sabato 27 ottobre 2012

Don Silvio ruba 7,3 Mln resterà impunito. Un povero disgraziato per 200 E va in galera


 Tra secondo e terzo grado quasi certamente si andrà in prescrizione e comunque è ultrasettantenne. Ed è lì a gridare come un'aquila, lui e - coram populi - i suoi, di fronte al reato accertato e conclamato, alla persecuzione da parte della "magistratura politica", e giù il vecchio tam tam dei fascisti anni '60, dei "giudici comunisti". Un vecchio disco graffiato che s'incanta sempre lì. Come Fiorito è pienamente convinto di avere il diritto di autoassegnarsi i soldi pubblici che si è assegnato, così il Fioritone nazionale è parimenti convinto di essere collocato super ed extra legis. Le bugie, Pinocchio insegna, hanno le gambe corte e il naso lungo, e più sono grandi e grosse, più è lungo il naso e corte le gambe, e così, in questo gran "The End in the Soup" per dirla all'inglese, la verità viene a galla ben visibile anche per tutti quelli che volevano fingere di non vederla. E' la verità: ma lo si era capito da subito, bastava seguire l'antico proverbio "dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei" per vedere frequentazioni quali quelle di Licio Gelli, degli amici della P2 (di cui anche il Fioritone don Silvio era tesserato), oltre alle altre tanto declamate dalla stampa. C'era e c'è sempre stata, e non celata più di tanto, una mentalità ed un pensiero che dietro un' ostentazione libertaria occultava un radicale ed eversivo anticostituzionalismo, una concezione feudal massonico mafiosa la cui statuizione si colloca storicamente in epoche ben anteriori allo Statuto Albertino, in un ritorno ad una società del peggior stampo borbonico. A proposito un altro personaggio amico anch'egli - guarda caso - e da tempi anteriori, di Gelli, il principe Junio Valerio Borghese è ben indicativo. E' indicativa anche la condanna di Gelli per essere stato tra i grandi gestori del depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Di che tipo di "libertà" si tratti, lo testimoniano anche le ostentate amicizie internazionali, da Gheddafi - si veda Ustica, ormai possiamo dirlo - o Putin - si guardino ad es. le vicende inerenti Gazprom - . Sul valore poi di una amicizia, la fine di Gheddafi è testimonianza: quella di Giuda Iscariota varrebbe di più e sarebbe più affidabile. Il tutto è poi perseguito con abilità mediatica ispirata da uno che piaceva a gente come Junio Valerio Borghese: Goebbels. Si cerca allora di far leva sugli istinti e gli odi delle masse, sulle paure: i regimi comunisti ed i loro giudici, Merkel la "tetesca ti Cermannia". E' la testimonianza di un fallimento, meglio di una catastrofe economica, politica, socio culturale e, soprattutto umana e personale. Il peggio è che dobbiamo pagare tutti una concezione che già in passato aveva distrutto l'Italia e l'Europa, e che ora lo ha rifatto. Quanti anni ci vorranno per uscire dalle macerie a cui don Silvio ed i suoi hanno ridotto l'Italia?
francesco latteri scholten.

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