domenica 30 marzo 2014

Senato sì, Senato no, Grasso o Renzi?



Si spera che non debba finire con una sonora pagliacciata e beffa come per le Province, sostituite con i consorzi di Comuni, con il risultato che il loro numero non solo non è diminuito ma addirittura aumentato (insieme alle spese) e che i loro rappresentanti sono dei nominati e non più neppure degli eletti come almeno erano quelli provinciali: insomma i cittadini due volte truffati con una variante del vecchio gioco delle "tre carte", tanto più vergognoso quanto portato avanti proprio da quelle istituzioni che avrebbero dovuto tutelarli e che confermano un sempre più affermato feudalesimo della Casta. In questo senso chi scrive può condividere tanto l'affermazione del Presidente del Senato, Pietro Grasso, "il Senato resti un'assemblea di eletti", quanto quella del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, "mai più il bicameralismo perfetto, ormai abolito in tutti i Paesi del mondo". Il punto infatti rimane quello o di portare a compimento il disegno della Costituente del 1948 facendone una Camera delle Regioni, ovvero oggi, anno 2014, di unificarne compiti e funzioni con quelle dell' Assemblea Stato/Regioni (e perciò stesso differenziate da quelle della Camera dei Deputati), fermo restando la totale elettività dell'Assemblea, o di abrogarlo in toto con il doppio vantaggio di una maggiore rapidità dell'iter legislativo - ove verrebbe a mancare la "navetta" - e di una notevole riduzione dei costi (315 stipendi in meno, altrettanti collaboratori, auto blu etc, in meno anche il costo dell'intero palazzo). Il fatto che già la Costituente nel lontano 1948 abbia previsto una Camera delle Regioni e che le stesse siano state istituite solo negli anni '70 ed abbiano iniziato a "funzionare" nel decennio successivo, denota che più che di un problema di "architettura" istituzionale, si tratti di un problema storico. Il trentennio di ritardo è infatti dovuto ai non del tutto ingiustificati timori circa spinte iper autonomiste. Sono state sempre queste, una volta istituite le Regioni, a portarne lo sbocco della dinamica con lo Stato ed il Governo non in quella sede che sarebbe stata propria - vista la Costituente - ma in quel nuovo organismo a ciò costituito, che è l'Assemblea Stato Regioni. Fermo restando quest'ultima, oggi, l'istituzione di un Senato "Camera delle Regioni", quale avrebbe dovuto essere, finirebbe di fatto con l'istituire un organismo parallelo ad uno già esistente e per di più con gli stessi compiti e funzioni. Il nocciolo del problema dunque resta quello o di abrogare del tutto il Senato lasciando i compiti e le funzioni all'Assemblea Stato Regioni, oppure di unificarlo a questa. In ogni caso dovrebbe restare ben fermo il fatto di trattarsi di una assemblea di eletti e non di nominati.
francesco latteri scholten. 

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