venerdì 29 giugno 2012

Doppia vittoria italiana segnata da due super Mario: Monti e Balotelli.


 L'Italia torna grande in Europa e nel mondo. La prima vittoria è in prima searata, è quella più emotiva, conquistata da un Mario Balotelli superlativo e da un Cesare Brandelli altrettanto bravo. E' una vittoria sportiva che sottolinea però anche una grande capacità tecnica ed organizzativa. La seconda, emotivamente inferiore, ma ben più importante, arriva alle quattro del mattino e porta la firma del Presidente Mario Monti e segna non un goal ma concrete misure antispread, misure di crescita e sviluppo serie e concrete, misure che fortificano non solo l' Italia ma l'Europa e l'Euro. Le Borse e l'economia hanno risposto subito con un balzo positivo che - sebbene non abbia raggiunto l'intensità dell'urlo al secondo goal di Balotelli - ha dato comunque un segnale forte non solo in Europa. La tara che ha sinora afflitto il vecchio continente sul piano economico politico è stata infatti quella di una grave carenza di leadership, con maggiorenti politici di tutti i Paesi e gli schieramenti egualmente connotati da una palese incapacità di affrancarsi da un eccessivo localismo e porsi ad un livello europeo. Una tara che ha gravato fortemente sulla Merkel, su Sarkozy e sul neo eletto suo successore Hollande, su Berlusconi e, via via su tutti gl'altri. E' un blocco finalmente spezzato e spezzato da un italiano: Mario Monti. Finalmente uno che sa Pensare Europeo, come De Gasperi e come Adenauer. Il 29.06.2012, data in cui a Roma si celebra la festività dei santi Pietro e Paolo, è una data doppiamente storica per la politica e l'economia, per lo sport, per L'Italia, per l'Europa. Oggi l'Italia ha una immagine nuova: un'immagine grande.
francesco latteri scholten.

domenica 24 giugno 2012

Basta con Merkel-Germania capro espiatorio: i veri colpevoli in USA ed Italia.


 Quando nel 1979 gli USA di Ronald Reagan, seguiti a ruota dall'Inghilterra della Thatcher, approvavano una serie di "liberalizzazioni" che di fatto aggiravano o uscivano dallo Glass Steagall Act varato a garanzia di banche, imprese e cittadini nel 1933 dopo la gravissima crisi del 1929, la Merkel non c'era. Le nuove norme - che troveranno un coronamento nel Gramm Leach Blealey Act del 1999 - più che liberalizzare allentavano in maniera forte i controlli sulle transazioni e consentivano ai banchieri di ritagliarsi un compenso su ciascuna di esse, come i croupier di un casinò, al tempo stesso abolendo la differenziazione che lo Glass Steagall aveva imposto tra banche di deposito e banche di investimento. Banche ed altri investori potevano perciò giocare alla finanza come al casinò, da cui anche il soprannome, il Gramm Leach Blealey Act è infatti conosciuto anche come legge casinò. La quasi abolizione dei controlli sulle transazioni ha portato al boom di hedge funds (fondi speculativi) e di private equity (investimenti in società non quotate in Borsa) due realtà finanziarie prima praticamente inesistenti e che insieme formano i cosìddetti "derivati". In pratica si prende denaro a prestito e si acquistano attività grazie alla presunta perfetta combinazione tra il presunto pronosticato aumento del loro valore ed il credito a basso costo. Queste cose non le ha fatte né la Merkel, né la Germania. Nel 2000, Presidenza Clinton, ad un anno dal Gramm Leach Blealey Act, gli USA hanno ancora un debito pubblico ammontante a circa il 60% del PIL ed il bilancio in pareggio. Già nel 2003 ad un PIL di 37.000 Mld di $ facevano fronte "derivati" per 197.000 Mld di $. E' inutile ricordare che data la aleatorietà dei controlli i "derivati" sono quasi sempre aria fritta. Le presidenze Bush e Bush Jr., le lobbies, le multinazionali, le finanziarie e le banche che le sostengono - le stesse che sostengono Obama - nulla fanno, anzi tutelano la legge casinò. Nel 2007 il rapporto raggiunge il valore di 55.000 Mld di $ di PIL contro 595.000 Mld di $ di "derivati": le toppe non reggono più: è la crisi. Attualmente - gl'ultimi dati sono del 2011 - a 70.000 Mld di PIL fanno fronte 648.000 Mld di "derivati". Quando nel 2011 Paul Volker ha tentato di reintrodurre una versione blanda dello Glass Steagall Act ed abolire i casinò ed i loro giochini, chi ha praticamente vanificato la norma subissandola con una marea di emendamenti, non è stata né la Merkel né la Germania. Sono stati gli stessi gruppi che hanno portato al Gramm Leach Blealey Act. Prima del 1979 Hedge funds e private equity erano praticamente inesistenti, erano una pura eccezzionalità in cui tuttavia si cimentavano dei "precursori" di autentico genio, quali ad es. Michele Sindona. Da noi saranno proprio uomini e lobbies vicine al finanziere siciliano quali il CAF (Craxi Andreotti Forlani) ed i loro succedanei tra cui l'ex "braccio destro" di Craxi, l'allora giovane imprenditore rampante Silvio Berlusconi, che porteranno anche da noi all'abrogazione, ad es. della divisione tra banche di deposito e banche speculative ed agli "oct", una sottospecie di derivati. Di nuovo: la Merkel e la Germania non c'entrano niente.
francesco latteri scholten.

