venerdì 22 marzo 2013

L' incarico spetta a Grillo. Di diritto.


Quando nel 1994 le elezioni furono vinte clamorosamente da un movimento polico sino a pochi mesi prima sconosciuto, non vi fu nessun problema ad affidare - e subito - l'incarico al suo anfitrione, Silvio Berlusconi, "il cavaliere". Questi invece era conosciuto o avrebbe dovuto esserlo, molto bene. Era infatti ritenuto l'ex braccio destro di Craxi - le cui vicende già avevano avuto l'esito che avevano avuto - tesserato della P2 di Licio Gelli, cui d'altronde non si era capito se il capo fosse questi o Giulio Andreotti. Ora ha invece vinto, anzi stravinto, un movimento che esiste già da qualche anno, si può considerare il suo atto di nascita il primo "Vaffa day", né Grillo né Casaleggio possono vantare "precedenti illustri" del genere, né aderenze o iscrizioni simili. Possono vantare invece di aver dato ascolto e voce a tanta esigenza di base, di cittadini semplici e normali, richieste che sono realtà ormai persino in Argentina (sì siamo stati sorpassati). Esigenze che per due decenni sono state solo ignorate e snobbate, non solo dal berluschismo rampante, ma anche dal PD. Con efficacia qualcuno ha esemplificato: "sono come due carte contrapposte ma che si sorreggono reciprocamente in un castello di carte". Se il criterio reale della politica fosse, come dovrebbe essere, la Libertà icona di battaglia PdL o la Democrazia, icona PD, del successo di Grillo si dovrebbe essere fieri. Esso invece suscita - e molto - timore e tremore. Siamo al parossismo del paradosso, quando da più parti si sentono citare nomi che sarebbero "garanzia" per l'Italia, e sono nomi di ex tesserati della P2. Probabilmente per il ns regime feudale lo sarebbero anche quelli della P4.
francesco latteri scholten. 

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