venerdì 10 agosto 2012

Riapertura Petrolio di Pasolini e sentenza caso De Mauro.



Mentre su richiesta dell' ex Sindaco di Roma Walter Veltroni all'ex Ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano e di questi alla procura di Roma è stata recentemente riaperta - a 37 anni dalla morte - l'inchiesta su Pier Paolo Pasolini sotto la direzione di Giuseppe Pignatone e del PM Francesco Minisci, la Corte d'Assisi di Palermo, in 2199 pagine depositate il 9 agosto u.s. ha ricostruito così la fine del giornalista Mauro De Mauro scomparso il 16 settembre 1970: "La causa scatenante della decisione di procedere senza indugio al sequestro e all’uccisione di Mauro De Mauro fu costituita dal pericolo incombente che egli stesse per divulgare quanto aveva scoperto sulla natura dolosa delle cause dell’incidente aereo di Bascapè, violando un segreto fino ad allora rimasto impenetrabile e così mettendo a repentaglio l’impunità degli influenti personaggi che avevano ordito il complotto ai danni di Enrico Mattei, oltre a innescare una serie di effetti a catena di devastante impatto sugli equilibri politici e sull’immagine stessa delle istituzioni". La Corte, presieduta da Giancarlo Trizzino, pur assolvendo l'unico imputato, Totò Riina, non esclude affatto responsabilità di elementi appartenenti a Cosa Nostra e fa inoltre riferimento esplicito alla fondamentalità del materiale scomparso, tasselli mancanti, documenti e registrazioni che i giudici ritengono fondamentali per la soluzione del mistero ed in particolare: la registrazione dell’ultimo discorso che l’ex presidente dell’ENI fece prima di morire, a Gagliano, in provincia di Enna, la registrazione dell’intervista che De Mauro fece a Graziano Verzotto, ex dirigente ENI secondo i giudici al centro del complotto internazionale ordito per eliminare Mattei, e sette pagine di appunti scritti dal cronista de L’Ora per il regista Francesco Rosi. Sembra infatti che De Mauro fosse rimasto impressionato proprio dalla registrazione dell'ultimo discorso di Mattei in cui oltre agli oratori si udivano distinte anche le voci di coloro che si trovavano nei pressi del microfono. Per la fine di De Mauro la Corte d'Assise di Palermo opera dunque uno "spostamento" se così si può dire, la fine del giornalista era infatti sempre stata associata in precedenza - nella versione più plausibile - all'operazione "Tora, Tora, Tora", ossia al golpe del principe Junio Valerio Borghese ed agl'ambienti eversivi ed economico mafiosi di estrema destra. La verità accertata dalla Corte, pur senza riferimenti, né sarebbero possibili, associa, costituendolo come precedente rilevante, la fine di De Mauro a quella di un altro giornalista, ma soprattutto poeta, scrittore e regista tra i più grandi d'Italia: Pier Paolo Pasolini, la cui fine - cinque anni dopo, il 2 novembre 1975 - è anch'essa intrecciata alla ricerca della verità sulla morte di Enrico Mattei. L'ultimo scritto di Pasolini è infatti "Petrolio", la "cosa sporca" di cui si occupava Mattei. Invero in "Petrolio", come già nella vicenda personale ed in quella giornalistica di De Mauro, appare evidente come le due realtà quella eversivo economico mafiosa vicina e sconfinante al e nel golpe e complice di esso e quella più vasta, rinviante a scenari internazionali, agl'interessi francesi e della Elf, ma anche a quelli americani delle sette sorelle e di Baldwin, nemico acerrimo di Mattei, finiscano con l'intrecciarsi inestricabilmente, connotate nel particolare da uomini dalla doppia e tripla personalità e vita, e dalla loro appartenenza simultanea a più realtà. Una molteplicità che investe - come bene ci illumina proprio Pasolini in "Petrolio" - il singolo sin nel più profondo della sua identità che si intreccia con la sua esteriorità ed apparenza, se ne dilacera, ne confligge, persino per quanto concerne la propria sessualità. L'ostentata eterosessualità per il potere, che confligge con la reale omosessualità. Ma è proprio questa, a dispetto degli anticomplottisti, a riportarci al punto di partenza: "Comunista" e "iarrusu" (dicitura in dialetto del catanese), gl'ultimi insulti diretti a Pasolini durante il pestaggio e che rinviano a concezioni omofobe e di eversione di destra. Ma Pasolini a Catania andava ed aveva casa, ed aveva conosciuto i fascisti marchettari. Ma è proprio a Catania, negli ambienti mafioso eversivi di destra che è stato concepito il sabotaggio dell'aereo di Mattei, caduto al ritorno da Catania, nei pressi di Pavia il 27 ottobre 1962. E siamo di nuovo lì.
francesco latteri scholten.



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