mercoledì 4 dicembre 2013

Legge finti poveri e grottesco politico.



Dopo il "successo" ed il trionfo della giustizia operato dalla legge contro i finti poveri, i media celebrano il bis attuato con il suo "affinamento". A ben vedere di "giustizia" non vi è assolutamente nulla specie se si guarda ai criteri ed alla mentalità ispiratrice. C'è anzi da inorridire. A differenza di altri Paesi, quali, per non andare troppo lontano, la Svizzera, il nostro legislatore non si cura minimamente dell'agevolazione dell'inserimento di chi pur non raggiungendo la soglia di povertà - 990 Euro mensili - o restando al di sotto della soglia minima tassabile, ha una attività che bene o male va e che è - qui è il caso di dire potrebbe essere - una base solida o anche solidissima di professionalità. Nel nostro regime feudale, perché questo di fatto è, ciò è anzi esattamente quello che non si vuole. Mi limito al settore accademico: Tantissimi laureati esercitano l'attività di blogger. Ebbene, non conta niente che abbiano prodotto cultura, che abbiano realizzato siti che prendono centinaia di migliaia di lettori, che sono tra i più importanti nel proprio settore a livello addirittura nazionale, che i loro articoli raggiungano anche le prime pagine di Google, che producano ben più dei 60 articoli l'anno richiesti per pubblicisti e giornalisti e che siano articoli veri e non il semplice trafiletto di un rigo che la legge consente di conteggiare per articolo. Non conta neppure la qualità tecnico scientifica dell'articolo. Conta che si vada da uno dei detentori di una "testata autorizzata" e si dimostri che lui te l'ha pagato. E la prassi poi è questa: vai da uno di questi gli dai 100 Euro, lui ti stacca un assegno di 50 e assegna a nome tuo uno dei tanti trafiletti di un rigo. Lo fai 60 volte all'anno e sei pubblicista riconosciuto. Per giornalista poi l'esame si fa soltanto a Roma, ovviamente (la legge è quella scritta dal Duce). Il discorso che di fatto la legge finti poveri ed il suo affinamento fa a tutti costoro (ma anche a tantissimi altri) è il seguente: siccome la qualifica non è una competenza ma un'onoreficienza che si compera io non la dò a chi ha la competenza ma a chi la paga, perciò a te ti tolgo di fatto la dignità, la qualifica, non ti pago e, dippiù: hai una casa, me la dai a me, io ti schiaffo nel sottoscala di Harry Potter e con i soldi che ti dovrei pagare di affitto ti pago il tuo stipendio di schiavo e mi devi pure ringraziare perché ti sto aiutando a ricostruirti una vita. Viva il Duce: colpisci, colpisci, colpisci: ora li staniamo a questi! Ora facciamo giustizia: li mettiamo in campo di concentramento, gli facciamo pulire i cessi a morte e poi ci facciamo il sapone. Bravi. Questa è la vera "libertà" e la vera "giustizia". Grazie!
francesco latteri scholten.

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