sabato 30 luglio 2011

Emergenza umanitaria in Corno d'Africa e GMG a Madrid.



Prima le speculazioni sul grano ed i conseguenti sconvolgimenti politici e la guerra nel Nord Africa ed in diversi Paesi africani e non solo, poi specie nel Corno d'Africa, la carestia accresciuta dalla guerra, infine lo sbocco: un'emergenza umanitaria immensa che coinvolge oltre 12 mln di persone. La CEI è stata una delle prime ad intervenire in maniera fattiva e concreta. Sono in atto nuove raccolte per altri interventi. Serve di tutto. I fatti tuttavia e la loro genesi rinviano ad altro, alla vera emergenza: l'emergenza etica. Quando si arriva a speculare sull'alimentare infatti l'emergenza è etica. Quando le speculazioni mettono in ginocchio intere economie, con indifferenza, con superficialità, con disprezzo dell'uomo e della vita, l'emergenza è etica. Un'etica autentica è priorità indifferibile e improcrastinabile. Lo è soprattutto nei confronti dei giovani, anche se - ovviamente - non solo. E' fondamentale ribadire delle linee di orientamento per l'uomo, porre dei riferimenti valoriali in una realtà sempre più non semplicemente atea - perché l'ateo può benissimo mettere al centro la Vita - bensì avaloriale ed anzi tendenzialmente o addirittura espressamente nichilista. Si tratta di un nichilismo travestito da inneggiamento al benessere economico, a forme di economia che in realtà non solo non sono più "Civiltà dell'amore", non solo non sono più economia solidale, ma sono economie distruttive dell'uomo, delle civiltà e dei popoli. E' allora - cioé adesso - che una GMG acquista un significato del tutto particolare. Un significato del tutto particolare acquista anche il celeberrimo monumento cristiano di Madrid: la "Sagrada Famiglia". Un monumento che rinvia alla centralità basilare della realtà umana: la famiglia. Le moderne forme di economia sono antiumane perché pongono come valore solo ed esclusivamente il profitto e considerano "valore zero" l'uomo, la famiglia, la Vita. Ma, il profitto di Chi? E, per quali fini? A queste domande una ristrettissima e sempre più ristretta élite crede, nella propria follia ed ottenebrazione mentale di poter rispondere "per noi e per i nostri fini". E' l'illusione in cui solo degli idioti possono davvero credere, infatti il profitto dato da una forma di economia che pone zero il valore dell'uomo, pone zero il valore anche di quell'uomo che detiene il profitto. Questi moderni idioti - e non c'è idiota più idiota di quello che si presume intelligente - non si accorgono assolutamente che i loro sistemi, nei quali si sentono tanto scaltri, altro non sono che delle riformulazioni del mito dell'antichità classica di re Mida, l'uomo che sentendosi intelligente chiese agli déi, che grati gl'avevano concesso l'esaudimento di un desiderio, che tutto ciò che toccasse divenisse oro. Gli déi chiesero se davvero fosse cosciente di ciò che chiedeva e se davvero lo volesse. Lui, scaltro nella sua ottenebratezza, rispose che sì. Essi lo concessero e lui morì di fame. C'è l'incarnazione moderna del mito: il miliardario americano Howard Hughes, morto alcuni anni or sono nel suo palazzo dorato. Morto di fame.
francesco latteri scholten. (30.7.2011)

sabato 23 luglio 2011

Oslo, come in un romanzo di Faletti: l'uomo a cospetto della propria follia.