mercoledì 20 giugno 2012

The economic apocalypse: doppio default degli USA. Declassificato il debito.


 Il debito USA avrebbe ormai raggiunto quota 97,3% del PIL secondo gli analisti più ottimisti e all'attuale tasso di crescita del debito - circa 1.000 Mld di $ ogni sei mesi - lo raggiungerebbe a breve, pochi mesi eventualmente dilazionabili con alcune misure. Secondo altri l'equivalenza sarebbe già stata raggiunta. Misure quali il blocco alle emissioni e al reinvestimento di obbligazioni in determinati piani pensionistici attuate dal segretario al Tesoro, Timothy Geithner potrebbero spostare la scadenza per il default al 2 agosto. Il tetto massimo del debito, fissato dal Second Liberty Act del 1917 è stato aumentato dal 1940 a oggi ben 73 volte. Un mancato ulteriore innalzamento del limite massimo causerebbe il dafault tecnico degli USA perchè oltre esso il governo federale non ha la potestà di finanziarsi tramite obbligazioni. L'approvazione del Congresso ad un ulteriore innalzamento del limite consentirà l'emissione di nuove obbligazioni ma non riuscirà ad aggirare l'altro ostacolo tecnico, dato dal raggiungimento e superamento del PIL da parte del debito e quindi la vendita delle obbligazioni stesse e la solvibilità del debito stesso. E' quanto è implicitamente contenuto nella valutazione di Standard & Poors che ha declassificato il debito pubblico USA da AAA ad AA+. La declas- sificazione, ha suscitato allarme ed ira da parte della Cina, primo creditore degli USA. A questi dati inquietanti si aggiunge l'altra e più grande spada di damocle che pesa sull'economia americana e con essa su quella di tutto il pianeta: quella dei cosìddetti "derivati", in crescita esponenziale ed il cui ammontare ha ormai superato l'inimmaginabile cifra di 650.000 Mld di $. Dunque un altro e ben maggiore default. L'ultimo anno "in" dell'economia americana, del "Big in USA" è stato il 2000 con Presidente Bill Clinton, bilancio in pareggio, debito pubblico al 60% del PIL e derivati misurati ancora "solo" in decine di migliaia di Mld di $, oggi un sogno, un miraggio lontano, cui si staglia contro una realtà da incubo dei più terrificanti. Il peggio è che la "Nightmare" dell'economia americana coinciderà, necessariamente, con quella del mondo intero.
francesco latteri scholten.

domenica 17 giugno 2012

La Repubblica, Scalfari, Mauro, Monti: the Big in Italy.


