martedì 28 giugno 2011

Libia: prove tecniche di scontro armato USA Cina.



Il "Blitzkrieg" della ilarissima Hillary Clinton e di Obama "ben consigliato" dalla stessa, è fallito. Non c'è nessun "Blitz" o fulmine che sia che duri mesi, mesi e mesi. Si era in pieno inverno ed ormai è passato anche già il solstizio d'estate. Gl'americani non sono truppe scelte tedesche e la Libia - come già l'Afghanistan - è per gl'americani una specie di nuovo Vietnam. Con tante taciute vittime soprattutto tra i civili, causate dall'intelligenza delle cosìddette armi intelligenti che intelligenti non sono affatto. Vittime tra i rivoltosi anti Gheddafi, causate da attacchi americani che volevano e credevano di colpire miliziani di Geddafi ed hanno colpito i propri alleati: diverse volte e diverse colonne. Centrati in pieno, alla John Wayne. Di nuovo gl'americani - e gl'europei con loro - non sono Rommel e, soprattutto non sono volpi del deserto. Sarebbero forse, se ce ne fossero, topi di fogna. In Libia, ancor più che in Afghanistan, sono falliti i più importanti capisaldi del sistema americano: è fallita la libertà, specie quella d'informazione, ed è fallita la giustizia. E' fallita la democrazia. Quella americana, non quella di Gheddafi che peraltro non l'ha mai invocata. E' fallita la libertà perchè si è taciuto al proprio popolo ed agli alleati. Si è taciuto - anche se poi è trapelato lo stesso - che dietro Gheddafi c'erano i cinesi e che loro lo avevano portato alla presidenza della conferenza panafricana, importante porta d'ingresso per loro, per il continente nero. Si è taciuto che i cinesi dispongono di una riproduzione perfetta di armi ad altissima tecnologia quali lo Stealth. Si è taciuto che Gheddafi ha l'appoggio di militari dell'ex europoa dell'est. Si tace il fatto di non aver voluto e di non volere fruire di ampi spazi di mediazione possibili, come denunciato dallo stesso arcivescovo di Tripoli. Si tace. Come si sono taciuti gl'oltre 500.000 morti del conflitto in Iraq, avvenuto per aver fatto credere a Saddam Hussein, che ne aveva ossequiosamente chiesto il permesso, ch'egli potesse tranquillamente annettersi il Kuwait, salvo poi criminalizzarlo ed impiccarlo. E' fallita la giustizia, specie quella internazionale, che ha confermato la condanna del colonnello Gheddafi, ma che non dice nulla di Assad di Siria, di cui non conosce neppure l'esistenza. Si tace al popolo ed i suoi rappresentanti eseguono non le volontà del popolo, ma quella criminale delle dirigenze di un oligarchico gruppo di multinazionali di cui sono di fatto al servizio ed al soldo. In tradimento assoluto del mandato popolare. In Libia è morta - dimostratamente - la democrazia americana. In Libia sono morti i diritti umani degli USA. In Libia il confronto economico USA Cina inizia a diventare confronto armato. Come voleva von Klausewitz: "la guerra altro non è che economia, ossia politica, portata avanti con altri mezzi". Comunque, da tempo i media occidentali tacciono. E, in guerra, quando i media tacciono, vuol dire che si perde.
francesco latteri scholten.

domenica 26 giugno 2011

Grande: dai quartieri spagnoli risorge il vero Spirito di Napoli.



