lunedì 16 settembre 2013

Italia: tra le tenebre della giustizia politicizzata e del giustizialismo.



E' già accaduto altrove e già altrove si è spacciato per alba della "Giustizia" ciò che poi fu ben altro: sorgere luminoso per ciò che poi si è rivelato solo tenebra. Quando la suprema corte rinvia all'altra per rivedere una sentenza data in eccesso alle norme vigenti, nei confronti di un cittadino e, per di più il giudice sentenziante rilascia prima della sentenza un'intervista sulla stessa, che avrebbe dovuto attendere non solo la sentenza, ma anche le motivazioni di essa, è chiaro che ci si trova di fronte ad una giustizia "ad personam" e dunque, fuori dalla legge e, soprattutto dalla ns Costituzione. Il fatto poi che si voglia procedere in Parlamento al voto palese contro detta persona, in contrasto e con le norme vigenti - come riconosce lo stesso Presidente Tano Grasso - e con tutta la tradizione, consuetudine e prassi repubblicana dall'entrata in vigore della Costituzione ad oggi, non può che esserne una triste conferma. Le regole e procedure "ad personam" che si vogliono applicare infatti non furono applicate neppure - siamo al caso più triste e tenebroso - nei confronti di Craxi. Il fatto poi che esponenti anche assai autorevoli della "Sinistra" storica, dall'ex Presidente della stessa Corte Costituzionale Onida, a Violante e ad altri (che chi scrive condivide pienamente), abbiano invocato possibbilissime vie diverse, dimostra che ciò che si vuole non è "Giustizia", ma fatto politico. Le parole più atte a definirlo sono quelle, ahimé, già pronunciate nel lontano 1792: "Gli stessi uomini che si apprestano a giudicare Luigi hanno una repubblica da fondare. Per quanto mi riguarda non vedo una via di mezzo: quest'uomo deve regnare o morire" Saint Just. O ancora: "Non c'è, qui, un processo da compiere. Luigi non è un accusato e voi non siete dei giudici; voi siete, voi non potete che essere uomini di Stato ed i rappresentanti della Nazione. Voi non avete una sentenza da pronunciare a favore o contro un uomo, ma una misura di salute pubblica da prendere, un atto di provvidenza nazionale da esercitare." Robespierre. La questione è stata invero trasposta in "ad personam" nel senso più originario e proprio, persona infatti significa maschera, interprete, rappresentante. Persone erano le maschere dei personaggi che gl'attori interpretavano nelle antiche drammaturgie. Non Luigi XVI in quanto persona, ma in quanto ultimo Luigi Capeto, dunque Ancien Régime. Si tratta, come ha detto ultimamente qualcuno, di "asfaltare" il centro destra ed il 30% di cittadini che esso rappresenta. Un fatto dunque eminentemente politico, del tutto analogo a quello che all'epoca portò l'avvio, sul piano della Giustizia, al Terrore, che alla fine porterà sulla ghigliottina anche gli stessi Saint Just e Robespierre. Già all'epoca quest'apice segnò un punto a partire dal quale cessa qualsiasi innovazione sociale ed inizia, insieme al Terrore, il declino della Rivoluzione: Philippe Egalité, tra quelli che votarono sì al regicidio, era infatti nientemeno che il duca di Orléans, cugino primo dello stesso. E, sempre già allora, l'idea che bastasse abbattere luigi per abbattere Capeto si dimostrò una fallace e pusillanime illusione ed il suo adempimento - con e tramite quelli della giustizia politicizzata e del giustizialismo politico di Saint Just, Robespierre & Co. - servì, non ad aprire le porte alla democrazia, cui si diceva di agognare, bensì alla dittatura imperialista napoleonica.

francesco latteri scholten.

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