venerdì 12 agosto 2011

Fatta per decenni una politica di terzomondializzazione dell'Occidente.

E' accaduto di nuovo. Per chi è duro di cervice però l' "Historia magistra vitae", ovviamente non vale. Ora è più éclatante, ma era già capitato l'anno scorso e ne avevamo parlato già l'anno prima ancora. Ben prima però lo avevamo previsto. Ma tant'è. Per la sua più che attualità, e per un incontro fortuito che ha dato la possibilità di aggiornarsi su di essa, ripubblico l'intervista ad un ex dirigente di segreteria politica nazionale.

Agosto 2010. Fa piacere incontrarsi di nuovo, e incontrarsi ad agosto, con un po’ di relax … Anche l’anno scorso è capitato di incontrarci in estate e di fare una piacevole chiacchierata sulla situazione politica. R. Dispiace, e amaramente, per la realtà in cui si trova il nostro Paese. Una realtà di fronte alla quale quella che dovrebbe essere la giusta soddisfazione del “c’amo azzeccato e ‘n pieno anche”, e con buona pace di molte e anche autorevoli critiche, non può che lasciare posto alla tristezza e alla desolazione. D. Professionalità della previsione, chiedo con un sorriso; e, con un sorriso mi risponde: R. La “professionalità” non è mai della previsione. Le previsioni sono purtroppo sempre alla mercé di imprevisti. La “professionalità” è sempre dell’analisi. Nell’analisi c’è un metodo, c’è un’esperienza, c’è un “intus legere”, c’è una capacità di cogliere e discernere i fatti significativi e il loro svolgimento, una capacità di leggere “i segni dei tempi”. In questo caso anche per l’analisi però userei almeno le virgolette per il termine professionalità. I fatti erano tali e di tale evidenza che a non vederli bisognava voler essere ciechi: voler essere ciechi. E, questi fatti sono esattamente quelli che ci sono sul tavolo, oggi, hic et nunc. Sta sul tavolo anche che, chi diceva che ero un imbecille, un ciarlatano, un visionario etc. lo diceva per simonia e per essere simoniacamente politicamente di parte. D. Uno di questi fatti, dicevamo era la crisi economica, l’aumento della povertà, la concentrazione della ricchezza, sempre più grande ma in sempre meno mani … R. L’economia è per eccellenza politica. Più precisamente però si tratta di ciò che sta a monte di quello cui lei fa riferimento ed essenzialmente di due cose: a) l’agire insano di molti operatori economici che investono in realtà finanziarie senza trasparenza e non in grado all'atto pratico di dare alcuno sbocco economico, tutelati da una politica che legifera in modo da consentire anziché vietare quest’operare; b) l’investire, sempre in maniera insana, distruggendo di fatto il salario marginale. Per motivi di alto profitto e lucro immediato si si delocalizza all'estero, si commissiona ai “cinesi” e non solo a loro, o ai laboratori cinesi in Italia, et similia, a costo di salario extracomunitario, delle merci che poi si pretende di rivendere a prezzi di mercato occidentale in Italia e in Occidente. Questo però distrugge il salario marginale in Italia e in Occidente, ed è il salario marginale quello che alla fine determina tutto il mercato del lavoro e tutto il mercato. Perciò, già nel medio, non nel lungo periodo, si trasforma il salario italiano ed occidentale in salario e mercato da terzo mondo. Ora, nel terzo mondo, i prodotti non hanno il prezzo che hanno sul mercato occidentale, hanno un prezzo nettamente inferiore, e, di conseguenza, danno anche un reddito nettamente inferiore. D. Qui c’è il primo riflesso politico sulla realtà attuale. R. Certamente. C’è la distruzione di quella sinergia che c’era negli anni ’80 tra la classe operaia e quella imprenditoriale. Sinergia data dal fatto che allora l’operaio, anche se “di fuori” era un lavoratore occidentale che lavorava sul mercato occidentale con il salario e le tutele sociali di questo; spesso era anche un piccolo azionista, cioè comproprietario dell’azienda per cui lavorava. La politica imprenditoriale di oggi distrugge tutto questo e riporta alle contrapposizioni di un passato più remoto, alle contrapposizioni di blocchi. Se negli anni ’80 un partito politico poteva fare gl’interessi e di operai e di imprenditori e quindi rappresentarli politicamente entrambi, nella realtà quale essa si configura oggigiorno, ciò non è assolutamente più possibile, come i fatti di tutti i giorni del resto denunciano. Gl’operai non possono essere rappresentati da un imprenditore leader del partito degli imprenditori. D. Dunque scissione politica. R. Anche culturale e religiosa. Si impone infatti un classismo e castismo imprenditoriale e borghese. C’è una nuova “lotta di classe” che oggi parte dall’alto, si veda Agnelli e Marchionne, due dei suoi anfitrioni. C’è una nuova concezione di imprenditorialità che è, di fatto, quella del cosiddetto "profitto iniquo" di cui parla la Bibbia. Si tratta di una imprenditorialità il cui interesse non coincide assolutamente più né con quello del Paese, e, tantomeno, con quello dei lavoratori. Una classe imprenditoriale fortemente collusa con realtà non solo grigie, ma anche fortemente oscure, calatasi, già dagli anni ’90, non più indirettamente tramite terzi, ma direttamente e personalmente in politica, quale attore politico di spicco e di riferimento assoluto. D. Si tratta di un partito che nasce di fatto al Sud, a Palermo, con personaggi palermitani… R. Si tratta di un partito che annovera tra i suoi leaders gente iscritta alla loggia massonica P2 di Licio Gelli condannato per i reiterati depistaggi delle indagini sulla strage di Bologna. Gente che in tutti i modi ha voluto e vuole nascondere la verità su quella strage e sulle altre. Certo, nasce anche a Palermo e con personaggi palermitani, ma che poi, giunto al governo si allea con la lega nord e porta avanti una politica che al Sud non piace e non può piacere affatto… E’ una storia che per tanti versi ne ricorda un’altra, famosa, accaduta altrove, in altri tempi, in America. La ricorderà anche lei: Giggino, chiamiamolo così, o forse meglio John, si allea con Don Vito, chiamiamolo così anche lui, per fare il Presidente. Poi divenutolo, fa una politica che dà il benservito a Don Vito. Si sa com’è andata a finire. D. A chi si riferisce? R. A Kennedy. Forse ci stiamo lasciando andare troppo. C’è caldo, forse è meglio una bella birra fresca. D. Sì anche perché le verità vere si possono scrivere solo alla De Cataldo come “romanzo”. Romanzo criminale, appunto. Vada per la birra fresca. La ringrazio dell’intervista (e della birra fresca).

