lunedì 28 maggio 2012

IOR ed emblema del pontificato di Benedetto XVI: la rimozione della carogna di De Pedis da S. Apollinare.


 Walter Veltroni, ex sindaco della città di Roma, personaggio autorevole del mondo politico e socio culturale italiano e membro della commisssione parlamentare sulle stragi, ha commentato così: "E' un grande successo per la civiltà, per l' Italia e per la città di Roma che il cadavere di uno dei capi storici della "banda della Magliana" sia stato rimosso dalla basilica di Sant' Apollinare." E' un fatto non soltanto storico bensì emblematico per il pontificato di Benedetto XVI. Viceversa, il fatto che stesse lì testimonia anche, ahimé, quali collusioni indicibili vi fossero in Vaticano e nella Chiesa. Collusioni che, al pari di altre indicibili realtà, Papa Ratzinger ha sempre combattuto con una linea teologico politica assolutamente nuova il cui carattere di novità è inscritto essenzialmente nella sua coerenza ed autenticità e perciò impegno per un vero rinnovamento: quello etico e morale. E' da esso che origina anche il recente impegno del pontefice nel settore economico finanziario che, per il Vaticano, ha connotazione di assoluta novità: il decreto per la trasparenza nelle trasazioni economico finanziarie da applicarsi anzitutto allo IOR. Un nome che - almeno per tutti gli italiani - evoca la quint'essenza del losco, del disonesto, del criminale, insieme a nomi quali quello del famigerato Card. Marcinkus, di Michele Sindona, di Roberto Calvi, di Licio Gelli, per citarne solo alcuni. E sarà anche vero che Marcinkus è stato rimosso, che Sindona e Calvi sono stati suicidati, ma è vero anche che uno dei più noti cardinali italiani - che avrebbe dovuto tutelare l'esecuzione del decreto papale - ha subito dato testimonianza della propria "obbedienza" al Papa emanando una circolare interna che di fatto aggira e vanifica il decreto del Pontefice, a testimonianza che quegli indirizzi ed interessi hanno continuato ad esistere portati avanti da altre facce e nomi. Un famoso recente film su un celebre politico della "Prima Repubblica", il cui nome è immediatamente evocato da quelli citati, "Il divo", su Giulio Andreotti, riporta la scena, immaginata, di un dialogo tra Andreotti ed Eugenio Scalfari in cui si connotano e confrontano una concezione politico teologica alienata della "Provvidenza", quella di Andreotti, e una concezione della realtà quale frutto del "Caso", quella di Scalfari. Riprendendo quest'ultima possiamo affermare che è certamente un "Caso" che gli attuali scandali del Vaticano dal "Caso" del maggiordomo, al "Caso" delle dimissioni di Gotti Tedeschi, dallo IOR, guardacaso, avvengano proprio all'indomani della emissione del decreto papale sulla trasparenza bancaria. Nella concezione andreottiana de "Il divo" potremmo parlare sicuramente di "Divina Provvidenza". Personalmente a certi "casi" non ho mai creduto e certe "Divine Provvidenze" mi hanno sempre puzzato sino allo schifo di zolfo.
francesco latteri scholten.

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