mercoledì 28 novembre 2012

Don Silvio e Forza Italia: il ritorno impossibile.


"Marcello: Zitto! Nemmeno una mezza parola! Guarda là dove se ne viene avanti di nuovo.
Bernardo: Con lo stesso aspetto del re ch'è morto.
Marcello: Tu che sei un letterato, Orazio, parlagli!
Bernardo: Non sembra il re? Guardalo bene Orazio.
Orazio: sembra proprio lui! Mi sento prendere da paura e sgomento!
Bernardo: Vuole che qualcuno gli parli.
Marcello: Interrogalo, Orazio."
(Shakespeare, Amleto, atto I, scena I)
E' forse la descrizione più calzante della scena del ritorno - pur'esso in una notte fredda scura e nebbiosa, quale l'attuale situazione economico politica e socio culturale - di Don Silvio e Forza Italia. La loro realtà di oggi rispetto a quella di allora è invero ancor più vacua ed evanescente di quella di un fantasma. E' forse significativo che il 1994 sia iniziato, era il I febbraio, con un fatto sacrilego del tutto inconcepibile per Roma: il furto del bambinello Gesù, che la tradizione vuole scolpito in legno di ulivo del Getsemani ed al quale da tutto il mondo giungevano le letterine dei bimbi indirizzate a Gesù bambino, dalla Basilica dell' Ara Coeli. Sono gl'anni di Enimont, l'ex Presidente Gabriele Cagliari si era ucciso in carcere a San Vittore il 23 luglio del '93, suicida anche Raul Gardini. Sono  gl'anni di tangentopoli: l' 11 febbraio 1993 Craxi si dimette dalla segreteria del PSI a seguito di un avviso di garanzia dei magistrati di Mani Pulite con 40 capi di imputazione. Il 20 giugno, sempre del '93 si vota per il ballottaggio per i sindaci di 145 Comuni, e per la prima volta un candidato della Lega Nord, Marco Formentini, diventa primo cittadino di Milano. Il 13 gennaio 1994 Carlo Azeglio Ciampi - ex Governatore della Banca d'Italia - si dimette dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La DC si spacca in Partito Popolare, Centro Cristiano Democratico, e Cristiano Sociali. A destra, è sciolto l' MSI e costituita Alleanza Nazionale. E' in questo clima di totale sfascio politico ed economico che, il 26 gennaio 1994 Silvio Berlusconi sceglie di scendere personalmente nell'agone politico con un proprio movimento: il 3 febbraio un sondaggio Doxa individua proprio in lui l'uomo più amato dagli italiani ed il più adatto alla guida del Paese: carismatico, brillante, gioviale. Si tratta invero di un fatto inusuale per le democrazie occidentali e per le democrazie borghesi in genere: solitamente infatti gl'imprenditori - e specie i grandi imprenditori - operano indirettamente tramite politici di fiducia. Alle urne si va il 27 e 28 marzo, l' 11 maggio c'è il giuramento al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il 18 la fiducia del Senato con 159 voti contro 153 ed il 20 la fiducia della Camera con 366 favorevoli e 245 contrari. Inizia così l'epoca del triumvirato Berlusconi - Bossi - Fini. Segue un ventennio, chissà perché l'Italia è abituata ai ventenni, in cui è un succedersi continuo di scandali di ogni tipo e genere, economici, citiamo il caso Previti, citiamo il caso Mondadori, ormai giuridicamente chiuso, e di cui la farsa grottesca del "rapimento" del ragioniere di Berlusconi, negli ultimi giorni è stata uno squallido tentativo di riapertura. Gli scandali privati, si veda il caso "Ruby", la "nipote di Mubarak", e le altre vicende dei "festini", che vedono la partecipazione di gente del livello di Lele Mora o Emilio Fede. Quelli politici, dove si arriva alla fusione di AN con Forza Italia in un nuovo soggetto politico, sostanzialmente perché ognuno, Berlusconi e Fini, è convinto di far fuori l'altro e prendersi tutto. Infine con la "boffizzazione" dell'altra estate anche l'idillio con la CEI è chiuso. E', insomma, uno sfascio ancor più totale dello sfascio cui ci si era candidati in piazza ad essere gl' "eletti" per il superamento. In più c'è un aggravio morale, etico e giuridico: quelli di prima, a cominciare da Craxi, di fronte ad un avviso di garanzia avevano avuto il coraggio di dimettersi, quelli di oggi non si dimettono neanche più di fronte ad una condanna e vanno via solo perché con questa sono tolti per legge. Di più: nel frattempo emerge, non l'attiguità, bensì la contiguità con i protagonisti dello sfascio di prima: membro della P2 - Berlusconi, tessera n° 1572 - la stessa di Craxi ed Andreotti, di cui non s'è capito se "maestro" fosse Licio Gelli - condannato per depistaggio delle indagini sulla strage della stazione di Bologna - o lo stesso "divo"? Giulio ("divo" de che, de sta minchia?). Le vicende di dell' Utri, e quelle di Paolo Berlusconi, un proprio familiare diretto. Al di là delle implicazioni giuridiche, politiche, economiche - per quanto concerne l'Italia è stata portata sull'orlo del baratro, e per quanto concerne le proprietà proprie ormai una azione Mediaset è quotata meno di 1,7 Euro e le perdite del solo ultimo anno assommano al 25% - c'è il collasso d'immagine sia a livello nazionale che internazionale. C'è la più assoluta impresentabilità tanto di sé quanto del proprio entourage più diretto. L'unico viaggio possibile è quello - nell' Ade - per il regno dell'obblìo.
francesco latteri scholten.

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