Agosto 2011. E' passato un anno. Ci siamo rivisti, per caso, ieri. C'era un grande specchio vicino e appena i nostri occhi si sono incontrati, forse anche per effetto di quello, il pensiero, come capita quando da tempo ci si conosce e s'intuisce l'altro, è andato immediato: potrebbe esser stata stamattina. No, mi risponde, potrebbe essere stata adesso, anzi domani. D. E, adesso, anzi domani, cosa aggiungerebbe a quell'intervista? R. Un fatto importante che abbiamo tralasciato e che si sta utilizzando ora per colpire anzitutto Obama, ma insieme e forse di più, per colpire a morte qualsiasi politica sociale: i costi, milioni di miliardi di dollari della guerra fredda, della corsa al nucleare, della politica guerrafondaia di Reagan, Bush senior e junior. Costi che si sono taciuti e si tacciono e che si cerca di far comparire come costi delle politiche sociali. D. Un depistaggio politico? R. Di più. La parte politica, i repubblicani - in Italia i forzisti-pidiellisti -, che quella politica hanno fatto e voluto, cercano così di sottrarsi alle loro responsabilità politiche, sociali, economiche e giuridiche. D. Non vogliono dover rendere conto della politica che hanno fatto? R. Esatto. Ieri come oggi sono assolutamente certi di essere al di sopra di chiunque e di poter disporre e dello Stato e dei cittadini a loro piacimento. D. Quale è la cosa più urgente per l'Italia in questo momento? R. Quello che dice Antonio Di Pietro: rifare la legge elettorale ed andare a votare. D. Dunque bocciatura dell'esecutivo in carica. Ma, quale è la colpa più grave che lei gli attribuisce? R. Questa: la politica di cui parlavamo nell'intervista dell'anno scorso, la politica portata avanti negli USA dai repubblicani ed in Italia dai forzisti-pidiellisti, è, di fatto, all'atto pratico, una politica di terzomondializzazione dell'Occidente e dell'Italia. Di più è una politica di speculazione sulla terzomondializzazione dell'Occidente e dell'Italia. E' una politica fatta ormai da decenni. E' una politica criminale di cui chi l'ha fatta - sentendosi "scaltro" - dovrebbe essere chiamato a rispondere non solo politicamente ma anche penalmente. Ripeto: la cosa più urgente è voltare pagina al più presto. D. Riprendiamo la consuetudine dell'anno scorso? R. Stavolta, forse è meglio fumarci un cigarillo e riflettere seriamente: ancora più seriamente. 
francesco latteri scholten (11.8.2011).

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