martedì 13 marzo 2012

Arance meridionali non è solo colpa della Fanta.

 Torna, come più volte già in passato, la questione delle arance meridionali, specie calabresi, cedute per pochi centesimi, 7, sì sette centesimi al Kg. E' questo il prezzo al quale sono cedute alla Fanta, marchio, insieme a Sprite, della Coca Cola. I produttori, soprattutto calabresi, del rossanese, ma anche di altre zone della Calabria, e pure di Sicilia, Puglia e Campania, sono in rivolta. Si tratta infatti di quotazioni che non è più possibile tenere neppure facendo raccogliere il prodotto agli extracomunitari nordafricani ed africani neanche a retribuzioni di autentica schiavitù. Ci si è così decisi di scendere in piazza in cortei con tanto di trattori, bandiere, folklore e, perché no, non dissimulata indignazione. Si vuole un intervento del governo. Tuttavia al di là della non dissimulata indignazione non si va perché si vuole la Fanta, si vuole il "Padrone", solo che questi deve pur capire che ciò che chiede è ormai del tutto impossibile. Il discorso e, soprattutto, l'operare degli agrumicultori è più che legittimo. Si tratta, ciononostante, di un discorso molto naiv e miope. Perintanto la Fanta nei suoi stabilimenti esteri produce con essenze chimiche e con una percentuale irrisoria di arance, ed a farlo anche in Italia, non ci metterebbe né uno né due, anzi lo ha già fatto sapere, ed ha già fatto sapere che o così o i produttori le loro arance possono anche tenersele. Si apre qui un grosso capitolo inerente il mercato e la libertà di mercato, la coscienza e responsabilità personale e sociale, il consumo e l'acquisto cosciente e responsabile. Realtà portate avanti già da decenni con decisione nel centro e nord Europa soprattutto dai Verdi. Si tratta di tematiche che non hanno praticamente trovato riscontro nel meridione e non ne trovano tutt'ora. La Calabria, ma anche le altre regioni citate, sono piene di grandi capannoni, costruiti con fondi europei, ciascuno dei quali avrebbe dovuto divenire uno stabilimento per la produzione in loco e dare così sviluppo al territorio. Qualcuno sarebbe dovuto diventare anche stabilimento per la produzione di bibite, e qualcuno addirittura stabilimento per la produzione di aranciata, fatta magari d'arance, tanto per cambiare. Invece si è agito - presentazione di progetto ad hoc, costruzione di capannoni - per avere la prima e la seconda, in qualche caso anche la terza tranche di fondi europei e basta. Sì e basta, perché se si fosse realizzato lo stabilimento, ad es. di aranciata e la si fosse cominciata a produrre ed immettere sul mercato, a cominciare da quello locale, si sarebbe andati a cozzare contro un mercato già saturo e per di più, in diverse località già lottizzato dalle cosche. Si sarebbe andati a colpire interessi già costituiti di un mercato che libero di fatto non è assolutamente. Lo stesso conseguirebbe una campagna di acquisto e consumo cosciente e responsabile, quale quelle dei Verdi in nord Europa che porta al boicottaggio ad esempio proprio dei prodotti Coca Cola e Fanta, l'aranciata fatta quasi senz'arancia, a favore di altri prodotti più naturali e genuini. Ma questo non si vuole. E, non c'è neppure l'orgoglio di fare per davvero degli stabilimenti meridionali in cui si produca vera aranciata fatta di vere arance e l'orgoglio di comperarla preferendola alla Fanta. Tutto questo cozzerebbe contro interessi di mercato già costituiti. Si vuole la Fanta. E, perciò il governo paghi i soldi che non dà la Fanta. Le ragioni del sottosviluppo del Mezzogiorno. Perché non cominciamo a farci un'aranciata nostra, fatta di vere belle arance meridionali e cominciamo a comprarla al posto della Fanta?
francesco latteri scholten
.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.