lunedì 11 febbraio 2013

Benedetto XVI: non come Celestino V, bensì come Urbano VIII



Sono le prime "dimissioni" di un Papa che la Storia moderna e contemporanea possa ricordare, e perciò stesso "Storia". Testimoniano, a detta di tutti i più autorevoli osservatori - a livello mondiale, si capisce - la grande umiltà e responsabilità personale di quella che senz'altro è - e rimane - una delle più autorevoli ed importanti figure della Chiesa dell'ultimo secolo. La Chiesa tuttavia nella sua Storia, tutta, dalle origini ad oggi, non è che ne ricordi molte. Molte ne ricorda di gente che - come i ns politici - erano assai saldamente incollate alla "poltrona", al punto che spesso si è avuto anche più di un Papa, arrivando alcune volte, nello stesso tempo a contarne da 2 a 4 contemporaneamente, con quanto ne segue per la fede: la fede degli "anni di fango". L'ombra che si staglia e che subito viene a mente, salvo subito scartarla (ma ne siamo poi proprio sicuri?) non appena si tenti un accostamento, è quella di Celestino V. A guardare un pò meglio la Storia recente della Chiesa, specie dalla Rerum Novarum di Leone XIII in poi, sino ai ns. giorni, la figura senz'altro più simile per le vicissitudini dei tempi, che sono state poi quelle della Carica e della persona, è senz'altro quella di Maffeo Barberini (Firenze 1568, Roma 1644), ricordato dalla Chiesa come Papa Urbano VIII. Sì, è proprio lui, il Papa del "caso" Galilei. E' vero, non si dimise, era inconcepibile, ma restò nella carica, "sotto scacco". Il caso Galilei - di cui Urbano VIII aveva lodato con toni elevati "Il Saggiatore" - aveva infatti un retroscena ben più vasto ed ampio: da un lato il "partito" francese, cui aderiva anche Firenze (ed i suoi banchieri) e il Papa fiorentino, dall'altro il "partito" spagnolo, con i Gesuiti ed il loro "Papa nero". La contrapposizione non era semplicemente teologica, si confrontavano due visioni del mondo, due modi di essere e di vivere, e perciò - e soprattutto - due diverse economie con i rispettivi interessi. In questo gioco a prima vista a due si inseriva poi un terzo giocatore, forte e potente specie nel centro nord Europa: i Fugger, i famigerati banchieri. In questa "partita", osserva assai bene Pietro Redondi: "Con calcolo politico ed una raffinatezza psicologica che oggi è andata perduta, la ragion di Stato e la ragion di fede ricorrevano di continuo a punizioni trasposte e nascoste per dissimulare scandali ed elargire consolazioni al popolo di Dio. Esse erano arte e virtù politica delle più elevate". Ma questo, per un Vaticano sempre alquanto tradizionalista, forse non è del tutto esatto e quella ragion di Stato e ragion di fede non sono del tutto andate perdute. Anche oggi vi sono almeno due forti correnti contrapposte, quella che ha voluto - e per fortuna fatto - con Leone XIII la Rerum Novarum, poi con Giovanni XXIII il Concilio Vaticano II, infine, ne 1980 il nuovo diritto canonico, e l'altra, quella che - specie in Italia - nel secondo dopoguerra, ha trovato connotazione nella persona (e soprattutto, ahimé! negli atti) del Card. Ottaviani e nella sua politica. E' la corrente che ha fatto "fuori" Alcide De Gasperi prima, poi alla fine degli anni '70, prima del suo sequestro, Aldo Moro. La corrente che li ha sostituiti con Fanfani ed Andreotti, per con quest'ultimo introdurre e portare avanti Formigoni e CL, don Verzé, per infine sostenere Berlusconi. E' una corrente di cui la vicinanza fisica della sede romana della ex DC e quella della sede romana del Grand'Oriente dovrebbe indicare qualcosa. La vicinanza di Andreotti e Licio Gelli anche. Si dovrebbe qui riflettere anzitutto sul fatto che il presunto "progressismo e modernismo" di cui ci si vorrebbe fregiare miri invero alla restaurazione di una società settecentesca, peraltro non vicina alla concezione evangelica, specie se si considerano figure quali quelle di un certo Gesù di Nazareth, i suoi discepoli - Giuda escluso, a lui probabilmente la P2 sarebbe piaciuta - San Paolo, o anche figure più recenti quali quella di San Francesco d'Assisi. O anche figure, ad esempio, quali quella di San Benedetto, assai cara, sempre ad esempio, a Benedetto XVI che da essa ha preso il nome e la direttiva per il suo pontificato. Ora, come dopo Urbano VIII, c'e guerra aperta e totale tra i due fronti: al Conclave.
francesco latteri scholten.

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