lunedì 2 gennaio 2012

Il ritorno dell'immagine a medium.


"Cantami , o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l'alto consiglio s'adempìa), da quando primamente disgiunse aspra contesa il re de' prodi Atride ed il divo Achille." Sono i versi celeberrimi - si sarebbe dovuto citarli in greco - di uno dei più antichi testi della cultura occidentale, l'Iliade di Omero. E' la trasposizione in scritto di una tradizione essenzialmente orale. Accade così per molti testi della cultura greca, la stessa filosofia, anche quella platonica lascia le sue conquiste più alte alla tradizione orale (che è andata persa). Accade così anche per la maggior parte dei libri della Bibbia. La cultura occidentale nata dalla confluenza di essi è perciò una cultura nata dalla confluenza di culture originariamente orali. Il medium di esse era l'oralità. Ma, cos'è il medium? Uno dei più grandi esperti contemporanei, Marshall Mc Luhan, ha asserito che il medium è il messaggio. Se, come me si accetta questa definizione, allora bisogna affermare che il medium delle Ur Kulturen da cui quella occidentale sorge è orale. Però, sia a partire dalla grecità più antica, quale quella del testo omerico, sia dai più antichi testi biblici, il medium è appunto lo scritto. La cultura occidentale non è più come altre, incluse quelle da cui essa nasce, cultura della parola detta, ma quella della parola scritta. E' essa il medium connotativo delle scienze e della tecnica, della filosofia e delle lettere. Non si tratta, ovviamente di un medium unico, bensì di un medium egemone. Altri ve ne sono ad affiancarlo. Si tratta di medium visivi, quali quelli della pittura e della scultura. Si tratta di quelli musicali, in grandissima parte perduti. Con essi, come farà bene notare Nietzsche, è perduta gran parte dell'anima, dello Spirito, della classicità greca antica e distorta nella memoria la restante parte, quella sopravvissuta. Lo Spirito di un popolo, o forse si potrebbe dire anche già con Hegel, di un'epoca è dato dal "mixing" delle sue realtà, ad esempio per i greci, del dionisiaco e dell'apollineo, per esprimerci in termini nietzscheiani. Cioè, per aggiornarci a Mc Luhan, al mixing dei medium con cui essi si esprimono, ovvero assurgono all'essere. I medium più antichi dell'umanità non sono però degli "scritti" e neppure degl' "orali", bensì visivi: si tratta dei dipinti bellissimi presenti sulle pareti di alcune caverne. Tra il medium visivo e quello orale vi sono delle differenze profonde, non si tratta sempicemente del passaggio da una modalità ad un'altra. Quello visivo mostra, quello orale evoca. L'origine di molte parole è onomatopeutica: in molte lingue "mao" è il gatto, dal suo verso, così come la mucca. Ciascuno è libero di associare a quel suono l'immagine di gatto che più gli aggrada. L'immagine invece è quella. Certamente può essere più o meno sfocata, più o meno perfetta, può essere stilizzata per innalzarla a simbolo, a concetto, a ideogramma. E qui c'è l'incontro tra medium visivo e medium orale. Ma il medium è cultura, per scrivere un ideogramma, bisogna appunto saper "scrivere" e saper scrivere qualcosa che altri sappiano leggere. E l'ideogramma implica una realtà superiore sia a quella visiva che a quella orale: tutti possono apprezzare la bellezza di un dipinto o di una melodia. Essi hanno perciò una portata più vasta di quella dell'ideogramma o della parola scritta. Il medium ha una correlazione tecnica e tecnologica: il dipinto e la melodia sono quelli che sono perché sono realizzati con quegli strumenti che la tecnica mette a disposizione. Così il Novecento è stato contraddistinto dal ritorno, inizialmente, dell'oralità perché si è diffuso maggiormente lo strumento dell'oralità: la radio. Medium è stato perciò il messaggio radio, e, una famosa finta cronaca ben documenta le potenzialità di questo medium. Ormai l'egemonia diffusiva è stata riconquistata dai mezzi visivi ed audiovisivi: il trionfo, infine, dell'immagine. Praticamente chiunque, oggi, può creare e diffondere immagine. La comunicazione è immagine e il medium è immagine. La stessa capacità di comunicazione è, alla fine, capacità di immagine ed efficacia di immagine: Essere è apparire. Lo Spirito stesso è soltanto nella misura in cui è capace di manifestarsi, di apparire, di farsi immagine. Nell'antica cultura biblica però lo Spirito era designato con il termine "Ruha", parola il cui suono evoca il vento, e di cui uno dei diversi significati era appunto quello di vento. Ma l'immagine di vento, anche quella di tempesta o uragano, difficilmente, oggi, ci evocano l'idea di Spirito e, tantomeno la sua realtà. E', probabilmente anche qui la povertà spirituale del nostro tempo: il medium Logos, Parola, e parola detta prima e scritta poi, non è più egemone e di Dio si è sempre vietata - ed a ragione - una immagine. L'immagine di Dio è idolatria. Però l'evangelista S. Giovanni scriveva: "In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio"(Gv.1,1). Il medium è il messaggio, ma il messaggio qui è la Parola, la Parola detta e scritta.
francesco latteri scholten.


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