lunedì 5 marzo 2012

FIAT: miliardi in Serbia x nuovo modello, ma se mercato USA va male si chiuderà in Italia.

 Tempo addietro, non un leader dei sindacati o della sinistra intransigente, bensì Umberto Bossi aveva dichiarato una verità che è nota a tutti: "Con tutti i soldi che lo Stato ha dato alla FIAT, la FIAT avrebbe potuto acquistarla quattro o cinque volte". I salvataggi di FIAT sono stati molteplici e reiterati. I più celebri sono quelli che hanno visto quale "dirigente" un esterno, l'ex re della finanza italiana Enrico Cuccia. Fu lui, negl'anni settanta, contro l'avvocato Giovanni Agnelli che pensava ad una dismissione, a credere nell'azienda automobilistica italiana, a volere e credere nella "127", ad ottenere finanziamenti pubblici e convogliare quelli privati. Fu il successo più grande e FIAT conquistò il posto di primo esportatore di automobili in Germania, con un export che costituiva il 50% dell'export totale di FIAT. Fu sempre Cuccia, di fronte alla nuova crisi FIAT degl'anni ottanta, la 127 era ormai vecchia, a orchestrare il progetto Uno, la prima utilitaria "alta" che perciò nella stessa lunghezza offriva una abitabilità superiore a quella di tutte le concorrenti dello stesso segmento. Enrico Cuccia, il finanziere gentiluomo, lo fece per le centinaia di migliaia di lavoratori che lavoravano direttamente o indirettamente per l'azienda torinese e delle loro famiglie, non certo per Giovanni Agnelli, dal quale ben sapeva che non avrebbe mietuto - come infatti fu - neppure un grazie. Dopo Cuccia vi furono altri salvataggi in seguito ad altre crisi. Non vi fu però chi avesse la statura di un Enrico Cuccia. Vi fu soprattutto un atteggiamento non solo improvvido, ma apertamente irresponsabile da parte dei vari governi che si sono succeduti, nessuno dei quali, a differenza di quanto fatto ad es. in Francia o in Germania, ha pensato di vincolare le concessioni al mantenimento della produzione sul suolo nazionale ed a tutela dei lavoratori nazionali e, al tempo stesso, vincolare le concessioni anche alla sorveglianza dell'operare finanziario globale, anche estero dell'azienda per evitare che i soldi si usassero altrove. I toni usati da Marchionne lasciano attoniti. Di più è stupefacente il fatto che da parte del governo e dei ministri economici nessuno dica nulla, anzi si continui a guardare alla politica di Marchionne come politica di salvezza FIAT autoimplicante la salvezza dell'economia italiana e del mercato del lavoro italiano e questo nel momento stesso in cui si ipotizza apertamente di chiudere in Italia e si investono miliardi in serbia per la produzione del modello che sostituirà la "Idea". La salvezza di FIAT non è assolutamente autoimplicante la salvezza dell'economia italiana e del mercato del lavoro italiano: sono - come i fatti dimostrano e sottolineano - due realtà totalmente diverse. Sarebbe ora che finalmente anche i politici cominciassero a capirlo e trarne le conseguenze anche perché i soldi che loro fanno pervenire a FIAT sono soldi italiani, dei cittadini italiani ed è giusto che siano utilizzati anzitutto per il lavoro ed i lavoratori italiani in Italia e non altrove.
francesco latteri scholten.

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