mercoledì 29 maggio 2013

Dante ed il suo revival.



Le opere di Dante e su Dante sembrano del tutto ignorare ed anzi contraddire la crisi e la crisi dell'editoria: le ristampe economiche e non hanno successo e le edizioni si susseguono. Gli studi anche molto autorevoli sul nostro, sulla sua vita e le sue opere altrettanto e più si cerca di sapere, più - spesso - si accrescono gl'enigmi e s'infittiscono i misteri su cui fa leva poi il successo di romanzi storici e non quali "La formula segreta di Dante" dell'italoamericano Roberto Masello o lo straordinario "Il libro segreto di Dante" di Francesco Fioretti. Del nostro - di Dante - è certo l'impegno civile, politico e diplomatico, ed ebbe incarichi anche di rilievo e d'impegno, l'ultimo: recarsi a Venezia per scongiurare una guerra di rappresaglia della Serenissima per gl'attacchi alle proprie navi da parte dei ravennati. Era l'estate del 1321 e Dante difese autorevolmente i ravvennati. Di ritorno, colto da febbri malariche presso le paludi di Comacchio, morì nella notte tra il 13 ed il 14 settembre. Molto della vita del nostro rimane invece incerto o è evincibile solo in maniera indiretta, come la nascita: dai celeberrimi versi di apertura della Divina Commedia, "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che la diritta Via era smarrita...", dalla data di inizio del viaggio ultraterreno, il 1300, e dalla durata media della vita secondo le scritture, 70 anni, è ricavata la data del 1265. Dal XXII canto del Paradiso è desunto invece il mese: lì ricorda di aver respirato per la prima volta quando il sole era nella costellazione dei Gemelli, verso fine maggio. Molt'altro è invece avvolto da un alone di mistero, anche per l'incertezza del dato storico, come ad esempio gli studi universitari portati avanti dopo l'esilio prima a Bologna e poi a Parigi sia secondo il Villani che secondo Boccaccio, ma non vi sono prove certe. Il problema vero è che anche làddove c'è la certezza del fatto rimane comunque per noi contemporanei una difficilissima ed ardua ermeneusi, come può immediatamente rendersi conto ad es. chiunque volesse accingersi alla lettura della Divina Commedia senza studi specifici ed in una edizione senza un valido apparato critico. L'ermeneusi cui ci si riferisce non è - ovviamente - e riduttivamente, quella letteraria del testo, ma, dietro essa, quella culturale e soprattutto sociale della realtà quotidiana dell'epoca, delle sue concezioni anche scientifiche, quali la convinzione tolemaica, le credenze religiose, le superstizioni stregonesche e via dicendo che plasmavano nel loro complesso un modus vivendi per noi difficilissimamente immaginabile. Da questi può aprirsi anche una interpretazione particolare della stessa Divina Commedia. Il dato è autobiografico: all'età di dodici anni Dante sarebbe stato "promesso" sposo a Gemma Donati, che avrebbe poi sposato nel 1285. La "tradizione" contemporanea, sia quella laica con le leggi dello Stato, sia quella ecclesiastica con il diritto canonico vietano espressamente questa pratica e la sanzionano con la nullità. Ma in tempi non troppo lontani Alessandro Manzoni aveva dedicato pagine famose inerenti la cosa sia per il sacramento del matrimonio che per quello dell'ordine. Così Francesco Fioroni in pagine assai belle del suo "Il libro segreto di Dante" ci narra di come il Poeta avrebbe "riconosciuto" per figlio Giovanni, al solo scopo di dargli la possibilità di poter liberamente sposare la donna che amava. Lasciamo Fioroni ma da lui passiamo a Virgilio - ovvero la cultura -, che, dunque, nella Divina Commedia accompagnerebbe Dante per l' "Inferno" ed il "Purgatorio", ma lo lascerebbe alle porte del "Paradiso" perché solo una società che riconosca il giusto e legittimo amore tra un uomo ed una donna e lasci ad esso spazio e libertà può avere la pretesa di andare oltre. Una società dove - come in quella di allora - è negata la libertà di matrimonio rifiuta di costruirsi sull'amore per costruirsi invece sul potere e sulla compravendita, ovvero sulla riduzione a schiavitù. I testi autentici del vero Dante Alighieri sono più moderni di quelli del Manzoni e forse anche questo è motivo del loro successo.

francesco latteri scholten.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.