giovedì 1 maggio 2014

Pacem in terris l'enciclica di Giovanni XXIII, Papa Santo guidato dallo Spirito.



Oltre - e forse più - che la recentissima dichiarazione di Santità, è significativa la definizione data da Papa Francesco nell'omelia della stessa: "...Giovanni XXIII è stato una guida guidata dallo Spirito". Ed effettivamente la sua figura e la sua visione sociale, dopo quella di Leone XIII (centralità del lavoro e dei lavoratori), è quella che ha maggiormente contribuito all'uscita dall'isolamento (si pensi ad es. al "non expedit") della Chiesa ed al suo grande rilancio, iniziato con la "Rerum novarum" del 15 maggio 1891. Si può sostanzialmente affermare che la storia soprattutto recente della Chiesa è stata connotata da un andamento pendolare tra reazione intransigente e riforma profonda e sostanziale, in cui è stata in definitiva quest'ultima a concretare il suo cammino salvifico. Con la morte di Leone XIII il pendolo si sposta al verso opposto ed occorrerà attendere il pontificato di Papa Giovanni perché torni al progressismo riformatore. Ciò accadrà in modo deciso l' 11 aprile 1963 con la Pacem in terris, sua seconda enciclica (la prima è stata la Mater et magistra del 15 maggio 1961). Il periodo storico è uno dei più difficili e gravi: nel 1961 era stato costruito il muro di Berlino e l'anno successivo la crisi cubana, con la quale la guerra fredda e la minaccia atomica hanno raggiunto il loro apice più alto, anche se ormai la guerra si era spostata dal versante strettamente militare a quello economico, industriale, alimentare. Al centro dell'enciclica c'è la concezione spirituale propria di Giovanni XXIII, frutto del suo cammino spirituale personale, della preghiera, del confronto con il vangelo: "la Pace non è solo un problema di giustizia ed equità nelle relazioni tra le nazioni, è anche un problema interno alle nazioni stesse, essa non è un pio voto facile da attuare, ma una difficile costruzione da realizzare fin negl'ambiti nazionali più nevralgici, quali sono le relazioni politiche interne". Di più: "la Pace si costruisce nei rapporti tra gl'uomini, tra le comunità politiche e tra queste e la comunità mondiale. Ma, proprio per questo: la Pace non è perciò soltanto uno stato di relazioni tra Paesi: essa concerne invece tutti i livelli dell'esistenza sociale, fino all'intimo di ogni persona; si tratta di un disarmo integrale che investe anche gli spiriti (...) La Pace non è solo assenza di guerra: è un insieme di relazioni tra le persone e le comunità a monte di cui si colloca la relazione della persona con sé e con Dio." Da queste concezioni l'enciclica sviluppa i suoi tre punti fondamentali: 1) i diritti dell'uomo, per i quali essa si rifà alla carta internazionale dell' ONU del 1948, ma osservando che perché i diritti possano trovare concrezione è necessario anche che ciascuno adempia pure i propri doveri; 2) il disarmo, con l'implorazione all'arresto della corsa agl'armamenti; 3 le istituzioni internazionali, a proposito delle quali Papa Giovanni sottolinea il ruolo positivo dell'ONU, ma anche il suo sblocco dalla paralisi dovuta alla guerra fredda, e, soprattutto, la necessità che vi sia un ordine morale per la tutela del bene comune universale. Il pendolo muove perciò di nuovo con forza verso l'altro apice, quello riformista e toccherà il culmine con il Concilio Vaticano II e, in esso, il 7 dicembre 1965, con la Gaudium et Spes, poi il moto si invertirà...
francesco latteri scholten

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