 Evento: il sì del Presidente Mario Monti ad una delle grandi iniziative de "La Repubblica delle idee" per il punto della situazione insieme alle due più prestigiose firme del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro. L'esito del cordiale incontro tra tre gentiluomini di stampo ormai raro riconduce alla domanda già posta da TIME: "Can this man save Europe?" L'orizzonte del prossimo G20 in Messico pone invero il ns Presidente in quella che di fatto è questa posizione come egli stesso afferma. "Ecco io domani vado al G20 in Messico e ci vado con un animo più sereno. Siamo tra quelli cui viene chiesto come far funzionare la comunità internazionale e non se stiamo cadendo nel precipizio." Ciò è accaduto senza far ricorso né al FMI, né al fondo salva Stati, come avevano invece consigliato sia gl'americani, sia gl'europei, ma grazie all'Italia ed agl'italiani. E' dunque ad essi che si deve la nuova posizione di eminenza che Mario Monti ha potuto acquisire, ma, precisa subito: "L'avanzamento del ns Paese è avvenuto perché ancorato all'Europa. Sono ottimista per l'Italia malgrado le grandi difficoltà. Ma diventerei pessimista se la struttura europea dovesse dissolversi. E se pensiamo a quali orientamenti politico culturali potrebbero prendere il sopravvento in quel caso il comando. L'Europa ha anche aspetti sgradevoli ma ha messo dei paletti sicuri." I risultati concreti perciò ci sono e la situazione italiana è più solida che sei mesi orsono, anche se la crisi - che ha origini che si collocano al di fuori sia dell'Italia che dell'Europa - rimane drammatica. D'altra parte crescita e sviluppo si pongono come realtà le più inderogabili, ma a riguardo il Presidente dà una bocciatura secca del vecchio modello di sviluppo, quello craxiano ancora in uso: " La crescita non è figlia dei soldi. Una volta si faceva con l'offerta di soldi alle banche centrali. Ma non crede più nessuno che irrorando liquidità nasca crescita sostenibile. Neppure con i soldi del bilancio pubblico. Il nostro tasso di crescita sarebbe dovuto essere stratosferico." E' una concezione importante che riduce e tantissimo la distanza con Angela Merkel che i ns media, saldamente ancorati a quella concezione hanno perciò stesso sempre dipinta falsamente come nemica dello sviluppo. Monti - finalmente - le rende giustizia: "Vorrei correggere la percezione che Merkel non sia sensibile allo sviluppo." Finalmente una concezione nuova, diversa e più seria di sviluppo: "L'Italia per crescere ha bisogno di cose che non sono state fatte in passato come le infrastrutture. (...) L'Italia ha bisogno di una crescita che nasce dalle riforme strutturali perché di soldi non ce ne sono tanti. Ai cittadini non possiamo promettere una riduzione dei carichi fiscali ma la riduzione dei gravami di cui usufruivano i percettori di rendite." Finalmente sviluppo non è più fare "bond" o altri debiti per distribuire soldi a pioggia, questa semmai è corruzione politica di quelle fatue che non portano a nulla. Riuscirà a capirlo anche Obama? Riusciranno a capirlo i ns media?
francesco latteri scholten.

giovedì 14 giugno 2012

Con ferocia la guerra economico finanziaria USA contro Europa ed Italia.


 C'è di nuovo il "D day", il giorno del grande attacco USA contro l'Europa. E' cambiata la forma, oggi non è più quella obsoleta, quella militare, sostituita dalla forma più blanda, ma assai più efficace, di quella economico finanziaria. L'attacco più feroce è stato spostato da Grecia Portogallo a Spagna ed ora - in forze - all'Italia. Da più parti esponenti anche autorevoli del mondo dell'economia e della finanza, ripresi da esponenti altrettanto autorevoli della stampa, hanno vaneggiato e delirato in modo più o meno folle di uscita dal Welfare o dall'Euro. La Spagna ha particato la via dell'uscita dal Welfare e del cosìddetto liberismo totale e la sua situazione attuale è testimonianza della aleatorietà di una simile opzione e della sua vanità. Il ritorno alle valute nazionali, per l'Italia alla Lira - ovviamente più svalutata del Marco agli albori della "Notte dei cristalli", con i francobolli per posta ordinaria di valore nominale da 5 Mld - proposta anche da autorevoli, ma soprattutto incoscienti, esponenti del mondo politico, specie della ex maggioranza, sarebbe una assoluta Nightmare. L'attacco USA - cui una Unione Europea può in qualche modo far fronte - infatti non cesserebbe perché anche volendo non potrebbe. La realtà economico finanziaria USA è infatti stretta tra due enormi presse: il proprio debito pubblico, il primo del mondo, ed i "derivati" 650.000 Mld di $. Obama fa rimbrotti all'Europa e specie alla Merkel, ma i primi responsabili dell'attuale crisi sono proprio gl'americani e la politica economica della Merkel è semmai quella che più efficacemente ha contrastato l'agire irresponsabile degli USA. La leadership americana - e si ricordi che Obama è sostenuto con bandiere diverse dagli stessi gruppi, ad es. il Carlyle Group, che sostenevano già Bush - sta cercando di ripetere quello che già aveva fatto alla fine degli anni sessanta e negl' anni settanta del secolo scorso: scaricare i propri deficit sull' Europa. La frantumazione dell' Unione Europea o la fuoriuscita di alcuni Paesi rafforzerebbe la leadership USA ma non risolverebbe i problemi americani né per quanto concerne il debito pubblico, né i derivati. Insomma: necessariamente l'attacco contro i singoli Paesi europei continuerebbe e con maggior forza ed efficacia. La politica di Schoeble, cui tra luci ed ombre, ha aderito anche Mario Monti è forse l'unica via percorribile per l'Europa. Quella per gli USA, per un nuovo inizio che non sia di guerra, sarebbe il ritorno allo Glass Steagall Act come dopo il crollo del '29. Ma Obama - che dovrebbe strigliare anzitutto i "suoi" - è vincolato ed i "suoi" come con Bush vogliono politiche di guerra.
francesco latteri scholten.