Dinamico, molteplice, irriducibile. Lo Spirito vero della vera Napoli, la grande. Lo Spirito che in tanti - Eduardo e Peppino De Filippo, Totò, Bud Spencer, Luciano De Crescenzio e tanti tanti altri - hanno incarnato e divulgato in Italia e nel mondo. Uno Spirito creativo, inarrestabile e spesso irresistibile, che finisce con l'identificarsi con l'essenza più profonda e vera dello Spirito umano. Abituato a confrontarsi con tutte le esigenze e necessità della vita. A mutare la necessità in virtù e con essa la realtà in cui opera. Uno Spirito la cui appartenenza più propria è appunto dell'uomo comune, dell'uomo della strada. Uno Spirito che è filosofia, filosofia pratica. Lo Spirito che è rimasto - per fortuna - il patrimonio più autentico della gente comune, della "povera gente" dei quartieri più poveri ed abbandonati di Napoli. Ebbene proprio esso, senza grandi politici e politicanti - alla fine tutti dimostratamente venditori di aria fritta - è riuscito da solo proprio là dove la politica ed i politici, a cominciare dalla grande politica e dai grandi politici, hanno fallito. Da quelli che la grande politica ed i grandi politici considerano ed hanno sempre considerato gli "esecrabili", ebbene proprio da loro arriva la lezione di civiltà e civismo più grande. Come nel grande romanzo di Hugo. E, come nel grande romanzo arriva la decretazione della morte della politica. Della presunta "Grande" politica e dei presunti "Grandi politici" che le vicende nazionali e non smascherano ogni giorno di più - ieri come oggi - solo come Grandi INFAMI. Si smaschera anzitutto la loro grandezza presunta. Non hanno fatto né saputo fare niente. Non solo non sono indispensabili, ma non servono proprio a nessuno. Si può fare benissimo a meno di loro. Di più senza di loro tutto va benissimo e meglio. Perché loro non sono "Grandi", sono solo dei parassiti abbietti. Sono per la società lo stesso che le zecche, le cimici ed i pidocchi. I Quartieri Spagnoli, e lo scrivo con la maiuscola perché lo meritano, sono la dimostrazione di questo. Sono una risurrezione autentica, l'alba di un nuovo giorno nuovo non solo per Napoli, ma per il Sud e per l'Italia. I Quartieri Spagnoli sono PULITI e se li sono puliti da soli, senza eserciti, leggi e misure straordinarie emergenzismi vari strillati sui media, senza Superman, senza Batman e anche senza l'uomo ragno. Bravi.
francesco latteri scholten.

lunedì 20 giugno 2011

Berlusconi: alla fine anche il burattinaio è solo un burattino delegittimato fuori e dentro casa sua.




"Darò loro dei giovani come principi e dei capricciosi li domineranno. L'uno del popolo opprimerà l'altro, ognuno il suo prossimo. (...) Il loro sguardo testimonia contro di essi; (...) Guai a loro poiché preparano la loro rovina. (...) Guai all'empio! Lo coglierà la sventura poiché gli capiterà secondo l'opera delle sue mani." (Is, 3). Erano gl'anni Novanta ed il giovane era un imprenditore rampante, figlio del potere politico di allora che si reggeva - come ancora oggi - su poteri occulti, cui anch'egli era aggregato. Un potere politico che per reggersi aveva la necessità dell'appoggio di chi era ed è sospettato di essere architetto di eventi drammaticissimi come la strage di Bologna, e che ne è stato condannato per essere accertatamente l'autore del depistaggio delle indagini: Licio Gelli e la P2. Un potere politico la cui essenza è il "potere per il potere": l'essenza del satanismo. Come questo si regge sul culto scimmiesco della personalità mediaticamente propagandata. Il modello è una parafrasi pirandelliana: Uno, centomila e Nessuno. Una super identità sfaccettata in centomila diversi modi per adeguarsi a centomila esigenze momentanee della realtà. Una super identità che alla fine non è Nessuno perché dietro alle centomila sfaccettature non c'è niente e nulla. Non c'è più neppure un'identità, neppure evanescente o fantasmatica. Per questo stesso non c'è e non c'è mai stata neppure una politica o un abbozzo di progetto politico. C'è stato e c'è solo la propria capricciosità di un vuoto "potere per il potere". Solo centomila sfaccettature per centomila compromessi tra loro centomila volte in contraddizione. L'opera costruita è alla fine la risultante della sommatoria delle forze - per la maggior parte d'inerzia - di queste centomila realtà: lo sfascio più totale dentro e fuori. Fuori lo sfascio dovuto al proprio agire in tradimento radicale ed eversivo del giuramento fatto alla "Costituzione della Repubblica Italiana", concretizzatosi alla fine nella doppia delegittimazione nei suoi confronti da parte del popolo italiano, prima con le amministrative, ma poi, soprattutto con il referendum. Dentro, lo sfascio per un impossibile e antinomico "contratto" da una parte con i "suoi" italiani e dall'altro con i secessionisti della lega che strillano come aquile che loro l'Italia e gl'italiani non li vogliono. Un contratto anticostituzionale ed eversivo rispetto alla ns Costituzione, una grande Costituzione fatta dai ns grandi Padri della Repubblica. Una super identità dissolta nella realtà delle sue centomila sfaccettature affaristico opportunistiche e di viziosità privata e concretata nella sua realtà vera: il nulla. Il grande super puparo, il grande burattinaio che alle fine è solo un pupazzo, un burattino nelle mani dei suoi stessi compromessi, ostaggio della incoerenza e contraddittorietà delle sue alleanze economiche e politiche. Un grande super puparo, il grande burattinaio che alle fine è solo un pupazzo, un burattino il cui lascito è una eredità politica che è solo quella di aver saputo dare alla "prima repubblica" una evanescente alternativa del "nuovo" la cui realtà è il NIENTE e la cui immagine più adeguata è quella della strage di Bologna. La concrezione drammatica della descrizione dantesca: "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!" (Dante, Divina Commedia, Purgatorio, VI, 76 - 78). Ebbene, la più grande urgenza per l'Italia e per gl'italiani è una immediata riforma della legge elettorale nei tempi più stretti possibile e il ritorno più immediato alle urne perché i fatti dimostrano drammaticamente che non c'é una maggioranza e che non c'è un governo: c'è una realtà di anarchia eversiva ed anticostituzionale.
francesco latteri scholten. 21.6.2011.

