domenica 2 settembre 2012

Spiritualmente per molti è stato un secondo Papa: Carlo Maria Martini



Un riferimento, un grande riferimento. Anzitutto, certo, per i cattolici ed i cristiani, ma anche per tanti, tantissimi laici, per credenti di altre religioni, per uomini e donne di ogni età, lingua, e Paese. E' stato un grande Gesuita ed il suo Spirito uno dei più grandi della Societatis Jesu. Ignaziano, certo, ma diremmo pure squisitamente paolino perché - come già per San Paolo - quella del dialogo con i "gentili" è stata per lui una vera vocazione, una esigenza imprescindibile, come quella dell'agire sociale e politico, sempre per i poveri. E' una direttiva del suo cardinalato a Milano, è l'esigenza che si attua al "San Fedele" della stessa diocesi, un centro per l'impegno socio politico, che si concreta in sinergia con quelli di altre realtà della Compagnia di Gesù, quali ad esempio il "Pedro Arrupe" di Palermo c/o cui ebbi l'onore di formarmi anch'io, retto all'epoca dall'ottimo Bartolomeo Sorge S.J. - già alla "Civiltà Cattolica" - con l'ausilio di Francesco Cultrera S.J. e di altri gesuiti e laici miei professori anch'essi cui va a tutt'oggi il mio affetto e la mia stima. Nascono così progetti e prassi che incidono sulla realtà culturale, sociale e politica locale, regionale ed italiana ma non solo. Io, ad es. giunsi all' "Arrupe" a seguito della lettura di un articolo del "Die Zeit". Un esempio importante di questa progettualità e prassi è - tra gl'altri - ad es. il periodico "Aggiornamenti Sociali". Nasce una realtà da cui escono molti cattolici poi illustri o meno, uomini e donne di primo piano, ma che coinvolgono anche laici e non credenti, anch'essi di primissimo piano. In tal senso un esempio luminoso è - tra i molti - il "dialogo" con Umberto Eco. Martini sente le esigenze ed il valore dei laici, come quelle degli altrimenti credenti, si proietta verso di esse, a volte le sente anche come proprie, il tutto, ovviamente, senza venir meno alla centralità per la propria spiritualità, del rapporto con ns. Signore Gesù Cristo. E' precisamente questo però a contrapporlo alla maggioranza del clero italiano e non, frequentemente del tutto incapace di seguirlo, di comprenderlo. E' questo dunque a farne spesso un personaggio scomodo e per alcuni versi inquietante specie per il mondo cattolico più conservatore, tradizionale e tradizionalista. Non riescono a tenere il suo passo, d'altronde è il passo di un gigante. Lo avverte egli stesso, ad es. nell'ultima intervista, quella rilasciata praticamente in punto di morte al Corriere della sera, ove si mostra sconsolato per l'arretramento della Chiesa - "è indietro di due secoli"- ed auspica qualcosa di più e più forte del dialogo: la presenza, l'accoglimento nella Chiesa di dodici "Saggi", dodici come le dodici tribù di Israele, per in un desiderabile ed urgente nuovo Concilio superare il gap con il mondo contemporaneo. E' tutto questo ad averne fatto - specie nel ns Paese -, Spiritualmente, un secondo "Papa" rinverdendo quella tradizione che, in passato, ha sempre visto nel capo o nei più autorevoli dei Gesuiti un secondo Papa, quel vero riferimento che tanti altri porporati nostrani non hanno saputo né potuto essere. Un riferimento del resto che, per parte sua, non ha mai cessato di riferirsi al riferimento primo: il pontefice in pectore, per ultimi Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, Benedetto XVI: "ut unum sint".
francesco latteri scholten.

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