sabato 9 giugno 2012

Perché non finalmente una donna al Quirinale, ad es. Emma Bonino?


 E' la più conosciuta ed apprezzata, anche all'estero, tra le italiane impegnate in politica. Conosciuta ed apprezzata per il suo impegno civico e sociale, per le innumerevoli lotte a favore di una società più equa, per i diritti dei più deboli, delle emergenze sociali, e, soprattutto, per l'attuazione e messa in pratica in esse di quel tantissimo che la nostra carta costituzionale e le nostre leggi già prevedono ma che è ancora inattuato. Spessissimo al fianco di un altro grande che ha voluto commutare il proprio nome da quello del più glorioso combattente per il civismo e la "Repubblica" che la ns. storia ricordi, quello di Cicerone, Marco, Marco Pannella. Un impegno da sempre civico e costituzionalista perlomeno quanto quello di Giorgio Napolitano. Per quelli della mia generazione l'associazione di Emma Bonino al Quirinale è data immediatamente da un ricordo di una  delle sue tante "imprese" nel corso della quale tentò appunto di farsi calare sul palazzo del colle più alto da un elicottero. Il segno del tentativo di una cittadina, di una politica, per attirare l'attenzione mediatica e per dare rilievo a quelle tante tematiche civiche e sociali urgenti che sono però quasi sempre ignorate dai media o sepolte da un "pensiero comune" che cerca di negarle o addirittura di affogarle. Una donna sovente in lotta con quel pensiero comune spesso falso ed emarginante. Una donna connotata da tratti che potrebbero essere della De Beauvoir e da tratti che potrebbero essere della Fallaci. Una donna per le donne, ma anche per il civismo ed i diritti di tutti. La storia personale e politica di Emma Bonino è una credenziale che non trova eguali per la figura di "Garante" della Costituzione e della Repubblica, che sono e debbono essere le connotazioni prime del primo inquilino del Palazzo del colle più alto di Roma.
francesco latteri scholten.

giovedì 7 giugno 2012

Basilea 3 ovvero la riforma del sistema bancario in Europa.


