenza, pronunciata alcuni minuti fa, circa le 19.47, conferma quanto già in inferiore grado di giudizio ad esclusione dell'interdizione cui rinvia l'altra Corte per la riformulazione in quanto eccedente la norma di legge vigente. Dunque Berlusconi condannato ma non interdetto per cinque anni bensì per un tempo inferiore e da ridefinirsi dalla Corte. Il Cav. perciò non è definitivamente eliminato dalla scena politica per via giudiziaria ed è stato tolto il gravame di questo fardello alla magistratura. "Se mi condannano non vado in esilio né ai servizi sociali ma in galera" aveva tuonato ultimamente Berlusconi riferendosi all'antecedente famosissimo di Tangentopoli e Bettino Craxi di cui peraltro il Cav è stato il braccio destro. Proprio su questo fronte sono doverose una serie di considerazioni: 1) ai tempi della tanto vituperata "Prima Repubblica" i politici avevano il senso - che fosse buon senso o senso dell'onore o, semplicemente di responsabilità - di dimettersi in presenza già del semplice "Avviso di Garanzia" senza stare ad aspettare l'ultimo grado di giudizio, come da parte di Berlusconi. 2) Craxi prima che condannato dai giudici fu cacciato a furor di popolo e la scena della sua uscita dal Raphael grandinato dal lancio di monetine è rimasta famosa e soprattutto nella Storia. Per il suo ex braccio destro e prosecutore, viceversa, non vi sono mai stati lanci di monetine, anzi si è oggi schierato in piazza un folto "esercito di Silvio" a sostenerlo apertamente. Il fatto di per sé è indice di un mutamento anche deciso in parti cospicue dell'opinione pubblica circa la magistratura. Per intanto nel tempo sono venute a galla diverse cose circa "Mani Pulite" le quali hanno fatto legittimamente sorgere il sospetto che quelle mani invero troppo pulite non fossero. Nicola Cusani, uno dei maggiori imputati della vicenda di allora, aveva osservato che sì certo lui era colpevole dei reati contestatigli, ma che tuttavia dall'andamento degli interrogatori aveva evinto che ai giudici interessasse una precisa direzione più che uno svelamento esaustivo. C'è poi la vicenda del Tonino di Pietro politico e quella della contabilità del suo partito gestita da una "fondazione Italia dei Valori" a lui intestata in cui confluivano i finanziamenti pubblici del partito, vicenda che ne ha causato la fine politica. Dunque un quadro generale nel quale oggi in settori anche cospicui dell'opinione pubblica l'immagine della magistratura è un pò meno "immacolata" di quanto lo fosse ai tempi del Raphael. La sentenza - sebbene sancisca che non vi siano cittadini al di sopra della legge - segna il declino di un'epoca, quella del ventennio berlusconiano e lo segna in negativo con il malo esito del ventennale scontro tra politica e magistratura in cui entrambi i contendenti escono peggio che prima: la politica, i cui attori non arrivano a quel senso di civismo per cui anche in presenza di un Avviso di Garanzia ci si dimette, e, la magistratura che - perlomeno in vasti settori dell'opinione pubblica - non riesce a liberarsi del sospetto di essere politicizzata. Due sconfitti, ed è estremamente grave.
francesco latteri scholten.