lunedì 22 luglio 2013

L'ultimo Ulisse: quello di Joyce.


"Il più bello ed interessante dei soggetti è quello dell'Odissea. E' più grande e umano di quello dell' "Amleto", superiore al "Don Chisciotte", a Dante, al "Faust" ... A Roma, quando avevo finito circa la metà del "Portrait" mi resi conto che l'Odissea doveva esserne il seguito." Così lo stesso Joyce nel 1917. Invero l'opera di Omero compendia l'essenza dello Spirito dell'uomo occidentale, prefigurando così l'intero suo sviluppo, ossia quello dell'Occidente stesso. L'uomo che esce dalla leggenda, dal mito, guidato dagl'occhi lucenti, fulgidi ed illuminanti di Atena, l'unica vera Dea, la Dea della Ragione, prefigurazione di un Illuminismo sempre già implicito ed anticipato di 2 millenni. E' la Ragione a guidare Odisseo a connotarne la coscienza nuova e la sua formazione ed a sancirne la decisiva superiorità. E' la razionalità che lo guida al conseguimento di una coscienza via via più matura, attraverso episodi mitologicamente caratterizzati e di cui Freud darà spiegazione razionale. Calipso, l'amore ancora giovanile, caratterizzato da una profonda idealizzazione del Bello, della Natura, della Donna, della sessualità, tale da attrarre in sé e sfocare totalmente la soggettività dell'eroe che così - succube - eroe non è. E non è amore perché non è rapporto tra due soggettività adulte e mature. Circe, ovvero la deviazione data dalla assolutizzazione della sessualità, che, finalizzata a sé stessa ed alla ricerca di sé cui riduce il rapporto impedendo in quest'altro modo che esso divenga il rapporto adulto tra due soggetti maturi. Sono solo alcuni dei tanti episodi attraverso i quali si snoda il viaggio di Odisseo che si svolge, oltre che nello spazio e nel tempo, nella maturazione della coscienza rettamente guidata. Il viaggio della coscienza alla ricerca della propria identità, di sé, della propria Patria e Casa. Ma, la coscienza matura deve farsi tale da sé, ovvero divenire Padre a sé stessa ed al tempo Figlio di sé. E' quanto avviene nella coscienza occidentale che se ne rende conto appieno solo con Freud. James Joyce, probabilmente il genio letterario più grande dopo Omero, la porta alla sua esplicitazione ultima: negl'abbozzi della stesura dell' "Ulisse" i capitoli riprendono quelli omerici, abbandonati nella stesura definitiva. Il viaggio è viaggio della coscienza e della sua maturazione e così il tempo non pone necessariamente una significazione imprescindibile, per cui i 18 episodi del viaggio sono concentrati in 24 ore di una giornata "normale". I protagonisti principali sono Stephen Dedalus, già protagonista del "Portrait", il Figlio alla ricerca del Padre, ovvero della coscienza in cui evolversi (il giovane Joyce stesso), e Leopold Bloom, il Padre alla ricerca del Figlio (lo stesso Joyce già maturo). Il procedere è quello della maturazione della coscienza, per cui la situazione successiva va ad offrirsi ad una coscienza, che pur dello stesso soggetto, non ne ha più lo stesso livello avendone conseguito uno "altro". A sottolineare questa alterità, questo nuovo e più pieno conseguimento della propria maturità e quindi questo nuovo modo di vedere il mondo e rapportarsi ad esso, Joyce utilizza uno stile ed una caratterizzazione letteraria diversa: 18 stili letterari diversi. La prefigurazione omerica trova il suo più pieno compimento: non c'è più nessun bisogno di figure mitiche per un agire che si svolge apertamente ai tempi contemporanei, non c'è più bisogno di figure di déi, neppure della stessa Atena. Joyce porta anch'egli a termine per l'Occidente e l'uomo occidentale ciò che pochi anni prima in Filosofia aveva fatto Nietzsche: lo smascheramento implicante il crepuscolo degli idoli. Uno smascheramento che negli stessi anni di Joyce con eguale e forse maggiore sottigliezza aveva portato avanti, sul piano coscienziale Freud, fondando la Psicanalisi. L'avventura omerica è portata a compimento ed Odisseo può ormai partire per il suo nuovo ed ultimo viaggio: "... e dove vogliamo dunque arrivare? Al di là del Mare? Dove ci trascina questa potente brama, che per noi è più forte di qualsiasi altro desiderio? Perché proprio in questa direzione dove, fino a oggi, sono tramontati tutti i Soli dell'umanità? Si dirà forse un giorno di noi che, volgendo la prua a Occidente, anche noi speravamo di raggiungere le Indie, - ma che nostro destino fu quello di naufragare nell'infinito? Oppure, fratelli miei? Oppure? " (Nietzsche, Aurora, af. 575).
francesco latteri scholten.



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