martedì 21 maggio 2013

Capaci 23.5.'92: Cose di cosa nostra. Sicuro?



" 'A megghiu parola è chidda ca 'un si dici." E' la citazione dell'antico proverbio siciliano con cui si apre il libro intervista di Marcelle Padovani de "Le nouvel observateur" a Giovanni Falcone, dal titolo appunto "Cose di cosa nostra". E, a guardare gli sviluppi della Storia, già quando Falcone era ancora in vita, pare che 'a megghiu parola sia stata detta tante e troppe volte. Intanto, tre anni prima, era il 1989, gl'equilibri mondiali erano radicalmente cambiati, la guerra fredda era finita, l'impero sovietico era caduto e con esso il muro di Berlino, quel muro di cui un intelligente e bravo magistrato, Giovanni De Cataldo, nel suo "Romanzo criminale", a proposito del sequestro Moro (siamo nel '78) aveva osservato che finché quel muro ci sarebbe stato in Italia non avrebbe potuto esservi alcun cambiamento. Scrivere un "Romanzo" con i dati di fatto acquisiti ed accertati dalla magistratura consente tra gl'altri il vantaggio di poter fare dichiarazioni quali quella appena citata implicanti il fatto che il nostro sia invero un Paese dalla sovranità limitata, argomento usualmente ben evitato dai giornali e dai media (sarà la strage di Portella della Ginestra a porre i primi oscuri punti interrogativi, poi riproposti da tutte le altre). La realtà che c'è con quel muro è quella che consente ad uno dei massimi depositari dei segreti della vicenda Moro, l'allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga di ascendere al Quirinale. Il crollo del muro cambia in Italia, ma molti non riescono a capirlo, lo scenario nel quale si muovono l'economia e soprattutto l'affarismo economico semi legale o illegale: in altri termini gl'americani non hanno più nessun bisogno né interesse a coprire le varie porcherie come invece durante la guerra fredda. In altri termini ancora: un'intera classe economico politica ed anche mafiosa si ritrova senza copertura ed in un mondo in cui si aprono scenari totalmente nuovi sia per gl'interessi economici che per quelli criminali. Così il '92 comincia, è il 17 febbraio, proprio con l'arresto di Mario Chiesa e l'inizio di Tangentopoli che spazzerà via quella classe. Per Cossiga ci sarà l' "empeachment", cui tenterà di sottrarsi con rivelazioni proprio sul caso Moro. Il 12 marzo a Palermo, l'assassinio di Salvo Lima, potente referente andreottiano nell'isola, chiarirà in modo cruento la fine degli accoliti mafiosi di essa. Il 23 maggio, l'attentato a Falcone arresta la corsa dello stesso Giulio Andreotti al Quirinale. Anche in Italia un'era è finita. Il 19 luglio, sempre a Palermo, l'assassinio di Paolo Borsellino chiarisce che lo è definitivamente anche per la magistratura, e, sono significative le parole di Caponnetto tra le lacrime: "è finito, è tutto finito..." Solo ora, e siamo nel 2013 e sono passati più di vent'anni, esce fuori che in Via d'Amelio, subito dopo la strage erano presenti anche almeno 4 uomini dei servizi, che non si capisce come abbiano fatto ad arrivare lì come Supermann, più veloci della luce: ossia c'erano già, ma allora come mai e a fare che? Solo ora, e, di nuovo, sono passati più di vent'anni, esce fuori che la strage di capaci costituisce un "unicum" mondiale in quanto è il primo e solo attentato dinamitardo di grandi proporzioni perpetuato contro un'auto in corsa in autostrada ed a velocità sostenuta, per la cui esecuzione è stata necessaria - e lo si è ormai anche provato - la partecipazione di enti altri dalla mafia. Assumono così una verità sinistra le parole, riportate da Saverio Lodato, di Giovanni Falcone: "Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l'impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi". Avvertiva anche - prosegue Lodato - la pessima sensazione del dejà vu: "Sto assistendo all'identico meccanismo che portò all'eliminazione del generale Dalla Chiesa, il copione è quello. Basta avere occhi per vedere."
francesco latteri scholten.


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