giovedì 8 settembre 2011

Cinema grandi classici: Fahrenheit 9. 11 di Michael Moore, palma d'oro a Cannes.



E', quasi certamente, il più importante film denuncia degli ultimi anni. Il titolo riprende "Fahrenheit 451" - la temperatura a cui la libertà brucia, titolo e sottotitolo del romanzo di Ray Bradbury. Non si tratta di un caso. Michael Moore infatti si occupa assai fattivamente ed efficacemente dell'evento catastrofico non naturale più eclatante che abbia sconvolto la realtà e la storia recente degli USA: l'attacco alle "Twin Towers". Moore però, diversamente dalla quasi totalità degli altri, non si limita alla semplice analisi dei fatti di cronaca, bensì, riprende quella che era già stata - nel nostro Paese - la tecnica di indagine di Giovanni Falcone. Si analizza perciò anche la realtà finanziaria cui sono attigui importanti personaggi, di assoluta primarietà sulla scena mondiale, quali la famiglia Bush, e la famiglia Bin Laden, assai vicina da sempre alla famiglia reale saudita. Gl'esiti sono - a dir poco - clamorosi. Appare la realtà che la facciata della democrazia nasconde e che di essa fa quasi solo un paravento. Emerge infatti in maniera assolutamente provata e certa la compartecipazione tanto della famiglia Bush quanto della famiglia Bin Laden nelle stesse imprese e vicende economiche. Entrambe sono investitori di primo piano nel Carlyle Group, una famigerata multinazionale. Bush Senior fu Senior Advisor nel Carlyle Asia Board per due anni, e la famiglia Bin Laden nominò nel 1976 James Bath, amico dei Bush, amministratore degli investimenti della famiglia in Texas. La mattina del'11 settembre George Bush Sr. e Shafiq bin Laden erano fra i presenti alla conferenza annuale degli investitori del Gruppo Carlyle, al Ritz-Carlton hotel in Washington. Lo stesso Osama Bin Laden fu, non si capisce bene, se primo referente della CIA per il Medio Oriente o co-responsabile della stessa per il Medio Oriente. Si tratta delle denunce più significative. Ve ne sono, ovviamente, molte altre. C'è, ad es. l'evidenziazione di come la paura terroristica sia strumentalizzata al fine di prendere alcune misure cautelative assai dubbie ma di interesse di determinati gruppi finanziari, come un aumento di alcuni tipi di armamenti, mentre altre che sarebbero necessarie sono del tutto ignorate. In particolare Moore evidenzia come le migliaia di chilometri di costa soprattutto pacifica, siano di fatto praticamente prive di sorveglianza e come da esse ci si possa introdurre negli USA con estrema facilità, come dunque si sia espostissimi ad un eventuale attacco successivo ad una infiltrazione. Si tratta insomma di una analisi a 360° dell'evento 9.11, senz'altro la più esaustiva e la migliore tra quelle accessibili al grande pubblico. Si va oltre la facciata e la recita di facciata, si entra nelle realtà che hanno motivato e motivano l'agire. Si va ai veri interessi da cui la storia nasce. Il film, specie sul piano investigativo, insomma, vale davvero la "Palma d'oro" e la vale pienamente. Purtroppo non altrettanto può dirsi sul piano recitativo, anche perché ai protagonisti e non è stato lasciato il ruolo estremamente difficile di interpretare sé stessi, capita così che George W. Bush abbia ottenuto il "Razzie Award" per il peggior attore protagonista, Donald Rumsfeld quello per peggior attore non protagonista e Brintey Spears quello per peggior attrice non protagonista. Si tratta insomma di un vero capolavoro specie per gli appassionati di Storia contemporanea - quella vera, con la S maiuscola - ma anche al più vasto pubblico interessato a meglio conoscere il mondo in cui si trova a vivere. 
francesco latteri scholten.

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