Ormai è certo: è alto, biondo, gl'occhi azzurri. Non è islamico e non c'entra niente neppure il terrorismo internazionale. La sospensione degli accordi di Schengen, cui i fatti sono stati immediato pretesto, è del tutto inutile. Si tratta di atti che non vengono da "fuori" e che non sono neppure ispirati da "fuori". La cosa viene da "dentro", dall'interno. Gl'esperti confermano sempre più che molti dei tratti dei due episodi tra loro connessi - l'autobomba di fronte al parlamento di Oslo e la strage sull'isola a trenta chilometri in linea d'aria - hanno connotazioni rassemblabili all'operare di un serial killer deviato. A ciò bastano anche le semplici immagini dei fatti, la loro dinamica. Basta guardare e ciò che subito viene in mente sono le prime pagine del celeberrimo romanzo di Giorgio Faletti, il più famoso dialogo:
"Non riesco a seguire i tuoi ragionamenti" Ci fu una leggera pausa, come se l'uomo, all'altro capo del filo, stesse studiando le parole. "Non fartene un problema. A volte è difficile anche per me." "E allora perché hai chiamato, perché stai qui a parlare con me?" "Perché io sono solo." "Jean Loup chinò la testa sul tavolo e se la strinse fra le mani. "Parli come un uomo che sta chiuso in una prigione." "Tutti siamo chiusi in una prigione. La mia me la sono costruita da solo, ma non per questo è più facile uscirne." "Mi spiace per te. Credo di intuire che non ami la gente." "Tu la ami?" "Non sempre. A volte cerco di capirla e quando non ci riesco cerco almeno di non giudicarla." "Anche in questo siamo uguali. L'unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco. Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia. Io no. Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai." "E allora tu cosa fai, di notte, per curare il tuo male?" Jean Loup incalzò leggermente il suo interlocutore. La risposta si fece attendere e fu come se un oggetto avvolto in diversi strati di carta prendesse lentamente la luce. "Io uccido ..."
E' dai tempi di Socrate che l' "Uomo" pretende di interpretarsi e conoscersi esclusivamente in termini di razionalismo dialettico. San Tommaso d'Aquino lo aveva addirittura definito come "animale razionale" indicandone proprio nella "razionalità" il segno distintivo e propriamente umano. Gli "Illuministi" avevano esaltato ciò. Lo si continua a fare anche oggi. A dispetto dell'evoluzionismo di Darwin e - assai prima - di Aristotele, i quali entrambi avevano mostrato come l'uomo contenga in sé le strutture, anche psichiche e cerebrali degli esseri più semplici che lo avevano preceduto: i rettili, i grandi mammiferi, i primati, gli ominidi. Nietzsche aveva dimostrato come già gli antichi non riducessero l'uomo a semplice razionalismo dialettico e come questo invero tradisse la realtà umana nella sua molteplice e polimorfa realtà. Freud, Jung e altri lo avevano confermato. Ma già con Jung era divenuto evidente che ipnosi, nevrosi e patologie similari erano affezioni della parte più moderna del cervello umano. Era su di esse che spesso la psicoanalisi e la psicoterapia potevano agire con successo. Ma, le parti antiche e più antiche del cervello dell'uomo, possono anch'esse essere affette da patologie. Su di esse analisi e psicoterapie sono ininfluenti. L'uomo non è semplicemente "razionale". La razionalità è solo una delle sue componenti. Dunque l'uomo non può essere compreso semplicemente in termini di razionalità. L'interrogativo di "che cosa è l'uomo?" apre orizzonti necessariamente assai più vasti di quelli che questo interrogativo apriva in orizzonti socratici, tomistici, illuministici e positivistici. Apre orizzonti più vasti anche di quelli nietzschiani. Orizzonti che sfociano in quell'oceano nel quale l'ultimo Nietzsche cadde, ma dai quali non poté comunicare più nulla: gli orizzonti di Halle. Ebbene, anche gli orizzonti di Halle fanno parte dell'interrogativo "che cosa è l'uomo?". E' proprio questo ciò che fa paura, che spaventa l'uomo e la società. E' per questo che si tacciono. Ma essi non per ciò spariscono e spesso riaffiorano come ad Oslo, come ad Auschwitz, come nei Gulag, come nei tanti campi di battaglia e sterminio, nelle carestie, nelle pestilenze ...
francesco latteri scholten.

mercoledì 13 luglio 2011

Priorità mondiale: un'etica (normativa) nuova per la finanza. Unità salva Italia, Minnesota fallisce.



