martedì 25 settembre 2012

FIAT: no fabbrica Italia, operai capro espiatorio, mistificazioni dei media.




"Vede, il costo degl'operai incide solo per meno dell' 8% sul costo di una vettura", questa una delle risposte - qualche anno addietro - del neo nominiato A.D. di FIAT Sergio Marchionne ad alcuni giornalisti. Non si capiva dunque la necessità di misure "riduttive" nei confronti degl'operai. Poi s'è visto. Appena fatta la "fusione" con Chrysler, sempre lo stesso Marchionne si vantava - ed a ragione - del livello del know how FIAT e del livello di tecnologia, progettazione, ricerca e sviluppo della stessa, la quale aveva consentito di portare in Chrysler, invece che moneta sonante, appunto, ed in sua vece, know how e progetti. La stampa tutta, coram populi, batteva le mani e sbandierava a tamburi battenti le grandi gesta. Nessuno faceva caso al fatto che al tempo stesso, quello che era rimasto del centro progettazione ricerche e sviluppo della FIAT, uno dei migliori al mondo, era stato dato via. Ovvero: nessuno aveva fatto caso al fatto che progettazione, ricerca e sviluppo da ora in poi si sarebbero fatti solo in America c/o Chrysler, con tutto ciò che questo implica: tra le altre cose - appunto - il NO a fabbrica Italia. Ultimamente poi, sino a qualche mese fa, abbiamo visto Sergio Marchionne impegnato a tutto spiano nella crociata sui costi proibitivi e sulla improponibilità della realtà del lavoro in Italia. Se non altro il fine è ora evidente: FIAT deve scaricare su altri le responsabilità di scelte decisionali manageriali prese da tempo, con le quali gl'operai nulla hanno a che fare, ma per le quali gli stessi sono un ottimo capro espiatorio, sono anzi il capro espiatorio ideale. Bene, allora la reazione stizzita del Min. Passera, meglio la dichiarazione di Monti: "Non ci hanno chiesto soldi, né gliene avremmo dati". La posizione più adeguata mi pare però quella di Diego della Valle, perché è vero: con gente come gli Agnelli o i Marchionne non si costruisce - e meno che mai - si ricostruisce l' Italia ed i loro comportamenti sono nefasti e deleteri per la classe imprenditoriale e per il Paese.

francesco latteri scholten.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.