 Ad un anno circa dall'approvazione negli States del Dodd Frank Act (DFA) la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea vara la riforma del sistema bacario finanziario del vecchio continente, il cosìddetto "Basilea 3". Al pari della normativa americana quella europea nasce dall'urgenza e dalla necessità di fronteggiare la gravissima crisi mondiale del 2007 i cui strascichi ancora imperversano e le cui spade di damocle restano sospese. Del resto era nato così anche il Glass Steagall Act del 1933, dopo la crisi mondiale del 1929. Basilea 3 mostra sostanzialmente ed ancora di più le stesse carenze e tare del Dodd Frank dovute alle medesime cause. Già il DFA con la sottonorma della Volcker Rule aveva preso a riferimento il Glass Steagall dovendo poi però portare ben 298 pagine di eccezioni ed emendamenti vari, ossia senza riuscire a concretare davvero quel riferimento. Causa: l'opposizione delle grandi banche - Morgan, Goldmann etc - e delle multinazionali. E' - mutatis mutandis - quanto accade anche nel vecchio continente. L'esito è una normazione che - così com'è - non riesce a contrastare le cause vere della crisi, il loro nucleo, ma pone soltanto dei paletti. Basilea 3 non riesce così ad affrontare le due questioni più fondamentali nell'attuale crisi: quella dei derivati, e quella della separazione delle attività rischiose dalle normali attività bancarie, ovvero la separazione delle banche dai casinò. In compenso introduce qualcosa di estremamente discutibile, ovvero - e come forma di garanzia, sic! - la possibilità per gli Stati sovrani di aggiungere un requisito di capitale dal 3 al 5% contro i rischi sistemici con la facoltà di fissare autonomamente  percentuali maggiori. Semplifichiamo in termini rozzi ma in compenso comprensibili a tutti: le banche possono tranquillamente continuare nelle loro attività di investimento finanziario tipo casinò - quelli all'origine dell'attuale crisi - e se va male gli Stati sovrani la salvano. Ritraduciamo: il debito privato causato dall'azzardo di qualcuno - i soliti noti - viene trasformato in debito pubblico. I soliti noti non dovranno rispondere di nulla né andare in galera, noi tutti potremo invece pagare con ancora più sacrifici i loro azzardi. A questo si aggiunge, tra le altre cose, una ciliegina sulla torta: la nuova definizione di "capitale". Sì perchè capitale non è più quello comunemente inteso, ovvero i soldi ed i beni complessivamente totalmente attivamente posseduti e fruibili. Ora il "capitale" include le partecipazioni "silenti", quelle di minoranza e quelle in assicurazioni di società di terzi. Ossia il "capitale" comprende titoli che possono benissimo essere - e spesso sono - non degli attivi bensì dei passivi. Si consente cioé che dei debiti siano presentati e calcolati come capitale attivo e presentati per tali al pubblico ed alla clientela.In buona sostanza Basilea 3 è non una norma ma l'aborto di una norma e quasi certamente la migliore premessa per una nuova ed ancora più gigantesca crisi che sarà di nuovo - ovviamente - gettata sulle spalle di noi tutti.
francesco latteri scholten.

mercoledì 6 giugno 2012

Crisi economica, crisi politica e maschere frantumate.


 I sondaggi - tutti, a prescindere dagli orientamenti - insieme ai dati delle ultime elezioni, danno la "Cronaca di una morte annunciata", quella dei partiti politici e di ciò che resta delle "ideologie" cui farebbero riferimento. L' ex partito di maggioranza non arriverebbe alle due cifre percentuali collocandosi a ridosso del "Cinque stelle" di Grillo, quello di opposizione invece appena al di sopra. Palermo, con il tracollo di entrambi, e l' IdV che prenderebbe poco meno del 10% ma che grazie alla personalità di Orlando raggiunge il 73%, non è l'eccezione, ma la conferma. Le ideologie sono crollate ed i partiti sfracellati. La crisi economica ne ha squassato le maschere. Una crisi che viene da fuori, da lontano, da oltreoceano. E' la crisi più grande perché è quella dell'economia più grande, che si trova ad affrontare un mostro di dimensioni difficilmente immaginabili nel concreto: un PIL di circa 70.000 Mld di $ per far fronte a derivati (in sostanza aria fritta) per un ammontare di 650.000 Mld di $. E' un remake del 1929, amplificato esponenzialmente. Come allora non esistono sacrifici che tengano perché in assenza di una radicale rinormazione del settore economico finanziario e bancario la speculazione in pochi mesi divora comunque i sacrifici anche di dieci anni. Allora si era provveduto, nel 1933, con il Glass Steagall Act e l'economia si era ripresa ed aveva tenuto fin quando era rimasto in vigore. Oggi è in realtà intorno ad esso che si combatte, in America come in Europa. Combatte la gente, combattono i "movimenti" come "Occupy Wall Street" e "Viola People", come tanti altri. Combattono - sull'altro fronte - le multinazionali. E' in questa guerra che si sfrantumano le maschere dei partiti nel tentativo di spacciarsi per quelli che sono dalla parte della gente, mentre all'atto delle normazioni si dimostra che sono da quella delle multinazionali. L'esito della guerra è - per adesso - il Dodd Frank Act (DFA) negli USA ed il cosiddetto "Basilea 3" (una specie di DFA più favorevole alle multi) in Europa. Una specie di blando compromesso che tenta di almeno fingere di voler reintrodurre il Glass Steagall. Un compromesso che non serve a nulla.
francesco latteri scholten.