martedì 7 maggio 2013

Contromano: le tesi di Andreotti contro magistrati e pentiti.


"Sarà la storia a giudicare Andreotti" è una frase che molti hanno ripetuto in questi giorni, ma è da osservare che bisogna vedere di quale storia si tratti e di chi la scriva. Invero si tratta di cosa assai ardua perché nel caso bisognerebbe cercare di astenersi da giudizi o almeno pre giudizi e partire invece magari dal fatto che possano anche esservi più verità, magari anche antitetiche, eppure egualmente vere. Magistrati, mafiosi - pentiti e non - ed altri hanno portato avanti le loro, sono state fatte indagini, acquisiti indizi e prove, riscontri, confronti. Non si vuole qui metterle in discussione, lo si è appena detto, sono le loro verità. Si vuole invece seguire le verità di Giulio Andreotti, concedendogli una presunzione di innocenza che la Costituzione concede a tutti i cittadini. "...mah, veda, i pentiti, sono ispirati..." è l'affermazione da cui parte il nostro e che - forse troppo sbrigativamente - si è subito affiancata a quelle di mafiosi che, rozzamente e semplicisticamente, ne sostenevano la manipolazione da parte dei magistrati. Per una mente politica ed estremamente affinata quale quella del nostro l'equivalenza non è data assolutamente. Alcuni dei tanti giornalisti se ne sono ben resi conto e così in confronti più pacati e sereni - anzicché esacerbati - si è potuto andare oltre e chiedere da chi. La risposta del nostro è stata: "... mah, veda, questi atti, questa campagna contro di me, inizia dopo azioni della mia politica nei confronti dell'Unione Sovietica e, soprattutto del Medio Oriente, segnatamente della Palestina e del suo leader Yasser Arafat ..." Una conferma indiretta alle tesi di Andreotti ci è data da Indro Montanelli che scrive: "... con Andreotti - erede in questo delle ambizioni fanfaniane - l'Italia si poneva come ponte tra l'Europa ed il mondo arabo, ed aveva un occhio di riguardo per l' Olp di Arafat..." (L'Italia degli anni di fango). Una politica e soprattutto un ruolo - peraltro naturale per l'Italia, basti pensare alla Venezia del Rinascimento - assolutamente non voluto né dagli USA, né da Israele e dalle potenti lobby ebraiche di oltreoceano, né dalla forte mafia israeliana. Proprio dalle attiguità mafiose americane di questi partono gl'attacchi ad Andreotti, a conferma anche delle sue verità. L'attacco ad Andreotti è anzitutto autoritativo e per colpire e stoppare un uomo eccellente occorre un mafioso eccellente: don Masino. Come si vede anche gl'antiteoremi reggono ed hanno una loro verità e sarebbe doveroso fare ciò che non si è fatto sinora - perché erroneamente giudicato equivalente all'attacco ad alcuni magistrati - : indagare a fondo anche sugli antiteoremi. Ne risulterebbe probabilmente la tesi di fondo di più di un filosofo, che la verità è una ma è molteplice...
francesco latteri scholten

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