venerdì 30 gennaio 2015

Nomine al Quirinale e attualità della legge Mammì.


Di fatto sanciva - era il 6 agosto 1990 - il monopolio mediatico della rete Mediaset di un rampante Silvio Berlusconi. Che il fatto avrebbe alterato anche la realtà politica ed i suoi equilibri era cosa più che evidente e motivo per cui diversi Ministri della corrente sinistra della DC, facente riferimento a De Mita, si dimisero. Tra questi, il 27 luglio 1990, Sergio Mattarella Ministro della Pubblica Istruzione. In seguito, dalla società occulta estera "All Iberian" di Silvio Berlusconi andranno all'amico Bettino Craxi denari "... per un totale di 23 Mld, fra il 1990 ed il 1992, guarda caso all'indomani dell'approvazione della legge Mammì che consacrava il suo monopolio" (Marco Travaglio). Si potrebbero citare anche altre vicende, ad es. Mondadori o SME, dall'andazzo peraltro simile, ma è certo che senza Mediaset ed il suo monopolio Forza Italia non sarebbe certo stata ciò che è stata, né l'Italia ciò che è stata nel ventennio 1992 - 2012. C'è un circolo vizioso: Mediaset sostiene un'immagine, ma al tempo stesso, da quell'immagine è sostenuta: così l'ascesa di quella la incrementa, ma il suo declino la trascina con sé. Al declino politico di Berlusconi fa eco quello economico, ma anche mediatico di Mediaset, a vantaggio, più che di operatori nazionali, di Robert Murdock. Antagonista del ventennio è Romano Prodi, il quale riuscirà anche ad espugnare palazzo Chigi che dovrà però poi lasciare, mentre per il Quirinale gli si sbarrerà la strada, ma saranno 101 dei suoi a farlo cadere. L'ex Presidente dell'IRI si è comunque piazzato secondo alle "Quirinarie" del M5S - alle spalle del magistrato Impastato confermato con 78 voti al primo scrutinio per il Colle - e conta un solido appoggio nel PD. Che, scartato il nominativo di Romano, Renzi abbia posto quello di chi, se fosse prevalsa la sua linea politica Forza Italia sarebbe stata soffocata sul nascere, dice che il "Patto del Nazareno" era semplicemente un espediente per prendere tempo e che comunque è saltato. Insomma, il nuovo inquilino del "Colle più alto" deve garantire certamente un quadro politico nuovo anche eventualmente con elezioni a breve termine (si voterebbe per la Camera con la nuova legge e per il Senato con la vecchia), ma anche le nuove realtà economiche (e non solo). Entrambe le cose rinviano improcrastinabilmente anche alla legge Mammì, o meglio alla sua obsolescenza, o, in altri termini, ad un inderogabile ed assai difficile riordinamento anche proprio del settore mediatico. E, l'orientamento del 27 luglio 1990 è pure oggi il più valido e degno di sostegno deciso.
francesco latteri scholten.

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