domenica 4 novembre 2012

"La Montessori è una p...": ovvero la concezione della donna nella politica italiana (e occidentale)


 "La Montessori è una puttana". Perché? Perché frequentava (con profitto e più di molti colleghi maschi) l'università e perché aveva - nientemeno - la pretesa di essere lei a decidere con chi stare e chi non, di chi essere la ragazza, con chi fidanzarsi, e, udite, udite, con chi sposarsi. Tutto questo non in Pakistan, ma nell'Italia di non troppi anni addietro. La morale era quella vittoriana, il sesso era tabù vincolato dalla incoerenza totale: finto asservimento ufficiale - con assassinio della vita civile e sociale di chi non lo faceva -, libertinaggio totale sottobanco: è chiaro che ci siano puttane e bordelli e che si frequentino assiduamente, tutti, ecclesiastici compresi. Quanto al matrimonio era chiaro che fosse non una scelta matura e responsabile di due giovani, ma cosa da grandi, come in Pakistan ancora oggi. Sul piano scientifico Maria Montessori almeno - sia pure tra una miriade di ostacoli ed ostracismi - riuscì a dimostrare con successo la validità del proprio metodo. La morale vittoriana non vigeva solo in Italia, ed altrove scrittrici come Virginia Woolf dimostrarono con successo che anche le donne sanno scrivere e bene e che hanno il diritto di farlo e con il proprio nome di donna, appunto, e non mascherandosi, come fino ad allora sotto le mentite spoglie di uno pseudonimo maschile come George Sand, la scrittrice compagna di Chopin. Paradossalmente, proprio lì dove una concezione del genere potrebbe sembrare più lontana, come nella pornografia, si dovrà attendere gli inizi degli anni '90 - un secolo in più che in letteratura - perché una regista si firmi con nome di donna e non con uno pseudonimo maschile e possa essere rappresentata non la donna bambola gonfiabile animata finalizzata al piacere del "maschio" - se tale poteva considerarsi - ma la donna, la sua sessualità ed il suo piacere. Proprio il caso della pornografia ci mostra che si tratta di una concezione al tempo stesso radicalmente razzista: finché il "maschio" bianco si "faceva" in tutti i modi tutti i tipi di femmine di tutte le razze tutto era a posto, appena negli USA è uscito il primo film dove un nero si faceva una bianca lo si è dovuto ritirare dal commercio. Tuttavia, il caso Galileo l'aveva già mostrato, una verità scientifica non è necessariamente anche una verità sociale, così occorrerà tutta "La force de l'age" e "Le deuzieme sexe" di Simone de Beauvoir, filosofa e compagna di Sartre, e Sartre stesso ed il '68 per uscire, almeno in parte da quella concezione. Occorreranno denunce ed impegni di successo quali quello di Julia Roberts con "Mona Lisa Smile" per continuare a combatterla. Una concezione, a dispetto dell'apparente e finto liberalismo della nostra società attuale, tutt'altro che sradicata. Basta a dimostrarlo la cronaca nera, le centinaia di donne uccise ogni anno, spesso proprio dai loro "uomini". Si tratta di una concezione sociale trasversale che va dalla destra radicale alla sinistra, passando per un "centro" che in proposito è alquanto di destra, e dalla quale forse solo una miltanza più fieramente di sinistra è, in parte, esente. Del resto la guida politica dell'Italia dell'ultimo ventennio e, soprattutto, la sua nomenklatura si è mostrata di fatto vittoriana e restauratrice quanto non mai, come appare evidente dalle vicende non solo dei festini - pare orgiastici - di Arcore, o della vicenda "Ruby" e similari, ma più ancora dalle battute e battutacce sulle donne di cui si ha la concezione come ai tempi della Montessori e di cui si pensa come di lei allora. Ci si cerca di sbandierare in piazza per progressisti e liberisti, ma poi la vera concezione che si ha è quella vittoriana. L' "altrove" politico non è meglio e la recente boutade di Grillo, che non è isolata, denuncia che anche il nuovo progressista supersociale è solo un uomo vecchio che non ha una concezione sociale nuova perché la sua concezione della donna e perciò dell'uomo è vecchia e per di più è la stessa di quella degl'altri. Ma è dalla concezione e quindi dalla collocazione sociale della donna che si misura la realtà del progresso di una società e Tacito ed altri ci testimoniano che i Germani ed i Celti oltre duemila anni fa erano più progrediti.
francesco latteri scholten

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