lunedì 13 giugno 2011

L'Italia s'è desta: vince la società civile. Governo ribocciato plebiscitariamente: vada a casa.



Un sì chiaro, un sì da maggioranza bulgara: oltre il 90%. Un sì alla legalità, all'egualglianza dei cittadini, all'energia pulita ed alla libertà energetica, un sì al libero fruimento delle risorse e dei beni primari vitali quali l' acqua. Un NO chiarissimo a chi tentava e tenta di sbolognare per riforma e per progressimo riformatore quello che è un chiaro ritorno allo Statuto Albertino di infausta memoria. Un NO a chi voleva e vuole il totalitarismo energetico di stampo nucleare omicida e genocida, un NO a chi vuole il ritorno del controllo delle mafie sull'acqua. Insomma un NO chiarissimo a quelle che erano nella fattispecie le direttive e gli indirizzi politici presi e voluti dal governo Berlusconi. E' vero: non è un voto politico, è un referendum. E' un referendum che però dice NO alla direzione politica ed alle scelte politiche del governo su fatti chiave. Il governo è stato strabocciato sulla politica energetica - basterebbe questo per doversene andare - è stato bocciato sulla politica ambientale, sui beni di necessità vitale quale l'acqua, sulla concezione sociale, sulla giustizia, sulla legalità. Insomma il governo è delegittimato sulle più importanti e portanti realtà politiche, economiche, sociali e culturali. Don Silvio si decida finalmente: salga al Quirinale e rassegni le dimissioni. Insomma qui la questione non è più quella della veridicità o meno delle dichiarazioni di questa o quella "modellina" o accolito circa questo o quel "festino" vero o presunto che sia, e se ci sia stato solo un bunga bunga o altro. Qui la questione è quella che gl'italiani hanno detto un chiaro e secco NO alla politica del governo Berlusconi. Prendetene atto e andatevene a casa. Possibilmente: fatelo prima delle vacanze, così ce ne andiamo tutti a mare senza avervi più tra i coglioni.
francesco latteri scholten

martedì 7 giugno 2011

Il MinCulProp ordina la chiusura di Annozero, è di sinistra: insegna a pensare.



"La malvagità, quando è condannata, si rivela particolarmente vile" (Sp, 17,11). E tanto più quanto la condanna è pubblica ed unanime. Era necessario un capro espiatorio per la disfatta di caporetto elettorale, ed era necessario trovarlo fuori dalla propria responsabilità personale - si sarebbe intaccata l'immagine di "DIO" - e da quella dei propri, per evitare o almeno mitigare la "notte dei lunghi coltelli" post elettorale in casa propria. Era altresì necessario che fosse eclatante, come proprio a Milano - dove la batosta è stata più forte - era già accaduto in passato: "Ai giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono a supplizi atrocissimi alcuni accusati d'aver propagata la peste con certi ritrovati sciocchi non men che orribili, parve d'aver fatto una cosa talmente degna di memoria, che, nella sentenza medesima, dopo aver decretata, in aggiunta de' supplizi, la demolizion della casa d'uno di quegli sventurati, decretaron di più, che in quello spazio s'innalzasse una colonna, la quale dovesse chiamarsi infame, con una iscrizione che tramandasse ai posteri la notizia dell'attentato e della pena. E in ciò non si ingannarono: quel giudizio fu veramente memorabile." (Alessandro Manzoni, "Storia della colonna infame"). Così il MinCulProp ha detto basta a Michele Santoro. Santoro è colpevole in particolare di una colpa gravissima, imperdonabile, reo di infamia eterna, altro che gl' "untori" del 1630! Il nostro, partito da premesse che furono già di San Tommaso d'Aquino, "l'uomo è animale razionale", e di René Descartes, "cogito ergo sum" - fatto che i più ignorano -, si è permesso addirittura di trarne le conseguenze: ergo è giusto, doveroso e sacrosanto che pensi. Questo poi, con l'aggravante, quasi più grave del reato stesso, di averlo fatto su un canale RAI, che ormai, insieme a Mediaset, Giornale e Libero, costituisce il monopolio informativo del pensiero unico monodimensionale di quello che Beppe Grillo chiama lo "Psiconano". Secondo questa concezione le pecore hanno il diritto - dovere di belare all'unisono su comando a bacchetta dato dai media, è lo "psiconanopensiero". Santoro bestemmia perché è un uomo e parla ad altri uomini.
francesco latteri scholten.

venerdì 3 giugno 2011

In Giappone è morto il nucleare. Sì al referendum per l'abrogazione ed alle alternative di Rubbia.


