lunedì 30 novembre 2015

Chiesa, laicità ed il prologo al Vangelo di Giovanni.


"Paura di perdere i salvati e desiderio di salvare i perduti", così Papa Bergoglio sintetizzava in una omelia del febbraio u.s. il problema centrale della Chiesa di oggi e Saverio Gaeta lo riportava puntualmente in un suo buon articolo su "Credere". A ben vedere si tratta del problema di sempre ma che oggi appare particolarmente acutizzato. Un confronto storico genealogico mostra che in merito la posizione della Chiesa di oggi è assai più fondamentalista ed integralista che in passato, specie in rapporto alla Chiesa dei primi tempi. Un esempio per tutti: Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha dichiarato che non si volevano giornalisti di Repubblica al seguito del volo papale per l'America per sanzionare il citato giornale per aver pubblicato in anteprima il testo dell'ultima enciclica del Papa. Probabilmente non si è riflettuto sul fatto che il quotidiano così facendo - in ossequio alla linea di dialogo con i non credenti portata avanti dallo stesso Eugenio Scalfari - portava l'enciclica a confronto con un vasto pubblico che solitamente è alquanto indifferente alle tematiche religiose. Che così non fosse presso la primitiva comunità cristiana lo testimonia ad es. il prologo al Vangelo di Giovanni, il celeberrimo "Inno al Verbo" dove Dio è identificato con il Lògos. Ma, all'epoca, il Lògos era il Dio delle élites culturali greche e romane, mentre il popolo era in massa di orientamento politeista ed il potere invece divinizzava l'imperatore regnante. Gesù stesso riporta la parabola del "Buon Pastore", ma anche qui si tratta di una figura, al pari del Lògos, appartenente alla élite culturale greca, segnatamente, come il Lògos, allo stesso Platone che ne fa l'esempio ne "Il Politico" cui doti dovevano essere fondamentalmente due: quella del tessitore ed appunto quella del buon pastore. Una Chiesa primitiva dunque che proprio a partire dal suo Fondatore e proseguendo con l' "Apostolo delle Genti" era assai più aperta, dialogante e comprensiva delle posizioni laiche di quanto non sia oggi a seguito di un ultramillenario istituzionalismo agostiniano incancrenito cui esito nefasto è stato la donazione di Costantino prima e poi il dogmatismo e quindi l'Inquisizione, figura oscura e terribile che alla Chiesa ha portato a conti fatti solo grande nocumento e la cui immagine è richiamata sinistramente all'attualità da procedimenti contro giornalisti rei di avere portato alla luce malversazioni. Forse non una soluzione, ma certamente la via per una maggiore efficacia al rapporto con la laicità potrebbe essere quella di un ritorno alle posizioni delle origini: quella di Gesù, di Giovanni, di Paolo e, perché no? della Maddalena.
francesco latteri scholten