Marilyn ed i presunti fallimenti della psicanalisi.


E' stata l'icona della sessualità, è tutt'ora sex symbol per antonomasia, così come nel (falso) immaginario comune Freud è il riduttore di ogni cosa alla sessualità. Le sexy immagini della diva americana, anche quelle di Warholl, tutt'ora sono tra le più quotate, come ben conosciuta è la celebre caricatura in cui nel volto del padre della psicanalisi è possibile intravedere, al tempo stesso, una donna nuda. La più celebre delle dive ovviamente non poteva che essere anche l'amante del più iconografico dei presidenti americani: John Fitzgerold Kennedy (ma pare anche del fratello di lui...). Con JFK l'accomuna il mistero di una morte mai chiarita: i sovietici, la stessa CIA, la mafia, per lui, omicidio o suicidio per lei. L'accomunava anche una vita di eccessi: sesso alcool e droghe, successo stratosferico, abissi umani, come anche un intelletto decisamente straordinario con IQ da vero genio. Eppure - o forse proprio per questo - il caso di Marilyn è uno dei più eclatanti del Libro nero della psicanalisi. O forse no. Perintanto già il poco detto pone la persona e la personalità come soggetto difficilmente adattabile alla psicanalisi per una serie di ragioni. Anzitutto l'uso di droghe, ed è vero che anche Freud faceva uso di cocaina ma ha percorso egualmente la via dell'autoanalisi, ma la Monroe ne usava anche altre e spesso - a differenza di Freud - con eccesso per cui sarebbe stato da vedere l'impatto lasciato da un uso ormai protratto da anni e quindi l'opportunità di un eventuale trattamento anche psichiatrico o almeno disintossicante. Anche le sue altre peculiarità, dalla sessualità all'elevatisimo IQ ed all'altrettanto elevata cultura ponevano serissimi problemi al rapporto psicanalizzanda / psicanalista. Rapporto che ricalca quello ignaziano di Maestro / allievo per gl'esercizi Spirituali: esso non deve essere connotato da una eccessiva differenza tra i due, cosa nel caso di Marilyn praticamente impossibile e, probabilmente, era lei a psicanalizzare lo psicanalista anzicché viceversa. C'è poi il fine della psicanalisi ed anche qui c'è coincidenza con gl'esercizi ignaziani: portare il soggetto ad una più piena e consapevole visione di sé e del mondo perché possa liberamente fare le sue scelte più opportrune. E qui c'è spesso l'errore, l'incapacità, quando non addirittura la cosciente falsità di tanti "Maestri" e "Psicanalisti" che lo intendono invece come una riconduzione del soggetto al proprio modello socioculturale o religioso. E, spesso, è valutato come "successo" degli esercizi o della psicanalisi semplicemente la misura in cui questa riconduzione riesce. Un qualcosa che - a detta dello stesso Freud, come già di Sant'Ignazio - non solo non c'entra assolutamente niente, ma è anzi il più indebito degli abusi nei confronti dello psicanalizzando. Ma, a ben vedere, nel caso Marilyn c'è di tutto questo un pò, anzi un pò molto. Di più: c'è tantissimo. Comunque sia: ciao Norma Jane, ci manchi.
francesco latteri scholten.

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