venerdì 3 giugno 2011

In Giappone è morto il nucleare. Sì al referendum per l'abrogazione ed alle alternative di Rubbia.


Anche la Merkel in Germania ha perso per il disastro nucleare giapponese a seguito di terremoto e maremoto. Il disastro nucleare ha costituito, per così dire, il disastro nel disastro. Ai 27.000 morti con bilancio ancora non definitivo, si aggiungono i contaminati e la vasta contaminazione di acque e colture. I fatti del Giappone denunciano una volta di più la insostenibilità ambientale dell'energia nucleare. C'è poi l'altra insostenibilità, quella economica. In essa il nucleare si colloca a livelli ancora superiori a quelli del petrolio. Per entrambe le fonti energetiche i costi sono spesso - praticamente sempre - "taroccati" in quanto non si include il costo e del danno ambientale e, per il nucleare, delle scorie. Per il nucleare potrebbe esserci un futuro residuale dato dalle centrali al torio. E' quanto afferma Carlo Rubbia da poco allo Iass - Institute for Advanced Sustainability Studies - di Postdam, in qualità di direttore scientifico dopo essere stato praticamente "cacciato" da incarichi italiani.  Rubbia lavora però ad un futuro "alternativo", che, per nostra fortuna, appartiene già anche al presente, anzi al lontano passato. Sì al lontano passato, perché una delle più importanti e promettenti cui il nostro sta lavorando è un qualcosa cui già facevano uso gl'antichi. Si tratta di una delle più importanti utilizzazioni dell'energia solare, non il fotovoltaico, le celle solari, ma il "solare a concentrazione" già usato dal grande Archimede di Siracusa con successo - sia pure a scopo bellico - già nell'antica Grecia. Oggi, per uso pacifico, esistono e funzionano bene già diverse centrali. A differenza degli impianti fotovoltaici, gli impianti solari a concentrazione producono energia elettrica a partire dall’ energia termica solare. Attraverso un sistema di specchi parabolici, la luce viene concentrata ad altissime temperature su di un tubo ricevitore nel quale è contenuto un fluido termovettore. Questo fluido concentrerà così alte temperature che verranno utilizzate per produrre vapore e conseguentemente energia elettrica. Il lavoro di Iass in questo campo si concentra sulla ricerca di un mezzo tampone che permetta di ottimizzare il trasporto di calore dagli specchi parabolici all’impianto di produzione di energia elettrica. L’obiettivo finale sarebbe quello di favorire l’installazione di questo tipo di impianti anche in zone come quelle desertiche, dove l’acqua scarseggia. Iass non nega che un simile miglioramento potrebbe trovare terreno fertile nell’ambito del monumentale progetto Desertec, che punta a trasformare parte del Sahara in un’enorme centrale solare. Non si tratta di progetti utopistici, ma di progetti che sono parzialmente già realtà: la città di Monaco di Baviera è tutt'oggi già alimentata dall'energia solare prodotta nel deserto, immessa nella rete elettrica internazionale, e poi scaricata da questa. Dunque già oggi una realtà vera e funzionante. Rubbia lavora inoltre ad altre quattro possibilità energetiche "vere" e "concrete", tutte "alternative":1) Combustione di metano senza produzione di CO 2 scindendolo (dissociandolo) a 1.600 gradi in carbonio ed idrogeno; 2) riciclare la CO 2 dei processi industriali con l'idrogeno della dissociazione per produrre combustibili liquidi; 3) utilizzare il metano presente nei fondali oceanici; 4) trasporto di energia a lunghe distanze attraverso linee di cavi superconduttori. Le energie alternative dunque non sono utopie di visionari ma esistono, sono vere e solide realtà ed è ad esse che è doveroso indirizzare la scelta politica e gli investimenti economici. Bene i trecentomila manifestanti a Roma per questo, male la "cacciata" - l'ennesima - di una mente grandissima come quella di Carlo Rubbia, rispondente, non solo sul piano scientifico, ma anche su quello energetico, alla scelta di un passato fallito e fallimentare oltreche umanamente inquietante.
francesco latteri scholten (28.3.2011).

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