Giorgio Napolitano smentisce Dante nel giudizio sull'Italia, confermandosi degno nocchiero di primissimo piano e proprio con "mare in gran tempesta". Una grande politica che rinverdisce l'unità d'Italia e la collocazione europea. E sono queste, sostanzialmente, insieme alla coscienziosità di Premier, governo, ministro dell'economia, e di tutti i maggiori partiti politici, a salvare il Paese. L'attuale crisi finanziaria mondiale di fatto nega le tesi sia nazionalistiche che localistiche (quelle delle varie leghe e movimenti Nord e Sud tanto per capirci). Nessuno dei tanti staterelli dell'Italia preunitaria avrebbe retto le pressioni speculative attuali. Non le reggerebbero da soli - come i fatti dimostrano - neppure molti Paesi Europei. Da sola non la reggerebbe neppure una delle otto più forti economie mondiali quale è la nostra. La realtà è drammatica. Non la realtà di singoli Paesi europei quali Grecia, Portogallo, Islanda, come vorrebbe Mood's. E' tragica la realtà degli States dove già un primo Paese, il Minnesota, è fallito. Tutti i dipendenti statali sono sul lastrico, l'attività degli uffici pubblici, delle scuole, degli asili etc, tutto il pubblico è bloccato. Sono bloccati gl'appalti, perciò le opere. Dunque è bloccato anche il "privato". E' una situazione nella quale - come giustamente osserva lo stesso Presidente Obama - la distinzione tra pubblico e privato non ha più molto, o alcun, senso. E' vero che la crisi è anche economica e che si tratta di una crisi forse più grave di quella del '29 del secolo scorso, che ne costituisce forse l'unico antecedente storico. Ma la crisi, come le ondate speculative a ripetizione contro Grecia e Portogallo e adesso anche contro l'Italia, dimostrano, è anzitutto una crisi artefatta, una crisi indotta da moti speculativi di grandi soggetti o società le quali da tempo si collocano di fatto al di là ed al di fuori delle normative dei vari Paesi. Soggetti il cui agire è un agire chiaramente criminale ed antiumano come dimostrano le recenti speculazioni internazionali sull'agroalimentare che hanno causato l'incremento immotivato del costo del grano di oltre il 70% in solo alcuni mesi, incremento che ha portato la fame e la guerra in diversi Paesi, in Africa (Yemen e Somalia), nel Nordafrica, segnatamente Tunisia, Egitto, Libia, in Medio Oriente. E' un agire che mostra non solo la delinquenzialità di questi soggetti, ma come essi di fatto si pongano al di fuori ed al di sopra della realtà politica ordinaria, praticamente ridotta a puro fantoccio. L'economia del pianeta e con essa la politica è, da tempo, determinata da soggetti assolutamente opachi, di fatto non controllabili dalle varie giurisdizioni dei diversi Paesi. Si tratta di realtà le quali usurpano totalmente il potere ed il diritto legittimo non solo dei semplici cittadini, ma addirittura dei Paesi e delle comunità sovranazionali. E', come la drammaticità della situazione dimostra, assolutamente prioritario il fattore etico della finanza. E' imprescindibile il ritorno della finanza a servizio dell'economia, delle comunità sovranazionali e nazionali, dei cittadini. Non il contrario, come oggi. La realtà attuale, specie quella normativa, che consente l'accadere di quanto sta accadendo, di fatto non solo distrugge, come sta avvenendo, intere economie, interi Paesi e comunità sovranazionali, ma distrugge alla fine la stessa finanza. Una finanza senza economia infatti è una "petitio principi". L'economia è la base della finanza, è la realtà sulla quale la finaza, da sempre, si innesta. Distruggere l'economia è porre le basi della finanza sul vuoto, sul nulla. Il criterio direttivo dell'agire finanziario non può continuare ad essere, come oggi, semplicisticamente quello del maggior incremento di guadagno di alcuni, pochi soggetti che divengono ogni giorno di meno e più ricchi a discapito di un sempre maggior numero di soggetti sempre più poveri, a discapito di interi Paesi. Il criterio non può essere, di nuovo come oggi, ancor prima di questo, quello di un potere sempre più occulto ed occultante, un potere che realizza sempre più prammaticamente quello che era il vecchio ideale dispotico del "panopticum", l'osservatorio politico ideale della tirannide occulta, il luogo da cui è possibile osservare tutto e tutti senza essere visti da nessuno e senza dover rendere conto a nessuno del proprio agire ed operare. L'ideale di tutte le eversioni e le cospirazioni di tutti i tempi. Ebbene questo ideale è oggi, purtroppo, nel settore finanziario, una realtà. Una realtà dalla quale è necessario imporre normativamente l'uscita. Una realtà non solo eversiva e cospirativa nel senso più assoluto - le varie Br o eversioni e cospirazioni di sinistra e di destra sono uno scherzo a confronto - ma una realtà nichilista ed annichilente, il cui unico sbocco è il NULLA.
francesco latteri scholten (13.06.2011).

