lunedì 14 aprile 2014

Le origini ebraiche di Eva Braun e le radici giudaiche dell'olocausto.



Il recente scoop di "Channel 4", ripreso per primo in Italia da "Repubblica" del 5 u.s., circa le origini ebraiche di Eva Braun, compagna e moglie di Adolf Hitler, di cui condivideva e sosteneva l'ideologia compreso lo sterminio della razza ebraica, ripropone da un lato la deviazione della tematica culturale, dall'altro l'incapacità di confronto della stessa. Deviazione sulla conoscenza o meno delle proprie origini da parte della Braun (su cui ci si è immediatamente soffermati), deviazione sulle radici storiche e religiose dell'antisemitismo in Europa ed in Germania in particolare, e così via. Invero il fulcro della tematica è posto in maniera chiara dall'ultimo grande Filosofo dell' Ottocento, Friedrich Nietzsche: "Il Nazismo è una forma atavica e secolarizzata di semitismo, la religione dei cani di razza: questi sono i puri, questi perciò sono i veri figli di Dio, questi hanno l'essere e perciò è ad essi che spetta l'avere". Nucleo che attraverso il farisaismo dei giudei e soprattutto l'apostolo Paolo, si è inserito radicalmente nelle concezioni prevalentemente esseniche ed antifarisaiche di Cristo (si veda il discorso della montagna) e da lì in tutta la tradizione cristiana prima e occidentale poi. La nuova metodologia che lo stesso Nietzsche inaugura, quella genealogica, opera lo smascheramento della menzogna: la cultura Occidentale preclassica è infatti di stampo radicalmente dionisiaco: nell'ebbrezza danzante del Dio greco sorge la socialità più autentica, l'abbattimento di tutte le barriere a cominciare da quelle tra "puro" ed "impuro" e con esse a quelle di classe e di razza. E' il socratismo che giunge all'apoteosi con Platone a porre l'uscita definitiva dal dionisismo persino nella stessa drammaturgia (tragedia e commedia) che proprio da esso era nata e preludendo al sincretismo con  il farisaismo che ci sarà di lì a poco. Così il metodo genalogico porta "Al di là del bene e del male" in quanto denuncia la menzogna - anzitutto e soprattutto etica - di una religiosità che pone invero al suo centro non l'essere e la purezza, come dice ma, con il loro pretesto, l'avere ed il potere, configurandosi a vera ideologia di questi ultimi. E' essa a creare il "puro" e l' "impuro" a creare la divisione, ed a decretare la sorte dell'impuro letteralmente secondo l'affermazione biblica: "eliminerai l'impuro da in mezzo a te." In definitiva l' Olocausto, ma di quanto ciò fosse presago, Nietzsche, morto nel 1900, non poteva saperlo anzi neppure immaginarlo. Lui semplicemente - da eccellente discepolo del grande Burckhardt - guardava all'Occidente ed alla sua storia, per la prima volta, da un orizzonte nuovo, quello dischiuso dal suo metodo genealogico e lo vedeva come il campo di battaglia tra due grandi elementi ad essa intrinseci, Giuda e Dioniso e constatava: "ancora oggi è così." Eppure, specie dopo il secondo conflitto mondiale e dopo l'Olocausto, tutto ciò è essenzialmente obbliato e sostanzialmente la cultura Occidentale rifiuta d'interrogarsi su di sé e sui suoi principi, di porsi "Al di là del bene e del male", assumendo e dando per scontata la propria "bontà" e soprattutto sulla "purezza". Di più: chi osa farlo, come Nietzsche o Freud, è subito accusato, calunniato ed eticattato come "il filosofo del sospetto". Oggi, come in tutti i tempi (e con buona pace dell'Olocausto) la società rifiuta che si mettano in discussione i propri principi.

francesco latteri scholten.

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