giovedì 16 maggio 2013

Clonazione: "I ragazzi venuti dal Brasile" ora è realtà (e forse anche prima...)


Dunque adesso con Shoukhrat Mitalipov la clonazione umana è un fatto scientifico acquisito (si veda il post precedente). O, forse, lo era già da tempo ma la si teneva segreta, come il motore a reazione o il telefonino, entrambi creati dagli scienziati nazisti? E' l'ipotesi da cui muove "I ragazzi venuti dal Brasile", Franklin J. Schaffner lo aveva diretto nel 1978, ispirandosi all'omonimo romanzo di Ira Levin, "The Boys from Brazil". Dal 1962, con la pecora Dolly la clonazione era ormai scienza accertata e, nel magnifico lavoro cinematografico ci si muoveva quindi tra scienza e horror, con l'eccellente interpretazione di Gregory Peck del famigerato dottor Joseph Mengele, sì, quello dei campi di concentramento nazisti e degli esperimenti sull'uomo. Il film muoveva dall'assunto mai confutato con totale certezza dell'avvenuta clonazione di Hitler. Di certo si sa che Mengele aveva tra l'altro lavorato alla clonazione umana. Gl'esperimenti di Mengele, raccapriccianti, riguardavano la reattività dell'organismo umano - e del suo genoma - ai diversi reagenti chimici e patogeni, virus, batteri e miceti. Paradossalmente proprio i dati raccolti da Mengele ad es. su dosi letali minime e massime, hanno consentito alla moderna industria chimica, biologica e farmaceutica di salvare milioni di vite. Il genoma interessava Mengele, inutile dirlo, oltre che per motivazioni scientifiche, per la connessione di queste con le tesi ideologiche della purezza della razza e per accostare l'impurezza a tare. E' un contesto nel quale la clonazione dell'individuo "perfetto" della "razza perfetta" (Hitler lo era?) trova ovviamente una sua collocazione ideale. Sarebbero - secondo il film - ben 94 i cloni che sarebbero stati fatti del "fuhrer". Che una clonazione di Hitler possa essere stata almeno tentata è ipotesi che non si può del tutto smentire, quale esito abbia avuto è cosa destinata a restare senza risposta, come d'altronde quella che siano di Hitler i pochi resti umani ritrovati dai sovietici all'indomani della presa di Berlino, o che egli sia morto in america latina verso la fine degli anni '50. Il film assume il dato reale della fuga oltreoceano di molti gerarchi nazisti e collusi con il regime. Resta tuttavia un fatto importante: la nostra realtà psico fisica è determinata solo per circa il 30% dal genoma, mentre per il resto è determinata dall'ambiente e dalla risposta ad esso, fatto non del tutto collimabile con l'ideologia nazista, notevolmente più affine alle tesi del Lombroso. I nazisti tuttavia non assumono questa tesi bensì quelle moderne ambientaliste e così organizzano 94 omicidi per garantire a ciascuno dei 94 cloni la morte violenta prematura del padre, come al vero Hitler. Sulla questione se esistano o meno dei cloni di Hitler pare perciò certo si debba lasciare un punto interrogativo. Su quella che la clonazione umana possa magari essere già stata realizzata anche con successo perlomeno all'indomani di quella della pecora Dolly, chi scrive pensa si possa rispondere con probabile affermazione. Comunque sia da Mitalipov in poi bisogna dire sì.
francesco latteri scholten.

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