martedì 12 luglio 2011

Gli USA come l'impero romano: la passione del suo tempo.



Sono in tanti a non saperlo o a non tenerlo debitamente presente: molti tra i più autorevoli esperti di politica americani, compresi quelli della famigerata CIA, sono dei grandi studiosi di storia antica ed in particolare di storia dell'impero romano, ma anche della grecità classica. Non si tratta di un vezzo "snob", di una chiccosità culturale di cui fare eventualmente sfoggio. Si tratta di un interesse professionale. Ciò che interessa è infatti lo studio del potere e delle sue forme più incisive e durature. L'impero romano infatti fu proprio questo: una delle forme più durature, storicamente, di potere. Si dovrebbe dire di oppressione tirannica di stampo capitalistico, ma questo poco importa. Si studia per emulare e per riprodurre, per dominare. Si studiano strutture di dominio per applicarle nella pratica. Ciò che allora però lascia assai perplessi della attuale situazione mondiale, in particolare della situazione degli USA, è la marcata similitudine della sua decadenza con quelle della storia antica con particolare riferimento proprio alla storia greca e, soprattutto, romana. Greco è l'antecedente del confronto USA URSS, Atene Sparta, conclusosi con la disfatta di Sparta, ma se Sparta piange, come i fatti attuali dimostrano, Atene non ride. Romano è invece l'antecedente storico del decadimento economico della potenza USA. Qui le similitudini e gli sviluppi sono molto profondi. Roma antica è senz'altro più spartana di Atene, nondimeno essa, come osservano tra gli altri anche personaggi molto autorevoli del calibro ad esempio di un Cicerone o di un Tacito, è anche una grande potenza economica e morale. E' la forza morale dei costumi di Roma ad averne fatta una grande potenza economica, la più grande del Mediterraneo. La Roma repubblicana è una grande produttrice ed esportatrice di beni. E' l'economia a dettarne la politica, soprattutto quella militare. La morale ed i costumi però con la ricchezza cambiano e divengono più lascivi. Cambia anche la stessa economia che da produttiva diviene commerciale e finanziaria. Cicerone è ucciso, cade la Repubblica nasce l'impero e con esso l'imperialismo. La ricchezza - progressivamente - non è più produttiva, lo zoccolo duro dell'economia (produzione agricola di grano e derrate, di greggi, produzione manufatturiera, artigianale etc.), ma è ormai, sempre più commerciale. Ossia la ricchezza è nella commercializzazione di prodotti prodotti non importa dove. Roma non esporta più, importa, ed importa tanto, troppo. La ricchezza è commerciale e finanziaria, ed è più redditizio, produce più ricchezza commercializzare prodotti prodotti altrove a basso costo. Accade così che lo zoccolo duro dell'economia si sposta appunto altrove, ma, con esso, è spostata la base stessa dell'economia, e, con ciò quella della politica. La produzione forte è soprattutto in Iberia, l'attuale Spagna, e così a poco a poco cresce il potere politico di questa regione al punto che diversi imperatori saranno appunto ispanici o di origine ispanica. Si arriva così alla fine, l'Italia ed inparticolare il Latium e Roma, sono ridotte ad un totale sfacelo in quanto non esiste quasi più attività produttiva ma solo commerciale e la quasi totalità della produzione deve essere importata da fuori. Non bastano più neppure le Legioni ad imporre tutto questo perché, bene o male, anche le Legioni debbono essere pagate - e non si tratta come la vicenda di Atene e Sparta aveva già mostrato di un costo insignificante anzi -, come, bene o male, debbono essere pagate le importazioni. E' il tracollo. Ma, è anche, mutatis mutandis, esattamente quanto sta accadendo adesso in USA. E' "La passione del suo tempo". Ma come osserva John Le Carré, grande esperto di potere e, soprattutto di "intelligence", ex agente dell' M15 e dell' M16, oltre che grandissimo scrittore, nel suo "La passione del suo tempo", c'è anche il sorgere di nuove realtà, forze, imperi. C'è il fatto che l'URSS nelle sue politiche - altrettanto imperialistiche di quelle americane - non ha decentrato la produzione, al contrario ha fatto una attenta politica di accentramento produttivo. Accusato perciò il colpo del crollo dell' URSS, la Russia assurge ora, dopo una conversione di sistema dalle connotazioni spesso discutibili, a rango di nuova potenza euroasiatica. Aggiungo, allargando il quadro oltre l'ex URSS, si affaccia la Cina, il leone, che qualcuno ha detto tempo fa: "lasciatelo dormire perché quando si sveglierà farà tremare il mondo". Ebbene il leone s'è destato, ed ormai il conflitto in Libia lo dimostra, non s'è destato solo in economia. Roma, dunque ebbe alla fine imperatori ispanici o di origine ispanica. A quando un Presidente asiatico degli USA? Non è forse meglio, invece che l'inglese, cominciare a studiare il cinese?
francesco latteri scholten.

