giovedì 19 giugno 2014

ISIS controlla più grande raffineria Iraq. Scontro Iran - Arabia saudita sullo sfondo...




Ancora si combatte ma il controllo della raffineria di Baidschi è ormai nelle mani dell'ISIS, mentre l'Iraq implora l'intervento aereo degli USA. Exxon Mobile, BP e Siemens hanno evacuato i propri addetti nei territori occupati dall'ISIS. Invero la situazione - che resta assai complessa ed intricata - inizia ad assumere connotazioni decifrabili anche agli osservatori esterni al mondo arabo: il Presidente iraniano Ruhani infatti ha iniziato la mobilitazione di miliziani ed è intervenuto con una dichiarazione pubblica di eventuale difesa armata dei luoghi sacri dell' Islam sciita, segnatamente Kerbala, Nadschaf, Kadhimija e Samarra - luoghi di culto sciiti sin dall'epoca medioevale - che "non saranno lasciati nelle mani di assassini e terroristi"; di contro ha fatto eco subito il principe Faisal che ha messo in guardia contro interventi esterni in Iraq e sostenuto l'unità nazionale dello stesso. Confronto dunque tra le due grandi potenze arabe della regione, ma complicato dalle connotazioni religiose invocate ovvero dal confronto tra sciiti e sunniti. Complicato anche dalle implicazioni della storia recente dell' Iraq, sono infatti passati all' ISIS gli ex sostenitori di Saddam Hussein, nonché dalla guerra civile siriana di cui hanno profittato anche i curdi. L'obbiettivo immediato, del resto già parzialmente realizzato è la creazione di uno Stato transnazionale sunnita, la quale però di fatto altererebbe gl'equilibri di potere tra Iran ed Arabia saudita pesantemente a favore di quest'ultima sia per il controllo del petrolio, sia, di riflesso per quello religioso. Ma il controllo delle fonti energetiche in mano agli jihadisti è cosa che riguarda direttamente anche sia gl'americani che noi europei come ha prontamente sostenuto il Primo Ministro inglese David Camerun, dichiaratamente a favore di un intervento militare anche con partecipazione inglese. In proposito è però da osservare che questo di fatto invertirebbe la posizione degli USA, Washington invero a colpirebbe con il suo intervento gl'interessi sauditi - sinora suoi maggiori alleati - a favore di quelli dell'Iran con cui è in contratso dai tempi di Khomeini, e questo spiega anche i tentennamenti di Obama. D'altronde le possibbilità pratiche di un intervento restano poche e controverse: attacchi missilistici ed aerei al di là dell'abbattimento di qualche obbiettivo non riuscirebbero a debellare l'ISIS assai ben radicata sul territorio, come anche l'invio di tecnici ed armi al governo iracheno; un intervento diretto invece implicherebbe un coinvolgimento in forze degli stessi USA, e dovrebbe inoltre essere posto in atto proprio dal Presidente che sino ad oggi si è sempre vantato di essere il Presidente che ha riportato i soldati americani a casa...
francesco latteri scholten.

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