Anche la Merkel in Germania ha perso per il disastro nucleare giapponese a seguito di terremoto e maremoto. Il disastro nucleare ha costituito, per così dire, il disastro nel disastro. Ai 27.000 morti con bilancio ancora non definitivo, si aggiungono i contaminati e la vasta contaminazione di acque e colture. I fatti del Giappone denunciano una volta di più la insostenibilità ambientale dell'energia nucleare. C'è poi l'altra insostenibilità, quella economica. In essa il nucleare si colloca a livelli ancora superiori a quelli del petrolio. Per entrambe le fonti energetiche i costi sono spesso - praticamente sempre - "taroccati" in quanto non si include il costo e del danno ambientale e, per il nucleare, delle scorie. Per il nucleare potrebbe esserci un futuro residuale dato dalle centrali al torio. E' quanto afferma Carlo Rubbia da poco allo Iass - Institute for Advanced Sustainability Studies - di Postdam, in qualità di direttore scientifico dopo essere stato praticamente "cacciato" da incarichi italiani.  Rubbia lavora però ad un futuro "alternativo", che, per nostra fortuna, appartiene già anche al presente, anzi al lontano passato. Sì al lontano passato, perché una delle più importanti e promettenti cui il nostro sta lavorando è un qualcosa cui già facevano uso gl'antichi. Si tratta di una delle più importanti utilizzazioni dell'energia solare, non il fotovoltaico, le celle solari, ma il "solare a concentrazione" già usato dal grande Archimede di Siracusa con successo - sia pure a scopo bellico - già nell'antica Grecia. Oggi, per uso pacifico, esistono e funzionano bene già diverse centrali. A differenza degli impianti fotovoltaici, gli impianti solari a concentrazione producono energia elettrica a partire dall’ energia termica solare. Attraverso un sistema di specchi parabolici, la luce viene concentrata ad altissime temperature su di un tubo ricevitore nel quale è contenuto un fluido termovettore. Questo fluido concentrerà così alte temperature che verranno utilizzate per produrre vapore e conseguentemente energia elettrica. Il lavoro di Iass in questo campo si concentra sulla ricerca di un mezzo tampone che permetta di ottimizzare il trasporto di calore dagli specchi parabolici all’impianto di produzione di energia elettrica. L’obiettivo finale sarebbe quello di favorire l’installazione di questo tipo di impianti anche in zone come quelle desertiche, dove l’acqua scarseggia. Iass non nega che un simile miglioramento potrebbe trovare terreno fertile nell’ambito del monumentale progetto Desertec, che punta a trasformare parte del Sahara in un’enorme centrale solare. Non si tratta di progetti utopistici, ma di progetti che sono parzialmente già realtà: la città di Monaco di Baviera è tutt'oggi già alimentata dall'energia solare prodotta nel deserto, immessa nella rete elettrica internazionale, e poi scaricata da questa. Dunque già oggi una realtà vera e funzionante. Rubbia lavora inoltre ad altre quattro possibilità energetiche "vere" e "concrete", tutte "alternative":1) Combustione di metano senza produzione di CO 2 scindendolo (dissociandolo) a 1.600 gradi in carbonio ed idrogeno; 2) riciclare la CO 2 dei processi industriali con l'idrogeno della dissociazione per produrre combustibili liquidi; 3) utilizzare il metano presente nei fondali oceanici; 4) trasporto di energia a lunghe distanze attraverso linee di cavi superconduttori. Le energie alternative dunque non sono utopie di visionari ma esistono, sono vere e solide realtà ed è ad esse che è doveroso indirizzare la scelta politica e gli investimenti economici. Bene i trecentomila manifestanti a Roma per questo, male la "cacciata" - l'ennesima - di una mente grandissima come quella di Carlo Rubbia, rispondente, non solo sul piano scientifico, ma anche su quello energetico, alla scelta di un passato fallito e fallimentare oltreche umanamente inquietante.
francesco latteri scholten (28.3.2011).