venerdì 8 luglio 2011

Murdoch, Orwell ed il pubblico inglese.



Scoop! Scoop! Scoop! Abbiamo le immagini di Giuda dopo che ha preso i trenta denari! Grazie alle moderne tecniche gli scienziati sono riusciti a ricostruire in HD le immagini della faccia di Giuda immediatamente dopo il tradimento. Ne ho pubblicata una, sotto il titolo, ad uso e consumo dei lettori di certi gusti ed aspirazioni. Ero perplesso ed ho espresso la mia perplessità anche ai tecnici ed agli scienziati riusciti in tanta impresa: a me sembrava la faccia assai nota di Murdoch. "Stia tranquillo, è la ricostruzione tecnico scientifica perfetta della faccia di Giuda dopo che ha preso i trenta denari". L'ho rimirata. "Veramente continua a sembrarmi la faccia di Murdoch!". Risposta: "E più Giuda di lui...".
E' - questa volta in Inghilterra - di nuovo super scandalo e bufera tempesta sulla stampa, sul giornalismo, sulla libertà dei medesimi, sui monopoli dei media e la gestione dell'opinione pubblica, come aveva anticipato George Orwell nel suo celeberrimo e fausto "1984". Senz'altro questa volta, incaricando degli hacker di manomettere e cancellare addirirttura degli sms dei genitori di una bimba rapita e non più ritrovata al solo fine dello scoop giornalistico si è raggiunta la vetta più alta dell'infamia. Senz'altro Murdoch ed alcuni suoi giornalisti e direttori di testate andrebbero condannati a severe pene pecuniarie e detentive ed andrebbe loro interdetta per il futuro l'esercizio e della professione e della direzione dei media. Siamo fin qui nell'ambito delle opinioni riportate dalla stampa e di quelle dei politici e dei giuristi a cominciare da quelli inglesi. Sarebbe però doveroso andare oltre. Oltre anche a quanto va George Orwell. Non interrogarsi cioé semplicemente sul rapporto condizionante "dall'alto" dei media nei confronti del pubblico, ma anche sul rapporto condizionante inverso, quello "dal basso". Come per la politica. Si parla dell'arroganza e del sopruso della politica e dei politici nei confronti dei cittadini, ma si dimentica di parlare del fatto che quei politici dai quali i cittadini sono angheriati, sono stati messi lì proprio dai cittadini. Murdoch ed i suoi - per aver fatto quello che hanno fatto - sono certamente degli infami e vanno certamente incarcerati, ma, Murdoch ed i suoi sono, alla fine, dei commercianti, dei venditori, come i politici. E, come i politici sono solo ahimé molte volte soltanto venditori di aria fritta. Ma, si vende solo ciò che si compra. L'aria fritta si può venderla solo se c'é chi la compra. Lo scandalismo, anche quello per cui "vale la pena" di cancellare e manomettere gli sms dei genitori di una bimba rapita pur di aumentarne il numero delle "puntate", è un prodotto che - purtroppo - si vende bene. E, si vende bene perché la gente lo vuole. L'interrogativo, allora, non è semplicemente su Murdoch ed i suoi o sui corrispettivi biechi personaggi similari italiani, ma sui cittadini inglesi, su quelli italiani, su di noi tutti e sul nostro senso civico, sulla nostra coscienza. Perché aneliamo a questo tipo di notizia, di stampa, di media? Perché non ce ne distanziamo e la rifiutiamo? Giuste pene per Murdock ed i suoi. Poi però si va a comperare quel tipo di notizia, di stampa, di media. Si pagano e si premiano quei media, quei giornali e giornalisti che praticano quel tipo di giornalismo e lo praticano con quei mezzi e quei sistemi. Si tratta di avere coscienza di sé e del proprio agire e, quel tipo di notizia, stampa, media e giornalisti, di boicottarli. Di non comperarli più. Di non andare sui loro siti internet. Si tratta di cominciare da noi. Si tratta di dire noi per primi NO.
francesco latteri scholten.

