lunedì 20 gennaio 2014

Legge elettorale e riforme istituzionali: necessità, caos e derive antidemocratiche.



Sembra che l' "hodie" voglia innalzare all'eternità il vecchio ma già collaudato sistema del bipolarismo DC / PCI della "Prima Repubblica". Vuole farlo, ovviamente, in modo da garantire ancora di più le lobby che da sempre hanno costituito l'ossatura occulta del nostro sistema. Il vecchio bipolarismo - uscito dalla volontà dei cittadini, dalle urne, e non imposto per istituzione - con il proporzionale ed i collegi non uninominali garantiva un minimo di elasticità e di presenza dei più disparati orientamenti politici in Parlamento. Oggi l'improcrastinabilità delle riforme - da quella della legge elettorale data dalla sanzione di incostituzionalità della Corte Costituzionale per il porcellum, a quella del monocameralismo, a quella del divieto di ricorso sistematico alla decretazione anzicché al normale iter, a quella della limitazione degli emendamenti alle leggi proposte - sembra essere nient'altro che l'occasione per la limitazione forzata della volontà popolare e l'istituzionalizzazione delle lobby imperanti. Non è possibile leggere altrimenti la volontà di istituire un "porcellinum" per la sostituzione del "porcellum" e per di più con la tara antidemocratica dell'uninominalismo, peraltro anch'essa condannata dalla Corte Costituzionale nella stessa sentenza. Stesso dicasi per il monocameralismo: in vero si vuole solo togliere semplicemente al Senato la facoltà di votare la "fiducia", farvi confluire la Conferenza Stato Regioni e, soprattutto togliere l'elezione diretta dei senatori da parte dei cittadini creando di fatto una Camera di "nominati" esclusivamente dai partiti rendendone praticamente totale il potere ancor più di quanto già facesse l'uninominalismo recentemente condannato. Lo sbarramento all' 8%, mai visto in Paesi democratici dove è usuale un valore dal 3% al 5% e perdippiù abbinato non come usuale ad un proporzionale multipreferenziale, bensì ad un maggioritario uninominale, cosa anch'essa mai vista, completerebbe il quadro. Per la perfetta sostituzione con lo Statuto Albertino mancano ancora due sole cose: 1) l'abrogazione del voto alle donne (pare che il numero sempre crescente dei femminicidi lasci intravvedere anche questa possibbilità); 2) la nomina di Emanuele Filiberto o anche PierSilvio Berlusconi, a Re d'Italia. Ovviamente il nome sarà Statuto EmanuelFilibertino o PierSilvino...
francesco latteri scholten.

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