martedì 6 novembre 2012

Sì ad Yvan Sagnez sindaco di Castelvolturno


Il Comune di Castelvolturno - sì proprio quel Castelvolturno in provincia di Lecce da cui è partita la rivolta contro il caporalato - è stato, tanto per cambiare, ma i fatti lo lasciavano presagire assai bene, commissariato per mafia, più esattamente per Sacra Corona, lì si chiama così. A voler essere più precisi ancora dare un nome è difficile perché c'è anche la mafia russa, quella nigeriana e la longa manus di altre ancora. Castelvolturno non è però una realtà solo connotata da istituzioni caratteristiche del degrado, ma anche, e fortemente, come proprio la rivolta contro il caporalato denuncia, da forze socioculturali dal grande impegno civico, anche proprio da parte di cittadini immigrati. E' proprio grazie ad essi - e purtroppo nella quasi indifferenza all'impegno civico in proposito da parte di cittadini italiani - che si è giunti alla approvazione della recente legge sul caporalato, una realtà vergognosa che da oltre un secolo imbratta il civismo del mondo del lavoro in Italia. Adesso, grazie all'impegno di camerunensi come Yvan, c'è una legge in più a sancire quei diritti e doveri che la ns carta costituzionale aveva già sancito. Un impegno ed un merito che da soli - anche nei Paesi restii a concederla - darebbe il diritto alla piena cittadinanza. E' da qui che nasce la proposta lanciata intelligentemente da Roberto Saviano: evidenziare i valori positivi del laboratorio Castelvolturno e farlo mettendo in  primo piano i meriti ed i meritevoli, e, visto che il comune è commissariato per mafia, perché non riscattarne l'immagine con la candidatura di chi si è distinto per civismo, come Yvan? Yvan Sagnez, per parte sua, è impegnato anche in una nuova lotta civica, che in passato ha riguardato anche tanti italiani e che in parte sta tornando a riguardarli: quella per la cittadinanza dei propri figli, nati in Italia, contro la diffusa apolidia cui questi sono esposti. Non sono nati nel Paese di origine e questo non li conosce, neppure per cultura lingua e tradizioni che infatti, essendo nati e vissuti in Italia, sono quelli italiani, e, a sua volta, l'Italia non li riconosce. Basterebbe qui la applicazione dello ius soli che la tradizione giuridica classica del resto ha sempre riconosciuto e che per altri aspetti anche la tradizione giuridica italiana ha sempre riconosciuto.
francesco latteri scholten.

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