lunedì 6 maggio 2013

Giulio Andreotti: anche i divi immortali muoiono.


"Anche i Beatles gl'hanno dedicato una canzone, la celeberrima "Hei Giulio..." così un noto comico in un noto sketch. "Guerre puniche a parte, nella mia vita mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia..." Così il nostro su sé stesso. Del resto per un politico il cui agire ha connotato la politica italiana dalla Costituente sino ai nostri giorni è difficile che critiche ed attribuzioni reali o presunte che sia non trovino più o meno ampio spazio. Basta poco: che l'osservatore cambi di posto, che cambi l'ora del giorno o il tempo o la stagione perché lo stesso personaggio appaia in luce diversa. Altre volte invece il fatto, l'evento, nella sua singolarità non è mai avvenuto e non è vero, ma la realtà nella sua contestualità globale lo fa più vero che se lo fosse: è il caso del celeberrimo dialogo - mai avvenuto - tra Giulio Andreotti ed Eugenio Scalfari inventato da Sorrentino nel suo "Il Divo". Due concezioni della realtà, del mondo, della politica, della morale a confronto: la "Provvidenza" da una parte con il nostro, e il "Caso", dall'altra con Scalfari. Così, con fuoco incrociato, si disamina la congiuntura storica e l'esito va a collocarsi irrimediabilmente tra il sarcasmo e l'ilarità, ma lo sfondo nondimeno dipinge un affresco grandioso del reale concretato sotto luci diverse. La caricatura è importante perché proprio essa consente - laddove alle luci si aggiungono anche ombre e dubbi - di alleviare giudizi altrimenti anche assai severi. Giulio Andreotti va ricordato, per me, soprattutto per quello che, a mio giudizio, è stato il suo vero e più grande merito, la politica estera ed in particolare quella mediterranea e mediorientale con un contributo impareggiabile: quello di aver riconosciuto il popolo palestinese in quanto tale ed il suo leader Yasser Arafat, portando con ciò allo sblocco della situazione mediorientale di allora. L'immagine più bella del nostro - per me - è proprio quella dello storico incontro che ripropongo.
francesco latteri scholten.

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