domenica 3 luglio 2011

Il Partito della Libertà: ovvero i post sovietici italiani, Putin magister vitae.



"C'era una volta", ed è subito mito. E' la frase di rito che apre al leggendario, che iscrive in esso. Ebbene "c'era una volta" la Russia, con il suo Cesare o, alla russa, Zar. Poi è stato "c'era una volta" la Rivoluzione, con i suoi ribelli ed il suo Giuda, lì si chiamava non Iscariota ma Rasputin, ma, anche lì, un fariseo introdotto a corte e negli ambienti di élite. Poi c'è stato "c'era una volta" l' URSS, il PCUS ed il CCCP con i suoi vari Stalin, Cruscev, Breznew, Andropov e compagnia. C'è stato anche "c'era una volta" la Lubjanka poi ridenominata KGB, con i suoi leoni rampanti, tra gl'ultimi dei quali un certo Putin. E' venuto poi Gorbaciov a tentare una terza via tra capitalismo feroce e altrettanto feroce comunismo. Il cambiamento, Perestroika, è stato usato dal notabilato CCCP per passare alla dittatura gangsteritica tipo Far West delle multinazionali in cui sono stati trasformati i giganti statali sovietici: la cosìddetta "Prijvatjstroyka". Ma, il Far West, è pur sempre una cosa all'occidentale e perciò deve darsi, almeno esteriormente, una parvenza, magari anche palesemente finta, ma pur sempre, appunto, parvenza di Democrazia, ovvero di Demokratija, alla russa. E' qui il genio dell'ex leone rampante del KGB Putin: fingendo di tirarsi indietro si mette al proprio posto un proprio prestanome di fiducia. La magistratura italiana e specialmente i cosìddetti giudici rossi, che spiano Berlusconi 48 ore al giorno, non  sono ancora riusciti a decrittare la telefonata in codice in cui si consigliava con il suo amico sovietico chiedendo lumi ed ottenendone di fulminanti. Ma è cosa di giorni, poi anche i giudici rossi avranno i tabulati. Intanto anche qui succede lo stesso che lì ad opera degli ex notabili di PCUS, CCCP e Soviet. E succede nel "Partito della Libertà".
francesco latteri scholten.